mercoledì 3 marzo 2010

Il fantasma di un partito - Ernesto Galli della Loggia

dal Corriere della Sera del 2 marzo 2010 (EDIZIONI INTERNAZIONALI)

La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe. Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio. Una corte, è stato autorevolmente detto. Ma a quel che è dato vedere pare piuttosto una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa – specie nel Mezzogiorno – che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma – gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità. E' per l'appunto tra queste fila che, a partire dalla primavera dell'anno scorso, si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo all'azione del PresidenteFini, il quale, invece, si è sempre mosso allo scoperto, parlando ad alta voce), allo scopo di trovarsi pronti, con i collegamenti giusti quando sarà giunto il momento, dai molti dei cortigiani giudicato imminente, in cui l'Augusto sarà costretto in un modo o nell'altro a lasciare il potere. Da quel che si può capire, e sopratutto si mormora, sono mesi, diciamo dalla famigerata notte di Casoria, che le maggiori insidie vengono aBerlusconi e al suo governo non già dall'opposizione, ma proprio dalla sua stessa parte, se non addirittura dalle stesse cerchie a lui più vicine. Al di là di ogni giudizio morale tutto ciò non fa che mettere in luce un problema importante: perché mai la destra italiana, durante la bellezza di quindici anni, eppur in condizioni così favorevoli, non è riuscita che a mettere insieme la confusa accozzaglia che vediamo? Perché non è riuscita a dare alla parte del Paese che la segue, e che tra l'altro è quasi sicuramente maggioritaria, sul piano quantitativo, niente altro che questa misera rappresentanza? Certo, hanno influito di sicuro la leadership di Berlusconi e la sua personalità. Il comando berlusconiano, infatti, corazzato di un inaudito potere mediatico-finanziario, no non era tale da potere avere rivali di sorta assicurandosi così un dominio incontrastato che almeno pubblicamente ha finora messo tutto e tutti a tacere; la personalità del premier, infine, ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all'universo della politica modernamente inteso e dunque anche alla costruzione di un partito. La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio; è prima avere un'idea, poi certo vincere le elezioni, ma dopo anche convincere un Paese e infine avere il gusto e la capacità di governo: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile. Ma se è vero che il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell'impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl, è anche vero che né l'uno né l'altra esauriscono il problema che rimanda invece a caratteristiche di fondo della società italiana che come tali riguardano tanto la Desta che la sinistra. In realtà, il verificarsi simultaneo della caduta del Muro di Berlino e di Mani pulite ha significato la fine virtuale di tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento (quella fascista avendo già fatto naufragio nel '45). E' quindi rimasto un vuoto che il Paese non è riuscito a colmare. Non si è affacciata sulla scena nessuna visione per l'avvenire, nessuna idea nuova, nessun'indicazione significativa, nessuna nuova energia realmente politica è scesa in campo. Niente. Il risultato è che in Italia i capi politici più giovani hanno come minimo superato la cinquantina. Ma naturalmente il vuoto è più sensibile a destra. E più sensibili ne sono gli effetti negativi, perché lì la storia dell'Italia repubblicana non ha costruito nulla e dunque non ha potuto lasciare alcun deposito; che invece è rimasto solo nel centrosinistra; erede di un ininterrotto sessantennio di governo del Paese tanto al centro che alla periferia. Così come nel centrosinistra sono rimasti quasi tutti i vertici della classe politica che fu cattolica o comunista, portando in dote la propria esperienza e le proprie capacità. Mentre alla Destra è toccato solo il resto: a cui poi, per il sopraggiunto, generale, discredito della politica, non si è certo aggiunto, il meglio del Paese.
Ve lo riporto perchè è un articolo che non leggerete mai sull'edizione nazionale del "corsera", n quanto censurato da De Bortoli perchè ritenuto troppo nei confronti del PdL.

