venerdì 12 novembre 2021

Auto a idrogeno, tipologia, prezzi, caratteristiche e quali in vendita. - Marco Paternostro

 

Quali sono le auto a idrogeno su cui si basa la mobilità del futuro? Possono essere elettriche FCEV dotate di una "fuel cell" alimentata a idrogeno oppure HICEV. Vediamone caratteristiche tecniche a confronto, vantaggi, svantaggi e quali sono in vendita.

Quali sono le auto a idrogeno? Quali caratteristiche le contraddistinguono? Le automobili a idrogeno non sono una novità bensì è da circa 20 anni che vengono realizzate in piccola serie. Prima sotto forma di prototipi e poi come vetture in commercio. Negli anni numerose case costruttrici hanno realizzato vetture fuel cell con questa alimentazione alternativa a emissioni zero: dallo scarico esce solo acqua e vapore acqueo per una perfetta mobilità sostenibile.

Tuttavia, non essendo direttamente disponibile l’idrogeno in natura, bisogna ricavarlo con processi che consumano energia come l’elettrolisi o il reforming a metanolo. Di conseguenza se al posto dei combustibili fossili per produrre l’idrogeno, si utilizzano le fonti a energia rinnovabile, l’impatto ambientale è veramente minimo.

Auto a idrogeno come funziona, 2 tipologie HICEV e FCEV.

Come funziona l’auto a idrogeno? Anzitutto i costruttori si sono concentrati sulle cosiddette automobili a idrogeno HICEV (Hydrogen Internal Combustion Engine Vehicle), dove l’idrogeno brucia come combustibile all’interno di un motore tradizionale termico.

Il record di percorrenza della Toyota Mirai ad idrogeno con autonomia di 1.000 km
Il record di percorrenza della Toyota Mirai ad idrogeno con autonomia di 1.000 km

Dopodiché ci sono le auto ad idrogeno denominate FCEVvetture 100% elettriche dotate di una fuel cell o cella a combustibile alimentata a idrogeno, dove una reazione con l’ossigeno all’interno della pila a combustibile, produce elettricità che alimenta il motore elettrico. A differenza di un’auto elettrica quella ad idrogeno consente percorrenze superiori con autonomia fino a 800/1.000 km.

Quali sono le auto a idrogeno?

Per ripercorrere la storia delle auto a idrogeno in Europa andiamo in Germania. In particolare, a puntare per prima su questa alimentazione, è stata nel 2000 la Opel HydroGen1 basata sulla monovolume Zafira. Montava un motore elettrico da 55 kW e 251 Nm che la spingevano fino a 140 km/h. Passano due anni e Mercedes-Benz presenta la Classe A. F-Cell che aveva una autonomia di soli 160 Km. A seguire la bavarese Bmw Hydrogen 7, del tipo HICEV presentata nel 2007 (l’abbiamo guidata da Verona all’aeroporto di Monaco di Baviera dove all’epoca esisteva l’unica stazione di servizio in Europa). Si tratta della prima auto di questo tipo messa in circolazione in piccola serie, circa un centinaio di esemplari

Audi A7 e-tron quattro FCEV auto a idrogeno
Diagramma Audi A7 e-tron quattro FCEV a idrogeno

Dopodiché arriviamo al 2010, quando Mercedes-Benz immette sul mercato la Classe B F-Cell. Vettura prodotta in piccola serie con motore da 100 kW e autonomia di 400 Km era disponibile solo a noleggio.
Altra tedesca, sotto forma di concept, la Volkswagen Golf HyMotion del 2014, con fuelcell da 136 cv di potenza e autonomia di 500 km. Allo stesso modo dal gruppo VAG, l’Audi A7 Sportback h-tron concept, seguita dal SUV Audi h-tron, vista a Detroit nel 2016. La cella a combustibile è composta da 330 singoli elementi in grado di sviluppare 150 cv. Fuel cell e accumulatore agli ioni di litio alimentano due motori elettrici, velocità massima di 200 km/h.

Furgoni a idrogeno.

Analogamente alla storia delle auto a idrogeno, non mancano i veicoli commerciali come i furgoni fuel cell. Per esempio, il GM Electrovan del 1966, è il primo veicolo a idrogeno della storia, con una potenza di picco della pila a combustibile di 160 kW.

