martedì 14 aprile 2020

Dott. Giampaolo Palma AGGIORNAMENTO Covid-19 :IMPORTANTE.

Coronavirus, studio Gb: da eparina possibile effetto ...

Carissimi amici,
non vorrei sembrarvi eccessivo, ma credo che oggi, finalmente, sia certa la causa della letalità del Covid-19.
La mia ventennale esperienza in Ecocardiografia-Ecocolordopplergrafia Vascolare su piu' 200.000 pazienti cardiopatici e non, mi fa confermare quello che alcuni supponevano, ma non ne riuscivano a essere sicuri. Oggi abbiamo i primi dati.
I pazienti vanno in Rianimazione per Tromboembolia Venosa Generalizzata, soprattutto Tromboembolia Polmonare TEP.
Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere il trombo, anzi prevenire queste tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10.
Signori, Covid19 danneggia prima di tutto i vasi,l' apparato cardiovascolare, e solo dopo arriva ai polmoni !!!
Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!
E perché si formano trombi? Perché l'infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.
Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo, era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.
Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l'infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti in tutti i reparti
COVID non sono mai entrati malati di artrite reumatoide e ciò perché sono in terapia cortisonica.
Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni iniziano a diminuuire e sta diventando una malattia curabile a casa.
Curandola bene a casa eviti non solo l'ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all' occhio di un cardiologo ecocardiografista.
Confrontando i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no, la situazione è apparsa molto chiara a tutti i medici in Italia, dai cardiologi, ai radiologi, agli anatomo- patologi fino ai colleghi delle Terapie Intensive.
Il tempo di pubblicare questi dati e si potrebbe dare il via a far uscire la popolazione dalla quarantena, non subito, ma in tempi più brevi rispetto al previsto.
In USA dove ancora vietano gli antinfiammatori i dati sono ormai più tragici che in Italia. Sono farmaci che costano pochi euro ma che aiutano a salvare tante VITE. Sono i farmaci che facciamo per andare in vacanza in Kenia e prevenire l malaria per capirci.
Questa testimonianza delle vasculiti con esiti in tromboembolia polmonare parrebbe confermata dai protocolli di alcuni altri ospedali:
al Sacco danno Clexane a tutti, con D-dimero predittivo: più è alto meno risponderà il pz.;
al San Gerardo di Monza Clexane e cortisone;
al Sant'Orsola di Bologna Clexane a tutti + protocollo condiviso con i medici di famiglia che prescrivono Plaquenil a pioggia su tutti i pz. monosintomatici a domicilio.
Integro con una precisazione sugli antinfiammatori: farmaci antinfiammatori tipo Brufen, naproxene, aspirina che inibiscono la cox1 oltre che la Cox 2 non andrebbero usati,
mentre celecoxib (un inibitore selettivo della Cox 2) sembra dare buoni risultati, bisogna comunque aspettare esito di studi, invece questa analisi porta in evidenza la necessità di usare negli stadi intermedi della malattia (inizio della tosse e prima delle difficoltà respiratorie) una eparina a basso peso molecolare ad alte dosi... (Clexane 8.000 UI/die).
Evito (per non appesantire troppo l'esposizione, e perché il testo è troppo medico) di riportare un'interessante testimonianza di un anatomo-patologo: vi basti pensare che il "Papa Giovanni XXIII" di Bergamo ha eseguito 50 autopsie ed il "Sacco" di Milano 20 (quella italiana è la casistica più alta del mondo, i cinesi ne hanno fatte solo 3 e "minimally invasive"). Tutto quanto ne esce sembra confermare in pieno le informazioni sopra riportate.
In poche parole, pare che l'exitus sia determinato da una DIC (per i non medici, Coagulazione Intravascolare Disseminata) innescata dal virus. Quindi la polmonite interstiziale non c'entrerebbe nulla, sarebbe stato soltanto un abbaglio diagnostico: abbiamo raddoppiato i posti in rianimazione, con costi esorbitanti, probabilmente inutilmente.
Col senno di poi, mi viene da ripensare a tutti quegli Rx Torace che commentavamo circa un mese fa: quelle immagini che venivano interpretate come polmonite interstiziale in realtà potrebbero essere del tutto coerenti con una COAGULAZIONE INTRAVASCOLARE DISSEMINATA.
In definitiva fino a un mese fa nessuno sapeva nulla di questo virus, nemmeno i virologi "più famosi" come i tanti che guardavate in TV dalla Florida alla Francia alla Cina.
La tragedia che ha interessato l' Italia e che ha visto quasi 20mila morti compresi tanti medici sul campo, ha fatto si che la Scuola Medica Italiana sia sulla strada giusta, la strada della salvezza definitiva e del ritorno alla vita NORMALE per tutti.
VIVA LA SCUOLA MEDICA ITALIANA E VIVA L' ITALIA 🇮🇹🇮🇹🇮🇹🚑🚑🚑🇮🇹🇮🇹🇮🇹 ad maiora semper !!!

