sabato 2 settembre 2023

La chiave per essere felici? Ce lo dice Albert Einstein.

 

Il noto esperto non ha contribuito solamente ad apportare dei grandi cambiamenti nel suo campo, egli era una mente da un’intelligenza ed una sensibilità indescrivibile, che partoriva e condivideva pensieri anche riguardo i problemi sociali e politici del suo tempo, supportando a gran voce i valori di giustizia, uguaglianza e libertà. Tra i pensieri più affascinanti del noto scienziato, particolare attenzione per quella della felicità.

Secondo lo studioso, gli unici ingredienti necessari per raggiungerla erano la capacità di godere e di apprezzare le cose semplici della vita. Tra i numerosi scritti, i 4 concetti essenziali per essere felici sono sicuramente quelli che meritano più attenzione.

Il primo concetto esposto da Einstein è il seguente: “L’importante è non smettere di fare domande. La curiosità ha una sua ragione di esistere”. Per lo studioso la curiosità era il motore dell’apprendimento, un aspetto da potenziare inevitabilmente. 

Il secondo invece, il fisico lo riassume con le seguenti parole: “Cerca di non diventare un uomo di successo. Diventa piuttosto un uomo di valore”, per raggiungere la felicità non possono mancare relazioni umane ed amicizie autentiche e sincere.

Penultimo ma di grande spessore, è il concetto che Einstein riassume così: “L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata. L’immaginazione circonda il mondo”, colui che pensa al di fuori degli schemi, coltiva l’immaginazione e cerca continuamente soluzioni creative per affrontare le sfide della vita, vive la vita con maggiore consapevolezza e percorre la strada della via che lo conduce verso la felicità interiore.

Ed infine, il quarto concetto è: “Se vuoi vivere una vita felice, legala ad uno scopo, non alle persone o alle cose”, per lo studioso per raggiungere la felicità è inevitabile perseguire i propri obiettivi con determinazione ed al tempo stesso contribuire a ciò che produce benessere a chi ci circonda.

https://www.105.net/news/tutto-news/1355431/albert-einstein-4-regole-felicita.html?fbclid=IwAR1obQ0nmhG7-vsEnKxMaTeVdcTFm5mkLZi45XeIrZV8_P_dm59kPpa6mnQ

"un giorno Socrate venne aggredito da un uomo." - Professor X - Guendalina Maddei

 

Lo sapevate che… un giorno Socrate venne aggredito da un uomo. Era un uomo rozzo, incivile che, avuta la peggio nella discussione, arrivò perfino a schiaffeggiarlo.
Ancora oggi ci sono tante persone così, persone che non sanno dialogare, persone che quando non sanno come argomentare le loro idee, incominciano ad urlare. Diventano aggressivi. Ricorrono alla violenza. Ma come reagì Socrate? Non fece nulla! Non gridò, non ricambiò la violenza, nulla. Uno dei suoi discepoli si meravigliò dell’atteggiamento di Socrate, ma il grande filosofo gli rispose: «se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?»
Cosa vi sta dicendo Socrate? Che una persona intelligente non può abbassarsi al livello di un idiota. Socrate credeva nel dialogo, ci credeva fermamente, per Socrate democrazia è dialogare, ma il dialogo è possibile soltanto quando c’è dall’altra parte la volontà di dialogare. «Ci vogliono due anni per imparare a parlare e cinquanta per imparare a tacere,» diceva Luciano De Crescenzo. «È solo quando riesci a “tacere”, evitando discussioni inutili, che mostri la tua saggezza.»
Entrambi, fateci caso, vi stanno dicendo la stessa cosa. Gli ignoranti, i maleducati, gli incivili sono sempre esistiti. Sempre. Oggi però a differenza dei tempi di Socrate sembrano essersi moltiplicati. I social hanno legittimato la violenza, l’aggressività verbale. Chiunque si sente il diritto di offenderti. O pensate alla televisione, una babele moderna dove chi parla deve manifestare la propria “superiorità” gridando e insultando il proprio interlocutore. Ogni giorno vanno in scena tali deprimenti siparietti: adulti che non fanno che gridare perché non hanno neanche la capacità di confutare con pacatezza il loro avversario.
Ecco, a me è capitato di ricevere insulti davvero pesanti qui sui social. E allora incominci a perdere la pazienza, ti viene quasi voglia di ribattere a questi «leoni da tastiera» che ti sputano addosso il loro veleno. Ma sapete una cosa? In quei momenti faccio un lungo respiro e ripenso alle parole di Socrate. O per dirla come Shaw: «Ho imparato tanto tempo fa a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace».
Ripubblicato per i nuovi lettori
Guendalina Middei, anche voi mi conoscete come Professor X

