giovedì 29 luglio 2021

Eutanasia: già superate 250mila firme per il referendum.

 

Cappato(Coscioni), gente conosce problema nonostante silenzio tv.

"Nell'inerzia del Parlamento e nel silenzio dei salotti televisivi", in poche settimane sono già state superate 250.000 firme per convocare il referendum sulla legalizzazione dell'eutanasia, ovvero la metà delle 500.000 necessarie. Lo rende noto il Comitato promotore del Referendum per l'Eutanasia Legale, sottolineando come questo risultato sia merito di 10.937 volontari e quasi 2000 autenticatori, provenienti da oltre 2300 città e appartenenti a qualsiasi schieramento politico e fede religiosa.

Le prime 10 regioni per firme raccolte ai tavoli ogni 10.000 abitanti sono Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Trentino Alto Adige.

Mentre Cuneo è il comune con più di 50.000 abitanti che ha registrato più firme in rapporto alla popolazione, con 31 firme ogni 1000 abitanti, seguita da Cagliari (29), Trieste (26), Treviso (25), Trento (24), Pavia (23).

"Che si tratti di gazebo, conferenze stampa e comizi improvvisati, dibattiti o altri punti di raccolta - afferma Marco Cappato, Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni - la scena è sempre la stessa: entusiasmo, voglia di firmare e di partecipare al raggiungimento dell'obiettivo. Un'atmosfera che non vedevo da molti anni, con una straordinaria partecipazione giovanile, mentre il dibattito in Parlamento è affossato, nel silenzio assoluto dei vertici nazionali dei principali partiti e dei salotti televisivi, la campagna referendaria sta riscuotendo un successo di partecipazione democratica senza precedenti. Le persone, infatti, conoscono l'importanza del tema della malattia terminale e della libertà di scelta per averlo vissuto direttamente in famiglia". la raccolta firme è partita il 17 giugno e nelle prossime settimane verranno raccolte anche nelle località di vacanza. 

ANSA


Tarquinio, direttore di Avvenire, sostiene di essere contrario all'eutanasia, ma ritiene che si dovrebbe spingere il governo a prestare le migliori cure per rendere gli ultimi istanti di vita del malato il più gradevoli possibile.
Praticamente chiede che venga messo in pratica un dovere dello stato, peraltro sempre disatteso e poco attuabile, vista la scarsissima volontà di attuazione, ma non valuta la volontà dell'individuo che si vede negato il diritto di decidere di non trascorrere gli ultimi istanti di vita in un letto e in assoluta incoscienza provocata dai farmaci.
Se definisce vita quella di un malato terminale buttato in un letto in totale incoscienza non ha rispetto della vita.

Io sono per la libertà individuale di decidere se accettare una lugubre agonia-prigionia o farla finita ridendo e dedicando gli ultimi istanti accanto agli affetti più cari.
Cetta.

mercoledì 28 luglio 2021

Con la riforma Cartabia rischiano di andare in fumo anche i processi per reati commessi prima del 2020. Il precedente della Consulta (e la ministra era giudice). - Paolo Frosina

 

L'improcedibilità della nuova norma rischia di essere considerata retroattiva al primo ricorso delle difese che si appelleranno al favor rei. Almeno a leggere una sentenza della corte Costituzionale del 2019 (quando ne faceva parte pure la Guardasigilli), che cita a sua volta un'altra pronuncia del 2006.  Pasquale Bronzo, docente di Procedura penale alla Sapienza: "Qualsiasi avvocato solleverà la questione".