Rifornimento idrogeno furgone fuel cell Renault Master Z.E Hydrogen
Rifornimento idrogeno furgone fuel cell Renault Master Z.E Hydrogen

Invece da Stoccarda nel 1994 è stata proposta la Mercedes Necar 1, sulla base del van Mercedes-Benz MB 100. Tra i furgoni attualmente in commercio, nel 2017 Renault ha presentato Kangoo e Master a idrogeno.

Auto a idrogeno in vendita.

Quali sono i modelli di auto a idrogeno in vendita oggi? Dalla Corea del sud sono arrivate sul mercato tra il 2013 e il 2019 i SUV Hyundai ix35 Hydrogen e Nexo (la prima immatricolata in Italia nel marzo 2019) con percorrenza di 670 km, potenza complessiva di 163 cv e prezzo di 69.000 euro. La Nexo ha fatto anche registrare un record di autonomia di 880 km, poi battuto da Toyota con la Mirai che ne ha percorsi ben 1.000.

Auto a idrogeno Hyundai NEXO
Auto a idrogeno Hyundai NEXO

Ancora un SUV la Mercedes GLC F-Cell che viene proposta con la formula del noleggio con un canone mensile di 799 euro in Germania e in Giappone. In particolare, si tratta di un veicolo unico nel suo genere perché è anche Plug-In Hybrid grazie alla batteria agli ioni di litio da 13.5 kWh.

Per non parlare del Sol levante da dove provengono due le proposte. La Honda FCX (da 34.000 euro), e la Toyota Mirai lanciata nel 2015 e completamente rinnovata nel 2020. Durante il viaggio apostolico in Giappone di Papa Francesco, Toyota ha allestito una Mirai in versione papamobile.

Vista posteriore Toyota Mirai 2020
Vista posteriore Toyota Mirai 2020

Auto a idrogeno FCEV HICEV quali sono caratteristiche

MARCAMODELLOPREZZOPOTENZA MOTOREFUEL CELLTIPOLOGIA
AudiA7 h-tronConcept199 kW110 kWFCEV
Audih-tron quattroConcept320 kW110 kWFCEV
BMWHydrogen 7Noleggio191 kWHICEV
Hyundaiix35 Hydrogen69.000 €80 kWN.D.FCEV
HyundaiNexo69.000 €120 kWN.D.FCEV
HondaClarity60.000 €130 kWFCEV
HondaFCXda 34.000 €130 kWN.D.FCEV
OpelHydroGen1Concept55 kW120 kWFCEV
MazdaRX-8 Hydrogen REConcept80 kWHICEV
Mercedes-BenzClasse A F-CellConceptN.D.N.D.FCEV
Mercedes-BenzClasse B F-Cell780 € mese100 kWN.D.FCEV
Mercedes-BenzGLC F-Cell799 € mese155 kWN.D.FCEV
ToyotaMirai78.750 €113 kW114 kWFCEV
VolkswagenGolf HymotionConceptN.D.100 kWFCEV
Tabella riepilogativa principali auto a idrogeno comparazione caratteristiche

Vantaggi auto a idrogeno.

Concludendo quando si parla di questa motorizzazione non bisogna dimenticarsi per le auto a idrogeno quali sono i vantaggi e gli svantaggi. In particolare il vantaggio più evidente è l’abbattimento delle emissioni se si esclude il ciclo produttivo dell’idrogeno. Altro vantaggio è la possibilità di ricaricare la batteria di bordo in modo rapido, grazie alla potenza della cella a combustibile. Infine tra i vantaggi ricordiamo la velocità di rifornimento di carburante che varia tra i 3 e i 5 minuti.

Auto ad idrogeno svantaggi, perché non conviene comprarla.

Invece lo svantaggio più evidente di un’auto ad idrogeno è sicuramente il costo di acquisto della vettura, ma per fortuna esistono delle soluzioni a noleggio. Altra difficoltà consiste nel trovare un distributore di idrogeno, sono solo 6 sul nostro territorio. Dal punto di vista meccanico un’auto a idrogeno pesa di più di una tradizionale per via delle bombole di stoccaggio del carburante, mentre a livello di consumi sono mediamente comparabili.

