Cetta.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 1 luglio 2021
Conte, Grillo.
Le belle persone.
A me, questa bella persona, incute sicurezza.
Gli sono grata per avermi protetta durante l'epidemia di covid, gli sono grata pe tutto ciò che ha fatto durante il suo governo.
Partito e dipartito. - Marco Travaglio
Ogni giorno, per sapere come la penso e cosa faccio, consulto i quotidiani di destra e un paio di siti-fogna che sembrano conoscere a menadito i miei pensieri e azioni. Per anni hanno rivelato che consigliavo Grillo, ovviamente a nostra insaputa (mai Beppe mi ha chiesto un consiglio né mai gliene ho dati). Poi divenni il consigliere occulto di Di Maio, talmente occulto che non ne sapevamo nulla né io né lui, che infatti faceva quasi sempre l’opposto di quel che avrei fatto io. Nell’ultimo biennio fui promosso a suggeritore di Conte, a mezzadria con Casalino. Qualche “bene informato” ha addirittura scritto che fui io a suggerirgli di andare allo scontro con l’Innominabile (che, com’è noto, lo adorava) per il gusto di mettere a repentaglio il suo governo e cercare voltagabbana per strada: senza di me, il Conte-2 sarebbe ancora vivo e vegeto grazie al tetragono sostegno di Iv. E vi risparmio, per esigenze di spazio, i bei tempi in cui secondo Repubblica suggerivo assessori alla Raggi e secondo Bisignani preparavo il partito di Conte (“Con-te”) con Scanzi e tali Rospi e Capozza. Poi Grillo e Conte, consigliati entrambi da me, hanno scazzato. E io, non potendo fare come Totò e Peppino nei panni dei cugini Posalaquaglia, falsi testimoni sia per l’imputato sia per la parte civile, ho scelto Conte perché così fa un nuovo partito senza un soldo e con tutti i media contro. Magari, viste le mie virtù diplomatiche, mi fa ministro dei Rapporti col Parlamento. E posso coronare il sogno condiviso con Scanzi, Rospi e come si chiama quell’altro? ah sì: Capozza.
Fine della fantascienza, torniamo sulla terraferma. Grillo fa un oggettivo favore a Conte: lo libera da ogni residuo legame affettivo con i fu 5Stelle e lo costringe a dare una casa nuova a eletti, iscritti ed elettori (vecchi e nuovi) che non si riconoscono più in un Movimento trasformato nel bunker a due piazze del fondatore e del redivivo Casaleggio. Il marchio è ancora forte. Ma senza l’effetto Conte, che ne ha attutito la picchiata dopo la resa incondizionata a Draghi, si sfarinerà. E una battaglia interna per scalarlo a dispetto del fondatore terrebbe Conte&C. impegnati in altre beghe legali infinite e sfibranti. Se non c’è modo di portare il nuovo Statuto al voto degli iscritti, chi non vuole morire con Grillo non può che uscire e navigare in mare aperto. Ma sapendo che un nuovo partito non si improvvisa e non deve somigliare neppure lontanamente a un partito personale. Il “partito di Conte” potrà avere successo solo se sarà costruito a misura di tutti i cittadini che votano i 5Stelle, che li votavano ma hanno smesso e che avrebbero potuto votarli se fossero stati meno settari e più aperti. Cioè se non sarà “il partito di Conte”.
ILFQ
Addio 5S, Conte va avanti con il suo nuovo partito. - Luca De Carolis
Ha già saltato il fosso, l’avvocato. È già oltre il Movimento, Giuseppe Conte. “C’è tanto sostegno dai cittadini, abbiamo fatto un progetto politico ed evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese”. Poco prima delle otto della sera, l’ex premier conferma che in politica c’è e ci resterà. Beppe Grillo, l’avversario, non può bloccarlo. Così la scissione per l’avvocato è già un’opzione da immaginare con numeri e nomi, una domanda rivolta ai big e ai maggiorenti compulsati nelle ultime ore: “Tu stai con me o con Casaleggio?”.
