mercoledì 22 aprile 2020

Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis: concessi i domiciliari al colonnello di Provenzano. Ora pure gli altri boss sperano. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto delle rivolte”. - Giuseppe Pipitone

Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis: concessi i domiciliari al colonnello di Provenzano. Ora pure gli altri boss sperano. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto delle rivolte”

Il giudice del tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso gli arresti casalinghi a Francesco Bonura, boss dell'Uditore e ricco costruttore edile, condannato a 18 anni nel 2012. Adesso puntano ai domiciliari anche capimafia come Bagarella e Santapaola. Il magistrato componente del Csm: "Lo Stato sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa". Il Dap: "La nostra ai penitenziari del 21 marzo? Era solo un monitoraggio. Scarcerazioni competono ai magistrati". Il ministero avvia verifiche.
Cominciano ad aprirsi le porte del carcere per i mafiosi detenuti in regime di 41 bis. Come anticipato dal fattoquotidiano.it, infatti, l’allarme coronavirus rischia di portare ai domiciliari non solo i detenuti comuni ma anche boss di rango. Come per esempio Francesco Bonura, condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere. Classe 1942, palermitano, ricco costruttore edile, figura di spicco del mandamento dell’Uditore, era detenuto nel carcere di Opera a Milano. Da ieri può tornare nella sua Palermo. A dare notizia dell’avvenuta scarcerazione di Bonura è il sito dell’Espresso.
Il colonnello di Provenzano – Al mafioso palermitano sono stati concessi gli arresti casalinghi per motivi di salute: “Siffatta situazione facoltizza questo magistrato a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”, scrive il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo, riferendosi all’emergenza coronavirus. “Anche tenuto conto dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio, indubitamente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere, che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani e affetti da serie patologie pregresse”, sono le parole usate dal magistrato per motivare la sua decisione. In un provvedimento di 3 pagine, firmato il 20 aprile, il giudice spiega che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo, dove “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati“. Il boss mafioso potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per “significative esigenze familiari”. Quali? Matrimoni, battesimi, pranzi di Natale e di Pasqua.
“Stato sembra essersi piegato al ricatto” – “Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte“, dice al fattoquotidiano.it il magistrato Nino Di Matteo, commentando la notizia del rilascio di Bonura. “E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia“, aggiunge sempre l’ex pm di Palermo ora consigliere del Csm. Bonura, infatti, non è un padrino di secondo piano. Insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà, faceva parte della triade che dai mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo guidava Cosa nostra subito dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Del boss corleonese il costruttore mafioso era uno dei più fidati colonnelli. L’ultima volta fu arrestato nel giugno del 2006 nell’inchiesta Gotha, che bloccò una nuova guerra di mafia tra gli schieramenti di Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo, entrati in rotta di collissione per la successione di Provenzano al vertice della piovra.
La circolare sui detenuti over 70 – La scarcerazione di Bonura potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Sono diversi, infatti, i mafiosi di alto livello che adesso sperano di ottenere i domiciliari per evitare il contagio in carcere. Nelle settimane scorse i cancelli si sono già aperti per il calabrese Rocco Filippone (che era detenuto in regime di Alta sicurezza, più leggero rispetto al 41 bis), imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista. A casa è tornato anche Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme. Sono tutte scarcerazioni successive alla nota del Dipartimento amministrazione penitenziaria inviata a tutti i penitenziari il 21 marzo scorso, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia. Nel provvedimento del governo c’erano anche alcune norme per combattere il contagio del coronavirus all’interno delle carceri, diminuendone l’affollamento. In pratica si stabiliva che i detenuti condannati per reati di minore gravità, e con meno di 18 mesi da scontare, potevano farlo agli arresti domiciliari.
I boss sperano di tornare a casa – La nota del Dap, però, non faceva alcun riferimento alla situazione giudiziaria dei detenuti. Si limitava ad elencare dieci condizioni, “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze“: nove sono patologie, l’ultima è avere un’eta “superiore ai 70 anni“. Un documento che ha mandato fibrillazione gli ambienti giudiziari legati alla gestione carceraria. Il motivo? Non fa distinzione fra i detenuti, e quindi include in quegli elenchi di over 70 anche i circa 750 in regime di 41 bis e le migliaia che invece stanno nei reparti ad Alta sicurezza. Cioè il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura. E dove sono ancora reclusi boss di prima grandezza, che adesso puntano ai domiciliari: capimafia come Leoluca Bagarella Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, il capostipite di ‘ndrangheta Umberto Bellocco. Hanno tutti più di 70 anni e qualche patologia, e quindi sono stati tutti inclusi negli elenchi forniti dai penitenziari “con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza”, come aveva ordinato il Dap.
Il Dap: “Nostra nota era solo un monitoraggio” – Proprio nel giorno della scarcerazione di Bonura il Dap ha diffuso un comunicato per sottolineare di non aver “diramato alcuna disposizione a proposito dei detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza o, addirittura, sottoposti al regime previsto dall’art. 41bis dell’Ordinamento Penitenziario”. Il dipartimento definisce la circolare inviata il 21 marzo (esattamente un mese fa) come “un semplice monitoraggio con informazioni per i magistrati sul numero di detenuti in determinate condizioni di salute e di età, comprensive delle eventuali relazioni inerenti la pericolosità dei soggetti, che non ha, né mai potrebbe avere, alcun automatismo in termini di scarcerazioni. Le valutazioni della magistratura sullo stato di salute di quei detenuti e la loro compatibilità con la detenzione avviene ovviamente in totale autonomia e indipendenza rispetto al lavoro dell’amministrazione penitenziaria”. Insomma, il Dap ci tiene a specificare che gli arresti casalinghi per i boss mafiosi sono scelte che spettano solo ai magistrati. Intanto il ministero della giustizia ha attivato i suoi uffici per “fare le tutte le opportune verifiche e approfondimenti“.
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martedì 21 aprile 2020