Fonte:
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2448212&yy=2010&mm=03&dd=02&title=il_fantasma_di_un_partito

martedì 2 marzo 2010

“L’impero di Berlusconi scricchiola”. Intervista a Barbara Spinelli

di Wanda Marra, da Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2010

“Qualcosa si sta muovendo. Ci sono degli scricchiolii nell’impero berlusconiano. E la cosa che mi impressiona di più è che questo avvenga proprio nel mondo creato da Berlusconi, nel mondo dell’immagine. E quindi a Sanremo e nello “show” dell’Aquila. Siamo vicini al “tipping point”, un concetto usato da un filosofo americano, dal filosofo Malcolm Gladwell, che fa riferimento al punto di non ritorno: le cose vengono spostate sempre di più vicino all’orlo del tavolo, e a un certo punto cadono”. Barbara Spinelli, giornalista, tra le massime opinioniste italiane, afferma che sì, è possibile che in questo momento gli stessi elementi che hanno contribuito a costruire il potere di Berlusconi, si rivolgano contro di lui. E che da questo punto di vista è significativa l’aggressione all’inviata all’Aquila del Tg1, Maria Luisa Busi, come la rivolta degli orchestrali a Sanremo contro il televoto.

Quali sono gli elementi che potrebbero minare di più l’impero di Berlusconi?
La vicenda di Bertolaso è stata molto importante, perché riguarda la protezione dei cittadini. La stessa parola “protezione” è alle origini del potere di Berlusconi: lui era l’antipolitica che proprio aggirando le regole prometteva protezione ai cittadini. Il fatto stesso che questa non funzioni, non faccia quello che dovrebbe fare, risveglia i cittadini dal sogno. Senza contare che parlare di “tipping point” significa che prima c’erano state già una serie di vicende che avevano minato il potere del premier.

Quali?
I processi di mafia, le rivelazioni di Ciancimino, le escort. E alla fine, gli italiani non possono tollerare le risate degli imprenditori durante il terremoto dell’Aquila. La protesta contro il Tg1 nasce proprio contro la telenovela del telegiornale, che racconta una realtà che all’Aquila è diversa. Importante anche il fatto che l’invasione del centro della città da parte degli sfollati domenica non ha riguardato solo pochi. Come è significativa la rivolta degli orchestrali contro il televoto. Siamo nell’ultima o penultima scena del Truman Show, quando il protagonista si accorge di non essere nella vita reale, ma in un set, dove è tutto finto, è tutta una bolla. L’antipolitica di Berlusconi è una bolla. E sta scoppiando come è scoppiata la bolla finanziaria.

Lo scandalo Bertolaso può incidere più di altri, visto che il Capo della Protezione civile era in qualche modo un’emanazione di Berlusconi?
Bertolaso era una specie di controfigura di Berlusconi, l’uomo del fare che agli italiani piaceva. La sua caduta (perché anche se si rivelerà innocente, di caduta si tratta) è fondamentale.

Ma se dovesse pensare a una goccia che fa traboccare il vaso?
Mi viene in mente un esempio. Quando fu rieletto Bush in America per il secondo mandato, tutti si meravigliarono perché gli elementi del fallimento esistevano già. C’era già stata la questione delle fantomatiche armi di distruzione di massa in Iraq. Per gli americani il “tipping point” è stato l’uragano Katrina, la distruzione di New Orleans e la fallimentare risposta della Fema, l’Agenzia federale per il management dell’emergenza, istituzione che si è poi rivelata piena di raccomandati . Tutte cose che la stampa indipendente denunciò. Così potrebbe accadere anche in Italia per gli scandali legati al terremoto. E spero che la stampa faccia la sua parte.

