sabato 5 dicembre 2015

Isis, Usa e Russia negoziano risoluzione Onu congiunta: “Giro di vite contro chi fa affari con il Califfato”.

Isis, Usa e Russia negoziano risoluzione Onu congiunta: “Giro di vite contro chi fa affari con il Califfato”

La bozza sarà discussa il 17 dicembre. Intanto l'Iran corrobora le affermazioni di Putin sul coinvolgimento della Turchia nel commercio di petrolio gestito da Isis: "Abbiamo le prove e siamo pronti a metterle a disposizione di Ankara", ha detto il segretario del Consiglio per il discernimento Mohsen Rezai.

Colpire l’Isis alla radice, tagliandogli l’accesso alle fonti di finanziamento. E’ quello che intendono fare gli Stati Uniti e la Russia, che stanno negoziando una nuova risoluzione ad hoc da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu. La bozza congiunta, riferisce il New York Times, sarà discussa il 17 dicembre in una riunione con i ministri delle Finanze dei 15 membri del Consiglio. L’obiettivo è appunto un giro di vite contro chi commercia con lo Stato islamico e il provvedimento si ispira a quello approvato nel 1999 per colpire le finanze di al Qaida e di quello che all’epoca era il suo leader, Osama bin Laden. Una misura analoga per colpire le finanze del Califfato è stata approvata a febbraio, ma la Russia, che ha il potere di veto in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha lamentato che viene continuamente violata.
“Tagliare fuori l’Isis dal sistema finanziario internazionale e interrompere il suo finanziamento sono fondamentali per lottare efficacemente contro questo gruppo terroristico violento”, ha detto il segretario del Tesoro Usa, Jacob Lew. L’ambasciatore russo al Palazzo di vetro, Vitaly Churkin, ha spiegato che Mosca vuole che la nuova misura includa un provvedimento che richieda all’ufficio del segretario generale di denunciare chi viola i divieti. Ma non ha voluto fornire altri dettagli. “Abbiamo deciso di fare una bozza in comune per un giro di vite contro chi fa affari con l’Isis”, ha detto Churkin, scrive il Nyt. Secondo l’ambasciatore russo, tale misura “inasprirebbe la posizione della comunità internazionale sulla nostra lotta ai terroristi”. Le fonti di ricavi dello Stato islamico sono ampiamente note: per prima cosa il commercio di petrolio. Al centro peraltro di un continuo scambio di accuse tra Mosca e la Turchia: secondo Vladimir Putin Ankara è il principale consumatore di petrolio dello Stato Islamico e la famiglia del presidente Tayyip Recep Erdogan è coinvolta nel traffico di greggio proveniente dalla Siria.
Iran: “Pronti a mettere a disposizione prove del commercio di petrolio dell’Isis in Turchia” - Proprio sabato, a corroborare le affermazioni del governo russo sono arrivate le rivelazioni dell’Iran: “Se il governo turco non ha informazioni sul commercio di petrolio da parte dell’Isis nel suo Paese, siamo pronti a metterle a sua disposizione”, ha detto il segretario del Consiglio per il discernimento (organo deputato a risolvere le controversie tra Parlamento e Consiglio dei Gardiani) Mohsen Rezai, citato dall’Irna. I consiglieri militari iraniani in Siria, ha proseguito, “hanno fatto foto e filmato tutto il percorso dei camion che portano il petrolio dell’Isis in Turchia, prove che possono essere rese pubbliche”. “Importanti novità sulla cacciata dell’Isis e dei gruppi Takfiri saranno rese note subito”, ha detto ancora Rezai, politico conservatore già candidato alle presidenziali, di recente rientrato negli alti ranghi delle Guardie della rivoluzione. Rezai ha anche sottolineato che i Paesi impegnati nella lotta contro il terrorismo dovrebbero mantenere la calma e concentrare tutte le energie sulla guerra all’Isis: un implicito riferimento alle recenti tensioni tra Russia e Turchia, ma anche al ruolo di mediazione tra i due Paesi che l’Iran vorrebbe svolgere.
Iraq a Ankara: “Suoi soldati nel nostro terr​itorio, violazione della sovranità” - Per il presidente turco Erdogan si è aperto intanto un altro fronte di tensione diplomatica: il premier dell’Iraq, Haidar al-Abadi, ha chiesto alla Turchia di ritirare i suoi soldati dal territorio iracheno, dopo che ieri un primo contingente di soldati turchi è arrivato vicino alla città di Mossul, nel nord del Paese. Al-Abadi ha definito l’ingresso delle forze turche nella provincia di Ninive, la cui capitale è appunto Mossul, una “violazione della sovranità irachena”. Per Ankara “150 soldati sono in missione di addestramento“, assieme a 25 carri armati, ma fonti Usa sostengono che i militari sono fino a 1.200. Mossul è stata conquistata dall’Isis nel giugno del 2014. La disfatta dell’esercito iracheno ha spinto Abadi a cambiare circa 300 comandanti. L’ex premier Nuri al-Maliki è stato incriminato da un’apposita commissione d’inchiesta del parlamento di Baghdad per la caduta della città.