Scoperto a 800 anni luce dalla Terra un pianeta gigante roccioso che non dovrebbe esistere, eppure c'è. - Enzo Vitale

Una rappresentazione artistica del pianeta e la sua stella

Un cuore caldo e un corpo freddo, anzi roccioso, se poi aggiungiamo che ha una massa 40 volte più grande del nostro pianeta, allora c'è qualcosa che non torna. Almeno secondo  le nostre attuali conoscenze.
Il mostro ha un nome degno della sua particolarità: TOI-849b ed è distante quasi 800 anni luce dalla Terra.
Nel nostro Sistema Solare “corpi” di queste dimensioni sono lontani dalla stella intorno alla quale orbitano, hanno tutt'altro aspetto e sono gassosi. Vedi i "nostri" giganti Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
E allora perchè questo singolare mostro che orbita intorno a una stella simile al nostro Sole, che ha una dimensione di poco inferiore a Nettuno, ha questo particolare e singolare aspetto? In un lontanissimo futuro diventeranno così anche i nostri quattro  giganti gassosi?

LE DOMANDE.
Potrebbe essere il nucleo rimasto di un gigantesco pianeta gassoso?  Per ora il mistero è fitto, ma a spiegare il perchè della sua esistenza ci ha provato un team di ricercatori guidato da David J.Armstrong dell'Università di Warwick in Gran Bretagna. Il team internazionale, composto da ben 120 scienziati, ha firmato lo studio che è stato pubblicato lo scorso 23 marzo.  
Secondo gli studiosi «Anche l''interno dei pianeti giganti del nostro Sistema solare rimane poco conosciuto. Le difficoltà di osservazione portano a grandi incertezze nelle proprietà. Ecco perché gli esopianeti che hanno vissuto strani percorsi evolutivi possono fornirci una nuova strada per comprendere i loro nuclei».
LE IPOTESI.
Per adesso le ipotesi che più di altre si fanno strada sono essenzialmente due: la prima è che la parte gassosa di  TOI-849b sia stata letteralmente strappata via dalla vicina stella intorno alla quale orbita, mentre la seconda riguarda uno scontro titanico tra due pianeti giganti. Il tremendo urto tra i due avrebbe appunto “tirato" via tutta la parte gassosa del pianeta lasciandolo nella sua nudità rocciosa. I ricercatori, però, azzardano anche l'ipotesi dell'evoluzione temporale del suo disco protoplanetario. Certo è che queste stranezze osservate in un oggetto così distante da noi potrebbero chiarire la composizione e la stessa evoluzione dei nuclei rocciosi dei quattro pianeti giganti gassosi del nostro Sistema Solare.
LA SCOPERTA.
TOI-849b è stato scoperto dal gruppo di astronomi coordinato da David J.Armstrong attraverso Tess (Transit Exoplanet Study Satellite), il telescopio spaziale della Nasa lanciato  nell’aprile 2018. Oltre agli esopianeti, in poco più di due mesi, Tess ha anche osservato eventi come supernove in galassie lontane che sono state in seguito osservate da telescopi a terra.
(Il telescopio spaziale Tess durante la sua realizzazione a terra)
IL COORDINATORE DEL TEAM.
«In effetti, fino ad ora -è stato il commento di Armstrong-, non abbiamo mai visto pianeti di quella densità di queste dimensioni. Un mondo roccioso così enorme dovrebbe aver costruito una spessa e densa atmosfera intorno ad esso, diventando un gigante gassoso simile a Giove. Ad ogni modo -conclude- l'unica cosa chiara è che questo pianeta non ha seguito i normali modelli di evoluzione planetaria. E' strano non solo in confronto ai pianeti del nostro Sistema Solare, ma anche agli altri 4.000 e più esopianeti che abbiamo scoperto».
Fino a quando gli scienziati non ne capiranno di più, sembra proprio che TOI-849b sia la mosca bianca dei pianeti.

Perché l'antimateria scomparve dopo il Big Bang? Arrivano i primi indizi. - Bruno Pontecorvo, Gabriella Catanesi

Perché l'antimateria scomparve dopo il Big Bang? Arrivano i primi indizi

L'esperimento T2K sui neutrini che spiega perché prevalse la materia conquista la copertina di Nature. Una scoperta, fatta da scienziati di 12 paesi, che parla anche italiano.

ROMA - Sono solo i primi indizi per capire perché subito dopo il Big Bang la materia ha prevalso sull'antimateria. Ma molto interessanti. Gli scienziati hanno osservato per la prima volta differenze nel comportamento dei neutrini e della loro controparte dell'antimateria, i cosiddetti antineutrini. Il risultato, che ha guadagnato la storia di copertina di Nature, è stato ottenuto dalla collaborazione T2K (Tokai to Kamioka), che coinvolge 12 Paesi e a cui l'Italia partecipa con le Università di Napoli, Padova, Roma Sapienza e Politecnico di Bari, con il coordinamento dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

I fisici di T2K hanno dimostrato che gli antineutrini, rispetto ai neutrini, cambiano d'abito meno frequentemente, trasformandosi da una tipologia a un'altra delle tre esistenti in natura, un fenomeno che gli esperti chiamano oscillazione, e che fu previsto dal fisico italiano Bruno Pontecorvo negli Anni 50. "I nuovi risultati dimostrano, con una certezza del 99,7% , che il fenomeno dell'oscillazione si verifica con probabilità diverse per i neutrini rispetto agli antineutrini", ha spiegato all'agenzia Ansa Gabriella Catanesi, responsabile per l'Infn di T2K e componente del comitato esecutivo dell'esperimento.


I neutrini sono particelle molto sfuggenti: basti pensare che in un secondo ben 60 miliardi attraversano la punta di un dito senza lasciare traccia. Occorrono, quindi, esperimenti molto grandi e sorgenti molto potenti per studiarli. In T2K un fascio di neutrini, o di antineutrini, prodotto dall'acceleratore di particelle, Japan Proton Accelerator nel villaggio giapponese di Tokai viene inviato a 295 chilometri al rivelatore sotterraneo Super-Kamiokande, che con i suoi 11.000 occhi elettronici è capace di catturare la luce prodotta dagli elusivi neutrini nelle interazioni con 50.000 tonnellate di acqua purissima.