La “modica quantità” di Cateno De Luca. - Roberta Labonia



Messina. Questa è un immagine, scattata in queste ore di pandemia, di un corteo funebre (fra macchine, moto e gente a piedi al seguito, la stampa ha contato un centinaio di persone). A passare a miglior vita è stato un certo Rosario Sparacio. Chi era costui? Era un condannato per pluri estorsioni e, soprattutto, era il fratello di Luigi Sparacio, storico boss di Cosa nostra, oggi collaboratore di giustizia.
Il primo cittadino messinese, il noto Cateno De Luca che, come ha giustamente osservato Virginia Raggi e non solo lei, in questi giorni di epidemia si sta facendo un vanto di aver contenuto i contagi adottando il pugno duro (divieto assoluto di celebrare i funerali dei comuni mortali inclusi), dov’era in questo frangente? Da lui, al sollevarsi dell’indignazione politica e dei social, ci è pervenuto solo un post affidato a FB che sfiorerebbe il comico se non facesse incazzare. Ne riporto un passaggio emblematico :”quanto in modo becero è definito ‘corteo funebre con oltre cento persone’ non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina”. Un po’ come dire ok, a rischiare di seminare il contagio erano solo una trentina, mica cento.
Ringraziamo Cateno De Luca per aver applicato, anche alle disposizioni anti-covid, il principio di “modica quantità”. Non ce ne voglia, il Sindaco di Messina, ma proprio non potevamo esimerci dal mettere in risalto la sua “perla” social. Si consoli pensando a chi l’ha apprezzata, come un nipote dell’ex boss (e del defunto), che ha condiviso con entusiasmo il suo post : “Condividiamo perchè anche il sindaco ha dato ragione alla mia famiglia! Grazie CATENO DE LUCA – SINDACO DI MESSINA- SENZA SE E SENZA MA hai le palle no perchè hai dato ragione ma perchè sei coerente e onesto in tutto e per tutto!
Intanto sulla vicenda, che ha suscitato la reazione indignata della Commissione Antimafia regionale, è stata aperta un inchiesta che si baserà anche sulle immagini recuperate dalle telecamere presenti sul percorso. Mentre le Forze dell’Ordine stanno verificando l’identità dei partecipanti per comminare le relative sanzioni. Un atto di giustizia e trasparenza verso tutta la comunità tempestivo che apprezziamo ma, soprattutto, un atto dovuto verso le tante famiglie che, in queste ore tragiche, stanno subendo il dolore della perdita di un loro caro e che si vedono negato, a causa di un virus maledetto, anche il conforto di rendergli l’ultimo saluto.

Coronavirus, ecco le attività che riaprono, stretta sugli ingressi in Italia.


Dpcm: le attività che possono riaprire e le misure da tenere.

Librerie e negozi per bimbi possono riaprire, restano chiuse in diverse regioni. Per la spesa obbligo di guanti e orari più lunghi ma non in tutte le città.