Il risveglio dell’Etna. - 4 dicembre 2015


(Marco Restivo, Demotix/Corbis/Contrasto)

L’eruzione dell’Etna, in Sicilia. La colonna di fiamme e fumo, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, ha raggiunto almeno tre chilometri di altezza. La cenere si è diffusa sull’area dello stretto di Messina e della città di Reggio Calabria. 

http://www.internazionale.it/notizie/2015/12/04/il-risveglio-dell-etna




Spettacolare eruzione dell'Etna, Messina coperta dalla cenere: le foto



Nella notte fontane di lava altissime, Messina coperta di cenere.

Bellissima eruzione dell'Etna questa notte: le fontane di lava sono state altissime come da molti anni non si vedevano!
L'eruzione ha portato la cenere a Messina che si è svegliata sotto una coltre di polvere vulcanica.




venerdì 4 dicembre 2015

ULIVO DI LURAS: UN MAGNIFICO OLIVASTRO DI 4000 ANNI IN SARDEGNA. - Marta Albè

ulivo di luras

L’ulivo di Luras è uno splendido olivastro di circa 4000 anni. Si tratta di un magnifico esemplare di ulivo selvatico che si trova in Sardegna. Secondo le stime, la sua età potrebbe superare i 3000 anni e arriverebbe persino a 4000.
Questo albero straordinario si trova in Gallura. Le sue dimensioni sono molto imponenti, con quasi 14 metri di altezza. Nel comune di Luras, in provincia di Olbia-Tempio, sulle colline situate presso il lago artificiale di Liscia, nella località di Santu Baltolu di Carana, si trovano degli ulivi selvatici molto antichi. L’olivastro più longevo è soprannominato “Il Patriarca della Natura”.
Per l’ulivo di Luras l’Università di Sassari ha determinato un’età a dir poco leggendaria, compresa tra i 2500 e i 4000 anni.
L’ulivo di Luras nel 1991 è stato dichiarato Monumento Naturale e rientra nella lista dei “20 alberi secolari italiani” da tutelare e dichiarare Monumento Nazionale con decreto ministeriale.
Per visitare gli ulivi selvatici di Carana vengono organizzate delle visite turistiche e questi alberi millenari risultano sempre molto tutelati, soprattutto per il timore di episodi di vandalismo organizzati da chi non ne comprende e non ne rispetta il valore.
In Sardegna l’ulivo di Luras viene chiamato “S’ozzastru” (oppure “uddhastru” o “addhastru”, a seconda delle zone, cioè “olivastro”). E’ tra gli alberi più antichi d’Italia e d’Europa e merita di essere protetto.
Secondo antiche leggende, l'olivastro di Luras era considerato un rifugio per gli spiriti maligni. Chissà cosa ci saprebbe raccontare questo albero davvero antico, se solo fosse in grado di parlare.
Scoprite qui alcuni degli ulivi secolari più antichi d’Italia.

Casale Monferrato, arrestato presidente del consiglio comunale (Pd).

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La guardia di finanza di Vercelli ha arrestato, con l'accusa di induzione indebita e istigazione alla corruzione, Davide Sandalo, Pd, presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato.

La guardia di finanza di Vercelli ha arrestato, con l'accusa di induzione indebita e istigazione alla corruzione, Davide Sandalo, Pd, presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato fino al 27 novembre scorso.

L'inchiesta è scattata da una cooperativa, che ha denunciato le richieste di denaro per l'aggiudicazione di una gara sui servizi scolastici comunali. In manette anche Ubaldo Omodeo Zorini, amico di Sandalo, sorpreso mentre incassava una tangente di cinquemila euro in contanti. 