A proposito di stampa. Ieri è apparso in prima pagina su Il Giornale un articolo di Marcello Veneziani, che parla di questione morale, degrado dei poteri e dei partiti, pazienza finita da parte degli italiani. Non le sembra un po’ singolare?
Penso che faccia parte di una strategia di fumo negli occhi, come l’annuncio di misure anticorruzione, che faticano però a realizzarsi. Il ladro di polli difficilmente fa regole funzionanti. Si tratta sempre del tentativo di sbandierare uno lo show, mentre in realtà si fa tutt’altro: Berlusconi ha respinto le dimissioni di Bertolaso e quelle di Cosentino. Detto questo, non dimentichiamo che nell’arte dello show resta un maestro: eventuali misure anti-corruzione disorienteranno non pochi elettori.

Fini in questi giorni continua a ribadire che il Pdl è un partito senz’anima e che va costruito. Potrebbe dare la spallata al premier?
Non lo ammetterebbe mai al momento, ma in fondo non aspetta altro. Sono mesi che si prepara al dopo Berlusconi, e quel che è certo è che la battaglia per la successione si è aperta. Anche perché i due politici usciti dalle intercettazioni, Verdini e Letta, sono rispettivamente l’uomo macchina del Pdl e il candidato alla Presidenza della Repubblica, che è chiaramente ora agli occhi di tutti un politico che sulla Protezione Civile ha detto non poche contro-verità.

Secondo lei gli effetti di questi scricchiolii si vedranno sulle Regionali?
Istintivamente direi di sì. Le elezioni potrebbero non andar bene per Berlusconi. Ma bisogna vedere quanto gli italiani saranno disorientati e quanto astensionismo ci sarà.

L’opposizione avrebbe dovuto fare di più?
Si sarebbe certamente dovuta battere di più contro la corruzione. Ma io penso che la spallata a Berlusconi potrà venire solo da destra.


sabato 27 febbraio 2010

Gli amici di Letta non si toccano, vanno solo fatti lavorare - Marco Lillo



26 febbraio 2010
Per capire cosa accade a chi si mette contro il sistema che fa perno su Gianni Letta bisogna guardare con attenzione il documento qui sotto (clicca sull'immagine per ingrandire). È una lettera su carta intestata della Prefettura di Genova che risale al 2006 e fu consegnata da Gianni Letta al professor Leonardo Santi, presidente del comitato biosicurezza di Palazzo Chigi. Vi si legge: “ritengo opportuno segnalarle che la professoressa Isabella De Martini da qualche mese ha assunto un incarico presso la Presidenza del Consiglio”. Nella lettera Fabrizia Triolo, un alto dirigente della Prefettura segnala uno sconcio, la presenza di un simile soggetto in cotanto ufficio diretto da Gianni Letta, e per provare l’anomalia che segnala, allega una pagina di un libro di Bruno Vespa (“La scossa”) nel quale la professoressa faceva una pessima figura in riferimento al suo comportamento al G8 di Genova. Ebbene, quella lettera, che stava per costare il posto a una professoressa universitaria, era un falso colossale basato su una diffamazione. La Prefettura di Genova non ha mai scritto nulla del genere. Non solo. Il Tribunale ha sentenziato che Bruno Vespa per quella pagina diffamatoria deve pagare 10 mila euro alla professoressa. Eppure Gianni Letta ha consegnato la lettera falsa e lo scritto diffamatorio a un suo dirigente accreditando una manovra spregevole contro una persona innocente. Si potrebbe archiviare la vicenda come un’imperdonabile leggerezza di un uomo solitamente accortissimo. Ma prima ci sono alcune cose che vanno ricordate.

La vittima della lettera nel 2001 aveva osato mettersi contro un’amica di Gianni Letta: Maria Criscuolo, la zarina del catering degli eventi governativi. Il suo gruppo, Triumph, fattura 20 milioni ogni anno grazie anche agli uffici diretti da Letta. E la Triumph gira poi parte dei servizi di catering alla Rlj di Stefano Ottaviani, genero proprio di Gianni Letta. Triumph e Ottaviani, come scrive L’espresso, hanno ricevuto un milione di euro a testa per il G8 di L’Aquila e già nel 2007 un funzionario aveva previsto per iscritto l’appalto alla Triumph. Anche nel precedente G8 di Genova, nel 2001, tutti sapevano che avrebbe vinto Maria Criscuolo e infatti Triumph ottenne l’appalto per l’ospitalità delle delegazioni senza gara.