Secondo l'ultimo DPCM riaprono il 14 aprile le librerie, le cartolerie e i negozi di vestiti per neonati e bambini. Ripartono le attività forestali, l'industria del legno e anche la produzione di computer. Ecco i primi spiragli nel lockdown da coronavirus. La serrata pressoché totale viene prorogata ancora, da domani fino al 3 maggio, compresa la stretta sui rientri dall'estero e sui viaggi di lavoro nel nostro Paese, con controlli agli imbarchi e stop ai viaggi per chi ha la febbre.
Restano tutti i limiti agli spostamenti, la chiusura delle scuole, lo stop alle attività produttive non essenziali. E resta la possibilità per le Regioni di emettere ordinanze ancora più restrittive di quelle dello Stato. Ma arrivano singole deroghe e nuove norme per le attività che saranno aperte, con l'obbligo di mascherine per i dipendenti e disinfettanti mani vicino alle casse o anche alle tastiere dei bancomat. Ad esempio LE LIBRERIE non apriranno in Lombardia, Veneto Piemonte e nel Lazio apriranno solo dal 20 aprile.
ALLO STUDIO L'ANTICIPO DELLA RIAPERTURA DI MODA AUTOMOTIVE E METTALLURGIA - Far ripartire alcune attività prima della fine del lockdown, magari già dalla prossima settimana, partendo da alcune filiere nelle quali il lavoro si può con più rapidità riorganizzare in sicurezza: è una delle ipotesi cui lavora il governo per preparare con 'gradualità' la fase 2. Tra le 'candidate' a riaprire i cancelli, secondo quanto apprende l'ANSA, ci sarebbero le filiere della moda, l'automotive e della metallurgia. Al momento si tratterebbe solo di ipotesi, da valutare anche con le parti sociali.
RIPARTONO ALCUNE ATTIVITA', DA BOSCHI A PC: dall'uso delle aree forestali, per tagliare i boschi ad esempio, alla fabbricazione dei computer, si allunga di una decina di voci la lista dei codici Ateco, che vanno da un ampliamento delle attività legate all'agricoltura alla ripresa per gli organismi internazionali presenti in Italia, come le sedi delle agenzie delle Nazioni Unite. Aggiunte tra le grandi opere, quelle idrauliche. Riparte il commercio all'ingrosso di carta e della cancelleria, per poter rifornire le cartolerie di penne, pennarelli, quaderni pronte alla riapertura insieme alle librerie e ai negozi per bambini, un'eccezione perché sul resto dell'abbigliamento le serrande restano giù.
IN AZIENDA POSSIBILE SMALTIRE LE SCORTE: per le attività che restano sospese, sarà comunque possibile entrare in azienda per vigilanza o manutenzione, per la gestione dei pagamenti (a partire dalle buste paga) e per la sanificazione. Si potranno anche spedire e ricevere merci, previa comunicazione al prefetto. Le fabbriche e le attività aperte devono assicurare "prioritariamente la distribuzione e la consegna di prodotti deperibili e dei generi di prima necessità".
LUNGO ORARIO AL SUPERMERCATO, GUANTI PER LA SPESA: il Dpcm elenca le misure per gli esercizi commerciali aperti, indicando la necessità di usare guanti usa e getta per fare la spesa e la mascherina in tutte le fasi lavorative dove non si può mantenere la distanza. Prevista la sanificazione due volte al giorno. In più, nei piccoli negozi, entro i 40 metri quadri, l'entrata è uno per volta e con due operatori al massimo. Per scaglionare gli accessi si prevedono anche "ampliamenti delle fasce orarie". Alla cassa si deve trovare l'igienizzante per le mani, anche prima di digitare il pin del bancomat.Su questa materia comunque le regioni legiferano per prorio conto: e nell'ordinanza del Lazio gli opari sono rimasti invariati fino al 3 maggio con la chiusura degli esercizi il 25 aprile e il 1 maggio.
SPOSTAMENTI E SPORT VIETATI, RESTA L'ATTIVITA' MOTORIA: per altre tre settimane bisognerà rimanere a casa, salvo "comprovate esigenze lavorative", necessità o motivi di salute. Niente eventi, chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, pub e discoteche. Aperti i luoghi di culto ma niente messe né funerali. Vietati i trasferimenti da dove ci si trova, vietatissimi gli spostamenti verso le seconde case di vacanza. Parchi e aree gioco restano chiusi, così come è confermato lo stop per tutte le attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti. Rimane consentita l'attività motoria nei pressi di casa, da soli e mantenendo le distanze.
STRETTA SUGLI INGRESSI, STOP A CHI HA LA FEBBRE. Confermata la disciplina sugli ingressi nel Paese e sui transiti brevi dall'estero: chi rientra avrà l'obbligo di isolamento fiduciario anche in assenza di sintomi. Prevista la possibilità di spostarsi per lavoro per un massimo di 5 giorni (72 ore prorogabili di 48). Regole più stringenti, in entrambi i casi, alla partenza dall'estero: bisognerà consegnare una dichiarazione ai vettori (con motivo del viaggio, indirizzo di dove si starà in isolamento e con quale mezzo privato ci si arriva), che dovranno misurare la temperatura e bloccare il viaggio di chi ha la febbre. Stop confermato per le navi da crociera con passeggeri e di bandiera italiana. Per quelle ancora in viaggio, al momento dello sbarco i passeggeri italiani e che abitano in Italia sono soggetti a 14 giorni di quarantena nella loro dimora, che raggiungeranno esclusivamente con mezzi provati. Gli stranieri (di origine e residenti fuori dall'Italia) vengono trasferiti immediatamente all'estero, in aereo o macchina, a spese dell'armatore. 