Conte ormai pensa al suo partito, alla sua lista, da costruire svuotando il M5S di Grillo. E per agevolare l’operazione, deve anche abbattere la statua del padre che ha bollato come “padrone”, smentirlo. “Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo, ma gli chiedo solo di non dire falsità sul mio conto e il mio operato”, scandisce l’ex premier alla nube di telecamere e cronisti che assedia casa sua. Ce l’ha con le verità diffuse dal fondatore in un video, poco prima. Retroscena di cartapesta, secondo il Conte che parla come gli viene più naturale, da avvocato: “Abbiamo una fittissima corrispondenza documentale, se Grillo mi autorizza sono disposto a pubblicare perché agisco sempre in trasparenza”. È un’altra sfida, dopo quella non raccolta sulla votazione del nuovo Statuto contiano. Fondata su accuse: “Grillo voleva più di una diarchia, ha chiesto di rappresentare a livello internazionale il M5S e il coordinamento della comunicazione. E il mio Statuto non era seicentesco, era la sua proposta a essere medievale”. E per rafforzare il concetto, presto lo presenterà il suo Statuto. Sarà la base della sua creatura politica, dove non si troverà traccia della figura del Garante, come in una damnatio memoriae. Nell’ attesa, va via con le auto e la scorta.
Dietro, si lascia la sua tela. Fatta innanzitutto delle telefonate per sondare i tanti indecisi del Movimento e cementare le sue truppe, già forti, maggioritarie in Senato. Ma bisogna correre, perché il tempo è poco, anzi forse siamo già ai supplementari. “Ancora qualche giorno e Giuseppe rischia di rimanere nelle sabbie mobili” sospira un fedelissimo. Non è un caso che ieri Grillo abbia ordinato al reggente Vito Crimi di convocare entro 24 ore la votazione del comitato direttivo sulla piattaforma Rousseau, quella di Davide Casaleggio. Ma Crimi, primo avversario del figlio di Gianroberto, sostiene che no, su Rousseau non si può tecnicamente votare e che non concorda con il Garante. Per questo ha minacciato di lasciare il comitato di Garanzia e il Movimento. E il Senato a trazione contiana si è schierato tutto con lui, con il ministro Stefano Patuanelli primo a fare muro: “A Vito esprimiamo il nostro incondizionato sostegno, vada avanti”. Anche Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, gli altri membri del comitato, respingono il diktat del Garante e paventano l’addio. È una rivolta, che di sicuro farà perdere tempo a Grillo, e gli toglierà altro ossigeno. Ma anche Conte non può sprecarne. Anche se una contiana come Paola Taverna cerca la terza via con un post: “A Conte è stato chiesto un progetto innovativo e la democrazia diretta è un principio di cui va garantito il reale esercizio, quindi il futuro del Movimento va deciso dal Movimento, cioè dagli iscritti”. Ergo, il nuovo Statuto contiano va votato, e Grillo si rassegni.
Ma pare impossibile tornare indietro adesso, sono stati bruciati troppi ponti. “Con Conte siamo almeno un centinaio – giura un senatore – e qui a Palazzo Madama siamo compatti”. Certo, in Senato per creare un gruppo parlamentare autonomo servirebbe il simbolo di una forza politica già esistente, e non è un dettaglio. Casomai è un problema: l’ennesimo.
ILFQ
mercoledì 30 giugno 2021
Lasciatelo solo. - Marco Travaglio
Se Grillo voleva distruggere Conte, è riuscito nell’impresa di rafforzarlo ancor di più. Se invece voleva distruggere i 5Stelle, è riuscito nella missione di annientare se stesso, o quel poco che ne resta. Basta leggere i commenti al suo ultimo post su Facebook, che lui crede visionario e invece è soltanto delirante: era da quando l’Innominabile annunciò trionfante il ritiro delle sue ministre dal governo Conte che non si riscontrava una tale unanimità di vaffanculo. Che, per un esperto del ramo, dovrebbe essere motivo di riflessione. Ma purtroppo Beppe non riflette più. Fino a qualche tempo fa, ci inviava delle lettere firmate “Beppe Grillo e il suo neurologo”. Poi, tragicamente, il suo neurologo morì. E se ne sente la mancanza. Barricato nel suo bunker, in piena sindrome di Ceausescu, l’Elevato si rimira allo specchio e si dice quanto è bravo. È come l’automobilista che imbocca l’autostrada in contromano e pensa che a sbagliare siano tutti gli altri. Scambia Draghi e Cingolani per grillini, cioè le allucinazioni per visioni. E ora, mentre il grillino Draghi straccia altre due bandiere dei 5Stelle e di Conte – il blocco dei licenziamenti e il cashback utilissimo per la transizione digitale, il sostegno al commercio e la lotta all’evasione – facendo felice la destra (soprattutto la Meloni, che però sta all’opposizione), lui tenta di abbattere l’unico leader che aiuterebbe il M5S a restare al governo con la schiena dritta. E spiana la strada allo smantellamento delle ultime conquiste superstiti: quelle sulla giustizia.
