Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 19 agosto 2020
Il Parlamento sembra il Palio, ma quasi mai vince il cavallo migliore. - Daniele Luttazzi
Il Palio di Siena 2020 non si correrà (FQ Magazine, 14 maggio 2020).
Il leghista Paolo Paternoster si toglie la mascherina. Il presidente Fico prova ripetutamente a convincerlo a rimettersela (“Non possiamo andare avanti così”), fino a sospendere la seduta per cinque minuti. Poi si riprende, con la Lega sempre nervosissima (FQ, 1 maggio 2020).
Il Parlamento è come un Palio di cui i presidenti delle due camere sono i mossieri, che giudicano la regolarità del dibattito in aula, richiamando e ammonendo i politici in caso di comportamento scorretto. In Parlamento, la politica si respira tutto l’anno, ma diventa una cosa che si può toccare con mano a ridosso della corsa elettorale, quando i candidati, nella speranza di mettersi in luce e di essere scelti, fanno la loro apparizione ufficiale in programmi tv dove i conduttori, come veterinari, li sottopongono a una visita accurata. I partiti impongono agli elettori il candidato che gli pare: a volte, la giustizia ne tiene in carcere qualcuno fino al giorno in cui, moralmente smacchiato e disinfettato, viene catapultato in Parlamento, cui apporta la legittima allegria che proviene da un acquisto così insperato.
Chiunque può essere candidato al Parlamento: nel giugno dell’83, per esempio, il Msi di Almirante mise in lista l’avvocato Manfredi Orbetello d’Aragona: era morto qualche settimana prima, ma portava migliaia di voti. Il Msi prese parte alla tribuna politica con la bandiera repubblichina abbrunata, su un cuscino i piedi del parlamentare deceduto, insieme con il fiore (un tulipano bianco) inviato dal partito nemico, il Pci di Berlinguer. Ho detto nemico, perché i partiti hanno rapporti di alleanza con altri partiti, ma soprattutto hanno un rapporto di fiera inimicizia con il loro nemico. Il fatto che non vinca il nemico è più importante della vittoria stessa, e contro il partito avversario si indirizzano canti dai versi a volte pesanti, che vengono pareggiati da quelli indirizzati in senso inverso. I capicorrente si incontrano in gran segreto per stipulare accordi con i quali cercano di danneggiare i nemici: ogni partito, anche se ha avuto in sorte dei brocchi, vuole vincere.
Questi accordi fanno parte del gioco bello che si chiama politica italiana, che, lo avete ormai capito, non è una corsa nella quale vince il migliore. Il giorno prima del silenzio elettorale, che proibisce la propaganda, i candidati cercano di apparire un’ultima volta da Vespa (“il cencio”, come lo chiamano affettuosamente in Rai): nello studio tv c’è un grande silenzio, perché i candidati, a quest’ora già abbondantemente trattati con sostanze stimolanti, non si innervosiscano. Una volta eletti, impareranno presto a conciliare ciò che avevano in programma con ciò che viene loro consigliato dall’opportunità, dalla convenienza e dall’inevitabile; e capiranno che, spesso, rimediare a grandi ingiustizie metterebbe in gioco interessi ai quali nessuno vuole rinunciare. Momenti che verranno rivissuti nei giorni a venire con racconti alla buvette, dove si ride ancora della volta che un giornalista cercò di attaccar bottone con Andreotti parlando della legge elettorale, e Andreotti lo tacitò dicendo: “Guardi, ho ottant’anni e non mi sono mai interessato di politica”. Il Parlamento, infatti, vive di tradizione orale: è una cosa politica fatta dai politici per i politici. I giornalisti possono interessarsene, ma in punta di piedi, senza disturbare. E così la cronaca politica diventa storia, diventa leggenda, diventa mito.
Coronavirus, le discoteche non riapriranno. Il Tar respinge il ricorso dei gestori. “Il loro interesse è secondario rispetto alla salute”.
A tutela delle aziende coinvolte, il giudice ha ricordato che è emersa la "comune volontà" di governo e Regioni di aprire "con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato". Il presidente della Silb-Fipe: "Il no del tribunale è incentivo a feste in ville".
Niente da fare per discoteche e locali notturni: almeno per ora non riapriranno. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dai gestori contro l’ordinanza del ministero della Salute che, il 16 agosto scorso, ne ha disposto la chiusura a fronte dell’aumento dei contagi nel Paese. Lo ha deciso il presidente della terza sezione quater del tribunale amministrativo attraverso un decreto monocratico, in cui si legge che “nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”. Specie se si tiene conto che dalla Conferenza Stato-Regioni, aggiunge il giudice, è emersa la “comune volontà” di aprire “con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato”. Già fissata il 9 settembre l’udienza in camera di consiglio per la valutazione collegiale del ricorso.