venerdì 1 settembre 2023

ROSARIA: “DOPO LA SECONDA DOSE DI VACCINO IL COMA, E OGGI NON CAMMINO PIÙ”. - Di Giulia Bertotto, quotidianoweb.it

 

Vaccinata e danneggiata: Rosaria Corsini vive a Barletta, ha oggi 60 anni, quando si è vaccinata, il 1 giugno e 6 luglio 2021, ne aveva 58. Dopo la prima dose di Pfizer non ha accusato alcun malessere, mentre, dopo la seconda dose, le è successo l’inimmaginabile: dolori, febbre alta, due mesi di coma e una paralisi agli arti inferiori che al momento pare irreversibile, nonostante i trattamenti e la fisioterapia quotidiana.

  • Rosaria, la ascolto, mi racconti la sua storia. Grazie per il suo coraggio.

“Dopo la seconda dose di vaccino antiCovid Pfizer mi sono recata a Roma, andavo a trovare mio fratello. Lì ho iniziato a sentirmi stanchissima, soffrivo anche un fortissimo dolore ai polpacci, non riuscivo a camminare. Ho sempre camminato tanto e adoro visitare Roma, mio fratello era sorpreso che fossi così fiacca e “pigra”. Ho provato a bere bevande alla frutta, integratori, ho pensato “magari è il caldo”…

Ma tornata a Barletta mi è scoppiata la febbre a 40, avevo dolori tremendi alla schiena e alle gambe. Mia nipote ha chiamato il mio medico di base che al telefono ha detto convinta che si trattava di Covid e che dovevano portarmi al pronto soccorso. Lì mi è stato dato codice bianco e fino alla sera ho aspettato distesa sulle sedie con la febbre alta. La diagnosi è stata: lombosciatalgia. Ma la mia emoglobina era bassissima, così mi hanno ricoverata per accertamenti, il 20 luglio.

Alcuni giorni dopo, circa 15 dalla seconda dose, ho cercato di tagliare la carne nel piatto ma non riuscivo ad utilizzare il coltello, non avevo la forza e le mie mani non rispondevano ai miei comandi. Il 26 luglio, così mi hanno raccontato i miei familiari e mio marito, sono finita in coma, in ospedale a Foggia. Sono stata in coma per due mesi nell’autunno 2022. Non riesco a crederci, sono stata allettata per sette mesi in un ospedale, a Chieti. Mi tenevano attaccata alle flebo per l’alimentazione artificiale. Io non ricordo molto, alcune cose mi sono state raccontate dai miei parenti.”

  • C’è stata una parentesi di tempo in cui, dimessa dall’ospedale, è stata di nuovo a casa.

“Sì, a casa ho iniziato la fisioterapia, impossibile perché i dolori alle gambe erano insopportabili e nessun medico poteva toccarle senza che gridassi. In seguito sono stata ricoverata tre mesi a San Giovanni Rotondo, nel centro Angeli di Padre Pio. Un anno e mezzo di ospedali. Io che sono sempre stata bene, non ho mai avuto nessuna patologia! Nessuno mi ha detto che non avrei più camminato, nessuno.”

  • Oggi come sta? Riesce a deambulare?

“Sono trascorsi due anni ma non posso camminare, mi muovo solo grazie alla sedia a rotelle. Ho ancora il buco della trachea aperto perché non riesce a rimarginarsi, così deve essere medicato ogni giorno in attesa dell’intervento per richiuderlo chirurgicamente. Oggi si prendono cura di me: una Oss al mattino, un’altra per il pranzo, l’infermiere che mi medica la piaga e il foro della gola, e mio marito che vive con me; purtroppo ora è tutto sulle sue spalle. La nostra famiglia è distrutta. Abbiamo dovuto cambiare casa perché quella dove abitavano con le scale non mi permette di uscire. In un giorno, fidandomi dei medici, sono diventata prigioniera della mia casa e del mio corpo. Oggi riesco a muovere le mani, almeno la mano sinistra, le gambe invece non rispondono. Per due anni non mi sono guardata allo specchio, oggi non mi riconosco. Tutori e fisioterapia danno scarsi risultati, io so che non camminerò più.”

la signora Rosaria con la maglietta "vaccinata e danneggiata" che pende dal letto
  • Ha denunciato la sua situazione alle istituzioni sanitarie e governative?