"Durante il tragitto gli antineutrini si trasformano da un tipo a un altro, oscillando da muonici in elettronici", chiarisce Catanesi. "Obiettivo di T2K è cercare differenze di comportamento fra neutrini e antineutrini, per capire - aggiunge - se la simmetria fra queste due componenti viene violata, contrariamente a quanto accade per la gran parte delle leggi che descrivono il comportamento delle particelle elementari".

Uno dei misteri della fisica è infatti capire perché sia venuta meno l'originale simmetria tra materia e antimateria dopo il Big Bang, dove sia finita l'antimateria e perché non vediamo, ad esempio, anti-stelle, anti-galassie e persino un anti-universo. Spiega Catanesi: "L'avere osservato che il numero di antineutrini che si trasformano da un tipo a un altro è inferiore rispetto ai neutrini può essere importante per spiegare perché oggi nell'universo vediamo più materia che antimateria. Si tratta - conclude la studiosa dell'Infn - di un punto di partenza. Occorreranno misurazioni più precise per confermare queste indicazioni. Per questo, stiamo lavorando per migliorare ancora il nostro apparato, che potrà aiutarci a dare una risposta al problema dell'antimateria mancante dell'universo".


https://www.repubblica.it/scienze/2020/04/16/news/perche_l_antimateria_scomparve_dopo_il_big_bang_arrivano_i_primi_indizi-254165337/?fbclid=IwAR3xaNaMxqxPyqUa5aRM8VJzayivqiYl3fIlNWA_-bnn65FNgRffIrSPVxY

Dio Patria e Famiglia, Spa. Report 20 aprile 2020.



Con l’esplosione della pandemia il fronte sovranista che si professa ultracattolico è tornato all’attacco di Papa Francesco. Sui siti della destra religiosa americana non hanno dubbi: il coronavirus è la punizione divina per il tradimento di Bergoglio. È solo l’ultima delle accuse mosse al Pontefice, e arriva dopo i violenti attacchi lanciati contro le posizioni assunte su migranti, divorziati, difesa dell’ambiente e omosessuali. Quello degli anti-bergogliani è un network potente che comprende giornali, siti, associazioni, fondazioni e un fiume di soldi che dagli Stati Uniti negli ultimi anni è approdato in Europa e in Italia. Report svelerà in esclusiva quali sono i gruppi politici italiani sostenuti da Oltreoceano e chi sono i cosiddetti dissidenti da Bergoglio all’interno delle gerarchie vaticane e i leader politici che stanno offrendo sponda.

collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
immagini di Davide Fonda e Tommaso Javidi


https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Dio-Patria-Famiglia-Spa-64da91b4-fe01-452a-a42e-dbe4aae4207b.html?fbclid=IwAR08xhczEIAApmkwOcjdOomrOf9dogVrvb0-82x7P0zSvt3Q-Na9tBGyQhM

Ciro di Napoli.- In Piemonte e Lombardia la Lega ed il CDX sono allo sbando!