La denuncia fatta alla Procura nei confronti dei due arrestati ha trovato conferme - sostiene la guardia di finanza - nelle intercettazioni, telefoniche e ambientali, da cui "emerge la mercificazione della funzione pubblica istituzionale da parte degli indagati".

giovedì 3 dicembre 2015

È realizzata da un architetto italiano la prima casa solare galleggiante (autosufficiente). - Antonio Carnevale

(Foto: Giancarlo Zema Design Group)

Giancarlo Zema ha ideato una struttura ecosostenibile, utilizzando materiali riciclati e riciclabili. Completamente autosufficiente, grazie a dei pannelli fotovoltaici posizionati sul tetto, WaterNest 100 si adatta ad ogni esigenza e vuole rappresentare il modello abitativo del futuro.
È italiana la prima casa galleggiante, riciclabile e totalmente autosufficiente. Si chiama WaterNest 100 ed è stata progettata dall’architetto romano Giancarlo Zema per l’azienda inglese EcoFloLife.
L’obiettivo dichiarato è quello di evitare il consumo di suolo e individuare così delle soluzioni abitative alternative, non dannose per l’ambiente. Per farlo, Zema ha puntato su una casa ad alta efficienza termica e a basso impatto, grazie all’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili. 
Il suo nuovo modello abitativo si alimenta grazie all’energia solare: la superficie del tetto infatti, è interamente ricoperta da pannelli fotovoltaici.



Design elegante e materiali eco-friendly
A prima vista, l’abitazione somiglia ad un gigantesco uovo galleggiante. Infatti, WaterNest 100 è letteralmente “sospesa” sull’acqua. Quattro metri di altezza e dodici di larghezza per questo futuristico involucro abitativo a pianta circolare, di 100 metri quadrati. Zema ha realizzato la sua unità abitativa completamente in legno lamellare e alluminio riciclato. Ampie vetrate e comodi balconi circondano l’intera area della casa, regalando affascinanti affacci sull’acqua.
Anche gli arredi, dal design elegante e innovativo, sono ecologici e realizzati in materiale riciclato e riciclabile. Merito di un’altra azienda italiana particolarmente sensibile alle tematiche ambientali, la Origami Furniture, che ha progettato tutto in cartone alveolare riciclato e completamente riciclabile.
L’impiego di materiali e sistemi produttivi eco-compatibili  rende questa unità abitativa riciclabile per ben il 98%.
Infine, WaterNest 100 è dotata di un sofisticato sistema di micro ventilazione interna, nel quale l’aria condizionata si accompagna alla ventilazione naturale. Un vero e proprio habitat residenziale a basso consumo.

(Foto: Giancarlo Zema Design Group)
(Foto: Giancarlo Zema Design Group)

Casa, ufficio e bar: tutto in un’unica soluzione.
Ma Zema non ha voluto soltanto costruire una capsula abitativa bella, ecosostenibile e riciclabile. Il suo obiettivo era quello di renderla energeticamente efficiente. Ecco perché sono stati installati sulla copertura in legno 60 metri quadrati di pannelli fotovoltaici amorfi in grado di generare 4kWp utilizzabili per sostenere l’intero fabbisogno energetico dell’unità.
All’interno invece, troviamo due camere da letto, un ampio soggiorno, una cucina abitabile e due bagni. Ma trattandosi di una struttura adattabile, «WaterNest 100 può assumere diverse configurazioni, in base alle esigenze abitative o lavorative», come sottolinea il suo ideatore. L’idea è infatti che WaterNest possa agire da casa/resort elegante, ecologica e autosufficiente, oppure trasformarsi facilmente in un ufficio o laboratorio. Ma anche in un lounge bar galleggiante o un ristorante, in un negozio o in uno spazio espositivo, tutti completamente indipendenti dalla rete elettrica.

(Foto: Giancarlo Zema Design Group)
(Foto: Giancarlo Zema Design Group)

Autosufficienza, a contatto con la natura.
Il progetto WaterNest 100 mira a diventare il modello abitativo del futuro, promuovendo uno stile di vita eco-friendly.
La Terra è sempre più satura e gli esperti suggeriscono la possibilità sempre più concreta di dover colonizzare mari e specchi d’acqua.

Attualmente la casa galleggiante si trova a Londra, ma in futuro potrà essere collocata lungo il corso dei fiumi, nei laghi e nelle baie, grazie alla sua capacità di adattarsi senza rischi al territorio, alla flora e alla fauna presenti. «È la soluzione ideale per chi vuole vivere in modo completamente indipendente e autosufficiente», conclude il suo ideatore «In completa armonia con la natura».