Per il Tar, si legge ancora nel decreto, la tutela della salute “costituisce l’oggetto primario delle valutazioni dell’Amministrazione, caratterizzate dall’esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all’esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio“. Parole che ribadiscono la necessità, da parte di Palazzo Chigi, di contenere la diffusione del virus anche a costo di danneggiare specifici settori economici. Negativa, invece, la reazione della Silb-Fipe (l’associazione di categoria dei gestori che aveva presentato il ricorso). “Fino al 7 settembre staremo chiusi e ora prolifererà l’abusivismo“, ha dichiarato il presidente Maurizio Pasca. “Siamo già in possesso di centinaia di video di feste abusive in ville che sfuggono a ogni controllo. In un filmato con giovani che addirittura si dichiarano positivi al Covid“. Parziale soddisfazione, invece, per il fatto che “è stato riconosciuto il danno subito”, aggiunge. “Motivo per cui il giudice monocratico ha rimandato la decisione finale a quello collegiale”.
Tutto è cominciato il 16 agosto, quando ministri e governatori delle Regioni si sono riuniti per decidere cosa fare delle discoteche dopo le immagini degli assembramenti registrati nel weekend di ferragosto. In quell’occasione si è deciso di adottare la linea dura, disponendo la chiusura dei locali su tutto il territorio nazionale (senza possibilità di deroga alle Regioni) e garantendo allo stesso tempo dei contributi economici agli operatori del settore. Uno schema che comunque non è andato giù ai gestori dei locali della movida, decisi sin da subito ad impugnare l’ordinanza del ministero e a chiederne la sospensione cautelare urgente. La loro linea poi è cambiata quando Maurizio Pasca del Silb Filp ha annunciato di essere disposto a “ritirare il ricorso” se ci sarà “un impegno serio per aiutare economicamente tutte quelle discoteche che non hanno più riaperto dal 23 febbraio”. Nonostante questo, ieri il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli ha deciso di far saltare il vertice con le associazioni di categoria in attesa del pronunciamento del Tar. Ora la discussione potrà ripartire. Il nuovo incontro è atteso per oggi.
Discoteche. I gestori dichiarano solo 18 mila euro all’anno: cifre da Caritas. - Alessandro Robecchi
C’è sempre da diffidare quando si sente la formuletta facile che recita: “Trasformare un problema in un’opportunità”. Di solito si intende che la sfiga resta per molti, quasi per tutti (il problema), e pochi, pochissimi, colgono la palla al balzo per guadagnarci (la famosa opportunità). Insomma, mi scuso in anticipo se userò questa formuletta in modo un po’ libero, ma insomma, i tempi sono quelli che sono e quindi sì, potremmo tentare davvero di trasformare un problema in opportunità.
Caso di scuola: gli aiuti che lo Stato, giustamente, elargisce ai settori in difficoltà, sia ai lavoratori (la cassa integrazione e gli altri ammortizzatori) che alle aziende. Distribuiti a pioggia e senza troppi controlli nei primi mesi dell’emergenza Covid, sono diventati una coperta – corta, come sempre – che ognuno tira di qua e di là, sempre dalla sua parte, ovvio. Così la sora Meloni poteva tuonare “Mille euro a tutti”, dal bracciante a Briatore, e i capataz di Confindustria implorare di darli tutti a loro. Sono ben note le condizioni di partenza: una situazione drammatica mai vista, con il Paese chiuso, molte produzioni ferme, i lavoratori in casa, eccetera eccetera. Un errore, non aver messo limiti e paletti adeguati alla distribuzione di soldi, vero, e un’unica scusante abbastanza potente: la fretta e – appunto – l’emergenza. Poi si è scoperto che almeno il trenta per cento delle aziende ha fatto lavorare i dipendenti lo stesso, pagandoli con soldi nostri (la cassa integrazione invece dello stipendio), il che è stato quantificato come un furto di circa 2,7 miliardi, non un dettaglio, insomma. Questo il problema. Veniamo all’opportunità.