lunedì 13 aprile 2020

Coronavirus, l’Aifa “chiede” studi su eparina. Ricerca inglese: “Riduce mortalità del 20%”, ma Locatelli (Css) invita alla prudenza.

Coronavirus, l’Aifa “chiede” studi su eparina. Ricerca inglese: “Riduce mortalità del 20%”, ma Locatelli (Css) invita alla prudenza

Alcuni pazienti affetti da Covd muoiono per trombosi diffusa. Secondo due studiosi con il farmaco "si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite". Ma l'efficacia è ancora tutta da dimostrare.
Sono necessari studio clinici. È l’Aifa che in una nota lo chiede perché si verifichi la sicurezza e l’efficacia dell’eparina nella cura di Covid 19. “Poiché l’uso terapeutico delle eparine a basso peso molecolare sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l’urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza”.
Il farmacologo: “Convinti così di poter prevenire i trombi” – “L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con le indicazioni di oggi ha dato un segnale per quello che riguarda l’uso in prevenzione delle eparine a basso peso molecolare nei pazienti Covid-19, ma ha anche già approvato – dice Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania all’Adnkronos – uno studio specifico proposto da me e da Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna – per valutare gli effetti della somministrazione di dosi medio-alte del farmaco non tanto per prevenire eventi trombo-embolici, ma per curare quelli già in atto e che spesso portano alla morte dei pazienti. Si attende ora il via libera del comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma”.
“Dati preclinici – spiega – ci dicono che il Sars-Cov-2 si lega a un analogo dell’eparina, all’eparina endogena per capirsi, quella prodotta dal nostro corpo, inattivandola. C’è quindi la necessità di supplementare l’eparina dall’esterno con una molecola come l’enoxeparina. Ma l’uso di questo tipo di medicinale, le eparine a basso peso molecolare, è già previsto nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) anche per i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici”. Il punto ora è un altro. “Il problema è diverso perché abbiamo l’impressione, supportata da esami autoptici su diversi pazienti, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave – sottolinea – quanto per eventi tromboembolici, problemi che sono legati a un danno da parte del virus sull’endotelio basale e alveolare del polmone. Siamo convinti che somministrando enoxeparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite”.
“Siamo convinti – ribadisce l’esperto – che l’uso dell’enoxaparina possa fare molto di più che prevenire coaguli in questi pazienti. Ho visto le Tac di questi pazienti e sono sconvolgenti: il polmone non c’è più, i pazienti non respirano più se non con margini di tessuto, il problema però è che con la respirazione assistita questi pazienti possono durare di più se non ci sono fenomeni tromboembolici. Il danno endoteliale è catastrofico e c’è persino il rischio di una coagulazione intravascolare disseminata (Cid) che quando si verifica è inarrestabile: il paziente muore per trombosi diffusa“. Una situazione che si tenterà di arginare proprio con l’uso dell’eparina.
Lo studio inglese e la riduzione del 20% della mortalità – Uno studio inglese segnala la riduzione fino al 20% della mortalità fra i pazienti Covid-19 con un marcato aumento di un indicatore di presenza di coaguli del sangue, grazie all’uso dell’eparina. La ricerca sul ‘Journal of Thrombosis and Haemostasis’ guidato dall’ematologo Jecko Thachil del Department of Haematology del Manchester Royal Infirmary segnala che il farmaco nei pazienti Covid-19 potrebbe avere effetti anticoagulanti, oltre che antinfiammatori e persino antivirali. “È stato dimostrato che all’infezione da nuovo coronavirus – si legge sul paper – è associata un’alta mortalità