martedì 17 maggio 2011

La pazienza dei comuni è finita l'Anci fa causa al governo.


Dai municipi sede delle vecchie centrali azione legale contro Palazzo Chigi per ottenere le compensazioni pattuite per lo smaltimento degli impianti: "Sconcertati dalle 'menzogne' che ci vengono raccontate"

ROMA - Tra decreti, moratorie, pause di riflessione colpi di furbizia e referendum in bilico, l'Italia è ancora in attesa di capire se ci sarà mai una seconda era nucleare, ma intanto il governo deve ancora finire di fare i conti con il passato. Sei Comuni della Consulta Anci dei Comuni sedi di impianti nucleari (Caorso, Saluggia, Trino Vercellese, Rotondella, Ispra e Piacenza) hanno avviato oggi un'azione legale nei confronti di Palazzo Chigi a tutela degli interessi delle amministrazioni e dei cittadini per chiedere che vengano ripristinate le somme spettanti ai Comuni dal 2005".

In una nota, l'Anci ricorda che le compensazioni per i municipi sedi di servitù nucleari (non solo le vecchie centrali, ma anche deposito di stoccaggio di materiale radioattivo), sono previste dal decreto Scanzano del 2003. "In virtù della legge finanziaria, nel 2005 - spiega Fabio Callori, presidente della Consulta e sindaco di Caorso - tali risorse sono state decurtate del 70% per destinare gli introiti che i cittadini pagano con la bolletta elettrica alla fiscalità generale". Si tratta, tra l'altro, di quegli "oneri di sistema" che rendono il costo dell'elettricità in Italia uno dei più alti d'Europa e che nelle settimane scorse il governo ha propagandisticamente cercato di attribuire 1 esclusivamente al peso degli incentivi per le fonti rinnovabili.

Una scelta bocciata anche dall'Autorità per l'Energia, ricorda l'Anci, dato che in via generale non si possono destinare a un'entrata dello Stato delle cifre che hanno una precisa destinazione, quella di riqualificare i territori sui quali ha gravato la vecchia generazione del nucleare. "Finora - sottolinea Callori - l'Anci si è impegnata con tutte le iniziative possibili a livello di emendamenti e di proposte per il recupero delle somme, fino ad arrivare alla proposta al Governo del rilascio di attestati per il riconoscimento dei crediti. Ad oggi, da parte del Governo, non c'è stato nessun riscontro". Come se non bastasse, l'esecutivo ad oggi non ha adempiuto però neppure al pagamento del restante 30%.

"Oggi - denuncia ancora il presidente della Consulta Anci - ci ritroviamo poi a dover anche inseguire l'erogazione di quello che rimane, ovvero il 30% che è stato già deliberato dal ministero dell'Ambiente per le annualità 2008-2009 e contabilizzato dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico, ma ad oggi il Cipe non si è ancora espresso per le ripartizione del fondo e probabilmente ciò comporterà oggettive difficoltà per il completamento delle opere in corso di realizzazione sul territorio".

"Siamo letteralmente sconcertati dalle 'menzogne' che ci vengono raccontate - conclude Callori - le carte e le risorse per le delibere Cipe ci sono tutte e oggi ne abbiamo avuto conferma; ancora una volta non riusciamo proprio a capire il perché di queste negligenze". Secondo Callori la mancanza di risorse potrebbe determinare gravi conseguenze: "A fronte del perdurare della situazione i nostri Comuni potrebbero vedersi costretti a bloccare i processi di smantellamento dei vecchi impianti".

All'iniziativa dell'Anci ha risposto a nome del governo il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia. "Ho partecipato personalmente alla riunione del pre-Cipe della settimana scorsa che recava all'ordine del giorno la delibera sulle compensazioni per i Comuni sedi di impianti nucleari - ha spiegato - Pertanto posso affermare che è pronta per l'approvazione. Il rinvio è stato dovuto solo a questioni formali".

Se restano quindi ancora da saldare i conti per il nucleare di oltre 20 anni fa, rischiano di avere un costo salato anche i sogni per il futuro. "Il piano nucleare del governo potrebbe pesare sulle tasche degli italiani anche dopo lo stop a seguito del disastro di Fukushima", denunciano i parlamentari del Pd Ermete Realacci e Luigi Zanda in un'interrogazione congiunta presentata a Camera e Senato ai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari esteri e alla Presidenza del Consiglio. "Il governo - chiedono i due esponenti democratici - venga in Parlamento e renda noto quali siano gli accordi previsti dal protocollo Italia-Francia sul nucleare sottoscritto nel febbraio 2010 e se contemplino eventuali clausole di rescissione e rimborso in caso di arresto del piano di cooperazione energetica in materia di nucleare tra Italia e Francia". "Su questo tema - prosegue il documento - da mesi abbiamo già chiesto chiarimenti al governo con altre interrogazioni, ma non c'è stata mai nessuna risposta. E' un fatto molto grave sul quale è indispensabile chiedere la massima chiarezza e trasparenza. La beffa nucleare non può diventare comunque un danno per le tasche dei cittadini e un affare per pochi".





SPOT REFERENDUM 12 e 13 giugno 2011



Il Governo Italiano ha fatto si che i MEDIA, tv e radio non propongano spot pubblicitari informativi riguardanti i REFERENDUM...e allora...ECCOCI.
Occorre il voto di 25 MILIONI di ITALIANI perchè il Referendum sia valido e il Governo NON ci privatizzi l'acqua, NON ci imponga Centrali Nucleari sul nostro paese, perchè NON passi il Leggittimo Impedimento, che favorirebbe ancor di più l'illegalità nel nostro paese.
HANNO GIA' FATTO PASSARE IL PROCESSO BREVE ora NON PERMETTIAMO CHE SCHIACCINO ANCOR DI PIU' LE NOSTRE VITE !