Nelle comunicazioni della struttura si prescriveva di non far figurare il suo nome. La professoressa De Martini provò a fare una gara e si oppose ma fu spedita a Roma. Presentò un esposto in Procura dove la vicenda fu archiviata con la solita motivazione che le leggi speciali permettono di saltare le gare. Poi la competenza passò alla Protezione civile di
Bertolaso e Triumph prese il volo: per il solo vertice Berlusconi-Putin nel 2003 ottenne 7 milioni di euro, dei quali 414 mila andarono per il catering alla Rlj del genero di Letta. Isabella De Martini cominciò a capire di avere toccato un potere forte quando Bruno Vespa le dedicò un passaggio velenoso nel libro “La scossa” facendole fare una pessima figura per gli eventi del G8. Ma è nell’aprile del 2006 che accade l’incredibile.

De Martini prima riceve una busta su carta intestata della Camera dei deputati con all’interno una bambola con uno spillone conficcato nel cuore. E poi il suo capo, Leonardo Santi, le confida di avere ricevuto da Gianni Letta una lettera della prefettura di Genova che la mette in cattiva luce. Quando lo scopre, il suo compagno di allora, il generale della guardia di finanza Castore
Palmerini, chiede a Santi una copia. Bastano due telefonate per verificare il falso, partono le denunce e la Digos indaga senza cavare un ragno dal buco. Chissà chi ha consegnato la lettera falsa a Letta. Una cosa è certa: Santi avrebbe potuto cacciare la professoressa e lei non avrebbe mai saputo perché.

da
il Fatto Quotidiano del 26 febbraio


Mister B. "incassa" - P. Gomez e M. Travaglio


Grazie a tre leggi ad personam evita la galera. La condanna di Mills lo avrebbe coinvolto.

Senza tre leggi ad personam, fatte apposta per lui e per Cesare Previti, ieri Silvio Berlusconi sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine e accompagnato a San Vittore per scontare la pena dopo la condanna definitiva per corruzione giudiziaria di David Mills. Stessa sorte sarebbe toccata, con le opportune procedure di estradizione, per il legale (si fa per dire) inglese. E’ questa – checché ne dicano i tg e i giornali di regime – la traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che l’altroieri ha confermato irrevocabilmente la colpevolezza di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi All Iberian e Guardia di finanza, e dichiarando il reato prescritto da un paio di mesi. Basta riavvolgere il nastro del processo per immaginarne l’esito finale e definitivo, al netto della legge ex Cirielli (2005), dell’indulto extra-large (2006) e del “lodo” Alfano (2008).

Nel 2004 la Procura di Milano scopre, da una lettera di Mills al suo commercialista, che il legale è stato ricompensato con 600 mila dollari da “Mr.B.” per le sue testimonianze reticenti. Il 26 novembre 2005 Mr.B. fa approvare in tutta fretta l’ex Cirielli, che taglia la prescrizione per gli incensurati (cioè anche per lui e per Mills): quella per la corruzione giudiziaria scende da 15 a 10 anni. E, siccome la tangente a Mills risale al 1999-2000, il reato si prescriverà non più nel 2014-2015, ma nel 2009-2010. Nell’ex Cirielli c’è anche una norma che tutti definiscono salva-Previti, ma è anche salva-Berlusconi: quella che consente agli ultrasettantenni di scontare la pena agli arresti domiciliari. Norma approvata quando Previti ha 71 anni e Berlusconi 69. Nel 2006 la Procura di Milano chiede e ottiene il rinvio a giudizio di Berlusconi e Mills.
L’Unione vince le elezioni e, come primo atto in materia di giustizia, pensa bene di varare l’indulto più ampio della storia d’Italia, con la scusa del sovraffollamento delle carceri.