Propulsore nuovo Mercedes-Benz GLC F-CELL plug-in hybrid
Auto ad idrogeno Mercedes, il motore della Mercedes-Benz GLC F-CELL plug-in hybrid
https://www.newsauto.it/guide/auto-idrogeno-caratteristiche-prezzi-autonomia-2021-258855/

Renzi: “Social network non attendibili in politica, troll frutto di strategie politiche.



POLITICA (Roma) "I social network non sono attendibili come unico riferimento, in politica sono infestati da fake e troll. Ma non è che ciò che è virale è vero". A dirlo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi che comincia citando Montale, in occasione del colloquio con Alec Ross - già consulente di Hillary Clinton e Barack Obama - al Teatro Piccolo Eliseo. (Noemi La Barbera/alaNEWS)

Il rottamatore di se stesso spiega, durante una diretta in tv, come fare ciò che lui stesso ha fatto: usare i troll per gettare fango sui suoi antagonisti, mentre era ancora PdC e non aveva ancora perso il referendum per vincere il quale aveva creato la macchina del fango.
Tutto torna.
cetta

Renzi, le carte – Un investigatore privato e notizie mirate (rilanciate da profili fake) per distruggere la reputazione di avversari politici e giornalisti: ecco il piano inviato da Rondolino all’ex premier. - Pierluigi G. Cardone e Giovanni Pipitone

 

L'INCHIESTA - Il 7 gennaio del 2017 l'ex Lothar di D'Alema invia una mail all'ex presidente del consiglio, con in allegato il piano per realizzare una "struttura di propaganda antigrillina". Tra le altre cose si propone di ingaggiare "un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)" per produrre un'operazione di "character assassination", cioè diffondere notizie, indiscrezioni, "rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica" di avversari politici ma pure cronisti come Travaglio e Scanzi. Dopo due minuti l'ex segretario del Pd inoltra la mail, senza alcun commento, a Carrai.

Una “piccola, combattiva redazione ad hoc” che lavori “nella massima riservatezza“, composta da due giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato “di provata fiducia e professionalità“. Il costo? Medio-alto. L’obiettivo? Character assassination, cioè diffondere notizie, indiscrezioni, “rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica” degli avversari. Chi sono gli avversari? Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Alessandro Di BattistaRoberto Fico, ma anche giornalisti come Marco Travaglio e Andrea Scanzi. Come si dovevano colpire? Attraverso materiale pubblicato su un sito specifico, “non riconducibile al Pd né tanto meno a Mr“, da costruire su “un server estero non sottoposto alla legislazione italiana”. Quei contenuti sarebbe stati rilanciati “una rete di fake”. Era questo il piano d’attacco che Fabrizio Rondolino e la moglie Simona Ercolani avevano elaborato per Matteo Renzi. Un documento di due pagine, intitolato “Tu scendi dalle stelle“, inviato via mail all’ex presidente del consiglio il 7 gennaio del 2016. Cosa fa Renzi? Dopo appena due minuti, gira il messaggio di posta elettronica – senza aggiungere alcun commento – all’amico Marco Carrai.

La “Bestiolina” del Giglio – Un piano che segna praticamente l’inizio della fase 2 della macchina di propaganda creata dai renziani sul web. Una Bestiolina creata dal Giglio magico che sembra essere anche più potente della Bestia leghista creata da Luca Morisi e più volte pubblicamente attaccata dallo stesso Renzi. È tutto ricostruito nelle carte depositato agli atti dell’inchiesta sulla fondazione Open. La procura di Firenze vuole dimostrare che la cassaforte della corrente renziana si muoveva come un’articolazione del Partito democratico. Per questo motivo gli investigatori della Guardia di Finanza documentano come Open finanziasse direttamente le campagne mediatiche del Giglio magico. Sia per la propaganda elettorale in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che in un periodo successivo. “Dopo il risultato referendario del dicembre 2016, in cui la Fondazione Open ha sostenuto, economicamente, le politiche promosse dal Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, segnatamente a metà dicembre 2016, affiora la volontà di attuare una ‘strategia social‘ a sostegno di Matteo Renzi e, nei primi mesi del 2017, di realizzare una struttura di propaganda antigrillina“, scrive la Guardia di Finanza in una delle tante informative a disposizione delle parti.

