Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 4 agosto 2019
La comica finale. - Marco Travaglio FQ 3 agosto
Ormai a parlare di Forza Italia si rischia il vilipendio di cadavere. Però con questo caldo bisogna pure svagarsi un po’. Non so se avete seguito gli ultimi sviluppi. A giugno quel che resta del Caimano nomina due coordinatori di FI: Giovanni Toti e Mara Carfagna. Ma Toti minaccia di andarsene un giorno sì e l’altro pure dal partito che dovrebbe coordinare. E tre giorni fa dà l’annuncio: “Stavolta me ne vado”. Ma si sa com’è fatto: lo chiamano “Io me ne andrei”, alla Baglioni. Dice sempre “Allora io vado”, “Guardate che sto andando”, “Mi avete sentito? Io esco”. Ma nessuno lo trattiene. E alla fine resta. Ma B. pensa che sia uscito e nomina la Carfagna coordinatrice unica. Lei, pur conoscendolo bene da un pezzo, ci crede. E si scorda quanta sfiga porta quella carica: per informazioni, rivolgersi a Scajola, Antonione, Verdini, Bondi e Alfano. Ne ha ammazzati meno il colera. L’altroieri B. riunisce un fantomatico “tavolo delle regole” a cui -non avendone mai rispettata una in vita sua - non partecipa. Toti invece, siccome se n’era andato, c’è. E pure Mara. A un segnale convenuto, B. dirama un comunicato che annuncia un Comitato di Presidenza con Carfagna, Bernini, Gelmini, Tajani e un certo Sestino Giacomoni. Toti scopre di non esserci, si incazza e dice che se ne va, come se non se ne fosse già andato 23 volte: “Oggi sono uscito da FI, ma domani non entro da nessuna parte. E da settembre inizierò un giro per l’Italia”. Quindi siamo alle minacce. Mara, passata in 24 ore da coordinatrice unica a una dei tanti, lascia il Comitato, ma non FI.
L’unico che se ne va davvero è quello che l’ha fondata: cioè B., che con agile mossa fonda “L’Altra Italia”. Nel senso che, dopo aver distrutto questa, ne cerca un’altra. L’annuncio lo dà sul Giornale, in una preziosa intervista a Sallusti, caposcuola della corrente bipolare del giornalismo: nei giorni pari lecca B., nei dispari incensa Salvini e la domenica riposa. Messo a dura prova dalle sue domande incalzanti -testuale: “Presidente, che sta succedendo. Lancia un nuovo predellino?”- il fu Caimano risponde: “Lancio l’Altra Italia dei veri italiani. Non sarà un partito, ma la casa di chi salverà il Paese”, “una federazione fra soggetti di centro-destra che si ispirano alle idee e ai valori liberali e cristiani e alle tradizioni garantiste della civiltà occidentale”. Tradotto: i soliti pregiudicati che vanno in chiesa e rubano pure dalla cassetta delle offerte. Il marchio, ancor prima del deposito Siae, è già un trionfo: “Poco tempo dopo la nostra uscita molte realtà politiche e civiche e personalità di primo piano hanno risposto positivamente al nostro appello”.
Non solo: “Altri si sono interessati e ci raggiungeranno: siamo solo all’inizio”. L’ingresso a Palazzo Grazioli è già transennato per contenere l’assalto. “È il segno che c’è una grande voglia di darsi da fare per liberare l’Italia da questa situazione disastrosa”, come del resto si era evinto dalle elezioni europee, con le forze di governo sopra il 51% e FI che vuole salvarci da loro all’8. Della fiumana di prestigiose adesioni, B. non fa un solo nome. Ma il Giornale anticipa in esclusiva il meglio dei “politici, manager, rappresentanti della società civile ed esponenti provenienti dalla trincea del lavoro” ansiosi di “riaccendere la scintilla del centromoderato”.
