domenica 29 maggio 2016

Caso Maro', insulto dunque sono. -

La famiglia di uno dei due pescatori uccisi
Tutto è possibile in politica internazionale, anche il prolungamento dell’agonia dei singoli esseri umani protagonisti di una vicenda legale che nasce dalla competizione d'immagine tra Stati sovrani. E’ infatti sempre più chiaro che il caso dei due maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone esula dalle circostanze che hanno portato allo scontro tra Stati cominciato oggi ad Amburgo presso la Corte Internazionale, dove in ballo c'è apparentemente il diritto dell’Italia di far giudicare da tribunali terzi i suoi soldati, accusati dalla magistratura indiana di duplice omicidio.
Un dato di fatto è che le accuse e le parole dure reciproche usate oggi dai rappresentanti legali di Delhi e Roma sono in contrasto con le regole di bon ton diplomatico sulle quali si basavano le relazioni precedenti al drammatico episodio del febbraio 2012, quando vennero uccisi due pescatori del Kerala mentre nelle vicinanze navigava la petroliera italiana dalla quale sarebbero partiti i colpi letali.
Fino a quel momento gli scambi culturali e quelli commerciali italo-indiani sembravano viaggiare, se non a vele spiegate, in un crescendo di accordi e interscambi proficui, non ultima la fornitura a Delhi di elicotteri Augusta della Finmeccanica, poi bloccata per i sospetti di corruzione emersi – è cosa nota – proprio nei giorni della polemica sull’arresto dei due marines in Kerala.
La Enrica Lexie prima di cambiare nome
La Enrica Lexie prima di cambiare nome
Due governi democratici non devono necessariamente scambiarsi dei convenevoli, ma i loro leader dovrebbero considerare i pro e i contro del mettersi a litigare come comari di villaggio lanciandosi insulti piuttosto che esporre posizioni ragionate e ragionevoli sulla base delle regole create proprio per dirimere le controversie. In entrambi i Paesi esistono elementi - singoli e gruppi d'opinione - poco propensi al dialogo, ma sono le ambiguità alimentate dai vertici degli Stati ad accrescere gli umori di anti-italianismo e anti-indianismo, le cui conseguenze possono essere varie e spiacevoli. Di certo dalla confusione di un’opinione pubblica disinformata non esce mai nulla di buono e nessuno presenta l’oggetto dell'arbitrato presso la Corte di Amburgo per quello che è: non una battaglia legale per dimostrare l'innocenza o meno degli imputati, ma la disputa sulla giurisdizione del caso, ovvero stabilire se la morte dei pescatori sia avvenuta o meno in acque internazionali.
Poiché la polemica viaggia da anni su diversi livelli non solo legali, ci si potrebbe cominciare a chiedere perché l’Italia non abbia proposto subito l’arbitrato di Amburgo (senso di colpa, tentativo di ricucire alla buona attraverso canali non diplomatici?), e perché l’India abbia deciso fin dal primo momento di accollarsi la responsabilità del giudizio anche nel dubbio della competenza giurisdizionale (clima elettorale infuocato nel Kerala dove è avvenuto il fatto, manovre in atto contro Sonia Gandhi l’italiana?).
Sappiamo che il governo italiano non solo ha cercato di trattare sottobanco con l’India per riportare a casa subito i due maro’ (e in diverse circostanze è pure riuscito a ottenere concessioni come il trasferimento temporaneo in patria di uno o entrambi i soldati), ma ha anche offerto e pagato una compensazione alle famiglie dei pescatori uccisi, mossa letta dall’India come ammissione di colpevolezza.
colosseo maro'Se i due governi avessero voluto una soluzione efficace e incontestabile da parte delle rispettive infuocate opinioni pubbliche nazionali, potevano concordare insieme di rivolgersi ad Amburgo e non trovarsi separati da un’animosità che non è degna di due Paesi di grande tradizione e cultura del diritto. Non avendo scelto fin da subito la strada consensuale dell'arbitrato, il caso Maro’ non è ormai sola materia di codici, ma di supremazia dei rispettivi ego patriottici, qualcosa di inafferrabile ai più, eppure estremamente importante per chi si imbeve di orgoglio nazionale e nazionalistico che prescinde per definizione dal buon senso.
Gli Stati Uniti (che pochi mesi fa hanno avuto un breve scontro diplomatico con l'India dopo l'arresto a New York di una diplomatica di Delhi, risolto in pochi giorni proprio usando la testa e non le viscere), l’Unione sovietica e le sue ex repubbliche, la Cina e i vicini sud-asiatici, molti Paesi sudamericani, africani e del medio oriente, tutti hanno incontrato oppure ospitato nell'ultimo anno il nuovo premier indiano Narendra Modi per farci affari insieme. Perfino il premier pachistano Nawaz Sharif ha più volte stretto la mano al "nemico" di sempre, anche se gli eserciti si sparano ancora ai confini e muoiono quasi ogni giorno soldati di entrambi i fronti.