Del resto, come ha detto l’altro giorno alla Camera, i suoi ministri si sono girati i pollici per tre anni (infatti Bonafede e la Azzolina vivono sotto scorta). Sono Draghi&C. che hanno “visione”: non certo Conte, che un anno fa si inventò il primo lockdown d’Europa e un’altra cosetta come il Recovery Fund finanziato con Eurobond, costruendo il consenso per farlo approvare all’unanimità dal Consiglio dopo quattro giorni e quattro notti di battaglia. Quisquilie: tant’è che, per rendere meno “seicentesco” lo Statuto di Conte, Grillo pretendeva di guidare la politica estera del M5S, col decisivo argomento che conosce l’ambasciatore cinese. Il suo neurologo gli avrebbe spiegato la ridicola assurdità della pretesa. E anche il paradosso di essersi inimicato tutti gli amici e trasformato nell’idolo di tutti i nemici, ansiosi di liberarsi – tramite lui – di un movimento che con Conte minaccia di rinascere (leggere i giornaloni e la stampa di destra per credere). Ma purtroppo il neurologo non c’è più e non è stato sostituito. In compenso, nel bunker, torna Casaleggio jr., richiamato in servizio per apparecchiare l’elezione di un Comitato direttivo di cinque membri.
Cinque vittime sacrificali votate al sadomasochismo che si stenta a immaginare chi possano essere. Potrebbero pure candidarsi i fuorusciti in attesa di espulsione, tipo Lezzi, Morra, Laricchia &C. Che però avevano lasciato i gruppi parlamentari in polemica contro l’ingresso del M5S nel governo Draghi imposto proprio da Grillo e osteggiato proprio da Casaleggio (che, fra l’altro, si oppone a qualunque deroga al limite dei due mandati). Un altro paradosso da neurologo: per sbarrare la strada a Conte, che ancora l’altroieri ha ribadito il sostegno a Draghi (ma da posizioni critiche e mature), il Visionario Elevato farebbe eleggere un Direttorio di nemici assatanati del governo col potere di sfiduciarlo. Ma è improbabile che l’elezione su Rousseau possa mai avvenire. Carente di neurologi, Grillo lo è anche di avvocati. Altrimenti qualcuno gli avrebbe spiegato che quella non è più la piattaforma del M5S (che ne ha un’altra) e soprattutto che Casaleggio – salvo commettere reati – non può violare l’ordine del Garante della Privacy di non trattare i dati degl’iscritti, dopo averli consegnati al legittimo titolare: il reggente Vito Crimi.
Ora, siccome il partito di maggioranza relativa in Parlamento non può restare senza guida alla vigilia di un autunno caldo a suon di licenziamenti e del rush finale per l’elezione del capo dello Stato, l’unica votazione che ha un senso è quella per il nuovo capo politico: da una parte Conte, sulla base del suo Statuto e della sua Carta dei Valori, che vanno subito resi pubblici; dall’altra Grillo o chi per lui (se mai troverà un essere senziente disposto a fargli da prestanome), sulla base del suo post di ieri. Così finalmente saranno gli iscritti, davanti a un’alternativa chiara e netta senza più quesiti suggestivi, a decidere se i 5Stelle devono vivere con Conte o morire con Grillo. Del quale resta da capire se sia ancora lucido o irrimediabilmente bollito, e soprattutto quale delle due alternative sia la peggiore. Se è lucido, sta lavorando scientemente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Se invece è bollito, sta lavorando inconsapevolmente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Come? Lasciandolo solo, cioè nella condizione che ormai predilige, convinto – come Cesare secondo Plutarco – che sia “meglio essere primo in un villaggio che secondo a Roma”. Ma qui il villaggio ha le dimensioni di una delle sue ville. E i padri padroni sono tali finché i figli diventano adulti, escono di casa e iniziano a camminare con le proprie gambe. Nel governo, in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e fra gli iscritti ci sono decine di migliaia di figli di Grillo ormai maggiorenni che sanno cosa devono fare.