in presenza di valore elevato di D-dimero, marcatore particolarmente importante per la coagulopatia”. In uno studio precedente dello stesso gruppo, si ricorda, “è stato dimostrato che l’uso della terapia anticoagulante con eparina riduce la mortalità. In quel documento, tuttavia, solo 99 su 449 pazienti avevano ricevuto eparina in via preventiva. Un piccolo numero perché la terapia anticoagulante è stata presa in considerazione solo dopo che sono stati notati micro-trombi nella dissezione polmonare da un paziente in condizioni critiche. Questo ha però aiutato gli autori ad analizzare retrospettivamente la differenza sugli esiti tra i pazienti con e senza terapia anticoagulante”.
Secondo gli esperti inglesi, “l’eparina a basso peso molecolare alla dose profilattica dovrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con D-dimeri marcatamente elevati. Rapporti aneddotici dall’Italia – evidenzia lo studio – suggeriscono un aumentato rischio di tromboembolia venosa nei pazienti ricoverati negli ospedali con Covid-19. Chiaramente, la profilassi anticoagulante gioverebbe a questi pazienti. Ma potrebbero esserci altri benefici perché è nota anche la funzione antinfiammatoria dell’epatina, che può essere rilevanti in questo contesto”. Ancora, “l’eparina può influire sulla disfunzione microcircolatoria e ridurre il danno d’organo” e “agire sulla disfunzione endoteliale che contribuisce agli effetti cardiaci, un’altra complicazione sempre più riconosciuta del Covid19”.
“Un altro concetto interessante – rilevano gli ematologi inglesi – è il ruolo antivirale dell’eparina, che è stato studiato in modelli sperimentali: è in grado di legarsi a diverse proteine e quindi agire come efficaci inibitori dell’attaccamento virale. Ad esempio, nel caso di infezioni da virus dell’herpes simplex, l’eparina compete con il virus a livello delle glicoproteine della superficie della cellula ospite, per limitare l’infezione, e nell’infezione da virus zika, previene la morte cellulare indotta da virus di cellule progenitrici neurali umane”.
Gli autori parlano infine di “uno studio italiano” del 2004 “in cui l’uso di eparina (100 microg/mL) ha dimezzato l’infezione in cellule sperimentali iniettate con espettorato da un paziente con polmonite da coronavirus”. Certo, “i benefici clinici in una qualsiasi di queste infezioni virali devono ancora essere determinati”. Ma ci sono diversi modi in cui l’eparina può rivelarsi utile contro Covid19, bisognerà approfondire però con quale dosaggio. Secondo Thachil, “occorrerebbe studiare in vitro le funzioni antinfiammatorie, la protezione endoteliale e l’inibizione virale dell’eparina indipendentemente dalle proprietà anticoagulanti nello scenario Covid”.
Il professor Locatelli (Css) chiede prudenza – “Questo è il tempo della sobrietà comunicativa in ambito medico, della responsabilità nel diffondere messaggi e nel condurre studi clinici solidi. Si possono fare, anche in tempi di ‘guerra epidemica, studi che siano solidi e rigorosi” sui farmaci aveva detto appena ieri il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, in conferenza stampa a Roma all’Istituto superiore di sanità. Lo scienziato ha ricordato che le analisi autoptiche hanno messo un luce il fatto che “una risposta esageratamente infiammatoria può contribuire in maniera rilevante” alle problematiche dei pazienti Covid, “e questo ha portato a sperimentare sostanze mirate a bloccare questa risposta. Ci sono anche immagini di occlusioni coagulative, micro-trombi a livello del microcircolo, e questo invece ha offerto lo spunto per le speculazioni sull’eparina. Non dimentichiamo però che l’eparina è un farmaco che ha qualche effetto collaterale, ci sono stati alcuni pazienti deceduti per complicanze emorragiche”, ha concluso l’esperto, invitando a “cautela, rigore e approcci metodologici inappuntabili”.