Nessuno dei trenta provvedimenti di clemenza varati in 50 anni di storia repubblicana includeva la corruzione. Il buonsenso consiglierebbe di escluderla anche stavolta, anche perché in carcere non c’è nessuno che sconti la pena per quel delitto. Ma il
diktat di Forza Italia è chiaro: o si include la corruzione (anche giudiziaria) o niente. Altrimenti Previti, condannato a 6 anni per corruzione giudiziaria nel processo Imi-Sir e a 1 anno e mezzo nel processo Mondadori, dovrebbe scontarne almeno 4 e mezzo ai domiciliari: invece, con lo sconto di 3 anni per l’indulto, uscirebbe subito in affidamento ai servizi sociali. Mastella e i vertici dei partiti “liberi tutti” – Ds, Margherita, Verdi, Sdi, Rifondazione e Udc – cedono all’istante a Forza Italia e a fine luglio del 2006 approvano l’indulto extra-large.

Previti esce dai domiciliari e torna libero. Tutti i condannati per delitti commessi fino al 2 maggio 2006 avranno da spendere un buono-sconto di tre anni. Nel 2008 il processo Berlusconi-Mills è agli sgoccioli. Ma il 12 aprile l’imputato principale torna per la terza volta a Palazzo Chigi e vara subito la legge Alfano che immunizza le quattro alte cariche dello Stato, cioè lui. Il Tribunale di Milano stralcia la sua posizione in un processo separato, che viene congelato a settembre in attesa che la Consulta esamini l’eccezione sull’incostituzionalità del “lodo”, e seguita a processare il solo Mills. Che viene condannato a 4 anni e 6 mesi in primo e in secondo grado per essere stato corrotto da Berlusconi.

Nell’ottobre 2009 la Corte costituzionale cancella il lodo Alfano e il Tribunale di Milano rimette in pista il processo a Berlusconi (che ricomincia oggi dinanzi a un collegio diverso da quello che ha condannato Mills). Tutti attendono il verdetto della Consulta perché, se assolvesse Mills, anche Berlusconi sarebbe salvo e non dovrebbe più ricorrere ad altre leggi
ad personam già in gestazione (processo breve e/o legittimo impedimento come “ponte” verso la soluzione finale: lodo Alfano costituzionale per alte cariche e ministri o, in alternativa, ripristino dell’immunità parlamentare ). L’altro ieri la Corte ha invece confermato che Mills (e dunque Berlusconi) il reato l’ha commesso, tant’è che l’ha condannato a risarcire la presidenza del Consiglio con 250 mila euro per i danni arrecati all’imparzialità della giustizia. Quanto alla pena, non ha potuto applicarla perché il processo è durato tre mesi di troppo: il reato si è estinto a fine 2009.

Ora, senza la
ex Cirielli il reato si estinguerebbe nel 2014. Dunque Mills sarebbe stato condannato a 4 anni e 6 mesi. Senza il lodo Alfano, anche Berlusconi sarebbe stato condannato a una pena almeno equivalente, se non addirittura superiore in quanto corruttore. Senza l’indulto esteso alla corruzione giudiziaria, entrambi i condannati non beneficerebbero dello sconto di un terzo e sarebbero finiti in carcere. E, senza la norma salva-ultrasettantenni contenuta nell’ex Cirielli, Berlusconi finirebbe in carcere senza nemmeno poter chiedere i domiciliari. In più, dall’altroieri, sarebbe interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, pena accessoria obbligatoria per legge in caso di condanna per questo tipo di reato. Dunque la giunta per le elezioni e poi l’aula della Camera dovrebbero dichiararlo decaduto da deputato e ineleggibile per sempre, come hanno fatto tre anni fa per Previti. Mai come in questo momento, Mr.B. deve rivolgere un pensiero riconoscente alla sua maggioranza e anche al grosso della cosiddetta opposizione che, ciascuna secondo le proprie possibilità, l’hanno salvato dalla galera.

da il Fatto Quotidiano del 27 febbraio



Il Complice - Peter Gomez.