Invece in Europa, durante il suo tour dello scorso aprile, Modi è stato accolto solo dalla Francia e dalla Germania, mentre la tappa di Bruxelles venne letteralmente fatta saltare all’ultimo momento. All’origine del mancato incontro ci sarebbe stata, secondo alcuni, l’opposizione della nuova neoministro degli Esteri comunitaria, l'italiana Federica Mogherini. Anche se altri fattori possono aver contribuito a quella decisione, che non ha portato e non potrà portare niente di buono nel lungo termine, la posizione pregiudiziale italiana ha fatto sì che l’intera Unione europea si schierasse almeno formalmente a favore del nostro Paese nel contenzioso sui maro’.
Federica Mogherini
Federica Mogherini
Se cio’ ha alimentato in alcuni la convinzione di essere nel giusto, è un fatto che una questione di principio è stata letteralmente messa davanti al più vasto interesse generale, che è quello di accrescere il benessere e le opportunità di interscambio tra le economie europee e un grande Paese emergente come l’India. Infatti ad aprile quando nazioni leader della UE quali la Francia e la Germania hanno ricevuto Modi, sono state poste da Hollande e Merkel le condizioni per la firma di lucrosi contratti commerciali a dispetto delle posizioni di principio e dei comunicati stampa di Bruxelles.
Certo, noi italiani siamo un popolo di romantici che vive di ideali di giustizia, poco importa se il clima sfavorevole verso l’India e viceversa puo’ danneggiare le nostre imprese. Eppure il giorno dell’incidente all’origine di tutta questa controversia, l’armatore italiano della Enrica Lexie a bordo della quale viaggiavano Latorre e Girone ordino' al capitano di fare marcia indietro e attraccare la petroliera nel porto di Kochi per consegnare i due marines. Molti sostengono che cio’ avvenne a dispetto delle direttive della Marina militare italiana che fornisce le scorte aalle mostre navi-cargo nelle regioni a rischio; altri assicurano che fu la polizia militare indiana a imporre invece la consegna sotto la minaccia di ritorsioni.
Ma la realtà potrebbe essere ben più semplice e ovvia. L’armatore napoletano non voleva rovinarsi i rapporti con le autorità dell’India attraverso le cui acque e porti sarebbero passate altre decine di navi della stessa compagnia, la Fratelli d'Amato Spa. Infatti oggi la Enrica Lexie, con quel nome ormai infausto per ogni superstiziosa compagnia che va per mare, è stata riverniciata e ribattezzata Olympic sky, così da farla navigare inosservata e far dimenticare un episodio che in fondo sembra nascere da un terribile sbaglio di valutazione. Se davvero i marines hanno scambiato i pescatori per pirati, sarebbe bastato insistere su questo punto, chiedere scuse formali e passare oltre senza scatenare tutto questo putiferio. Del resto quale altro misterioso motivo poteva esserci dietro l’uccisione di due poveracci a bordo di una carretta del mare che non poteva far paura a nessuno? Per questo verrebbe da dire, con l’armatore napoletano, “scordammoce 'o passato...” e smettiamola di farla troppo lunga.
I figli di uno dei pescatori uccisi al funerale del padre
I figli di uno dei pescatori uccisi al funerale del padre
Le stesse audizioni dell’arbitrato internazionale potrebbero essere un’occasione eccellente per mettere a tacere le opinioni pubbliche dei due Paesi con una sentenza rispettosa delle rispettive giurisdizioni partendo dall'eventuale attenuante del delitto causato dall'errore umano. Ripristinare i rapporti ai massimi livelli andrebbe infatti a beneficio di tutti, considerando che le stesse famiglie delle vittime non chiedono nessuna vendetta, consapevoli del possibile malinteso all’origine del delitto dei loro cari. Ma la macchina da guerra dei consiglieri legali, professionisti ben pagati che hanno interesse ad allungare tempi e aggiungere complicazioni, è ben oliata dall’uso strumentale del processo da parte di politici con l’occhio rivolto al consenso elettorale più che alle soluzioni ragionevoli.
Di sicuro né il vecchio governo Monti, protagonista della prima fase confusa, né quello attuale di Renzi, hanno tratto e trarranno niente di buono dai reciproci toni offensivi. Men che meno  il resto dell'Italia e dell'India, trascinate loro malgrado in una vicenda che porta benefici unicamente a una manciata di legulei del diritto internazionale.