Tu scendi dalle stelle – È il 7 gennaio del 2017, esattamente un mese dopo le dimissioni da Palazzo Chigi in seguito alla sconfitta al referendum costituzionale. Renzi aveva più volte annunciato di essere pronto a lasciare la politica, ma rimarrà segretario del Pd almeno fino a febbraio: poi si ricandiderà subito alle primarie. Intanto riceve una mail da parte di Rondolino, che scrive da un account di posta criptato (l’ex dalemiano ne consiglierà pure l’uso all’allora segretario del Pd). L’oggetto è “antiGrillo” mentre in allegato c’è un documento che si chiama “Tu scendi dalle stelle“. È importante sottolineare come ha reagito Renzi alla mail ricevuta da Rondolino: dopo appena due minuti la gira, senza alcun commento, a Marco Carrai. L’imprenditore toscano, indagato nell’inchiesta su Open per altre vicende, è un personaggio importante nella struttura di propaganda del Giglio magico. Nel gennaio del 2016 Renzi lo avrebbe voluto al vertice dell’unità di Cybersecurity del suo governo. Una nomina poi saltata a causa delle polemiche. In seguito sarà Carrai a curare l’acquisto dei due software israeliani da usare durante la campagna per il referendum. E sarà sempre Carrai a dare seguito alla mail di Rondolino con un “Progetto per ricostruire l’Italia“, dai toni molto più sfumati rispetto a quelli usati dall’ex Lothar di D’Alema. Ma andiamo con ordine.

Le tubature della rete – “Caro Matteo, eccoti un primo appunto sulla struttura di propaganda antigrillina che ho preparato con Simona in questi giorni. Siamo in contatto con Marco e Fabio per le ‘tubature‘ e gli altri aspetti pratici. Sarebbe utile vederci presto per approfondire e iniziare la Lunga Marcia…“, è il testo della mail inviata da Rondolino a Renzi, il giorno dopo l’epifania di quattro anni fa. Non si sa a cosa si riferisse l’ex dirigente dei Giovani comunisti con “lunga marcia“. Mentre proprio la parola “tubature” sarà utilizzata da Renzi nei mesi successivi quando dovrà attaccare Lega e 5 stelle: “Grillini e Lega escono con gli stessi codici nell’advertising dei social. Usano le stesse tubature della rete“, dirà alla Leopolda del novembre successivo, quella tutta dedicata alla lotta alle fake news e agli account fasulli sui social. Argomenti che occupano gran parte delle conversazioni dei suoi fedelissimi nei mesi precedenti. “Tu scendi dalle stelle” è il nome scelto da Rondolino per gli “appunti sulla contropropaganda antigrillina: contenuti, struttura, diffusione”. Sono due paginette che prevedono la creazione di due tipi di contenuti, creati da due tipi di strutture: da una parte meme, vignette e card per i social con messaggi ironici e strafottenti che “ridicolizzano questa o quella proposta, dichiarazione, personaggio” ma anche polemiche e provocazioni (Rondolino fa alcuni esempi: “Quanti avvisi di garanzia, quanto spendono i grillini in fondi pubblici, ecc”).

Character assassination - Del secondo gruppo di contenuti, invece, Rondolino inserisce “inchieste giornalistiche documentate ovvero, secondo lo stile del Fatto, ‘allusive’ e intrinsecamente diffamanti“. Non si capisce perché se un’inchiesta giornalistica è documentata per l’ex dalemiano debba per forza essere diffamante. Anche qui ci sono degli esempi: “I disastri delle amministrazioni grilline, da Roma al più piccolo dei comuni amministrati: scandali, dimissioni, inchieste giudiziarie, sperpero di fondi pubblici, rimborsi spese, stipendi ecc”. L’ex Lothar però va oltre e inserisce tra i contenuti da produrre anche quelli che chiama “character assassinationnotizie, indiscrezioni, rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica di Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Davide Casaleggio (e la sua società), Travaglio e Scanzi“. Somiglia tanto a un progetto di dossieraggio ai danni non solo di avversari politici ma anche di giornalisti che avevano criticato l’ex premier.