domenica 12 aprile 2020

Pasqua 2020


- Siete ridicoli - di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 12 Aprile

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Nelle democrazie, ciascuno dice quel che gli pare: le opposizioni criticano il governo quando e come vogliono, il capo e i membri del governo rispondono quando e come vogliono; i mass media riprendono le parole di tutti (“notizie”), ne esaminano la rispondenza ai fatti (“analisi”) e le giudicano come pare a loro (“commenti”); i cittadini incamerano tutte le informazioni e si formano le opinioni che vogliono. Nelle dittature, il tiranno parla da solo senza tema di smentite, e gli oppositori e i critici tacciono, perchè imbavagliati, o aboliti per legge, o detenuti, o esiliati, o morti. Quindi non si vede dove stia il problema se il presidente del Consiglio, in conferenza stampa davanti a giornalisti, dopo aver illustrato un decreto e la posizione del governo nelle trattative europee, risponde alle critiche di due oppositori sul nuovo Mes senza condizionalità per spese sanitarie. Anzi, alle loro calunnie che gli attribuiscono crimini tanto gravi (Meloni: “Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond, Italia messa sotto tutela. Hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo si è piegato ai dogmi nordeuropei. Un atto di alto tradimento verso il popolo italiano”; Salvini: “Caporetto, drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus”), quanto inesistenti (né Conte né Gualtieri hanno mai “firmato” né “attivato” alcunché, anzi hanno ribadito che l’Italia non userà il Mes e continuerà a chiedere gli eurobond fino alla fine).

Se Conte non avesse risposto alla prima occasione, la gente avrebbe pensato che quelle accuse fossero vere. Invece sono balle sparate per nascondere i disastri in Lombardia e i veri responsabili del Mes: approvato nel 2011 dal governo B.-3 (Salvini alleato e Meloni ministra) e ratificato nel 2012 dal governo Monti (Pdl con Meloni alleato, ma senza più Lega). Carta canta: “Consiglio dei Ministri n.149 del 03/08/2011. La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica: Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi, ed ha definitivamente approvato su proposta del Ministro degli affari esteri, Frattini: - due disegni di legge per la ratifica e l’esecuzione dei seguenti Atti internazionali: 1)Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità (MES - Mechanism European Stability)…”. Sanguinante per la sbugiardata, Salvini è corso a piagnucolare da mammà Mattarella perchè il premier cattivo gli aveva fatto la bua.