Abolizione della prescrizione del reato.



Abolire la prescrizione del reato significa accorciare i tempi delle cause. 
Senza prescrizione, infatti, gli avvocati della difesa non chiederebbero continui rinvii delle udienze e non cercherebbero cavilli per allungare i tempi ed arrivare alla famigerata prescrizione.
Inserendo la prescrizione abbiamo solo imbastardito il concetto di giustizia.


Cetta

sabato 28 maggio 2016

Marò: Salvatore Girone è in Italia.


Ad accoglierlo a Ciampino i ministri degli Esteri Gentiloni e della Difesa Pinotti.

Qui l'articolo:

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Stica!
E' arrivato l'eroe!
Che guerra ha fatto?
Lo faranno santo subito o gli daranno il grado di generale?
Domani in quanti andranno ad uccidere i pescatori indiani per raccogliere onori e gloria?
I figli dei due pescatori sono rimasti orfani perchè questo tizio ha scambiato i loro padri per due pirati!

Ha sbagliato!!!! 

In altre realtà sarebbe un assassino!

Cetta.

AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENEL, DISCORSO CHOC: “BISOGNA CREARE PAURA NEI DIPENDENTI”. - rosabella nobile



“Starace ha affermato che, per cambiare un’organizzazione aziendale, è necessario che ‘un manipolo di cambiatori distrugga fisicamente i gangli’ che si oppongono al cambiamento. A tal fine bisogna ‘creare malessere e poi colpire le persone che si oppongono al cambiamento’ in modo da suscitare paura nell’intera organizzazione. Così ‘in pochi mesi’ l’organizzazione capirà, ‘perchè alla gente non piace soffrire'”.

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Da arrestare seduta stante!
Questa brutta gente senza scrupoli, senza dignità, pronta a calpestare gli altri senza porsi problemi, è pericolosa, dannosa perché non pensa, fa suoi gli ordini impartiti dall'alto senza rendersi conto che chi glieli impartisce non lo fa pubblicamente, li trasmette agli imbecilli come lui che avranno, poi, l'incarico di applicarli e divulgarli assumendosene il carico e, pertanto, anche le conseguenze.
Sono mercenari, mezzi uomini, vuoti a perdere per chi li usa.

Cetta.







































"Il premio Nobel per la Pace non chiederà “scusa” per le 140mila vittime." (ilFQ)



Questi uomini non hanno coscienza, non hanno dignità. Sono vuoti dentro, non provano sentimenti, il loro unico scopo è guadagnarsi un posto di prestigio nel mondo; 

sono senz'anima, che hanno provveduto a vendere ai loro padroni.