L’ispettore privato – Ancora più pesante è quello che Rondolino scrive in seguito, quando deve spiegare chi deve produrre i contenuti elencati sopra. Per quelli soft – meme, vignette, card – propone redattori digitali e un filmaker (a basso costo). Per le inchieste “allusive e intrinsecamente diffamanti”, invece, scrive che è “necessario creare una piccola, combattiva redazione ad hoc, che lavori esclusivamente sul progetto nella massima riservatezza: vanno individuati almeno 2 giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)“. La domanda è: sono stati effettivamente ingaggiati investigatori privati per raccogliere notizie su avversari politici e giornalisti? Di sicuro c’è che Rondolino propone anche di utilizzare per i loro scopi pure due cronisti lontani dal Giglio magico: “Possono infine essere coinvolti, in forme più o meno indirette e sulla base di un rapporto personale e fiduciario, due giornalisti che professionalmente seguono il M5s e che non sempre possono pubblicare ciò che scoprono”.

La teoria del complotto – Nel documento, poi, l’ex Lothar di D’Alema tratteggia il presunto sistema messo su dagli avversari: “Il M5s ha costruito, o comunque gode di un ecosistema informativo pressoché perfetto: il Sacro Blog, la rete degli attivisti digitali, un quotidiano (il Fatto) e un network televisivo (La7). Ciò che scrive il Sacro Blog resterebbe confinato sui social network (e tutt’al più trattato come notizia fra le tante dai media tradizionali) se non diventasse l’ossatura della prima pagina del Fatto, che a sua volta determina la scaletta del Tg7 della sera e, a pioggia, quella dei talk show de La7 del giorno successivo”. Per fronteggiare questo inesistente ecosistema, scrive il renziano, le armi del Giglio magico sono spuntate: “Noi non abbiamo un giornale (a meno di non ripensare radicalmente l’Unità) né un canale televisivo. Anzi: l’arrivo di Telese su La7 e della Berlinguer su Rai3 in prima serata chiude definitivamente ogni spazio informativo. Tutto l’approfondimento politico tv, con l’eccezione di Vespa (che non sarebbe comunque utilizzabile per questa operazione), è saldamente integrato nell’ecosistema grillino”.

Il sito su server estero – E dunque come dovrebbe partire questa controffensiva? “In una prima fase – ragiona Rondolino – possiamo limitarci soltanto al web: va dunque creato un sito specificonon riconducibile al Pd né tantomano a MR, da costruire su un server estero non sottoposto alla legislazione italiana, che raccoglie e pubblica tutto il materiale (una specie di Breitbart, o di WikiLeaks antigrillina), da rilanciare poi sui social network (attraverso una rete di fake che agiscono su cluster specifici, da individuare con Fabio) e che, a seconda del valore e della qualità, potrà poi essere ripreso dai media tradizionali. Sarà poi utile individuare una serie di interlocutori, nei giornali e nelle tv, con cui costruire un rapporto personale e fiduciario, da coinvolgere nella diffusione dei contenuti. In prospettiva, però, un ragionamento strategico sui media è da considerarsi essenziale”. E in effetti la mail inviata quasi un anno dopo da Renzi a Carrai su come organizzare la campagna elettorale in tv e radio somiglierà parecchio al “ragionamento strategico sui media” invocato da Rondolino. Nel dicembre del 2017 l’allora segretario del Pd chiederà, tra le altre cose, ai suoi “una presenza televisiva molto più organizzata e massiccia” in vista delle elezioni politiche del 2018. D’altra parte lo stesso Rondolino, ex giornalista dell’Unità, aveva accompagnato il suo piano da una premessa tutta politica: “Dopo Grillo, per gli elettori grillini, c’è soltanto l’astensione: pensare di recuperare al Pd (o a qualsiasi altro partito) l’elettorato grillino è illusorio e irrealistico, almeno sul breve-medio periodo. Se così stanno le cose, non dobbiamo perdere tempo a ‘riconquistare’ l’elettorato: dobbiamo spingerlo a non votare più. Non dobbiamo rincorrere Grillo sul suo terreno (a cominciare dall’anti-Casta), ma dobbiamo dimostrare che anche Grillo è Casta. Non dobbiamo controargomentare sulle loro proposte, dobbiamo distruggere chi le ha avanzate”.