“Mia sorella si è rivolta al sindaco di Barletta, non abbiamo ottenuto granché. Io faccio parte del gruppo romano Danni collaterali, e sabato 16 settembre ci sarà una grande manifestazione a Roma dove saranno presenti i danneggiati da vaccino da tutta Italia. Sulla mia cartella clinica c’è scritto morbo di Guillain-Barré dovuto alla seconda dose del vaccino Pfizer. Un avvocato segue il mio caso per ottenere un indennizzo.

Quello che ci è stato messo nelle vene non era un vaccino ma un veleno, ci hanno usati come cavie umane, quello che ci è stato fatto è un crimine. A qualcuno è andata bene, a qualcuno male, qualcuno non c’è più. Io ho perso un nipote di quarant’anni, un infarto dopo venti giorni dal vaccino. Io sono viva, ma è vita questa? Mi hanno riconosciuto invalidità e accompagnamento ma sono bloccata in un letto tutto il giorno, con la televisione accesa. Prendo medicinali per i dolori, eparina e integratori, perché cure non ce ne sono. Io sono andata con le mie gambe a vaccinarmi e ora sono sulla sedia a rotelle e mi danno solo dolore.

Nel 2020 è morta mia nipote, piangevo dietro al cancello del cimitero perché non si poteva entrare. I carabinieri mi hanno vista ma non mi hanno detto niente. Non si poteva neppure toccare il carrello della spesa senza paura del virus.

Ammiro chi non si è vaccinato, ma io non sapevo di non essere obbligata, con tutto quel terrore che ci ha messo addosso la televisione! E ora dove sta questo virus? Non se ne parla nemmeno più. E nemmeno si parla di noi danneggiati dal vaccino. Non accetterò mai la mia vita in questo stato, io credo in Dio ma a volte ho paura di aver perso anche la fede.

Però sarei contenta di conoscerla di persona a Roma, a settembre.”

https://comedonchisciotte.org/rosaria-dopo-la-seconda-dose-di-vaccino-il-coma-e-oggi-non-cammino-piu/

giovedì 31 agosto 2023

Il regime Meloni: democratura, familismo amorale e conflitti d’interesse. - Salvatore Palidda

 

Nella sua occupazione di tutti i posti di potere in tutti i campi, il partito della signora Meloni e la coalizione delle destre che governa mostrano sempre più i loro tratti salienti: democratura (miscuglio di democrazia apparente e autoritarismo violento), familismo amorale (i suoi famigliari al potere) e conflitti d’interesse senza limiti, con solo il 26% dei voti ottenuti.

La parola democratura risale alla Spagna degli anni 1929-30, ma è a Edoardo Galeano che si deve il suo impiego a proposito della coesistenza di democrazia e autoritarismo o di democrazia e dittatura, come Predrag Matvejevic descriveva i regimi apparentemente costituzionali ma di fatto oligarchici. In realtà questa democratura non è che il fascismo “democratico”, un regime generato dal processo di eterogenesi della pseudo democrazia, processo che dura da decenni e che è sempre più peggiorato a seguito della controrivoluzione del capitalismo liberista che comincia negli anni 1970. Un processo che non ha smesso di erodere le conquiste economiche, sociali e civiche degli anni 1968 e 1970 grazie anche alla conversione liberista della sinistra tradizionale. Così è possibile governare con una piccola minoranza di voti degli aventi diritto di voto e da qui la pretesa di «democrazia» e quindi di costituzionalità che permette a questi governanti di fare e sfare quello che vogliono, senza alcuna vergogna. Ne conseguono misure fra le più liberticide (divieto di riunione, criminalizzazione della solidarietà ecc.). In Italia non si ha bisogno del 49.3 usato dal governo Macron per imporre la sua famigerata riforma delle pensioni odiata dal 75% dei francesi. Il governo procede a colpi di decreti e può contare su una larga maggioranza del Parlamento e una quasi inesistente opposizione, compresi i sindacati (che invece in Francia, insieme alle sinistre unite, sono stati uniti contro il regime Macron). L’accanimento particolare del regime Meloni ha preso di mira i poveri sistematicamente stigmatizzati e odiati dalle destre (ma anche da una parte dell’ex-sinistra: il reddito di cittadinanza è stato abolito nonostante la stessa Comunità europea lo difenda e le statistiche ufficiali mostrino un netto aumento della povertà, dei senza casa, della gente che non può curarsi). In Italia il potere d’acquisto si è svalutato più che in tutti gli altri paesi europei e la rivalutazione dei salari rispetto all’inflazione è stata abolita. I salari italiani sono tra i più bassi d’Europa e sono persino diminuiti del 12% rispetto al 2008 (lo attesta il Global Wage Report 2022-2023 de l’ILO).