La riforma Cartabia non renderà impunibili solo i reati commessi dopo il 1° gennaio 2020, ma molto probabilmente anche quelli precedenti. Tra cui il crollo del ponte Morandi, il disastro di Rigopiano, la trattativa Stato-mafia. Lo dicono avvocati, accademici e persino la Corte costituzionale, che ha sempre espresso un principio chiaro: le norme penali più favorevoli si applicano retroattivamente ai processi in corso, e la legge non può – come fa il testo del Governo – limitarne l’applicazione nel tempo senza una valida ragione. “Dal punto di vista costituzionale, quella norma è piuttosto pericolante“, conferma al fattoquotidiano.it Pasquale Bronzo, docente di procedura penale alla Sapienza di Roma. E la Guardasigilli lo sa benissimo. L’ultima sentenza a esplicitare il principio, infatti, è la 63 del 2019: il presidente della Consulta è Giorgio Lattanzi, proprio l’ex magistrato voluto da Cartabia a capo della commissione di studio del progetto di riforma. Il relatore è il penalista Francesco Viganò. E tra i nove giudici del collegio c’è lei, la studiosa di diritto costituzionale ora ministra della Giustizia. La regola fondamentale da cui parte il ragionamento è quella dell’articolo 2, quarto comma del codice penale, il principio di retroattività della legge penale più favorevole: “Se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile”.

Ma il valore di questo principio, spiega la Corte, non è quello di una semplice norma di legge ordinaria. “La regola dell’applicazione retroattiva della lex mitior (la legge meno severa, ndr) in materia penale”, si legge, “non è sprovvista di fondamento costituzionale: fondamento che la costante giurisprudenza di questa Corte ravvisa anzitutto nel principio di eguaglianza di cui all’art. 3 Cost., che impone, in linea di massima, di equiparare il trattamento sanzionatorio dei medesimi fatti, a prescindere dalla circostanza che essi siano stati commessi prima o dopo l’entrata in vigore della norma che ha disposto l’abolitio criminis (la depenalizzazione, ndr) o la modifica mitigatrice”. Quindi: l’imputato sotto processo ha il diritto di godere della norma più favorevole, anche se non era in vigore nel momento in cui ha commesso il reato. E a dirlo non è solo la Costituzione ma il diritto internazionale ed europeo: la retroattività, ricordano i giudici, “è in particolare enunciata tanto dall’art. 15, comma 1, terzo periodo, del Patto internazionale sui diritti civili e politici (…) quanto dall’art. 49, paragrafo 1, terzo periodo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.

È per questo che nel 2006 un’altra pronuncia della Consulta – citata da Lattanzi, Cartabia e gli altri – ha dichiarato incostituzionale una norma molto simile a quella con cui la Cartabia esclude dai propri effetti i reati commessi prima del 2020. Era l’articolo 10, comma 3 della legge ex-Cirielli – la famosa “accorcia-prescrizione” voluta dal secondo governo Berlusconi – che proibiva di applicare la prescrizione più breve ai processi in cui fosse già stato aperto il dibattimento di primo grado. La regola, concludeva la sentenza, “limita in modo non ragionevole il principio della retroattività della legge penale più mite e viola l’art. 3 della Costituzione”: quel principio infatti “può essere sacrificato da una legge ordinaria solo in favore di interessi di analogo rilievo“, e in quel caso, secondo la Corte, non ce n’erano. Cosa succederebbe se, all’entrata in vigore della riforma Cartabia, gli imputati per reati anteriori al 2020 chiedessero l’applicazione retroattiva delle nuove norme, come hanno già annunciato alcuni legali nel processo per il crollo del Morandi? Non c’è motivo di pensare che la decisione dovrebbe essere diversa.

O meglio, in teoria c’è: perché la norma transitoria nel ddl Cartabia è definita come una regola processuale, che non rientra nel principio enunciato dal codice penale. Ma l’opinione più diffusa tra gli addetti ai lavori è che invece – di fatto – sia una norma sostanziale, perché incide direttamente sulla punibilità. È semplice: se il processo muore dopo due anni in Appello, l’imputato non può più essere condannato. Nè più nè meno che se il reato fosse prescritto. Per questo il professor Bronzo, uno dei più stretti collaboratori di Lattanzi, definisce la previsione “pericolante” e immagina già le conseguenze. “L’efficacia retroattiva si può sicuramente ipotizzare. Impedire la retroattività dando una veste processuale alla norma è l’ambizione di chi ha scritto il testo: se si applicano gli ultimi criteri dettati dalla Corte europea, l’improcedibilità si può definire una norma a effetti sostanziali. Qualsiasi avvocato diligente solleverà la questione, anche soltanto ponendo una questione di eguaglianza: possiamo dare per scontato che il tema arriverà di fronte alla Corte costituzionale“. Una pioggia di ricorsi, che, quella sì, di certo non velocizzerà i processi.