L’idea di Carrai: “Copiamo i 5 stelle” – Come reagiscono Renzi e il Giglio magico a questa proposta di piano di propaganda? Due minuti dopo aver ricevuto questa mail, Renzi la inoltra a Carrai, senza aggiungere alcun commento. Passano ventiquattro ore e l’imprenditore toscano invia una mail all’ex sindaco di Firenze, a Rondolino, a Ercolani, al docente universitario Fabio Pammolli, già consulente del governo Renzi, ad Andrea Stroppa, altro collaboratore della fondazione Open. “Questo è il mio cemento armato su cui partire. avevo fatto una cosa molto più lunga e articolata ma mi rendo conto che basta l’essenziale”, scrive Carrai firmandosi M. L’imprenditore non fa alcun cenno al documento di Rondolino. Il suo allegato si chiama “Progetto ricostruire Italia” che prevede tutta una serie di azioni: “Trasformazione della Pagina Fb e del sito di Basta un Sì e definizione delle azioni di comunicazione collegate”, la “costruzione, a partire da piattaforme esistenti, di un blog personale di MR”, e poi la “progettazione e costruzione di una rete informale, interna ed esterna, di influencers che s’impegnano ad alimentare pagine e piattaforma con propri contenuti”. In premessa Carrai scrive che “il movimento 5 stelle ha costruito una rete di propaganda e disinformazione. Noi dobbiamo invece basarci sull’informazione”. Alla fine del documento, però, sembra smentirsi visto che inserisce tra le “azioni da intraprende a tempo zero“, pure la “realizzazione della ns Dagospia (a Simona il compito di trovare il nome)”, la “trasformazione dell’Unità in un grande giornale di inchiesta” e la “realizzazione di siti civetta dove si copia il modello 5 stelle nel metodico sputtanamento dell’avversario”. Nel novembre successivo Renzi dedicherà l’edizione della Leopolda tutta alle fake news. Più volte si scaglierà pubblicamente contro quella che definisce “una vera industria del falso, con profili social altamente specializzati in diffusione di bufale, fake news, propaganda”. Un sistema che i renziani rinfacciano sistematicamente alla Lega e ai 5 stelle di usare. Lo stesso modello che, nel gennaio del 2017, Carrai invitava a copiare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/11/renzi-le-carte-un-investigatore-privato-e-notizie-mirate-rilanciate-da-profili-fake-per-distruggere-la-reputazione-di-avversari-politici-e-giornalisti-ecco-il-piano-inviato-da-rondolino-allex/6388305/

Non ci fanno paura. - Marco Travaglio


Alle 19.36 del 7 gennaio 2017, un mese dopo aver perso referendum e governo e 13 mesi prima delle elezioni politiche, il segretario del Pd Matteo Renzi inoltra all’amico Marco Carrai un’email che gli ha inviato Fabrizio Rondolino, giornalista prima dalemiano poi berlusconiano infine renziano, nonché marito della produttrice tv Simona Ercolani, che mentre vince a man bassa appalti Rai, lavora pure lei alla sua campagna elettorale. Nel messaggio d’accompagnamento, Rondolino scrive a Renzi: “Eccoti un primo appunto sulla struttura di propaganda antigrillina che ho preparato con Simona in questi giorni… Ps. Se già non lo usi, ti consiglio questo sistema di posta criptata…”. Ed ecco il suo appunto che Renzi gira a Carrai, facendolo proprio senza prenderne minimamente le distanze: “Non dobbiamo controargomentare sulle loro proposte, dobbiamo distruggere chi le ha avanzate” con campagne “‘allusive’ e intrinsecamente diffamanti: a) i disastri delle amministrazioni grilline, da Roma al più piccolo dei comuni amministrati: scandali, dimissioni, inchieste giudiziarie”; “b) character assassination: notizie, indiscrezioni, rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica di Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Davide Casaleggio (e la sua società), Travaglio e Scanzi”.

