Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 11 settembre 2023
Italia vs Cina: siamo sudditi di Washington - Giuseppe Salamone
sabato 9 settembre 2023
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca).
Le nuove sanzioni punitive introdotte dal governo per combattere i reati di femminicidio e violenza sulle donne , a mio parere, produrranno l'effetto contrario ai desiderata.
Femminicidio:
uso più stringente del braccialetto elettronico. (che fino ad oggi è servito, pressoché, a nulla)
Se il braccialetto elettronico verrà rifiutato si passerà a misure più severe come l'obbligo di firma alle forze dell'ordine. (quindi, si può anche rifiutare...)
Stupro:
L'annunciato decreto escluderà la possibilità di concedere gli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. (Quindi, si potevano scegliere gli arresti domiciliari? (...Dimenticavo: tra questi c'é Apache...)
- diritto al gratuito patrocinio per chi ha subito violenza. - pagato da chi? E con quali avvocati?
- I sindaci avranno maggiori poteri di intervento e potranno 'utilizzare cittadini volontari, ovviamente non armati, per il controllo del territorio'. - (un ritorno alle ronde, che sappiamo benissimo come agivano ai tempi del fascismo?)
- - Violenza sulla donne, la ministra Roccella all’attacco del porno online dopo lo stupro di Palermo: “Umiliante e visto già a 7 anni” - Come scusa non credo che regga, oltretutto, sappiamo bene che i divieti, alla fine, producono "inviti"... (Inoltre, il divieto puzza di ipocrisia dettata da religiosità bigotta.)
Foto fornita gentilmente da: Bashta | Dreamstime.com.
venerdì 8 settembre 2023
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. di Giacomo Leopardi - PofessorX
mercoledì 6 settembre 2023
Scultura di embrione umano nel tempio di Kala Bhairava Natha, Tamilnadu.
Scultura di embrione umano nel tempio di Kala Bhairava Natha, Tamilnadu; Immagine gentilmente concessa: Google Plus
C'è anche questo tempio Chola chiamato Shri Garbharakshambika Sameta Shri Mullaivana Nathar, a Thirukarugavur, Papanasam taluka che si trova sulla strada Thanjavur (Tanjore) - Kumbakonam. All'interno sono presenti anche antiche iscrizioni sulle pareti. All'interno del tempio si possono vedere iscrizioni del periodo del re Raja Raja Chola, che regnò tra il 985 e il 1014, così come quelle del periodo di Parantaka Chola (inizio del X secolo). Alcune delle procedure di preghiera qui sono legate alla gravidanza. Quindi un tempio dedicato alla soluzione dei “problemi ginecologici”. Potrebbero essere disponibili degli specialisti nel tempio per aiutare le persone. Era un servizio di specializzazione dato alla società.
Notare anche l'idolo Mahakala di Shiva a Ujjain (figure fornite). Ujjain, Mahakala è molto vecchia. Il Lingam rappresenta in realtà l'unificazione delle forze di Shiva e Shakthi. Il Paanipeeta rappresenta la Shakthi. L'idea è che Shiva e Parvathi siano le figure paterne e materne di questo mondo (Jagathah Pitram Vande Parvathi-Parameshwaram). Anche qui puoi vedere il serpente che nuota fuori. Quindi, simbolicamente, il tempio di Shiva stesso rappresentava le “forze vitali”.
martedì 5 settembre 2023
Giuliano Amato vuota il sacco sulla strage di Ustica. Che aspettiamo a liberarci della Nato? - Fabio Marcelli
Il 27 giugno del 1980 venne abbattuto un aereo civile nei cieli di Ustica e morirono 81 passeggeri, tra i quali molti bambini (ricordo che proprio in quei giorni incontrai una ragazza veronese distrutta dal dolore perché era la maestra di alcuni di loro). Le rivelazioni fatte da Giuliano Amato nella sua recente intervista portano nuova luce sulla strage. È legittimo chiedersi per quale motivo Amato abbia deciso di vuotare il sacco solo oggi, a circa 43 anni di distanza, ma è importante sottolineare la sua denuncia delle responsabilità al riguardo. Per coprire tali responsabilità si sono mossi durante tutto questo periodo numerosi apparati, lasciando anche una lunga scia di sangue e intimidazioni per neutralizzare ogni possibilità di testimonianze rivelatrici al riguardo.