Bergamo, il caos dell'ospedale di Alzano Lombardo: tutti gli errori

Dopo che la Regione ha inviato pazienti infetti nelle RSA, hanno cercato di nascondere 7.000 morti.
Gian Paolo Foina, direttore generale della Fondazione Benefattori Cremaschi di Crema, che dispone di una casa di riposo con 220 posti e di un centro di riabilitazione con 136 posti. dice: “Abbiamo accolto 20 pazienti Covid provenienti dagli ospedali. Non si poteva scegliere, la delibera lo impone a tutte le strutture con determinate caratteristiche”. (Viviana: ci vogliamo anche agggiungere che li pagavano 150 euro al giorno per prendersi i contagiati?)
"Le aziende sanitarie ci riferiscono che hanno ricevuto l’ordine dalla Regione di non dirci nulla, di non fornirci i numeri sui decessi e nemmeno sugli ospiti che manifestano sintomi riconducibili al virus: così li abbiamo raccolti noi”, dice il segretario regionale dello SPI, sindacato pensionati, Valerio Zanolla.
Il risultato è agghiacciante.
Lo Spi ha censito 349 strutture su oltre 700, contando quasi 5 mila morti: 4.995 per l’esattezza –di cui 1.100 solo nel Milanese – in attesa dell’aggiornamento dei dati dell’Istituto superiore della Sanità sui decessi nelle case di riposo. Numeri che fanno impallidire. Mentre le associazioni lombarde delle case di riposo denunciano, ancora una volta, le criticità da parte di Regione Lombardia nella gestione delle Rsa.
Se persino un cialtrone mariuolo come De Luca in Campania è riuscito ad arginare il covid i leghisti ed il CDX in Lombardia e Piemonte ne escono come i peggiori politici possibili , i più incapaci e pericolosi degli ultimi 30 anni.
Chi votava Lega per la capacità, dopo i disastri in Lombardia e Piemonte dovrà ripensarci; chi li votava per l’onestà, dopo le condanne di Bossi e Maroni e i 49 milioni rubati fatti sparire all’estero con Salvini già capo indiscusso (che ha rifiutato di presentarsi come parte civile a favore dei propri elettori derubati) dovrà ripensarci due volte.
Chi vota Lega davvero mi fa pena perché l’unica motivazione rimasta è…il razzismo!


Postato da Viviana Vivarelli su fb alle h.10 del 21 aprile.