ILFQ

Ove Mai. - Marco Travaglio


Paolo Mieli vaga ramingo di talk in talk lacrimando non tanto per quel che ho detto su Draghi alla festa di Articolo 1, quanto perché la gente applaudiva. In effetti è bizzarro che il popolo della sinistra non si prostri adorante al culto mariano del governo che prende ordini da Confindustria e persino da Bonucci&Chiellini, sblocca i licenziamenti, blocca il cashback, condona gli evasori, ingaggia la Fornero, fa politiche ambientali da Premio Attila e riforme della giustizia da Trofeo Berlusconi. Io però, appena vedo Mieli, non riesco a non pensare al suo scoop del 17 giugno a Otto e mezzo sul cambio della guardia tra Figliuolo e Arcuri: “Quando è arrivato Draghi, ha trovato che Conte e Arcuri avevano acquistato mascherine per 763 settimane, cioè per 14 anni e mezzo, da qui al 2035!”. Obiettai che era una cifra campata per aria. Ma lui ripeteva a macchinetta: “Segnàtevi questo dato: 763 settimane, 14 anni e mezzo di mascherine comprate… un giorno faremo i conti… opacità, cose strane… 763 settimane, 14 anni e mezzo!”. Ricordai che l’inchiesta romana riguarda l’acquisto di circa 1 miliardo di mascherine dalla Cina nel marzo 2020. Ma Mieli mi incalzò implacabile: “Ammetti che sono troppe, ove mai fosse vero che Draghi e Figliuolo han trovato nei loro magazzini 14 anni e mezzo di mascherine?”.

Arcuri smentì quel dato iperbolico con le cifre ufficiali e ricordò che nel marzo 2020 servivano mascherine per un mesetto, poi partì la produzione nazionale. Mi attendevo una puntuta replica, almeno un “ove mai”, invece Mieli non ne parlò più. Ma siccome ha detto che “un giorno faremo i conti”, appena lo vedo spero sempre che il giorno sia arrivato. Nell’attesa, a parte la scena comica di Arcuri che chiama il fornitore e intima “mi mandi 763 settimane di mascherine”, come se si ordinassero a mesi e non a numero, qualche conto l’ho fatto io. Posto che nel lockdown, per ogni italiano circolante (40 milioni su 60), occorrevano due mascherine al giorno (vanno cambiate ogni 4 ore), il fabbisogno giornaliero era 80 milioni, pari a 427,3 miliardi per 763 settimane. A 1 euro a pezzo, Conte e Arcuri avrebbero speso 427,3 miliardi di euro: metà della spesa pubblica annua, oltre il doppio del Recovery fund, sommetta difficile da occultare nelle pieghe del bilancio. Dove avranno preso tutti quei soldi? E dove saranno i famosi magazzini in cui Draghi e Figliuolo han trovato quel po’ po’ di mascherine? A metterle l’una sull’altra a mucchietti, formerebbero un parallelepipedo alto 4mila km su una base di 7,2 milioni di kmq (vasta poco meno dell’Europa). Non vediamo l’ora di andarci in visita guidata, con Mieli, Draghi e Figliuolo come guide turistiche. Ove mai non fossero tutte cazzate.

ILFQ

Vaccini 12-18enni, tutto quel che c’è da sapere in 10 domande e risposte. - Nicola Barone

 

Dagli eventi avversi registrati alle sperimentazioni ancora in corso, come rispondono i pediatri ai dubbi dei genitori.

Consentire un ritorno non traumatico a scuola degli studenti, allontanando lo spettro di nuove fasi di didattica a distanza. Nei pensieri del Governo è una priorità assoluta, di Mario Draghi in particolare che riserva sempre parole nette a riguardo sin dalla primissima ora. Per la vaccinazione obbligatoria del personale non ancora immunizzato niente è ancora deciso. L’altra parte sta invece ai più giovani che sono davanti alla scelta, insieme alle proprie famiglie. Alle più correnti domande danno risposta le Faq pubblicate sul sito della Società Italiana di pediatria (Sip) in cui si «raccomanda la vaccinazione Covid-19 per tutti i bambini e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni».