Cetta.

Così hanno ricostruito il corpo e il volto dell'uomo di Altamura. - Elena Dusi

Così hanno ricostruito il corpo e il volto dell'uomo di Altamura

Grazie al laser, senza toccare lo scheletro ancora incastrato nella roccia, scienziati e paleo-artisti hanno fatto rinascere il nostro antenato di Neanderthal.

BONARIO, sornione, intento a scrutare lontano nonostante la sua fine sia vicina. Con il naso schiacciato e le sopracciglia arcuate tipiche degli uomini del Pleistocene (il suo scheletro ha tra i 130 e i 172mila anni di età), l'uomo di Altamura da oggi ha un volto e un corpo. L'hanno ricostruito con il silicone, fedeli ai dettagli della scienza, i paleo-artisti olandesi Adrie Alfons Kennis.
 
"Ci abbiamo lavorato circa un anno" spiega Alfons da Amsterdam. "Abbiamo ricevuto dall'Italia i dati digitali sulla scansione laser e li abbiamo ricostruiti usando il silicone. Per barba e capelli ci siamo fatti mandare dal Canada del pelo di bue muschiato".


L'uomo di Altamura è stato svelato al pubblico in una cerimonia emozionante con le autorità del comune in provincia di Bari, insieme a paleoantropologi come Giorgio Manzi dell'università di Roma La Sapienza, che ha commentato: "Vederlo mi ha fatto un effetto straordinario. E' davvero suggestivo". Insieme a lui hanno lavorato i colleghi Maryanne Tafuri, Fabio Di Vincenzo, Antonio Profico e David Caramelli, dell'università di Firenze.

Per ricostruire le sembianze del nostro vecchio bisnonno, uno dei più antichi esemplari di uomo di Neanderthal (la specie umana che ha vissuto in Europa a partire da 200mila anni fa e si è misteriosamente estinta 40mila anni fa), gli scienziati e i due fratelli Kennis non hanno dovuto spostarne i resti. Hanno lavorato a partire dai dati della scansione laser e del Dna, grazie al quale hanno avuto conferma che si trattava di un Neanderthal. Il tutto lasciando le ossa incastrate nella roccia proprio là dove furono ritrovate, nel 1993, da alcuni speleologi scesi ad esplorare il sistema carsico di Lamalunga, nella Murgia pugliese, dove probabilmente il Neanderthal era caduto senza più riuscire a uscire.
 
La posa dell'uomo di Altamura, con il peso tutto su una gamba e le mani unite dietro alla schiena, è stata scelta con cura dai fratelli Kennis. "Non volevamo che la posizione sembrasse artificiale. Abbiamo immaginato un uomo della Papua Nuova Guinea o della Mongolia di oggi intento a fissare dei turisti al giorno d'oggi" racconta Alfons. "Con lo stesso sguardo fiero e perplesso allo stesso tempo".


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La grotta di Lamalunga, qui fu scoperto (e c'è ancora) l'Uomo di Altamura

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Ecco il volto dell'Uomo di Altamura, vissuto nel Pleistocene Medio tra 172 e 130mila anni fa.

http://www.repubblica.it/scienze/2016/04/26/news/ricostruiti_il_corpo_e_il_volto_dell_uomo_di_altamura-138513679/?ref=search#gallery-slider=138506741

Scoperta in Francia la prima opera architettonica dei Neanderthal. - Luca Fraioli

Scoperta in Francia la prima opera architettonica dei Neanderthal

Quattrocento pezzi di stalagmiti assemblati in mondo da formare due anelli imponenti. E' la struttura costruita in una grotta 176mila anni dai nostri cugini, gli unici allora a popolare l'Europa.
ROMA. "Una scoperta molto interessante, che puó farci riconsiderare ciò che sapevamo dei nostri progenitori più antichi". Francesco D'Errico, archeologo e direttore di ricerca del CNRS francese a Bordeaux, commenta così l'annuncio dato ieri da alcuni suoi colleghi che per anni hanno studiato una misteriosa struttura all'interno di una grotta nella Francia meridionale.