Il Piccolo Premier - Marco Travaglio - IFQ -21 aprile 2020

Salvini contro tutti | Tre giorni per piantare la bandiera nell'urna

In tempi di clausura, ci si diverte come si può, anche con vecchi e nuovi giochi di società. Nel nostro ambiente è molto in voga il Piccolo Premier, ultimo della serie Piccolo Chimico, Dolce Forno ecc., ma meno pericoloso. Funziona così: ogni giorno si inventa che il governo cade, o è già morto ma ce lo tengono nascosto, e se ne fabbrica uno nuovo col pongo, il Das, il Lego o il Meccano. E tutti giù a ridere. Il Conte-2 doveva cadere ancor prima di nascere. Sul Def, l’Ilva, l’Alitalia, la prescrizione, l’Emilia, la tosse della pulce Innominabile. 
“Conte è il premier colibrì che batte le ali 70 volte al secondo solo per restare fermo. Ma la strategia dell’immobilismo rischia di portare alla crisi” (Damilano, l’Espresso, 2.2). 
“Dalla prescrizione all’Ilva, il mese orribile di Conte” (Stampa, 4.2). 
Del resto il governo è “senz’anima”, “senza idee”, “orfano” (Repubblica), “senza identità” (Repubblica-Espresso). 
“Conte come Schettino”, “Capolinea Conte”, anzi “Conte mira al Colle” (Giornale, 13, 14 e 16.2). 
“Conte faccia le valigie: ormai è finito” (Feltri, Libero, 12.2). Ma niente, non cadeva.
Poi arriva il Covid e “Conte fa più paura del virus” (Belpietro, Verità, 10.2), anzi “Il virus è Conte” (Giornale, 25.2). 
Ci vuole un bel governo di larghe intese, lo dicono anche i due cazzari Matteo. E qui il gioco passa alla fase2: rovesciato in premier, se ne fa un altro. Anzi, spunta. 
“Spunta l’ipotesi Cottarelli” (Giornale, 11.3). 
“Spunta la carta Bertolaso” (Corriere, 9.3), che ben meritò sul G8 e sul terremoto, oltrechè nei centri massaggi e nei tribunali. Oggi “supercommissario”, domani chissà. Piace ai due cazzari Matteo, a B., ma soprattutto a Farina-Betulla (Libero, 10.3): “Serve un capo con poteri eccezionali: l’ideale è Bertolaso”. A Capezzone: “Pronto il commissario per Giuseppi” (Verità, 10.3). A Paolo Guzzanti (Verità, 10.3): “È il nostro Cincinnato: salvaci tu!”. E a Marcello Sorgi, su La Stampa (10.3): “Bertolaso o Gianni De Gennaro, personaggi forti, abili, sperimentati” (De Gennaro soprattutto al G8 di Genova). Meraviglioso il Sole 24 ore: “Supercommissario, Conte frena ma apre” (11.3). Dunque “Conte ha il timer: debellato il virus dovrà sloggiare” (Mario Giordano, Verità, 3.3). 
“Il governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza… inadeguato… confuso… impacciato”, ergo urge “un proconsole anti-virus, un commissario con pieni poteri, un ‘uomo forte’” purchessia (Stefano Folli, Repubblica, 10.3). Poi Bertolaso arriva, ma solo alla corte di Fontana&Gallera. E, a parte contagiarsi e mandare in quarantena collaboratori e passanti, fa poco o nulla (il mega-ospedale in Fiera per ben 10 pazienti).