I più piccoli sono “risparmiati” dal Covid?

A maggio 2020, ricordano i pediatri italiani, solo il 5% dei pazienti Covid pediatrici che erano stati ospedalizzati aveva comorbidità e il 3,5% di loro è stato ricoverato in terapia intensiva. «Recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato in tale fascia di età la presenza di gravi complicanze renali o di complicanze multisistemiche, anche al di là della ben codificata MIS-C, conseguenti ad un’infezione pauci o asintomatica». Rispetto alla celiachia gli studi disponibili non mostrano un incremento dell’incidenza di effetti collaterali in pazienti affetti rispetto al resto della popolazione, vi sono alcuni dubbi sull’efficacia ma ad oggi non sono disponibili studi che lo dimostrino.

Non aver avuto malattie pregresse mette al riparo dalle conseguenze peggiori?

«Anche i bambini adolescenti senza malattie pregresse sono a rischio di ospedalizzazione a causa del Covid, quindi necessitano di essere protetti dalla vaccinazione». Chi soffre di asma, se la malattia è controllata, può essere sottoposto alla vaccinazione e «non vi sono evidenze che dosi basse o moderate di corticosteroidi inalatori possano avere impatto sulla efficacia». Quanto ai bambini con disabilità neurologiche e immunodeficienze, sono più a rischio di essere ospedalizzati a causa del SARS-CoV-2, pertanto «devono essere vaccinati, anche se probabilmente l’immunogenicità della vaccinazione sarà minore». Inoltre il vaccino anti Covid non contiene lattice o proteine dell’uovo per tanto non è controindicato in soggetti con queste allergie.

Quali sono i rischi effettivi di miocarditi e pericarditi?

Qualche motivo di preoccupazione è stato dato da rarissimi casi nel mondo di miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco, e di pericardite, nella quale a essere interessato è invece il rivestimento dell'organo. Stando a un consistente report del Centers for disease control and prevention di Atlanta (Cdc), su oltre 7,3 milioni di dosi di vaccino somministrate a giovani tra i 12 e i 17 anni, dopo la prima dose sono stati rilevati 4 casi nelle femmine e 32 nei maschi. La maggior parte delle volte i pazienti sottoposti a successive cure mediche hanno risposto bene ai farmaci con risoluzione dei problemi sorti.

In Italia abbiamo avuto morti?

Dai dati dell’Istituto superiore di sanità aggiornati al 9 giugno 2021, nel nostro Paese dei 4,2 milioni di casi di infezione, il 5,5%, ovvero 231.338, ha riguardato bambini tra 0 e 9 anni con 11 morti. Mentre il 9,6%, cioè 406.460 casi, ha interessato la fascia 10-19 anni, in questo caso con 15 decessi. La distribuzione per classe d’età, spiega la Sip, aumenta progressivamente dall’età neonatale a quella adolescenziale, con la metà dei casi che si verifica in minori tra 1 e 14 anni, mentre sono rari i casi nel primo anno di vita.

Sono in corso ulteriori sperimentazioni sotto la fascia di età approvata?

Le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti hanno chiesto a Pfizer/BioNTech e Moderna di espandere la dimensione degli studi in corso che testano i loro vaccini anti Covid nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. La Food and Drug Administration ha indicato che l’attuale ampiezza delle sperimentazioni appare inadeguata per rilevare i rari effetti collaterali.

La vaccinazione favorirà un ritorno a scuola in presenza?

Il Comitato tecnico-scientifico, esprimendosi in un parere richiesto dal ministero dell'Istruzione, ritiene «assolutamente necessario» dare priorità alla didattica in presenza per il prossimo anno scolastico. Non solo come strumento essenziale per la formazione degli studenti, ma anche come «momento imprescindibile e indispensabile nel loro percorso di sviluppo psicologico». Diversamente, la situazione potrà «negativamente tradursi in una situazione di deprivazione sociale e psico-affettiva delle future generazioni». Per il massimo organo consultivo la vaccinazione costituisce, ad oggi, la misura di prevenzione pubblica fondamentale per contenere la diffusione della SARS-CoV-2. È dunque essenziale, per evitare di dover rinunciare alla didattica in presenza, oltre che alle altre attività di socializzazione in ambiente scolastico, e nel contempo impedire che si generino focolai di infezione, promuovere la vaccinazione nella scuola, tanto del personale scolastico (docente e non docente), quanto degli studenti.