La Meloni, meno petulante, s’è limitata a paragonare Conte al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che però piace tanto a Salvini, che nel 2014 andò in pellegrinaggio da lui con Razzi, elogiando “lo splendido senso di comunità” di quel paradiso di democrazia. E ora, per non contraddirsi, equipara l’Italia di Conte all’Urss. Resta da capire come spieghino, il partigiano Cazzaro e la partigiana Giorgia, i dati Agcom che li vedono onnipresenti su tutte le reti Rai, Mediaset e La7, molto più del premier e dei leader di maggioranza. Ma tutto questo fa parte delle normali polemiche tra governo e opposizione (a cui ormai s’iscrive di diritto la masnada renziana). Non è normale, invece, che insigni verginelle sostengano che Conte non deve replicare alle calunnie dell’opposizione, o lacrimino per la fine dell’agognata “unità nazionale” (con chi dà al premier del “criminale” e del “traditore del popolo”), o invochino interviste riparatrici a Meloni&Salvini in nome del “contraddittorio”: come se a garantirlo, in una conferenza stampa, non fossero le domande dei giornalisti; e come se il premier, ogni volta che nomina Salvini e Meloni, dovesse portarseli appresso.
Persino una persona seria come Enrico Mentana si pente di non aver censurato le parole di Conte su Salvini e Meloni. Fermo restando che ciascun giornalista è libero di trasmettere ciò che vuole, sarebbe curioso se il direttore di un tg – tra l’altro abituato a trasmettere nelle sue “maratone” i flatus vocis di qualunque politico – oscurasse la notizia del giorno perché non gli garba. Le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, e Mentana ce lo insegna (un mese fa anticipò la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, innescando la fuga da Nord a Sud, e fece bene). Poi, se qualcosa non piace, lo si critica e si dà la replica agli interessati. Trattandosi poi di una conferenza stampa e non di un videomessaggio (tipo quelli di B. e di Bin Laden), se Mentana o altri avevano qualcosa da dire, potevano collegarsi e obiettare. Sarebbe comico un direttore di tg che chiedesse al premier: “Ci dica se nominerà Salvini e Meloni invano e, se sì, batta prima tre volte le palpebre, così io la taglio all’istante”. Poi c’è il caso umano del direttore di SkyTg24, Giuseppe De Bellis, altro ex dipendente Mediaset, che costringe i suoi giornalisti a declamare un suo editoriale in cui, mentre accusa Conte di fake news sul Mes, ne racconta una lui, negando che il Mes sia opera del governo B. Dopodiché, si capisce, il Fatto sparisce dalla rassegna stampa perché il titolo non gli piace (W la democrazia). Ancora una volta, come sempre da quando il premier vola nei sondaggi, si sente un gran stridio di unghie sugli specchi: prima Conte doveva parlare di più, anzi di meno; poi non doveva parlare dopo le 23; poi non doveva parlare su Facebook; poi non doveva parlare in ritardo; poi non doveva parlare con videomessaggi; ora non deve parlare in conferenza stampa. Fate la cortesia: dite una volta per tutte che non deve parlare mai. Anzi, non deve proprio esistere, perché ha il grave torto di non essere Draghi. Così la facciamo finita con tutte queste pippe.

sabato 11 aprile 2020

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra.

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra

I leader dell'opposizione contro Giuseppe Conte per le parole pronunciate in conferenza stampa. Ma nel 2011 furono Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti a dire sì alla creazione di un Fondo Salva-Stati nel Consiglio europeo e all'Eurogruppo. Il 3 agosto 2011, il Consiglio dei ministri guidato da Silvio Berlusconi approvò il disegno di legge per la ratifica: il Carroccio era al governo e la leader di Fratelli d'Italia faceva parte del governo. 