Il decreto di chiusura delle discoteche offre un buon esempio per la discussione. Attentato al libero mercato, dicono i gestori, con Salvini che si accoda, forse memore dei balletti con le cubiste del Papeete, e lady Santanchè che si fa riprendere mentre danza, si ribella, dice che la sua, di discoteca, non chiuderà. Tutto bellissimo. Poi vai a cercare qualche dettaglio ed eccolo qui. Proprietari e gestori di discoteche, a leggere gli studi di settore (quando ancora c’erano) e le dichiarazioni dei redditi degli anni successivi, non superano in media i 18.000 euro di reddito annui, un giro d’affari che sembrerebbe miserabile anche per una piccola salumeria. I titoli dei giornali se la prendono sempre con i gioiellieri che guadagnano meno delle loro commesse – un classico –, ma a giudicare dai dati del ministero dell’Economia (basta cercare “discoteche dichiarazioni dei redditi”) si direbbe che chi possiede una sala da ballo col bar, le luci abbaglianti, il dj, le cubiste e altre cose utili al divertimento, passi le sue giornate in fila alla Caritas, guidi una vecchia Panda del ’99 e mantenga la famiglia con meno di 1.200 euro al mese. Francamente, anche con molta buona volontà, è difficile da credere.
Ecco dunque l’opportunità: perché non cogliere l’occasione degli aiuti (sacrosanti, ripeto) per fare un serio controllo in alcuni (anche tutti) i settori economici? Intanto, ovvio, commisurare gli aiuti alle dichiarazioni dei redditi, dato che sarebbe pazzesco rimborsare oltre i guadagni dichiarati. E poi approfittare dei controlli per verificare le condizioni di lavoro: quali contratti? Quali inquadramenti professionali? Quanti lavoratori in nero? Possiamo vedere il cedolino di fine mese dei buttafuori o delle cubiste? I contratti dei dj? Coraggio, Inps, Inail, ministero del Lavoro! Trasformiamo un problema in un’opportunità!
Draghi di Nazareth. - Marco Travaglio
Essendo, comunque la si pensi, un personaggio di alta qualità, Mario Draghi ha il suo bel daffare a schivare il pressing dei cortigiani che lo vorrebbero presidente del Consiglio e/o della Repubblica, ministro, supercommissario a qualsiasi cosa, ma anche presentatore del festival di Sanremo e di Temptation Island. Ieri mattina, per dire, non aveva ancora parlato al Meeting di Rimini e già i giornaloni, pur non avendo la più pallida idea di ciò che avrebbe detto, si avventuravano in tumide esegesi del suo pensiero, tanto ignoto quanto messianico e salvifico. Il Messaggero, in orgasmo, titolava: “Draghi apre il Meeting: in campo se il governo va in stallo sui fondi Ue”, “Atteso un discorso ‘programmatico’ dall’ex presidente della Bce, che aveva già avvisato: bisognerà convivere con il debito” (ammazza che volpe). E la Repubblica, in estasi mistica: “Il Meeting di Rimini nel segno di Draghi: ‘Può indicarci la via’”, “Vittadini: ‘Ha una visione’” (come i tre pastorelli di Fatima; e pare che senta pure le voci, tipo Giovanna d’Arco).
Poi Supermario ha parlato e non ha detto assolutamente nulla, anche se l’ha detto benissimo. Si capiva che lo faceva apposta, onde evitare che qualcuno gli affibbiasse discorsi programmatici, autocandidature di qua e di là, indicazioni viarie, visioni, apparizioni, divinazioni, annunciazioni, poteri paranormali, sedute spiritiche, messaggi medianici. Anzi, per dirla tutta aveva l’aria di prendere per i fondelli i seguaci non richiesti, pronunciando ostentatamente una serie di banalità come Peter Sellers nei panni del giardiniere Chance in Oltre il giardino. “Fintantoché le radici non sono recise, va tutto bene, e andrà tutto bene, nel giardino”, “Prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi torna la primavera e l’estate”, diceva Chance: e tutti arrotavano la bocca a cul di gallina per la profondità delle metafore politico-economiche. Ieri Draghi l’ha imitato alla perfezione. “Sono tempi di incertezza, di ansia e di riflessione. Ma non siamo soli e la strada si ritrova certamente”: accipicchia. “Come diceva Keynes, quando i fatti cambiano, io cambio le mie idee”: perbacco. “I sussidi sono una prima forma di vicinanza della società a chi è più colpito, ma servono a ripartire, non resteranno per sempre”: perdincibacco. “Ai giovani bisogna dare di più”: di Ruggeri-Morandi-Tozzi. “Non dobbiamo privarli del loro futuro”: ma non mi dire. “Nel secondo trimestre 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato nella seconda guerra mondiale”: ma va? “Investire nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca”: apperò.
“Affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione”, da cui “l’Europa può uscire rafforzata”, ma solo se non dimentica che “la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”, anche perché – beninteso – “la situazione di oggi richiede un impegno speciale”: mecojoni. Circonfuso da cotanta studiata vaghezza, Supermario se è ripartito da Rimini supersoddisfatto, convinto di aver messo tutti nel sacco. Tiè. Ma, subito dopo, la cascata di bava e saliva tracimante dalle agenzie di stampa e dai social eccellenti (“Ascoltare Draghi”, “Agenda Draghi”, “Io sto con Draghi”, “Mai più senza Draghi”), si incaricava di dimostrare che ogni suo sforzo era stato vano: apostoli, discepoli, agiografi e prefiche continuavano a tallonarlo con aria estatica, le mani giunte e il passo a ginocchioni, adoranti e petulanti come i seguaci di Brian di Nazareth, il personaggio dei Monty Python inopinatamente scambiato suo malgrado per il Messia. “Dicci, maestro, dicci qualcosa!”. E lui: “Andatevene via!”. “E come dobbiamo andarcene?”. “E io che ne so, lasciatemi in pace”. “Dacci un segno!”. “Ma un segno ce l’ha già dato portandoci in questo posto!”. “Ma non sono io che vi ci ho portati, ci siete venuti da soli!”. “Maestro, il tuo popolo ha camminato molte miglia per stare con te, sono stanchi e non hanno mangiato!”. “E non sarà mica colpa mia!”. “Ma non c’è cibo su questa montagna desolata!”. “Bah, ci sono dei cespugli di ginepro laggiù”. “Miracolo! Ha riempito di frutti quei cespugli che hanno generato bacche di ginepro!”. “Certo che hanno generato bacche di ginepro: sono cespugli di ginepro!”. “Non ci vedevo e ora ci vedo!” (il tizio non vede una buca e ci casca dentro). “Miracolo del Messia!”. “Mi ha pestato un piede!”. “Miracolo! Pesta un piede anche a noi, Signore e Messia!”. “Non sono il Messia”. “Sì, sì, tu sei il Messia, io me ne intendo perché ne ho seguiti parecchi”. “Io non sono il Messia, come ve lo devo dire? Lo giuro su Dio!”. “Soltanto il vero Messia nega la sua divinità!”. “Cooosa? Ma così state cercando di incastrarmi! E va bene, allora sono il Messia”. “L’ha detto! È lui! È il Messia!”. Ora, per sfuggire a quest’orda di zecche bavose e appiccicose, Supermario ha una sola via d’uscita: la stessa di Brian di Nazareth che, sfinito dagli stalker, prorompe in un liberatorio “E adesso andatevene tutti affanculo!”. E quelli, dopo un ultimo disperato tentativo (“Quale via ci consigli, o Signore?”), finalmente si disperdono. Oggi però l’esito è tutt’altro che scontato: siccome non siamo nella Palestina di duemila anni fa, ma nell’Italia del 2020, c’è pure il caso che qualcuno scambi l’eventuale vaffa di Draghi per un’autocandidatura al posto di Beppe Grillo.
La prudente vaghezza dei nominati. - Antonio Padellaro
È confortante prendere atto dell’esistenza di un Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, composto da deputati e senatori di maggioranza (da Graziano Delrio Pd, a Ettore Rosato Iv), e di opposizione (da Mara Carfagna FI, a Fabio Rampelli FdI, ai leghisti Massimiliano Romeo e Giancarlo Giorgetti). Consola il fatto che la politica sappia manifestarsi agli occhi dei cittadini come dialogo tra diversi mettendo da parte, per una volta, risse e insulti. Dalla lettura del testo comune pubblicato ieri dal Corriere della Sera abbiamo ricavato tre considerazioni. La prima, se non abbiamo saltato qualche firma riguarda l’assenza di rappresentanti del M5s (c’è il deputato Paolo Lattanzio, eletto con i grillini ma poi passato al gruppo Misto). Sarebbe interessante capire se alla base della non presenza nell’Intergruppo di rappresentanti del gruppo parlamentare più numeroso vi sono ragioni insuperabili, e quali. Una seconda considerazione concerne il merito del documento nel quale più che di Sussidiarietà (principio secondo il quale, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire ma può eventualmente sostenerne l’azione) si critica “il ricorso continuativo dei Dpcm” da parte del premier Giuseppe Conte durante la pandemia. Poiché “la Costituzione non prevede un diritto speciale per lo stato d’emergenza”. Terzo punto: “ è sotto gli occhi di tutti la necessità di una riforma che renda più decisivo il rapporto tra rappresentanti e rappresentati”, scrivono i parlamentari, lamentando che “al legislatore manca l’energia che viene dal basso”. Giudizio condivisibile se non rimanesse nel cielo dei buoni propositi ma senza sporcarsi le mani con una proposta concreta e terrena. Per esempio, quale “energia dal basso” può scaturire da un Parlamento di nominati, che devono rendere conto a chi li ha nominati, senza correre il rischio di non essere più nominati? Se questo è il problema era così difficile dichiararlo senza girarci attorno? Oppure tanta prudente vaghezza ha a che fare con il noto principio del non disturbare il manovratore (o se vogliamo il nominatore)? Del testo in questione si parlerà al Meeting di Rimini di CL , il 21 agosto. E forse questo spiega tutto.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/08/19/la-prudente-vaghezza-dei-nominati/5903890/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-08-19#
La politica del terrore. Massimo Erbetti
A chi giova la politica del terrore? Si accusa il governo di allarmismo, di trasmettere paura ai cittadini, di renderli schiavi adottando misure restrittive non necessarie...la mascherina? Una museruola...la chiusura delle discoteche? Una punizione per i giovani...il distanziamento sociale? Un disegno per renderci "pecore".