Però il gioco continua. “Giorgetti: dopo ci vuole Draghi” (Foglio, 6.3), quello che fino all’altroieri la Lega trattava da usuraio. “I due Matteo al lavoro: un governo a guida Draghi per la ricostruzione” (Messaggero, 27.3). Nell’attesa, “I giallorotti fingono di andare d’accordo, ma Franceschini continua a logorarli” (Giornale, 6.3). Minzolingua spiega sul Giornale (7.4): “il blitz del 2011 di Napolitano insegna: si può fare un governo in due giorni”, che ci vuole. “Conte in affanno, ora anche Mattarella chiude l’ombrello” (il Giornale, 17.4). E quando chiude l’ombrello Mattarella è finita. Di premier su piazza ce n’è da scialare: Cottarelli, Draghi e Franceschini, ma non solo. Libero (17.4): “Colao verso Palazzo Chigi con la benedizione di Trump” (l’ha confidato personalmente The Donald a Feltri dopo una cert’ora). Il Dubbio (17.4): “I dem pensano a Colao”. Ecco, Colao. Non vi piace? Basta chiedere: “Quel tam tam su Panetta. Il Pd si porta avanti con l’alter ego di Draghi” (il Giornale, 17.4). E al governo Panetta non aveva pensato nessuno, anche perché nessuno sa chi sia Panetta. Però “a maggio ci sarà la resa dei Conti. I due scenari: Conte senza Renzi oppure Draghi con Berlusconi” (il Giornale, 14.4.), ma non si esclude Panzironi con Gegia. Intanto però c’è il “mistero di Conte, che sbaglia ma non crolla” (Libero, 20.4). E come si fa? Sorgi garantisce, in base a “una serie di fattori, nessuno dei quali davvero decisivo” (fondi di caffè, viscere di animali, cose così), che “spira un venticello di crisi” (Stampa, 17.4). Il prestigioso Verderami, sul Corriere (15.4), annuncia “la bufera” è dietro l’angolo e poi il “governo Draghi”, visto che nel Pd “Conte viene ormai vissuto come il ‘moderno rappresentante del cadornismo’” (qualunque cosa voglia dire).
Il manager Andrea Guerra, sincero democratico, ha un’ideuzza mica male (Linkiesta, 18.4): “Commissariare il Paese per 24 mesi e riconsegnarlo ai giochi normali della politica dopo due anni”, con un bel governo Draghi “di poche persone brave e competenti”. Il “giurista” Paolo Armaroli ha già la lista (Il Dubbio, 14.4): “Di qui a poco Mattarella potrebbe convocare un terzetto di portenti formato da Amato, Cassese e Draghi e scegliere, dopo l’uscita di scena dei tanti dilettanti allo sbaraglio, il meglio del meglio ai posti di comando. Con un Cassese multiuso, jolly qual è, presidente del Consiglio, ministro dell’Università, dell’Interno, del Tesoro et similia”. Già, perché Cassese non è solo un portento, ma pure un millennial di 85 anni e potrebbe fare tutto lui. Inutile scomodare “poche persone”, quando ne basta una sola.