Tenetevi forte: c’è l’ex ministro Maurizio Lupi, che paragona B. a “don Sturzo che trascorse anni a girare l’Italia per risollecitare pezzi di società viva”, “molto colpito in particolare dal suo riferimento alla gratuità”, che è da sempre il suo forte. C’è l’ex candidato trombato in Lombardia Stefano Parisi “con la sua Energie per l’Italia, forte del tour della Penisola alla ricerca di persone disposte a dare un contributo politico”. C’è l’ex-governatore campano Stefano Caldoro. C’è Clemente Mastella. Ci sono l’ex-sottosegretario Mino Giachino, reduce dalle marcette Sì Tav con le madamine; l’ex deputato ed ex inquisito siciliano Saverio Romano; l’ex-tutto Fulvio Martusciello. E - udite udite - “Daniele Priori, di Gaylib (i gay di centrodestra) e Francesco Pasquali, ufficio di segreteria nazionale del Pli”, che è un po’ come dire aiutante di campo di Annibale. Più che l’Altra Italia, ricorda quella che si sperava archiviata per sempre. Mancano solo Dell’Utri e Formigoni, momentaneamente agli arresti domiciliari, e Matacena, latitante.
Quindi il partito c’è e la federazione pure: mancano solo gli elettori, ma che saranno mai. I candidati invece stanno arrivando a frotte. Li contatta personalmente B. con le sue badanti, come Carlo Verdone di Un sacco bello che compulsa freneticamente l’agendina semivuota a caccia di un compagno di viaggio last minute : alla lettera E c’è “Elettrauto Silvano”, alla F “FFSS informazioni”, poi più nulla fino alla O di “Olimpico stadio” e alla S di “Stadio Olimpico” e “Sarta Adriana”. Allora chiama un ex-compagno di scuola, ma trova il fratello: “Senti, noi ancora non ce conosciamo, io so’ ‘n’amico de tu fratello. Siccome me s’è creata ‘na situazione strana e me s’è liberato ‘n posto in machina pe’ ‘n viaggio che m’ero organizzato ‘n Polonia, volevo sape’ se a tu fratello je ‘nteressava. É reperibile? É rintracciabile? ’O devo sape’, perchè c’ho ‘n’altro che m’ha già dato ‘na mezza risposta. A te per esempio te ‘nteresserebbe? Ma quanti anni c’hai? Ah, tredici. Vabbè, restamo ‘n contatto…”. “Pronto Amedeo, ciao, so’ Enzo! No Renzo, Enzo! Se te ricordi bene ce semo conosciuti du’-tre mesi fa ar Distretto militare in coda a pijà er duplicato der congedo. Io ero quello che stava dietro de te co’ la majetta de spugna girocollo, tipo mare… Volevo sape’ com’eri messo pe’ feragosto, perchè c’ho un progetto abbastanza str… Ah, ‘o passi co tu moje? Vabbè, buon feragosto! Anche a tu moje! Sarà pe’ ‘n’rtra vorta”. O per un’Altra Italia.
California. Crolla scogliera sulla spiaggia affollata di turisti: tre morti e diversi feriti. - Biagio Chiariello
Una enorme porzione di roccia si è staccata da un’altezza di 4 metri ed è piombata sulla sabbia a Grandview Beach, ad Encinitas, sobborgo a nord di San Diego. La spiaggia in quel momento era affollatissima di gente.
Tre persone sono rimaste uccise nel crollo di un costone a picco su una nota spiaggia nel sud della California. L'incidente è avvenuto attorno alle 15 di ieri 2 agosto (ora locale) a Grandview Beach, ad Encinitas, sobborgo a nord di San Diego. Le autorità hanno tratto in salve almeno cinque persone dal cumulo di macerie, ha dichiarato il capo dei vigili del fuoco di Encinitas Mike Stein. Una persona sarebbe morta sulla spiaggia e altre tre sono state trasportate negli ospedali vicini. "Due delle tre vittime che sono state trasportate negli ospedali della zona locale sono morte a cause delle ferite dopo l’incidente", ha detto Stein. I soccorritori hanno comunque scavato nella sabbia fino alla sera, aiutati dai cani, per assicurarsi che nessuno fosse rimasto sepolto sotto la sabbia.