È utile o necessario fare una ricerca degli anticorpi prima di prenotare il vaccino?

Nel caso di minore con anamnesi di pregressa infezione da SARS-CoV-2, la Società italiana di pediatria raccomanda un intervallo di almeno 90 giorni tra la diagnosi di infezione o la somministrazione di eventuali anticorpi monoclonali e la prima somministrazione del vaccino Covid-19.

Bisogna fare una profilassi particolare pre vaccinazione?

I pediatri italiani suggeriscono di non prescrivere farmaci finalizzati alla prevenzione degli eventuali eventi avversi postvaccinici.

Dopo si possono abbandonare le regole di contenimento del virus?

Fino a quando non verranno formalizzate specifiche indicazioni da parte degli enti regolatori nazionali, agli adolescenti e le loro famiglie viene ribadito il valore del continuo e costante rispetto delle norme per il contenimento e la diffusione del coronavirus anche dopo la vaccinazione.

Tutti i Paesi si comportano allo stesso modo con i giovani?

No. Uno di quelli più citato è la Germania dove la commissione specializzata indipendente presso il Robert Koch Institut non consiglia di somministrare vaccini in modo generalizzato nella fascia 12-17 anni. Sulla scorta delle evidenze acquisite, la Stiko giudica che l’impatto dell’infezione nella fascia in questione sia troppo piccolo per giustificare il vaccino per tutti i bambini sani. Tanto più che la sicurezza del vaccino non è considerata ancora sufficientemente documentata nello specifico gruppo di età. La vaccinazione viene dunque riservata solo a chi è malato o ha determinate patologie pregresse.

IlSole24Ore

martedì 27 luglio 2021

Riforma Cartabia, la commissione Giustizia respinge l’ultimo blitz di Forza Italia (con legge pro Berlusconi).

 

Il centrodestra ha chiesto all’ufficio di Presidenza di votare l’allargamento del perimetro del disegno di legge anche ai reati contro la pubblica amministrazione. Inserendo la "definizione di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio e persona esercente servizio di pubblica necessità". Una modifica che avrebbe avuto degli effetti su tutte le fattispecie di corruzione. La commissione ha respinto la richiesta con 25 voti contro 19.

La commissione Giustizia della Camera ha respinto l’ultimo blitz di Forza Italia, che chiedeva di allargare il perimetro della riforma del processo penale all’abuso d’ufficio e alla definizione del pubblico ufficiale. Un escamotage, quest’ultimo, che avrebbe potuto aprire le porte a una legge a favore di Silvio Berlusconi. Ma andiamo con ordine. Dopo giorni di polemiche, 25 deputati della commissione Giustizia hanno bocciato l’istanza di Forza Italia, sostenuta invece da 19 parlamentari. Maurizio Lupi si è astenuto, mentre il voto di oggi si fa segnalare anche per l’addio ai berlusconiani della deputata Giusi Bartolozzi: dopo aver annunciato il suo voto in dissenso al gruppo è stata “spostata” alla commissione Affari costituzionali. Ha quindi annunciato il suo passaggio nel gruppo Misto. La Commissione guidata da Mario Perantoni ha anche respinto una richiesta di allargamento del perimetro avanzata dall’Alternativa c’è – il gruppo formato dagli ex M5s – con 23 voti contrari e 21 favorevoli.

Perantoni: “Spero che mediazione arrivi entro il 29” – Mentre proseguono le trattative tra i 5 stelle e il governo di Mario Draghi, dunque, in commissione il dibattito sulla riforma della giustizia di Marta Cartabia può continuare. Ma deve procedere a tappe forzate: “Se il governo e i gruppi intendono rispettare il calendario dei lavori spero che la mediazione arrivi entro il 29”, dice il presidente della commissione Giustizia, spiegando che “sarà difficile che si arrivi a una seduta prima di domani pomeriggio perché ci sono delle difficoltà tecniche”. In ballo c’è l’intesa sulle modifiche al testo di riforma del processo penale e sugli emendamenti, al centro del dibattito tra governo e partiti. Il testo è atteso in Aula per il 30 luglio.