Adesso Matteo Salvini e Giorgia Meloni si chiamano fuori, ricordando che in Parlamento nel 2012 dissero no o erano assenti. E attaccano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo la conferenza stampa in cui ha ricordato quali furono le loro posizioni sul Mes e li ha accusati di “mentire” agli italiani. Ma quali sono state le tappe del Meccanismo europeo di stabilità? L’ok dell’Aula arrivò otto anni fa sotto il governo Monti: la Lega votò contro, Meloni era assente. Ma a preparare il Fondo Salva-Stati – basta guardare le cronache dei quotidiani dell’epoca – fu il governo Berlusconi nel 2011, con il via libera all’Eurogruppo e l’approvazione del disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio europeo del 25 marzo che cambiava il Trattato sul funzionamento unico dell’Ue e dava il là alla creazione del Fondo Salva-Stati. Un governo sostenuto dalla Lega, di cui Salvini all’epoca era europarlamentare, e di cui l’attuale leader di Fratelli d’Italia faceva parte.
Il Consiglio dei ministri è il numero 189 del governo Berlusconi IV e si riunisce a Palazzo Chigi il 3 agosto 2011, tre mesi prima delle dimissioni e ad appena due giorni dalla lettera congiunta del presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet e di quello in pectore Mario Draghi con la quale indicarono all’Italia una serie di misure urgenti per superare la crisi.
Tra codice antimafia, nomina di prefetti e altre deliberazioni, il Consiglio dei ministri approva, su proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini, il disegno di legge per la ratifica e l’esecuzione della “decisione del Consiglio europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism) nei Paesi la cui moneta è l’euro”, si legge nel comunicato stampa diffuso quel giorno da Palazzo Chigi. È il Mes, il fondo Salva-Stati definito poi nel febbraio 2012 che oggi i partiti di minoranza, sostenitori e parte di quel governo, non vogliono. E imputano al governo Conte di aver accettato come strumento europeo per affrontare l’emergenza sanitaria legata al coronavirus.
Lo ha ricordato anche Mario Monti in un editoriale sul Corriere della Sera: “Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Quel governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega”.
L’obiettivo – continuava il governo nella nota stampa diffusa nei giorni in cui lo spread galoppava – è “far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’euro”. La decisione del Consiglio dei ministri di dire sì alla decisione del Consiglio europeo è l’architrave della definizione del Fondo Salva-Stati che sarà poi perfezionata dal governo di Mario Monti, subentrato nel novembre 2011 al governo Berlusconi.
Di quel governo era ministro della Gioventù Giorgia Meloni che ora parla di “alto tradimento”, al tavolo sedeva da poco Anna Maria Bernini alle Politiche Europee, Umberto Bossi aveva le deleghe per le Riforme, Roberto Maroni guidava l’Interno, Giulio Tremonti era il titolare dell’Economia e Maria Stella Gelmini era la ministra dell’Istruzione.
Le contrattazioni andavano avanti da tempo. Basta sfogliare i quotidiani di nove anni fa. Il giorno dopo l’Eurogruppo che approvò la modifica del Trattato per creare il Salva-Stati, era il 22 marzo 2011La Stampa titolava: “I ministri economici hanno chiuso ieri l’intesa”. Non appariva molto preoccupato Il Giornale: “Fondo salva Stati a 700 miliardi”, si leggeva a pagina 22. Mentre il Corriere della Sera precisava: “Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha lasciato la riunione a Bruxelles senza rilasciare dichiarazioni nemmeno sulle conseguenze di finanza pubblica italiana di questi impegni di salvataggio”. Tre giorni dopo arrivò la decisione del Consiglio europeo presieduto dall’olandese Herman Van Rompuy. Quindi ad agosto 2011 il voto in Consiglio dei ministri. Il Mes – definito nel febbraio 2012 – approdò in Parlamento quando ormai c’era Mario Monti. Il 19 luglio 2012 il via libera definitivo della Camera al trattato – insieme al Fiscal Compact – con 325 sì, 53 no e 36 astenuti.
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