ILFQ
martedì 29 giugno 2021
Questa mantide religiosa di 30 milioni di anni è stata conservata alla perfezione in un pezzo d'ambra incontaminata.
Incorporata in un chiarissimo pezzo d'ambra, una minuscola mantide religiosa è rimasta congelata nel tempo per intere ere. L'ambra, che misura poco più di 2 centimetri e mezzo, è stata venduta dalla Heritage Auctions degli USA per 6.000 dollari, nel 2016. L'ambra incontaminata, che viene dalla Repubblica Dominicana, permette di osservare in modo unico l'insetto al suo interno.
L'ambra è particolarmente preziosa a sua volta, perché deriva da una leguminosa preistorica estinta, chiamata Hymenaea protera. Proprio dalla sua resina derivano la maggior parte delle ambre trovate in America Centrale e Meridionale. Quella della Repubblica Dominicana è chiamata resina Dominicana ed è famosa proprio per la limpidezza e per il fatto che spesso contiene reperti preziosi.
La Heritage Auctions ritiene che il pezzo in questione risalga all'Oligocene, datandolo tra 23 e 33,9 milioni di anni fa. Si tratta del periodo che ha visto la transizione dall'arcaico Eocene ai moderni ecosistemi del Miocene, finito 5 milioni di anni fa. Incredibilmente, la mantide non sembra così diversa da quelle che conosciamo oggi.
Oggi ne esistono 2400 specie, e principalmente abitano i climi tropicali. I fossili più antichi di mantide, però, che risalgono a 135 milioni di anni fa, derivano da quello che oggi è un luogo molto più freddo: la Siberia.
Chiunque ha comprato questo pezzo d'ambra si è portato a casa un pezzo interessantissimo di storia evolutiva.
Cashback, lo stop di Draghi spacca la maggioranza. Il ministro Patuanelli (M5s): “Grave errore, si torni indietro”. E il Pd: “Va corretto, non eliminato”.
L'esecutivo ha decretato la sospensione del meccanismo di premi e rimborsi per chi utilizza i pagamenti elettronici con un anno d'anticipo rispetto a quanto previsto dal governo Conte. Salvini prova a metterci il cappello e rilancia: "Abolire il tetto di spesa in contanti". Anche Italia Viva esulta: "Lo avevamo chiesto noi". Di Battista: "Il M5s continua a non toccare palla".
“La sospensione del cashback è un errore”. Dopo 12 ore di silenzio, un esponente del governo protesta ufficialmente contro lo stop deciso dal governo di Mario Draghi. Nella serata di lunedì, infatti, la cabina di regia dell’esecutivo, riunita a Palazzo Chigi, ha decretato la sospensione del meccanismo di premi e rimborsi per chi utilizza i pagamenti elettronici. Un sistema voluto dal governo di Giuseppe Conte e promosso direttamente dall’ex premier, che aveva finanziato il progetto con cinque miliardi fino al giugno del 2022. Draghi, però, ha deciso di cancellare il cashback con un anno di anticipo: una decisione arrivata a sorpresa e che sembra quasi uno sgarbo istituzionale nei confronti del suo predecessore, in queste ore impegnato nello scontro con Beppe Grillo per varare il nuovo statuto del M5s. Proprio i 5 stelle protestano contro la scelta dell’esecutivo Draghi. Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura e capodelegazione del M5s al governo, si lamenta: “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”, ha detto Patuanelli a margine del Consiglio europeo in Lussemburgo. “Un errore la sospensione del cashback che come strumento di incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e lotta all’evasione è stato perfetto. Chiederemo in Consiglio dei Ministri i motivi di questa decisione”, dice anche Fabiana Dadone, ministra delle Politiche giovanili.
Nel tardo pomeriggio a intestarsi il merito della scelta del Governo arriva il leader della Lega Matteo Salvini. “L’abbiamo chiesta noi, perché ogni miliardo di euro secondo noi va reinvestito in lavoro e in sostegno alle imprese. L’idea della lotteria di Capodanno a chi fa la spesa con il bancomat o con la carta di credito non è l’idea di Paese che ho in testa. Ognuno deve essere libero di fare la spesa pagando come e dove vuole“, dice a margine di una conferenza stampa a Bologna. E anzi rilancia: “Io sarei addirittura per l’abolizione del tetto di spesa in denaro contante, perché io sono libero di andare a fare la spesa pagando come voglio. E quindi sono contento che Draghi, a differenza di Conte, abbia raccolto questa nostra richiesta. Investire quattro miliardi invece che in lotterie degli scontrini in sostegno alle imprese secondo me è una cosa intelligente”. Prova a mettere il cappello sull’abolizione anche il coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato: “Una scelta giusta ed equa, lo ricordo a Giorgia Meloni che sostiene di essere stata l’unica, lo avevamo ripetutamente chiesto noi, ed è una delle tante ragioni che portò le ministre di Italia Viva a non votare il Pnrr e poi ad aprire la crisi del governo Conte. Ed è anche in linea con quanto chiede l’Unione europea che vuole le risorse del NextGenerationEU siano utilizzate per fare investimenti e non interventi a pioggia”, scrive su Facebook.