lunedì 20 aprile 2020

Coronavirus, sospesi alcuni dipendenti che hanno parlato con i media della denuncia contro Fondazione don Gnocchi. - Valeria Pacelli

Coronavirus, sospesi alcuni dipendenti che hanno parlato con i media della denuncia contro Fondazione don Gnocchi

“Si tratta di un provvedimento palesemente illegittimo e ritorsivo. Nel caso la cooperativa erogasse sanzioni disciplinari, queste ultime sarebbero immediatamente impugnate avanti al Tribunale del Lavoro di Milano”, ha commentato l’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta i 18 lavoratori firmatari dell’esposto.

Sospesi dal servizio per aver parlato con i media di una denuncia nei confronti dell’Istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi di Milano. È successo ad alcuni dipendenti della cooperativa Ampast che prestavano servizio presso l’Istituto Palazzolo, firmatari di un esposto in cui si chiede ai pm di Milano di indagare “atteso che i comportamenti omissivi e commissivi – è scritto nella denuncia – appaiono cagionare colposamente un’epidemia”.
Sono accuse, queste, che la Fondazione nei giorni scorsi ha respinto con forza definendole “false e calunniose”. Dell’esposto ne aveva parlato ilfattoquotidiano.it in un articolo del 23 marzo scorso. Nel frattempo però alcuni dei denunciati hanno ricevuto una lettera dall’Ampast, che il Fatto ha visionato. È di ieri per esempio quella consegnata ad una dipendente della cooperativa: “Risulta a codesta direzione che la S.V., unitamente ad altri dipendenti e collaboratori, – è scritto nella raccomandata a mano – ha diffuso a mezzo stampa (Corriere della Sera), televisione (Rai, Mediaset, Sky, La7) il testo di una querela sporta nei confronti della nostra azienda e della committente Fondazione Don Gnocchi con l’accusa di aver leso la vostra incolumità. In seguito a tale condotta, la Fondazione ha esercitati, in data 17 aprile 2020, il diritto di non gradimento nei suoi confronti”. “Fermo restando il Suo diritto di tutelare i suoi diritti, nonché il diritto dell’azienda di difendersi, – prosegue la raccomandata – si reputa che la scelta di divulgare le accuse prima ancora che si instauri, sempre che mai si instauri, un procedimento lede l’immagine dell’azienda e della committenza, oltre che minare il rapporto fiduciario con la S.V. e mettere a rischio l’azienda nel rapporto con lo stesso committente”. A questo punto la cooperativa invita la dipendente a “produrre le giustificazioni entro e non oltre il termine di cinque giorni dal ricevimento della presente contestazione”.
Nel frattempo però la dipendente è stata sospesa, anche se con stipendio: “A partire dalla consegna della presente, – si conclude nella raccomandata – lei viene sospesa cautelativamente dal servizio, con diritto di retribuzione, sino a nuova disposizione. Ci si riserva l’adozione degli opportuni provvedimenti, non esclusi quelli di natura disciplinare, all’esito delle giustificazioni o in difetto di loro tempestivo inoltro”. “Si tratta di un provvedimento palesemente illegittimo e ritorsivo. Nel caso la cooperativa erogasse sanzioni disciplinari, queste ultime sarebbero immediatamente impugnate avanti al Tribunale del Lavoro di Milano”, ha commentato l’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta i 18 lavoratori firmatari dell’esposto contro la Fondazione.
La fondazione Don Gnocchi in una nota “precisa di aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento’ nei confronti della Cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni loro lavoratori all’interno della struttura incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione. La Cooperativa, in qualità di datore di lavoro, – conclude la nota – anche a sua propria tutela, ha autonomamente ritenuto di avviare l’iter di contestazione disciplinare, secondo quanto normativamente previsto”.