La zona di Encintas, è molto popolare tra i surfisti, con la spiaggia al momento dell’incidente affollatissima di gente. Secondo le autorità una porzione di roccia di 9 per 7 metri si è staccata da un'altezza di 4 metri ed è piombata sulla sabbia, ha detto il capitano della Encinitas Lifeguard, Larry Giles. “Le persone vengono avvertite durante tutto l'anno … diciamo loro più e più volte di stare indietro da queste scogliere naturalmente erose", ha detto. "Molte volte queste persone non accettano gli avvertimenti…”. I vigili del fuoco hanno assicurato che le case che si trovano lungo la scogliera non sono a rischio.
https://www.fanpage.it/esteri/california-crolla-scogliera-sulla-spiaggia-affollata-di-turisti-tre-morti-e-diversi-feriti/
sabato 3 agosto 2019
Castellaccio, la mano criminale scatena l’apocalisse.
Foto di Eliana Pensato e Alessio Messina.
Nessun dubbio sulla matrice dolosa: cinque almeno i punti da cui è partito l’incendio.
MONREALE, 3 agosto – Un inferno, un’apocalisse, un finimondo. Gli appellativi per descrivere quello che è successo sul monte Caputo si sprecano. E probabilmente non rendono appieno lo scenario. La mano criminale di qualcuno ha colpito ed ha colpito a fondo.
Una montagna, con un fronte fuoco – dicono gli addetti ai lavori – di circa sei chilometri, è stata devastata ed al momento non è assolutamente possibile quantificare l’estensione di un rogo impressionante, che – a memoria d’uomo – non lo si ricordava.
Cinque almeno i punti fuoco da cui si sono sprigionate le fiamme. Segno inequivocabile di come la matrice di questa catastrofe sia certamente dolosa. Tutto si è verificato nel giro di poco tempo. Chi ha agito lo ha fatto quando le tenebre avevano già avvolto Monreale ed il suo comprensorio, in modo da rendere difficili gli interventi. Impossibile, infatti, beneficiare dei lanci degli elicotteri e dei canadair, data l’oscurità. Questi, semmai, potranno compiere una tardiva opera di “bonifica” domattina, quando, ormai, probabilmente sarà troppo tardi. La natura particolarmente impervia della zona, inoltre, ha reso le operazioni di intervento terribilmente più difficili. Le scene alle quali abbiamo assistito stringevano il cuore: gente che scappava dalle abitazioni, bambini che piangevano, uomini e donne impauriti o nevrastenici. Il fuoco scatena anche queste reazioni.
Eppure, lo abbiamo constatato personalmente, la macchina di contrasto è scattata presto ed ha messo in campo tutte le risorse di cui dispone. Forestale, Protezione Civile, carabinieri, Vigili Urbani, Vigili del Fuoco: tutti, dividendosi su un fronte particolarmente esteso, hanno fatto la loro parte per combattere l’inferno. Ma anche e soprattutto tanti comuni cittadini sono scesi in strada a dare il loro contributo.
Il sindaco Alberto Arcidiacono ha disposto l’apertura delle scuole per dare ricovero ai cittadini che hanno evacuato le loro abitazioni minacciate dalle fiamme.
Difficile, al momento dire quali altri versanti siano stati devastati dalle fiamme, né quante e quali abitazioni siano state danneggiate o addirittura inghiottite dai roghi. Ne sapremo di più domani, quando con la luce del giorno e quando – si spera – le fiamme avranno dato tregua – sarà possibile stilare un bilancio che, già da ora, appare quanto mai pesante.
Bibbiano, confermati i domiciliari per sindaco Andrea Carletti. Polemiche sulla commissione d’inchiesta regionale: presidenza al Pd.
L'avvocato difensore del primo cittadino, Giovanni Tarquini, nei giorni scorsi aveva presentato una corposa memoria difensiva chiedendone la liberazione, sostenendo che il suo assistito si fosse rifatto a leggi regionali e avesse agito sempre nella legalità.
Il Giudice per le indagini preliminari di Reggio Emilia, Luca Ramponi, ha confermato gli arresti domiciliari per Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano coinvolto nell’inchiesta Angeli e Demoni sugli affidi illeciti di minori da parte dei servizi sociali della Val d’Enza. La decisione del magistrato arriva dopo che la difesa del primo cittadino aveva chiesto la revoca della misura cautelare.
