Ha già saltato il fosso, l’avvocato. È già oltre il Movimento, Giuseppe Conte. “C’è tanto sostegno dai cittadini, abbiamo fatto un progetto politico ed evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese”. Poco prima delle otto della sera, l’ex premier conferma che in politica c’è e ci resterà. Beppe Grillo, l’avversario, non può bloccarlo. Così la scissione per l’avvocato è già un’opzione da immaginare con numeri e nomi, una domanda rivolta ai big e ai maggiorenti compulsati nelle ultime ore: “Tu stai con me o con Casaleggio?”.
Conte ormai pensa al suo partito, alla sua lista, da costruire svuotando il M5S di Grillo. E per agevolare l’operazione, deve anche abbattere la statua del padre che ha bollato come “padrone”, smentirlo. “Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo, ma gli chiedo solo di non dire falsità sul mio conto e il mio operato”, scandisce l’ex premier alla nube di telecamere e cronisti che assedia casa sua. Ce l’ha con le verità diffuse dal fondatore in un video, poco prima. Retroscena di cartapesta, secondo il Conte che parla come gli viene più naturale, da avvocato: “Abbiamo una fittissima corrispondenza documentale, se Grillo mi autorizza sono disposto a pubblicare perché agisco sempre in trasparenza”. È un’altra sfida, dopo quella non raccolta sulla votazione del nuovo Statuto contiano. Fondata su accuse: “Grillo voleva più di una diarchia, ha chiesto di rappresentare a livello internazionale il M5S e il coordinamento della comunicazione. E il mio Statuto non era seicentesco, era la sua proposta a essere medievale”. E per rafforzare il concetto, presto lo presenterà il suo Statuto. Sarà la base della sua creatura politica, dove non si troverà traccia della figura del Garante, come in una damnatio memoriae. Nell’ attesa, va via con le auto e la scorta.
Dietro, si lascia la sua tela. Fatta innanzitutto delle telefonate per sondare i tanti indecisi del Movimento e cementare le sue truppe, già forti, maggioritarie in Senato. Ma bisogna correre, perché il tempo è poco, anzi forse siamo già ai supplementari. “Ancora qualche giorno e Giuseppe rischia di rimanere nelle sabbie mobili” sospira un fedelissimo. Non è un caso che ieri Grillo abbia ordinato al reggente Vito Crimi di convocare entro 24 ore la votazione del comitato direttivo sulla piattaforma Rousseau, quella di Davide Casaleggio. Ma Crimi, primo avversario del figlio di Gianroberto, sostiene che no, su Rousseau non si può tecnicamente votare e che non concorda con il Garante. Per questo ha minacciato di lasciare il comitato di Garanzia e il Movimento. E il Senato a trazione contiana si è schierato tutto con lui, con il ministro Stefano Patuanelli primo a fare muro: “A Vito esprimiamo il nostro incondizionato sostegno, vada avanti”. Anche Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, gli altri membri del comitato, respingono il diktat del Garante e paventano l’addio. È una rivolta, che di sicuro farà perdere tempo a Grillo, e gli toglierà altro ossigeno. Ma anche Conte non può sprecarne. Anche se una contiana come Paola Taverna cerca la terza via con un post: “A Conte è stato chiesto un progetto innovativo e la democrazia diretta è un principio di cui va garantito il reale esercizio, quindi il futuro del Movimento va deciso dal Movimento, cioè dagli iscritti”. Ergo, il nuovo Statuto contiano va votato, e Grillo si rassegni.
Ma pare impossibile tornare indietro adesso, sono stati bruciati troppi ponti. “Con Conte siamo almeno un centinaio – giura un senatore – e qui a Palazzo Madama siamo compatti”. Certo, in Senato per creare un gruppo parlamentare autonomo servirebbe il simbolo di una forza politica già esistente, e non è un dettaglio. Casomai è un problema: l’ennesimo.
ILFQ