Da Il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2010

Adesso lo dice anche la Corte di Cassazione. Davvero il testimone inglese David Mills è stato corrotto dal premier, Silvio Berlusconi, per
mentire in tribunale. Per questo Mills dovrà versare 250.000 euro allo Stato e non andrà in prigione solo perché la prescrizione (abbreviata da una legge approvata dal centrodestra nel 2005) ha cancellato il suo reato.
La sentenza potrebbe avere effetti imprevedibili sul processo in corso a Milano, dopo lo stop dovuto al
Lodo Alfano, contro il solo Berlusconi. Il dibattimento rischia infatti diventare brevissimo. I giudici potrebbero far proprio il contenuto del verdetto definitivo sulla corruzione giudiziaria di Mills (che ha valore di prova) e chiudere tutto, o almeno il primo grado, entro il prossimo gennaio 2011, il mese in cui la prescrizione scatterà anche per il Cavaliere.

Un esito paradossale che spiega bene l’ondata d’insulti rivolti in ottobre contro la Corte costituzionale, da quasi tutto il centrodestra, quando il Lodo fu bocciato. Ieri, il presidente della Consulta,
Francesco Amirante, ha definito quelle contumelie una “bizzarria” di una classe politica che finge di meravigliarsi se i giudici della Corte fanno il loro lavoro e dichiarano illegittime norme in contrasto con i principi fondanti della Repubblica. Per Amirante si tratta di un gioco pericoloso. Perché “quando si delegittima un’istituzione, a lungo andare si delegittima lo stesso concetto di istituzione e, privo di istituzioni rispettate, un popolo può anche trasformarsi in una massa amorfa”.

Tutto vero. Anche se in Italia la situazione è ancora peggiore. Le istituzioni qui da noi si delegittimano da sole. Prendete, ad esempio, il Senato. Due anni fa i magistrati scoprono che
Nicola Di Girolamo, il parlamentare Pdl oggi accusato di essere un uomo della 'Ndrangheta, è un abusivo. Per farsi eleggere all’estero aveva falsificato il suo certificato di residenza. Bè, cosa fanno i suoi (momentanei) colleghi? Dicono di no al suo arresto. E poi, sebbene le prove della truffa elettorale siano documentali, non lo fanno nemmeno decadere. Tutto viene rimandato all’eventuale sentenza definitiva. Poi arriva la seconda richiesta di manette, spuntano le sue foto abbracciato a un boss, e il presidente del Senato, Renato Schifani, ha una trovata: non pronunciamoci sull’ordinanza di custodia, dice, ma limitiamoci a togliere a Di Girolamo la poltrona abusivamente occupata a Palazzo Madama. Il tutto con due anni di ritardo, mentre il disgusto per la Casta cresce e le istituzioni si trascinano da sole nel fango.

L'AQUILA, DOMENICA 28.2.2010 ISTRUZIONI PER L'USO


Allora, amici.
E' il caso di spiegarvi un po' come vanno le cose per domenica prossima, quando "il popolo delle carriole" andrà a rimuovere le macerie da piazza Palazzo.
Le premesse sono le seguenti:

- Il Sindaco Cialente, dopo aver fatto fare una verifica all'ufficio tecnico del Comune con la collaborazione dei VVFF ha negato l'accesso collettivo alla Piazza. A qualsiasi piazza.
Stando alla relazione dei tecnici, i crolli continuano (stamattina ce n'è stato uno a Via Sallustio), ed anche i palazzi puntellati, dopo mesi di intemperie stanno peggiorando pericolosamente le loro condizioni statiche già precarie.