Ma siamo certi che sia il Governo ad adottare la politica del terrore?
Adesso cerchiamo di capire chi realmente adotta la politica del terrore, analizzando alcuni post e dichiarazioni che circolano in internet:
Ma siamo certi che sia il Governo ad adottare la politica del terrore?
Adesso cerchiamo di capire chi realmente adotta la politica del terrore, analizzando alcuni post e dichiarazioni che circolano in internet:
1)“Il 14 settembre io non autorizzo nessun personale della scuola ad isolare i miei figli se dovessero presentare improvvisamente qualche linea di febbre. Nessun personale sanitario può prelevare i miei figli da scuola in mia assenza traumatizzandoli. Non firmerò nessun foglio di autorizzazione che prevede questo tipo di trattamento.
Fino alla maggiore età io genitore sono l’unico tutore dei miei figli. Modificate queste direttive o i figli ce li teniamo a casa!!!!!copiate e incollate tutti!!i nostri figli non sono animali“.
QUESTA NOTIZIA È FALSA, non esiste nessuna direttiva del genere, sfido chiunque a trovarla.
2)- Migranti, l’accusa di Salvini al governo: “Importa infetti per prorogare stato di emergenza”
QUESTA NOTIZIA È FALSA e a dirlo non sono io ma i fatti:
«Altro che migranti, il problema sono i vacanzieri»... «il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia». E i migranti, tema caro alla destra italiana? «Il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale, non oltre il 3-5% è positivo e una parte si infetta nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate». Insomma, non costituiscono un pericolo non solo perché sono una piccola parte ma anche perché vengono tutti controllati, sottoposti a tampone e difficilmente hanno contatti con la popolazione locale...e a dirlo non sono io, ma Locatelli Presidente del SSN.
«Altro che migranti, il problema sono i vacanzieri»... «il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia». E i migranti, tema caro alla destra italiana? «Il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale, non oltre il 3-5% è positivo e una parte si infetta nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate». Insomma, non costituiscono un pericolo non solo perché sono una piccola parte ma anche perché vengono tutti controllati, sottoposti a tampone e difficilmente hanno contatti con la popolazione locale...e a dirlo non sono io, ma Locatelli Presidente del SSN.
3) dichiarazione di Matteo Salvini, subito dopo il dcpm del 17 agosto:
"Il governo cambia un’altra volta idea e torna a chiudere negozi e locali, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, mentre il virus viene importato dall’estero. Un governo duro con gli italiani e morbido con i clandestini".
QUESTA NOTIZIA È FALSA, non è prevista nessuna chiusura per nessun tipo di negozio... vediamo se qualcuno riesce a dimostrare il contrario.
E potrei continuare per ore ad elencare notizie false, volte solo a creare terrore e panico tra la gente... potrei parlare delle mascherine che fanno male alla salute...o i tamponi che danneggiano il cervello...e magari parlare di quelli che asseriscono che si stanno bruciando chiese per toglierci la nostra religione...vogliamo dare un piccolo accenno a chi va a protestare in piazza con i cartelli con su scritto "basta scienza"?...
Questa è la vera politica del terrore...dovete avere necessariamente un nemico e poco importa se sia il migrante, il governo, la scienza, Bill Gates, i vaccini...dovete aver paura paura e ancora paura...e per trasmettervela usano notizie false....sapete di cosa dovete avere realmente paura? Di voi stessi, di quando non indossate la mascherina, di quando la indossate male, di quando non rispettate le distanza, di quando non vi lavate le mani...ma sopratutto quando per paura, cercate un falso nemico per giustificarla.
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