Ebbi l’occasione di seguire all’epoca le attività in materia dell’avvocato Romeo Ferrucci, esemplare figura di giurista che non si rassegnava alla teoria della bomba esplosa all’interno dell’aviomezzo, fabbricata dai comandi politici (lo stesso Amato fa preciso riferimento a Bettino Craxi) e militari, proprio per stornare ogni sospetto dai veri responsabili, subendo per tale motivo gravi intimidazioni, presumibilmente da soggetti legati al mondo dei servizi. E la pista francese era una di quelle battute da Romeo e dagli altri che come lui (ricordo un pranzo col rimpianto Andrea Purgatori) volevano un accertamento delle responsabilità della strage senza guardare in faccia a nessuno. Se ne parlava quindi da tempo e lo stesso Cossiga ne aveva parlato a suo tempo, la magistratura ha più volte accertato le responsabilità statali nel depistaggio e il disegno di legge per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta firmato qualche anno fa tra gli altri dall’attuale presidente del Senato La Russa si concludeva affermando che “il Governo dell’epoca depistò le indagini assecondando i voleri di potenze straniere invece di difendere la sovranità italiana e i diritti delle vittime e delle loro famiglie”.
Ma le dichiarazioni di Amato hanno una qualità nuova e inedita, sia per la chiarezza della denuncia che per l’autorevolezza della fonte da cui provengono. Parlando del sistematico depistaggio su larga scala promosso ai massimi livelli, Amato afferma che “quindi tutte queste persone hanno coperto il delitto per “una ragion di Stato”, anzi dovremmo dire per “una ragion di Stati” o per “una ragion di Nato”. Se questo è vero, tuttavia, non è solo Macron a dover chiedere scusa. In un Paese degno di questo nome un’affermazione di questo genere provocherebbe un cataclisma politico, in Italia il governo si rifiuta di prendere posizione sul piano internazionale, come giustamente richiesto dall’Associazione dei familiari delle vittime, e tenta un goffo scaricabarile sulla magistratura.
In parte la confessione di Amato pare riconducibile all’attuale stato confusionale della classe dirigente italiana di fronte alle sconvolgenti novità che scaturiscono dal passaggio del mondo a un sistema multipolare, ma non ci si può limitare a questa constatazione.
Due elementi colpiscono al riguardo. Il primo è il riferimento esplicito alla Nato, il secondo la contemporaneità tra l’intervista e la forte crisi del dominio neocoloniale francese in Africa. Due elementi tra loro fortemente connessi. L’obiettivo del missile era infatti proprio Gheddafi che sia la Francia che la Nato giudicavano un ostacolo ai loro progetti e del quale riuscirono a liberarsi solo 32 anni dopo al termine della disastrosa guerra civile che non accenna ancora a finire. In parte, come ha ipotizzato Antonio Castronovi, le dichiarazioni di Amato risponderebbero all’intento di colpire la Francia per frustrarne ogni velleità di autonomia rispetto alla Nato. Ma ci sono, come lo stesso Amato afferma, anche precise responsabilità della Nato. Occorre quindi chiedersi, al di là di ogni possibile dietrismo, che aspettiamo a liberarci di questa “alleanza” (leggasi servitù) sempre più obsoleta e sempre più pericolosa in un mondo che cambia a fortissima e crescente velocità?
Dobbiamo farlo quanto prima, non solo per onorare le vittime di questa e altre stragi e le persone che, come Romeo Ferrucci e Andrea Purgatori, si sono dedicate con coraggio alla ricerca della verità, ma anche per salvaguardare le future potenziali vittime, tra le quali ci siamo anch’io che scrivo e voi che leggete, delle guerre devastanti che la Nato sta preparando per arginare l’irrefrenabile declino delle potenze occidentali sul mondo. Come recita un appello che lancia un presidio per mercoledì prossimo 6 settembre alle ore 18 davanti all’ambasciata francese, “in questa vicenda i vertici civili e militari dello Stato italiano emergono una volta di più come complici silenti dei crimini di guerra commessi nel mondo dall’Occidente, con l’“aggravante” che le 81 vittime in questione erano cittadini e lavoratori del nostro paese, da allora in attesa di giustizia”.