- Le macerie presenti a Piazza Palazzo sono un cumulo di detriti che contiene di tutto: pietre, elementi architettonici e d'abbellimento della nostra bella L'Aquila, e anche tanta immondizia e terriccio.Oltre che effetti personali, che dobbiamo proteggere e riconsegnare ai proprietari, o ai loro parenti.

- per questo motivo, prima di procedere alla loro rimozione, dovremo essere aiutati nella differenziazione IN LOCO da personale volontario e con competenze tecniche, al fine di evitare che si buttino elementi di valore indispensabili alla ricostruzione, che non dovrà fare a meno di tutto quello che può e DEVE essere riutilizzato, per restituircela come era.

Data però la nostra determinazione collettiva a non rinunciare all'accesso in Piazza Palazzo, e per coniugare la necessità di rimuovere le macerie con le giuste esigenze di sicurezza collettiva, si è ottenuta una mediazione, che in queste ore viene sottoposta dalla Polizia al Sindaco.

L'IPOTESI CHE DOVREBBE REALIZZARSI:
Il Sindaco dovrebbe autorizzare l'accesso a circa 50 persone che rilasceranno i loro estremi assumendosi la responsabilità di quanto potrebbe accadere in Piazza Palazzo.
Questo gruppo di persone lavorerà materialmente sul cumulo di macerie, operando una differenziazione sul posto (DIETRO INDICAZIONI DI TECNICI COMPETENTI), mentre fuori dalla zona rossa(4 Cantoni), e quindi in piena sicurezza, tutti gli altri allestiranno una catena di smistamento del materiale "di scarto" proveniente da tale selezione, una vera e propria catena umana, indispensabile a fare tutto bene e con ordine, senza commettere errori e correre inutili rischi. E per di più velocemente.
Le macerie così recuperate saranno smaltite in cassonetti approntati per lo scopo ( dato che trattasi, per legge, di rifiuti solidi urbani) e una piccola parte di queste sarà piazzata davanti alla sede della Regione, allo scopo di invitare le Istituzioni locali ad impegnarsi per risolvere il nodo "normativo" che attualmente blocca la loro rimozione.

Domani mattina, ci sarà un incontro con tecnici,membri di comitati cittadini,Polizia, VVFF, tecnici del Comune, per verificare la fattibilità della cosa. Siamo ottimisti.

Come vedete, c'è la volontà di farci rendere finalmente utili alla ricostruzione, e di farci fare una cosa non simbolica, bensì utile e soprattutto CONCRETA.
Perché tutto ciò riesca, c'è necessità di una grande partecipazione, e anche di molta disciplina.
Dobbiamo poter dimostrare di essere persone razionali, che vanno dritte allo scopo. Senza perderci in inutili proteste, l'importante è che lanciamo il messaggio e che iniziamo a risolvere il problema. Con quella progettualità che finora TUTTE le istituzioni, dalla Comunità Europea in giù, non hanno saputo mostrare.
Il contributo di tutti sarà importantissimo. Non si è utili solo se si entra in piazza: l'utilità sta nell'aiutarci a ottenere lo scopo: rimuovere le macerie, consentire che procedano i puntellamenti, per poter (domani,un domani più vicino possibile) RIAPRIRE LA CITTA'.

Se questa proposta sarà accettata dal Sindaco Cialente in queste ore, tutto si svolgerà con serenità e collaborazione pacifica di tutti. Saremo tanti e c'è bisogno di essere calmi, organizzati, efficaci.
Vi prego di sostenere questa mediazione, se vorrete. Mi sembra l'unica maniera possibile per aiutarci a gestire anche la moltitudine di persone che con generosità vorranno aiutarci Domenica 28.
Vi prego di dare il massimo risalto a questa prospettiva che si è da poche ore definita.
Alla luce delle recenti affermazioni della stampa, è necessario rassicurare tutti, che così facendo, la manifestazione si farà.
Anche così, ci riprendiamo la città.
Se ce la facciamo, Domenica scriveremo una bella pagina per la nostra città. E forse non solo.


FEDERICO D'ORAZIO