Carletti, che si è autosospeso dal Partito Democratico, è accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico e si trova agli arresti domiciliari dal 27 giugno. Già dopo il lungo interrogatorio di garanzia, per il sindaco erano stati confermati i domiciliari. Il suo avvocato difensore, Giovanni Tarquini, nei giorni scorsi aveva presentato una corposa memoria difensiva chiedendone la liberazione, sostenendo che, per gli incarichi alla Onlus di Torino Hansel e Gretel al centro delle contestazioni, Carletti si fosse rifatto a leggi regionali e avesse agito sempre nella legalità.
Si tratta di uno “stravolgimento della realtà”, ha commentato Tarquini dopo la decisione del gip. “Sono stati del tutto ignorati – ha continuato – gli elementi oggettivi illustrati e documentati in modo esaustivo e articolato nella memoria difensiva a supporto della totale estraneità del mio assistito dai reati contestati e della richiesta di revoca della misura cautelare. C’è in questa vicenda un costante stravolgimento della realtà dei fatti e una palese confusione dei ruoli e delle competenze di amministratori e tecnici”. Secondo il legale “appare evidente un pregiudizio di fondo e una preoccupante mancanza di serenità che si riflette sul percorso dell’accertamento giudiziario e così anche su quest’ultima decisione”.
Intanto, scoppia la polemica politica dopo che venerdì si è insediata la commissione d’inchiesta regionale. Al centro delle proteste che si sono levate dalla destra, il fatto che la presidenza sia stata affidata a Giuseppe Boschini, consigliere del Pd, mentre le due vicepresidenze siano andate a Igor Taruffi di Sinistra Italiana e Raffaella Sensoli del Movimento 5 Stelle. “Il Pd nomina una commissione d’inchiesta in Emilia Romagna sullo scandalo degli affidamenti illeciti di minori assegnandosi la presidenza e dando le due vicepresidenze al M5s e alla Sinistra italiana. Lo stesso Pd che ha i propri esponenti coinvolti nello scandalo e che non voleva si parlasse di Bibbiano. Lo stesso M5S che chiedeva verità, ma a livello locale vanta tra le sue fila un avvocato che ha rinunciato a ogni ruolo istituzionale per difendere una delle principali indagate. Una situazione talmente paradossale che farebbe quasi ridere, se di mezzo non ci fosse il dramma di tante famiglie”, ha scritto su Facebook Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.
Strage discoteca Corinaldo: presa la banda dello spray al peperoncino, arresti per omicidio.
Fermo immagine del ragazzo che avrenne spruzzato lo spray urticante.
Gruppo criminale di Modena faceva rapine con il prodotto urticante.
Grazie alle rapine compiute con lo spray al peperoncino la banda di giovanissimi che ha provocato la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), dove il 7 dicembre scorso morirono cinque giovani e una madre, riusciva a mettersi in tasca circa 15mila euro al mese. E' quanto hanno accertato gli investigatori che stanno ora indagando su tutta un'altra serie di episodi analoghi avvenuti in 60 locali del centronord e anche all'estero: uno dei colpi è infatti stato realizzato a "Chessy, presso il parco divertimenti Disneyland". In tutti e 60 i casi è stata accertata la presenza dei giovani.
Sette gli arresti: in carcere sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel Modenese, accusati di omicidio preterintenzionale e lesioni: farebbero parte di una banda dedita alle rapine in discoteca spruzzando spray al peperoncino. Arrestato anche un ricettatore solo per associazione. Quella sera erano tutti alla Lanterna Azzurra. I sei ragazzi arrestati sarebbero responsabili di molteplici furti e "agivano con stabilità". Erano in contatto con il ricettatore, arrestato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto. Il ricettatore, è stato precisato, veniva contattato anche prima del furto.
"Grazie ai carabinieri e agli inquirenti: avevamo promesso indagini serie e rigorose per prendere i responsabili di quella tragedia e ora c'è un segnale importante. Nessun arresto restituirà le vittime ai propri cari, purtroppo, ma è nostro dovere individuare i colpevoli e punirli come meritano. Speriamo che la Giustizia preveda galera certa per tutti, senza sconti o attenuanti", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini.