La legge pro B. Tempi molto più lunghi se fosse passata la richiesta di Forza Italia, infatti, i tempi si sarebbero allungati. I berlusconiani, infatti, intendevano allargare il perimetro della delega del ddl all’abuso di ufficio, ai reati contro la pubblica amministrazione ma anche d’inserire “la definizione di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio e persona esercente servizio di pubblica necessità“. Una modifica apparentemente innocua, quella avanzata dal deputato Pierantonio Zanettin al presidente della seconda commissione di Montecitorio Mario Perantoni. Ma se fosse stata approvata avrebbe avuto effetto una serie di reati. A cominciare dalla corruzione, in cui il tratto caratteristico è proprio il cosiddetto pactum sceleris tra pubblico ufficiale e privato. Berlusconi è attualmente imputato per corruzione in atti giudiziari, relativamente ai vari processi noti come Ruby ter.

Il dibattito in commissione – Già in mattinata Roberto Fico aveva dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati dai berlusconiani sull’abuso di ufficio, spiegando che sono estranei alla materia, come già venerdì aveva fatto il presidente della commissione Giustizia. Che sollecitato nuovamente dai berlusconiani, ha messo ai voti della commissione la questione: richiesta respinta dai voti di Pd, Italia viva, M5s e Leu. A favore ha votato LegaFdi e Forza Italia. “Quando, come oggi, si decide sulla giustizia il centrodestra è unito. Ma si ricostituisce anche un asse giustizialista guidato da Pd e M5s. Bloccare gli emendamenti sulla PA danneggerà sindaci e amministratori pubblici ingolfando i tribunali. Un passo indietro sulla strada della libertà”, ha scritto su twitter Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. “Forse il leader di Forza Italia dovrebbe ringraziarci invece, per aver salvato la riforma dal rinvio sine die cui l’avrebbe costretta il clamoroso tentativo di autogol di Forza Italia e della Lega. Diciamo che oggi appare molto più chiaro chi è a favore della riforma della giustizia nei fatti e chi solo a parole, chi sostiene lealmente il governo Draghi e chi un pò meno”, replica Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera. E a proposito di centrodestra, va segnalata la posizione l’intervento di Ignazio La Russa L’Aria che tira: l’esponente di Fdi si è detto a favore dell’esclusione dei reati di mafia dal meccanismo dell’improcedibilità. In pratica è una delle richieste di Conte a Draghi.

ILFQ

Maltempo: ancora emergenza nel Comasco, torrenti esondati.

 

Auto trascinate a valle dalla corrente di torrenti che hanno invaso le strade, cascate di solito invisibili che si sono messe a scaricare acqua e fango con inaudita violenza, strade interrotte in più punti per alberi e massi caduti a valle. Resta pesante la situazione nel Comasco per l'ondata di maltempo delle ultime ore, che ha colpito in maniera particolare la sponda occidentale del Lario da Cernobbio fino a Colonno e la valle d'Intelvi.

Non a caso è la zona in cui le sponde sono molto ripide, con le montagne che scendono direttamente nel lago e dove l'acqua scaricata in grande quantità durante la notte, precipita a valle a velocità sostenuta. Non sono al momento segnalati feriti ma ingentissimi sono i danni. Pesante la situazione a Cernobbio, dove varie rogge hanno invaso le strade e raggiunto le case. Sono molti i paesi isolati: la statale Regina risulta interrotta tra Cernobbio e Moltrasio, poi a Brienno e a Colonno, Impraticabile anche la via alternativa nel Basso Lario: la provinciale 71 è interrotta a Carate Urio e a Laglio (dove la furia delle acque ha spazzato via un pezzo di lungolago). Chiusa anche la provinciale Argegno-Schignano, problemi inoltre tra Nesso e Lezzeno, sulla sponda occidentale del lago, dove un camionista è stato evitato per un soffio da un'improvvisa caduta di massi, alberi e fango sulla carreggiata della ex statale Lariana, che resta interrotta anche all'altezza di Blevio. Centinaia i vigili del fuoco e i volontari, della protezione civile e non solo, chiamati per allagamenti e ripulire dai detriti.