Il ministro della “sovranità alimentare” (SIC !), cognato della signora Meloni, si è permesso anche di dichiarare che l’alimentazione dei poveri è migliore di quella dei ricchi, mentre altri politicanti non hanno smesso di dire che il reddito di cittadinanza non farebbe che mantenere degli oziosi sui divani di casa loro, davanti alla tv o ai supermercati a fare spesa coi soldi dello Stato. Le destre hanno così scatenato una campagna contro la popolazione bollata come parassita che non vorrebbe lavorare… e questo in un paese in cui si contano circa otto milioni di lavoratori che oscillano tra precariato e impieghi al nero e persino neo-schiavitù e un numero crescente di incidenti e morti sul lavoro. A questo s’accompagna l’accanimento contro i migranti (il far morire e lasciar morire) che conduce la signora Meloni a fianco della signora Ursula van der Leyen e del presidente della Tunisia Kaïs Saïed a un accordo da crimine contro l’umanità.
Puntando suoi più fedeli – anche se palesemente incolti e ignoranti l’ABC delle regole di governo – la signora Meloni si è circondata di famigliari e amici: suo cognato che non smette di suscitare il ridicolo e lo scandalo per la sua indigenza intellettuale e il suo disinvolto linguaggio fascistizzante, la sorella nominata capa del suo partito, suo marito piazzato nel primo canale della tv pubblica, i suoi amici più fidati nei ministeri o ai posti istituzionali. Peggio che all’epoca di Mussolini, la signora Meloni ha dovuto far ricorso a un familismo amorale sfacciato e a dei conflitti d’interesse a non finire poiché ha paura di non farcela e non può contare su un personale politico sperimentato e qualificato (ma questo è diventato abituale sin dal 1994 e anche con governi di centro-sinistra). Nella sua epopea sta mantenendo la promessa della «pace fiscale» fortemente voluta anche da suoi alleati Salvini e i discepoli di Berlusconi. Si è così approdati al trionfo della tolleranza dell’evasione fiscale, così come del lavoro nero e di ogni sorta di raggiro delle leggi che avrebbero dovuto proteggere i lavoratori e lo Stato di diritto democratico. E questo in un paese in cui la frode fiscale ha raggiunto il 35% del PIL, cioè 530 miliardi (stima Eurispes ignorata anche dai sindacati). Non è casuale che il governo Meloni comprenda una ministra del turismo conosciuta per le sue discoteche e locali di divertimento e infine sotto processo per sistematica frode fiscale e di contributi sociali.