Protestano, invece, i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera. “La sospensione del meccanismo del cashback è un grave errore”, scrivono in un comunicato. Ha stimolato l’uso dell’app Io, incentivando la digitalizzazione, e ha permesso a oltre 6 milioni di italiani di ricevere fino a 150 euro come bonus per i pagamenti elettronici realizzati. L’incentivo ha avuto un enorme riscontro, soprattutto tra i giovani ed è una misura che si ripaga da sola. I dati sui consumi avrebbero raggiunto i 14 miliardi entro fine 2022 con 2,5 miliardi di nuove entrate per lo Stato e senza introdurre nessuna nuova tassa”. I 5 stelle riepilogano i dati di sei mesi di cashback: “Fino ad oggi, sono 8,9 milioni i cittadini che hanno aderito con un totale di 784,4 milioni di transazioni e 16,4 milioni di strumenti di pagamento attivati. Di fatto, si sceglie inopinatamente di tornare al passato, invece di sostenere un programma anti-evasione che sta funzionando. Questa battaglia, evidentemente, non interessa ad altre forze politiche, abituate a riempirsi la bocca di lotta all’evasione senza mai passare ai fatti. Ci auguriamo che si torni indietro sulla decisione presa in Cabina di Regia”. “La sua sospensione è un errore e un pessimo messaggio”, twitta l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
“Il cashback ha obbligato i negozianti furbetti a mettere il Pos, ha aiutato gli anziani ad attivare lo Spid e una carta alla Posta. Ha sostenuto i nostri giovani. Con il Governo Conte, anche con il cashback, investimmo nel futuro e nella digitalizzazione. Eliminarlo è folle”, scrive Carla Ruocco, presidente M5s della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Nel dibattito interviene anche l’ex deputato dei 5 stelle Alessandro Di Battista: “Il Movimento continua a non toccar palla (cosa ampiamente prevedibile e prevista da chi non aveva altri interessi). Gongola la Lega, partito che non ha mai fatto della lotta all’evasione la sua ragion di vita e gongolano tutti quelli che mesi fa hanno attaccato questa semplice misura di buon senso a sostegno, soprattutto, della classe media. Il tutto mentre più o meno tutti i dirigenti del Movimento giurano amore eterno a Mario Draghi“.
Protesta contro l’abolizione del cahsback pure Michele Bordo, deputato e responsabile Pd per la Coesione e il Mezzogiorno. “Non condivido la scelta di sospendere il cashback per il prossimo semestre. Una cosa è correggere ciò che non ha funzionato del meccanismo, altra cosa è sospenderlo”, dice l’esponente dem. “Il cashback – ha continuato – ha consentito in questi mesi un maggiore utilizzo della moneta elettronica, un migliore tracciamento dei pagamenti, la riduzione del nero e dell’evasione fiscale. Per tutte queste ragioni, è un errore tornare indietro. Spero che ci sia spazio per rivedere la decisione assunta ieri dalla cabina di regia riunitasi a Palazzo Chigi”. Protesta pure Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: “Dovevano bloccare i licenziamenti e invece hanno bloccato il cashback. Dovevano ascoltare le organizzazioni sindacali dei lavoratori e finora li hanno ignorati In sostanza, al di là degli slogan il governo dei migliori ha finora eseguito il diktat di Confindustria”, attacca. Esulta, invece, Forza Italia con la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini che definisce quella dell’esecutivo come “una decisione di buonsenso che farà risparmiare più di mezzo miliardo alle casse dello Stato, e il nostro auspicio è che si tratti di uno stop definitivo, perché si tratta di una misura demagogica i cui costi hanno ampiamente superato i benefici”.