Perciò “è necessario creare una piccola, combattiva redazione ad hoc, che lavori esclusivamente sul progetto nella massima riservatezza: vanno individuati almeno 2 giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)” e “vanno coinvolti… gli ex grillini fuoriusciti o espulsi”. Raccolta la merda, per spararla nel ventilatore “va creato un sito specifico, non riconducibile al Pd né tantomeno a MR, da costruire su un server estero non sottoposto alla legislazione italiana, che raccoglie e pubblica tutto il materiale… da rilanciare poi sui social network (attraverso una rete di fake che agiscono su cluster specifici)” e far “riprendere dai media tradizionali” grazie a “una serie di interlocutori, nei giornali e nelle tv, con cui costruire un rapporto personale e fiduciario”. Interlocutori che non mancano: in altre email agli atti dell’inchiesta Open Renzi vanta un “accordo Agnoletti- Orfeo”, il primo suo portavoce e il secondo Ad e Dg della Rai (ora direttore del Tg3 in procinto di guidare con Fuortes la nuova Direzione Approfondimenti e talk), un “accordo con Brachino-Confalonieri” per Mediaset e vuole avvicinare il direttore di La7 Salerno. Il tutto per “conoscere le scalette” e dare “uno sguardo particolare su Gruber, Floris, Formigli, Giletti, Minoli”.

Sulle tv, il progetto collima con la Struttura Delta di B. in Rai; sui social, il sistema è la fotocopia della “Bestia” leghista, oggetto di strali anche dai renziani almeno fino al Patto dei 2 Matteo; sui quotidiani, a parte i pluricitati globetrotter Annalisa Chirico e Jacopo Iacoboni, c’era l’imbarazzo della scelta, visti i battaglioni di penne scatenate nella campagna elettorale pro Renzi e anti M5S senza bisogno di ordini. Nei mesi seguenti furono colpiti via, via, Grillo Fico, Raggi, Appendino, Taverna, Casaleggio, Di Maio, Di Battista.
Ora immaginate che accadrebbe se questo piano per “distruggere” e “diffamare” gli avversari politici con la “character assassination”, i “fake”, i dossieraggi di “investigatori privati” da “un server estero non sottoposto alla legislazione italiana”, usando vertici e appaltatori Rai e giornalisti da riporto, fosse uscito da un’email di Casaleggio o Casalino per ordine di Grillo o Conte: le piazze si riempirebbero di politici e supporter che invocano dimissioni e strillano al golpe populista, alla macchina del fango grillina; e rotolerebbero teste ovunque, dalla Rai all’Ordine dei giornalisti. Invece tutto tace. Anche fra i cacciatori di fake news russo-grilline che accusavano falsamente il M5S e la Casaleggio di fare ciò che invece fanno i loro amici renziani. Anche alla Rai, dove tutti sanno cosa facevano (e fanno) i renziani, occupando tutto l’occupabile e cacciando le poche voci stonate dal coro (Gabanelli, Giannini, Giletti).
Quanto a noi, pubblichiamo le carte di quest’indagine come di tutte le altre (su B., Salvini, Pd, Raggi ecc.). E siamo abituati a subire dossieraggi. Nel 2006, interrogato sullo scandalo della Security Telecom, il giornalista Guglielmo Sasinini confessò di aver redatto per il suo capo Luciano Tavaroli almeno 61 dossier su altrettanti personaggi ostili, incluso il sottoscritto. Nello stesso anno fu trovato l’archivio segreto del Sismi di Niccolò Pollari, con migliaia di schede compilate dal suo fido analista Pio Pompa, e anche lì, accanto a quelle di pm, politici e altri presunti nemici di B. da “disarticolare” con “azioni traumatiche”, ne saltò fuori una a mio nome. Figurarsi se oggi ci lasciamo impressionare o intimidire dai traffici dei renziani che volevano “distruggere” noi e han distrutto solo se stessi. Ci limitiamo a notare la perfetta continuità fra berlusconismo e renzismo, le due peggiori jatture che abbiano infestato la vita pubblica negli ultimi 30 anni. E ad augurarci che si estinguano al più presto, senza che nessuno osi più avvicinarli per accordarsi su governo, Quirinale e Rai. Continueranno a colpirci con i dossier? Finiranno come i Sasinini, i Pompa e i Rondolini: con un pugno di mosche. Non abbiamo nulla da nascondere, noi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/12/non-ci-fanno-paura/6389285/

mercoledì 10 novembre 2021

“Diffusione illegale” Ma il conto è agli atti e non è più segreto. - Valeria Pacelli