DISASTRO AMBIENTALE IN BRASILE: IL GOVERNO FA CAUSA A SAMARCO, CHIESTO RISARCIMENTO DA 20 MLD DI DOLLARI. - Marta Albè

rio doce brasile samarco

La situazione in Brasile continua ad essere tragica. Il Governo inizia a pensare a come intervenire. Il presidente del Brasile Dilma Rousseff ha deciso di avviare una causa civile contro la società Samarco, responsabile del disastro ambientale che da un mese sta interessando il Rio Doce.
Verrà creato un fondo da 20 miliardi di dollari per il recupero del bacino del Rio Doce, inquinato dal fango tossico dopo il crollo di due dighe nella regione mineraria di Minas Geiras. Il fondo non sarà alimentato con i fondi pubblici. La Samarco e le sue due società madri, Vale e BHP, dovranno occuparsi di mettere a disposizione il denaro.
Finalmente sentiamo parlare di un intervento per cercare di arginare i danni ambientali in Brasile. Il Governo sta intervenendo in ritardo, a ben un mese dalla tragedia e dopo essere stato criticato dalle Nazioni Unite per la mancata attuazione di misure di emergenza.
Il piano d’azione è stato suddiviso in quattro fasi:
1) Contenimento dei danni ambientali per fermare la diffusione del fango tossico.
2) Interventi per la riduzione dei danni.
3) Rivitalizzare l’ecosistema del bacino del Rio Doce.
4) Risarcire le persone colpite dalla tragedia.
Si prevede che le condizioni di base del Rio Doce vengano ripristinate in dieci anni, ma il bacino sarà completamente recuperato soltanto dopo 25 anni. Secondo il ministro dell’Ambiente brasiliano Izabella Teixeira, il fondo da 20 miliardi di dollari faciliterà il rispetto di queste scadenze.
Ben 50 tonnellate di fango tossico stanno attraversando il percorso di 850 chilometri del Rio Doce e hanno ormai raggiunto il mare. Il fondo che Samarco dovrà mettere a disposizione sarà gestito per i prossimi dieci anni dalla Magistratura per il ripristino del Rio Doce.
La cifra potrà aumentare nel corso del tempo se non sarà sufficiente per riparare i danni. Se Samarco non dovesse collaborare, il Governo brasiliano si dichiara pronto a sequestrarne i beni.
Se tutto andrà secondo le previsioni, il denaro necessario per arginare i danni non arriverà da soldi pubblici e non sarà ottenuto attraverso il bilancio del Governo. La somma servirà per riportare in vita il bacino del Rio Doce, dalla valutazione dei danni alle azioni necessarie per la lotta all’inquinamento.
Inoltre, secondo il ministro dell’Ambiente brasiliano, Samarco potrebbe ritrovarsi a pagare multe per 250 milioni di dollari, per non aver risposto ai cinque avvisi di accertamento emessi nelle scorse settimane. BHP, società anglo-australiana casa madre di Samarco, ha dichiarato che valuterà i documenti relativi alla causa avviata dal Governo brasiliano. Ci chiediamo se l’azienda pagherà davvero per il grave disastro ambientale che ha provocato.

Marco Parma, scuola pubblica e laicità prese sul serio. - Paolo Flores d'Arcais




Marco Parma, preside dell’Istituto Garofani di Rozzano, non ha affatto abrogato il Natale, come una (dis)informacija corriva verso il pensiero unico Renzi-Alfano-Verdini-Salvini-Berlusconi-Meloni continua a propalare. 
Si è limitato a non accogliere la pretesa di due mamme che volevano utilizzare il tempo della mensa scolastica per insegnare ai bambini due canti natalizi religiosi [“Adeste fideles” esordisce così: “Adeste fideles læti triumphantes, venite, venite in Bethlehem. Natum videte Regem angelorum. Venite adoremus (ter) Dominum”].

E perché mai avrebbe dovuto accettare? Chi vuole insegnare (e imparare) canti religiosi, vada in parrocchia, la scuola pubblica è di tutti e dunque laica. Il professor Marco Parma ha ragione, ha fatto benissimo, si è anzi comportato in modo esemplare, se vivessimo in una democrazia degna del nome (quindi laica per definizione) il ministro dell’Istruzione avrebbe già pronunciato un encomio. Mentre ci tocca l’obbrobrio di un primo ministro clericale che gargarizza un anatema per il tentativo di “affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito”, lui che di “politically correct” ha saturo il midollo. Quale sarebbe l’identità di cui conciona e sbrodola? L’unica identità che un primo ministro può esibire e curare è quella repubblicana della Costituzione e dei suoi valori, tra i quali la religione cristiana e il suo “adoremus (ter) Dominum” non è contemplata.

Un unico appunto al professor Parma: sembra che in una dichiarazione, per motivare il suo sacrosanto “non possumus” abbia invocato il carattere offensivo che il canto di una religione avrebbe potuto rappresentare per i bambini di altre religioni. No, caro Parma, questa è una motivazione inaccettabile, la scuola è laica perché pubblica, cioè di tutti, non di tutte le religioni ma di nessuna religione. Tanto è vero che se un programma scolastico suonasse offensivo per una fede (accade, in storia, scienza, perfino educazione fisica, e non solo per l’islam, sia chiaro), tanto peggio per quella religione, il programma andrebbe completato lo stesso.


http://temi.repubblica.it/micromega-online/marco-parma-scuola-pubblica-e-laicita-prese-sul-serio/