Da questa mattina i vigili del fuoco hanno effettuato 60 interventi di soccorso nel Comasco dovuti al passaggio di una perturbazione che ha causato allagamenti, frane e smottamenti, la maggior parte dei quali lungo la Strada Statale 340 Regina, che costeggia il lago di Como. A Brienno, comune più colpito dal maltempo, una frana ha causato una fuga di gas lungo la SS 340 in direzione di Argegno, ed ha bloccato 50 persone all'interno delle proprie abitazioni. Sempre a Brienno una signora anziana bloccata in casa è stata soccorsa e portata al sicuro, mentre è in corso l'evacuazione di una persona affetta da Sla e della sua badante bloccati da una frana nel loro appartamento. A Cernobbio i vigili del fuoco hanno evacuato due condomini minacciati dall'esondazione del torrente Breggia. Tra Argegno e Colonno i mezzi per il movimento terra del Corpo nazionale hanno liberato la SS 340 da una frana che ostruiva la circolazione. Colpita da smottamenti anche Laglio, dove in località Torriggia una frana ha danneggiato il parapetto lungo il lago.

Ansa

Il piccolo fiammiferaio. - Marco Travaglio

 

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. L’altra sera ho accolto l’invito alla festa di Articolo 1 e, intervistato da Chiara Geloni, ho risposto addirittura alle sue domande. E il pubblico ha osato financo applaudire. Apriti cielo. La Lega ha chiesto le dimissioni di Speranza (giuro), il quale ha dovuto precisare che, quando parlo io, non è lui che parla (ri-giuro). Una domanda riguardava una frase di Speranza sull’estrazione sociale dei ministri del Conte-2, quasi tutti figli del popolo, diversamente da quelli che contano nel governo Draghi: tutti figli di papà, cioè del solito establishment, a cominciare dal premier, rampollo di un dirigente di Bankitalia, Bnl e Iri. La consueta combriccola di spostati, falliti e leccapiedi che bivacca sui social ne ha dedotto che ho offeso la memoria dei suoi genitori prematuramente scomparsi, dunque secondo Rep avrei fatto “una gaffe”. Per dire com’è messa questa gente. Un’altra domanda riguardava la diceria, molto in voga fra i leccadraghi, sui Migliori discesi dall’empireo per salvarci dal “fallimento della politica”. Siccome dissentivo, pensando che fosse ancora lecito, ho ricordato qualche “Migliore”: Brunetta, Gelmini, Cingolani, Cartabia. E ho aggiunto che Draghi è un ex banchiere esperto di finanza, ma non ha la scienza infusa e i suoi atti dimostrano che non capisce una mazza di giustizia (solo ora lui e la Cartabia scoprono cosa c’è scritto nella loro “riforma” e quali catastrofi ne seguiranno), di politiche sociali (licenziamenti subito, nuova Cig chissà quando, Fornero consulente) e di sanità.

Uno che fa un decreto per obbligare gli psicologi a vaccinarsi, pena il divieto di esercitare, e poi li cazzia perché si vaccinano; uno che sospende Astrazeneca mentre Ema e Aifa dicono che è sicuro e tre giorni dopo revoca la sospensione perché Ema e Aifa ri-dicono che è sicuro; uno che si fa la prima dose con AZ, prescrive il richiamo omologo per gli over 60 e poi, a 73 anni, si fa l’eterologo perché “ho gli anticorpi bassi” (in base a un test che gli scienziati ritengono farlocco); uno che vieta per decreto gli assembramenti e poi, previa trattativa Stato-Bonucci, autorizza i calciatori a violare il suo decreto con un mega-assembramento perché “con quella Coppa possono fare ciò che vogliono”; uno che pensa di convincere i No Vax a vaccinarsi dando loro degli assassini; ecco, uno così non mi pareva un grande esperto di vaccini. Ma l’unanime sdegno per la duplice lesa maestà, manco avessi detto “figlio di Tiziano”, mi ha fatto ricredere: Egli è onnisciente e, a dispetto delle biografie, non è nato ai Parioli, ma a Betlemme, in una mangiatoia.

ILFQ