 

“Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e leggi. (…) Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione” e ora “mi aspetta una lunga battaglia in sede civile e penale per ottenere il risarcimento che merito. (…) Non ho nulla da temere e anzi la pubblicazione incivile di questi documenti non fa che confermare la mia trasparenza e correttezza”. La “pubblicazione incivile”, a detta di Matteo Renzi, sarebbe quella di ieri del Fatto Quotidiano. In esclusiva abbiamo rivelato i dettagli degli introiti del leader di Italia Viva nel periodo che va dal giugno 2018 al marzo 2020. L’estratto del conto corrente dell’ex premier non è un documento che Il Fatto ha trafugato chissà dove. Bensì è oggetto di un’informativa della Guardia di Finanza depositata dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open e che vede Renzi indagato per altri fatti per concorso in finanziamento illecito. Qualche settimana fa, la Procura ha chiuso l’indagine, di conseguenza sono stati depositati tutti gli atti, che a questo punto non sono più riservati e possono essere utilizzati nell’ambito della cronaca giudiziaria. L’informativa della Gdf del 10 giugno 2020 contiene anche l’estratto del conto intestato a Renzi. Gli incassi dell’ex premier non sono oggetto di indagine. Dall’informativa però si scoprono i dettagli (alcuni finora inediti) dell’attività di speaker del senatore, attività che Renzi ha ribadito più volte essere legittima. Scrivono le Fiamme Gialle: “Tra gli allegati alla segnalazione per operazioni sospette, risulta accluso l’estratto, dal 14 giugno 2018 al 13 marzo 2020, del conto corrente (…) Bnl – filiale Senato Roma, intestato a Matteo Renzi”. E aggiungono: “Dalla disamina dell’estratto conto si rilevano: in avere per complessivi 2.644.142,48 euro”. Degli incassi complessivi nel periodo 2018-2020 vengono fuori pagamenti per gli speech come i 43.807 euro versati dal ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita o i 19.032 euro pagati dalla 21 Investmenti Sgr “private equity di Alessandro Benetton”.

Ieri l’ufficio stampa di Renzi ha fatto anche sapere che il senatore “ha dato mandato ai propri legali di agire in tutte le sedi istituzionali per verificare la correttezza delle acquisizioni e delle pubblicazioni”. Sulla questione delle comunicazioni di Renzi, la Giunta per le immunità parlamentari è stata già incaricata di esprimere un parere. A investire il Senato sull’utilizzazione da parte dei pm di email e messaggi è stato lo stesso Renzi, il quale ha scritto per due volte alla Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, che il 12 ottobre ha deferito alla Giunta la questione. In sostanza per l’ex premier da parte della Procura di Firenze vi è stata una violazione dell’articolo 68 della Costituzione che prevede che per le captazioni e tutte le altre operazioni di indagine che riguardano i parlamentari sarebbe stato necessario chiedere, in via preventiva, l’autorizzazione alle Camere di appartenenza. In realtà le comunicazioni di Renzi depositate agli atti non sono dirette: si tratta di conversazioni con altri indagati, non soggetti alle guarentigie parlamentari.

Mentre l’ex premier annuncia battaglia, su Twitter Teresa Bellanova addirittura teme per la democrazia: “Pubblicare l’estratto del conto di un senatore e farlo avendo nelle mani intercettazioni non penalmente rilevanti uscite da palazzi della Procura, è un fatto che democraticamente dovrebbe allarmare tutti”. Mentre per Marco Di Maio, vicepresidente del gruppo di Iv alla Camera, “è contro la Costituzione che un quotidiano pubblichi l’estratto conto privato di un cittadino”. Ieri abbiamo sfogliato a lungo la Costituzione e il codice penale: non abbiamo ancora trovato l’articolo che avremmo violato pubblicando atti depositati.


https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/07/diffusione-illegale-ma-il-conto-e-agli-atti-e-non-e-piu-segreto/6382882/