Anelli imponenti, al centro dei quali venivano forse accesi dei fuochi: a costruirli, molto probabilmente, gli uomini di Neanderthal, che erano dunque capaci di realizzare progetti complessi di architettura. Descritto sulla rivistaNature, lo studio è stato coordinato da Jacques Jaubert, dell'università di Bordeaux. Scoperti nelle profondità della caverna di Bruniquel, nel sud della Francia nel 1992, questi anelli sono stati studiati solo ora, dimostrando che i Neanderthaliani erano in realtà meno "semplici" di quanto finora pensato.

Gli uomini di Neanderthal vissero in Europa tra i 400mila e i 40 mila anni fa. Fino all'arrivo dall'Africa degli Homo Sapiens, nostri progenitori diretti, furono gli unici esseri umani a popolare il continente. Della loro esistenza e del loro aspetto sappiamo soprattutto grazie ai frammenti di scheletri rinvenuti dai paleontologi. In Italia uno degli esemplari meglio studiati è l'Uomo di Altamura, un Neanderthal caduto nella grotta di Lamalunga (Bari) e lì rimasto intrappolato fino al suo ritrovamento, venti anni fa, da un gruppo di speleologi.
Ora però gli studiosi della preisotria potrebbero avere a disposizione qualcosa di più per capire come vivevano quei nostri cugini. Gli anelli della grotta di Bruniquel sono composti da circa 400 pezzi di stalagmiti, con dimensioni che vanno dai 2 ai quasi 7 metri, e risalgono a 176.000 anni fa. Il che fa di questa costruzione la più antica finora conosciuta realizzata dall'uomo. "La nostra ricerca - scrivono gli sicenziati francesi - dimostra che la loro società aveva già degli elementi di modernità che ora possono essere dimostrati e che sono emersi prima del previsto, come l'organizzazione dello spazio, l'uso del fuoco e l'occupazione delle caverne". La loro presenza, a 366 metri dall'entrata della grotta, dimostra infatti che questi antenati dell'uomo avevano già dominato l'ambiente sotterraneo, un comportamento dell'uomo moderno che potrebbe quindi essere emerso prima di quanto teorizzato.
Inoltre, il fatto che gli anelli siano stati costruiti con pezzi di dimensioni simili indica che la loro costruzione è stata progettata attentamente, anche se la funzione non è del tutto chiara. Le ipotesi formulate vanno dal rifugio al significato simbolico, ma serviranno ulteriori studi per dimostrarle.

"La scoperta", spiega D'Errico, "è importante anche dal punto di vista metodologico. Si sapeva dal 1992 delle strutture fatte con stalagmiti, ma non si conosceva la data di realizzazione. L'equipe di Jaubert è riuscita a datare la polvere che ha 'saldato' tra loro le stalagmiti dopo che erano state deposte. E questo ci permette di attribuire la costruzione a Neanderthal".  Ma non è possibile che, al contrario di quanto ritenuto finora, 175mila anni fa ci fossero in Europa altre specie Homo, magari più evolute? "Tutti gli elementi che abbiamo ce lo fanno escludere" risponde D'Errico. "Forse, se non di Neanderthal potrebbe trattarsi dell'Homo di Denisova, lo stesso delle grotte di Atapuerca, in Spagna".
 
Ma qual è allora l'importanza dello studio francese? "Dal mio punto di vista" continua D'Errico "non è tanto nel sancire le capacità costruttive dei Neanderthal. Persino gli uccelli, le iene o gli scimpanzé costruiscono nidi, perché non avrebbe dovuto farlo il Neanderthal? In realtà mi incuriosisce tutto ciò che questa scoperta lascia immaginare: perché questi uomini si spingevano fino a trecento metri di profondità? Certo non per il cibo o per stare al sicuro. Era un rituale? E che tipo di utensili avevano? Per illuminare una grotta e lavorare per ore sotto terra non basta un tizzone, ci vogliono torce molto efficienti".