La strage di Corinaldo non è l'unico episodio in cui bande di giovani hanno utilizzato spray al peperoncino provocando caos e tragedie. Il 3 giugno 2017 a Torino, in piazza San Carlo, durante la proiezione sul maxi schermo della finalissima di Champions tra la Juventus e il Real Madrid, i componenti di un altro gruppo di giovanissimi - anche in questo caso definito 'banda dello spray' - sparsero del liquido tra la folla provocando caos e un fuggifuggi disperato di migliaia di persone. Nella calca, rimasero ferite oltre 1.500 persone e due morirono in seguito.
venerdì 2 agosto 2019
Ponte Morandi, i periti del tribunale: “Grado elevato di corrosione” e “manutenzione inefficace”. Fili consumati “fra il 50 e il 100%”.
Secondo i tecnici nominati dal gip, gli ultimi interventi di manutenzione ritenuti efficaci risalgono a 25 anni fa. I trefoli all'interno dei tiranti si erano consumati del tutto e la corrosione è stata dovuta soprattutto a "fenomeni di umidità". Per gli esperti, vi sono stati anche "difetti di esecuzione" rispetto al progetto originario". Si tratta della prima relazione tecnica non di parte agli atti dei giudici della Procura di Genova. Autostrade replica: "I problemi rilevati non c'entrano con la capacità portante del ponte"
I fili d’acciaio presenti dentro i tiranti della pila 9 del ponte Morandi aveva un “grado elevato di corrosione“. Si erano consumati dal 50 al 100%. Spariti, in pratica. E la manutenzione “gli unici interventi efficaci risalgono a 25 anni fa”. Ciò che finora era sempre stato in parte asserito da relazioni di parte e ministeriali, stavolta è stato certificato dai tre periti nominati dal gip nella relazione del primo incidenteprobatorio, agli atti dell’inchiesta che sta conducendo la Procura di Genova sul crollo del ponte il 14 agosto 2018. E pensare che in un’intervista a Repubblica nel maggio 2019 Luciano Benetton aveva parlato di “una disgrazia imprevedibile e inevitabile”. Parole che intendevano in qualche modo sollevare la società Autostrade e che oggi sembrano in contrasto con la relazione dei periti.
Il fascicolo vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti e falso.Nella relazione consegnata alla giudice Angela Nutini, si parla chiaramente di “difetti esecutivi” rispetto al progetto originario e di “degrado e corrosione” di diverse parti, dovute alla “mancanza di interventi di manutenzione significativi”. Secondo i periti, nelle parti esaminate “non si evidenziano interventi atti a interrompere i fenomeni di degrado”. Anzi, “gli unici ritenuti efficaci risalgono a 25 anni fa” si legge. In particolare per quanto riguarda il reperto 132 (l’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud) – considerata dalla procura di Genova la prova “regina”perché è il punto che si sarebbe staccato per primo – è stato individuato nei trefoli “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri”.
Ma non è solo l’assenza di manutenzione ad essere sotto esame. A peggiorare lo stato della struttura ci sarebbero anche difetti di esecuzione. “Alcune guaine – scrivono gli ingegneri – non sono iniettate del tutto o lo sono parzialmente e i trefoli possono essere estratti manualmente per questo motivo”. Dove sono emersi difetti di esecuzione, “i cavi secondari sono spesso liberi di scorrere: alcuni trefoli non sono stati trovati dentro le guaine. In generale i cavi secondari nelle guaine presentano fenomeni di ossidazione e, in alcuni casi, con riduzione di sezione, i quali hanno effetti diretti sulla sicurezza strutturale” dice la relazione. Gli esperti hanno valutato anche parti non crollate trovando “reti metalliche elettrosaldate” per contenere il distacco di calcestruzzo dalle stampelle e selle Gerber il cui “stato di conservazione è caratterizzato da un livello generalizzato esteso e grave di degrado“.
La società Autostrade, in serata, ha voluto precisare che, a suo giudizio “la relazione dei periti del gip non evidenzia situazioni di degrado che possano in alcun modo essere messe in relazione con una diminuzione della capacità portante del ponte”. Non solo. “L’analisi delle parti crollate ancora presenti al momento dell’inizio dell’incidente probatorio e delle parti non crollate ha messo in evidenza alcuni difetti solo localizzati, peraltro compatibili con l’epoca di costruzione”. Tali difetti “non sono in alcun modo connessi alla funzionalità dell’opera, erano già stati rilevati dai programmi di sorveglianza e in parte già oggetto di interventi di ripristino strutturale”.
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