Sarebbe troppo lungo elencare in dettaglio gli scandali provocati dai membri di questo governo e del su entourage e dai suoi zelanti sostenitori. Ma nulla di tutto ciò sembra scalfire la tenuta del regime Meloni a cui nel frattempo quasi tutti i media continuano ad accreditare largo consenso. In tale contesto non mancano i colpi mediatici inimmaginabili qualche anno fa, per esempio un generale che pubblica un libro zeppo di tutta la panoplia di ignominie contro LGBT, poveri, militanti di sinistra, semplici democratici e propositi fascisti. Un libro che sembra essere diventato il best-seller del popolo di destra e che anche ministri e personalità di questa maggioranza dichiarano di apprezzare sebbene il ministro della difesa sia stato costretto a dimissionare tale generale senza però espellerlo dall’Esercito.
In realtà la garanzia della durata del regime Meloni è assicurata dal suo totale allineamento alla NATO, agli Stati-Uniti e all’Europa, a fianco dell’Ucraina. E in tale allineamento il governo Meloni ha anche la pretesa di giocare l’intesa con gli Stati Uniti contro la Francia nella scena del Niger e dell’Africa sub-sahariana (un gioco che ha ben poco speranze di successo visti i mezzi, le capacità e gli spazi di manovra dell’Italia). Nel frattempo, la competizione tra Salvini e Meloni sembra farsi sempre più acuta anche in vista delle prossime elezioni europee. Meloni pensa di continuare ad arraffare i voti del partito di Berlusconi e anche della Lega che ormai si attesta con un profilo sfacciatamente fascista, razzista e sessista, profilo di cui Fratelli d’Italia pretendeva il monopolio. Nulla esclude dei passi falsi degli uni e degli altri; ma, purtroppo, di fatto non c’è opposizione che possa impensierirli. In Italia non c’è più sinistra, nulla di comparabile all’unione delle sinistre in Francia.

https://www.micromega.net/il-regime-meloni-democratura-familismo-amorale-e-conflitti-dinteresse/

mercoledì 30 agosto 2023

Dottor Giambruno, io il lupo l'ho incontrato ... - Antonia Storace

 

Dottor Giambruno, io il lupo l'ho incontrato un giorno di fine ottobre. Erano le sette del mattino, camminavo spedita verso la stazione, dovevo prendere il treno che mi avrebbe portata in facoltà: il corso di diritto privato iniziava alle 8.10 e di quell'esame non ho mai perso una lezione, mi terrorizzava. Non sarei potuta uscire di casa più tardi di così - diversamente avrei mancato l'inizio -, ma nemmeno prima, perché le strade sarebbero state più vuote ancora e la desolazione più temibile. La vita di una donna è un delicato gioco di equilibri, dottor Giambruno. E lo saprebbe, se fosse nato con le ovaie.

Indossavo un paio di jeans, quella mattina, e una camicetta bianca, virginale, abbottonata con "decoro". Sopra la camicia stava una giacca grigia, a quadri; sotto i jeans le scarpe da ginnastica: a guardarmi da fuori, sembravo la sorella di Hermione Granger, pronta per Hogwarts e Grifondoro. A colazione avevo bevuto un espresso. Io non mi sono mai ubriacata, dottor Giambruno, sa? Mai, non una volta in trentasette anni. Non ho mai fumato e non ho mai assunto droghe, di alcun genere. Una vita di merda, direbbe qualcuno.
Per giunta, ho sempre avuto la fortuna di scegliere gli uomini con cui sc*pare, vivendo il sesso con la libertà che decidevo per me stessa.
Eppure, quel giorno, il lupo l'ho incontrato comunque. Aveva intuito quale strada dovessi percorrere, quale fosse la mia destinazione finale, e pensò bene di circuirmi con l'auto un paio di volte, seguendomi. Al momento della svolta in un vicolo - che purtroppo non potevo evitare -, sterzò con inaudita violenza, placcandomi tra la macchina e il muro alle mie spalle. Non riuscivo a muovermi. Due netturbini lavoravano a pochi metri dalla scena: videro tutto, non alzarono un dito. Mi salvò mio fratello, dottor Giambruno. Avevo avuto la prontezza di chiamarlo per tempo, fiutando - a proposito di lupi - la fine che stavo per fare. Arrivò scodando con la sua Lancia Y: indossava ancora il pigiama e le pantofole, lo ricordo come fosse ora.
All'università andai lo stesso, seguii la lezione per intero, presi appunti, non capii nulla. Al rientro mi aspettava mio padre. Avevo ventiquattro anni. O giù di lì. Non ricordo bene.
Nel tempo a venire ho imparato a difendermi da molte cose e oggi so che i lupi non c'entrano niente: gli animali sono creature integre, leali, sempre pronte a difendere i propri cuccioli. Il vero problema sono gli uomini, dottor Giambruno, certi uomini, certi maschi, certi sistemi patriarcali, certe logiche di potere, di possedimento. Ma se proprio vogliamo azzardare un paragone animale, se proprio vogliamo osare il linguaggio delle immagini, dottor Giambruno, non scomodiamo i lupi. Piuttosto, invochiamo i minchiotauri. Che ne dice? Invochiamo quella particolare specie umana che spara stronz*te senza cognizione di causa e rintraccia la colpa, o una parte della colpa almeno, nella vittima. Se ha una figlia femmina, dottor Giambruno, una nipote, una sorella, un'amica, le metta in guardia da loro.

Antonia Storace

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Vettuvan Kovil - tempio. India

 

Una meraviglia incompiuta del Rock Cut! 

Non ci sono parole per descrivere la bellezza di quest'opera d'arte.

Bellissima foto di Vettuvan Koil, Kalugumalai, distretto di Tuticorin nel Tamilnadu

Questo squisito tempio scavato nella roccia fu costruito sotto i sovrani Pandya del Sud TN durante l'VIII secolo d.C. Si dice che sia il precursore del Tempio Kailash a Ellora. #Vettuvankoil #Pandyas #RockcutTemple.

Vettuvan Koil a Kalugumalai, una città panchayat nel distretto di Thoothukudi nel Tamil Nadu, India. Tempio dedicato al dio indù Shiva. Il tempio incompiuto fu costruito durante l'VIII secolo d.C. dai primi Pandya.

#ilpatrimonioindù

#glideiindùedee

#Tamilnadu

#sanatandharmabharatvarsha

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NON APRITE QUELLE PORTE. - Marco Travaglio

 

Mentre la libera stampa insegue l’ultima minchiata del penultimo ministro e del generale Catenacci o come diavolo si chiama, un trust di 26 cervelli messo insieme da Nordio a sua immagine e somiglianza partorisce la bozza di decreto attuativo della legge delega sull’ordinamento giudiziario escogitata da quell’altro genio della Cartabia.

Con due ideone.
La prima – nata dalla fertile mente dell’ex forzista e ora calendiano Costa – è una nuova voce nel “fascicolo per la valutazione del magistrato”:
quella sul “complesso dell’attività svolta, compresa quella di natura cautelare”, la “tempestività nell’adozione dei provvedimenti” e le “gravi anomalie in relazione all’esito degli atti e dei provvedimenti nelle fasi o nei gradi successivi”.
Il Csm dovrà tenerne conto per valutare promozioni, sanzioni e radiazioni (automatiche con due bocciature consecutive).

La seconda genialata è quella che gli italiani hanno bocciato appena un anno fa bocciando i referendum contro la giustizia:
far giudicare i magistrati nei Consigli giudiziari
(le sezioni locali del Csm) anche dagli avvocati.

A Palermo, per dire, il legale di Messina Denaro potrebbe dire la sua sul pm e il gip che hanno scovato e arrestato il suo cliente.

Il combinato disposto delle due ideone sarà una magistratura ancor più intimorita, pavida, conformista e riverente al potere di quanto già non sia dopo le cure da cavallo degli ultimi 25 anni.

Se la carriera dei magistrati dipende dal giudizio degli avvocati e ancor di più dalle conferme dei loro provvedimenti nei successivi gradi di giudizio, le conseguenze possono essere solo due, entrambe nefaste.
Molti giudici saranno portati a confermare le decisioni dei colleghi sottostanti, anche se non le condividono, per salvare loro la carriera (l’“appiattimento” sempre deplorato dai “garantisti”).

E molti pm, gip e gup saranno indotti a chiudere gli occhi sui delitti dei potenti e ad archiviare i processi più complessi
(quelli indiziari, senza pistole fumanti o confessioni), nel timore o nella certezza che i colleghi di tribunale, appello e Cassazione vedano il bicchiere mezzo vuoto o cerchino il pelo nell’uovo per allontanare l’amaro calice.

Quando Falcone e Borsellino istruirono il maxiprocesso a Cosa Nostra, Corrado Carnevale divenne presidente della I sezione della Cassazione, monopolista dei processi di mafia.
E iniziò a cassare condanne e arresti di mafiosi (500 in tutto) guadagnandosi la fama di “ammazzasentenze”.

Ma Falcone e Borsellino continuarono ad arrestare e a processare mafiosi fino all’estremo sacrificio, perché nessuno poteva cacciarli per gli annullamenti dei loro provvedimenti.

Con i “riformatori” di oggi, Cosa Nostra avrebbe risparmiato un bel po’ di guai. E di tritolo. 

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