Ecco lo spot TV del referendum trasmesso alle 1:03 su rai 3.. grazie eh!! se si supera il quorum tocca andare a mettere un cero in chiesa...
INFORMIAMO NOI SUI REFERENDUM LA GENTE CHE GUARDA SOLO LA TV!!! Ricordiamoci che meno del 30 % degli italiani ha internet!
4 SI PER FERMARLI !! Divulgate questi due SPOT, fateli vedere a TUTTI !!!

http://www.facebook.com/l/489d4ljsT9xyQiU3n1yEDo-Oa-A/www.youtube.com/watch?v=vq33sm8IDNc&feature=player_embedded
http://www.facebook.com/l/489d4I65khlBAVCtgqnU5jONzug/www.youtube.com/watch?v=KviV6m-lll8&feature=channel_video_title
Scaricate qui il volantino: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=205781159462517&set=o.209694792393057&type=1&theater




Il finto spot per Lampedusa.



Dagli autori di «Inception Berlusconi» Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi.





Sala vuota per Borsellino nel paese del boss.


Incontro a Castelvetrano, patria di Messina Denaro. I presidi si rifiutano di mandare gli studenti. Contestato il pentito Calcara: doveva uccidere il magistrato invece lo salvò.


di ATTILIO BOLZONIPALERMO - Parlare di mafia si può ma quando è una mafia lontana, una mafia degli altri. Perché se il boss è quello della porta accanto, è vietata anche solo la parola. Figurarsi poi se qualcuno fa nomi o addirittura cognomi. Ne sa qualcosa il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che a Castelvetrano ieri si è ritrovato solo - insieme a un pentito - a ricordare Paolo Borsellino. Vuoto il teatro comunale, disertato soprattutto dagli studenti "comandati" dai dirigenti scolastici a restare in classe "perché i ragazzi non hanno niente da imparare da certi personaggi".
Così è nelle terre di Matteo Messina Denaro, è andata in scena una Sicilia antica che sembrava per sempre sepolta.

Niente lezione di "legalità" per gli allievi degli istituti superiori di Castelvetrano, mezzo secolo fa diventata famosa per la messinscena dell'uccisione del bandito Giuliano e oggi città che probabilmente dà ancora ricovero all'ultimo grande latitante di Cosa Nostra. Sotto il palco sette vecchietti, due ragazzi dell'Associazione antiracket che avevano organizzato l'incontro, il sindaco Gianni Pompeo e poi nessun altro ad ascoltare il procuratore Ingroia che era l'ospite, il giornalista Giacomo Di Girolamo che presentava L'Invisibile - il suo ultimo libro proprio sulla vita di Matteo Messina Denaro - e il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara. È stato proprio il ritorno nella provincia trapanese del pentito a scatenare l'ira dei suoi concittadini.

Lui, Calcara, era quello che una ventina di anni fa avrebbe dovuto uccidere Paolo Borsellino con un fucile di precisione però poi decise di saltare il fosso e raccontare - alla vittima designata, Borsellino - i segreti delle "famiglie" di Trapani. Per la prima volta in Sicilia dopo due decenni, Calcara è stato accolto malamente. Castelvetrano ha salutato con rabbia la sua rimpatriata. "Dottore in criminologia e malaffare", gli hanno gridato.

A fine mattinata il procuratore Ingroia se n'è andato infuriato: "I presidi hanno ritenuto di non mandare gli studenti all'incontro e credo che sia una decisione incredibile. Ritengo grave e molto significativo che in un'occasione del genere, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, nella città di Matteo Messina Denaro si avverta di più la presenza dello stesso latitante che di Paolo Borsellino. Tutto questo è assurdo".
Durante l'incontro c'è stato volantinaggio. Prima un foglio distribuito da Tonino Vaccarino, ex sindaco della città (chiamato in causa da Calcara) che è stato prosciolto dall'accusa di mafiosità e condannato per traffico di stupefacenti. Diceva il suo volantino: "Non si combatte la mafia con un falso pentito". E ha spiegato Vaccarino, che qualche tempo fa era stato pure ingaggiato dai servizi segreti per intraprendere una corrispondenza proprio con Matteo Messina Denaro: "È un'offesa per tutti far passare come docente della legalità un assassino come quello, oggi sono commosso per il rifiuto dei giovani a incontrarlo".

Poi, fuori dal teatro, è arrivato anche il volantino firmato da Francesco Fiordaliso, dirigente scolastico del liceo classico di Castelvetrano: "Penso che Vincenzo Calcara sia un personaggio che ha niente da insegnare ai nostri giovani e per questo ho rifiutato di consentire, dopo essermi consultato con i miei collaboratori, che i miei studenti - del classico, dello scientifico e del pedagogico - partecipassero all'incontro con lui". Al termine della bagarre il sindaco Pompeo ha tentato di rimediare alla brutta figura fatta dalla sua città. E ha rinvitato il procuratore Ingroia a Castelvetrano per il prossimo febbraio, un altro incontro su mafia e mafiosi. L'ultimo commento di Ingroia: "Oggi, l'unico veramente contento sarà Matteo Messina Denaro".



Tira una bella aria. - di Andrea Scanzi.



E’ tutto vero, non è uno scherzo. Politologi ed editorialisti non se lo aspettavano (per questo fanno i politologi e gli editorialisti). E’ stata la tornata elettorale più bella, stupefacente e rassicurante di tutti i 17 anni di lungo incubo berlusconiano (che non sono finiti, ma quantomeno cigolano).

E’ tutto vero, ed è bello. Formigoni che soffre, livido, all’Infedele. Porro che sparge la sua vacua saggezza dermatica da Mentana. Stracquadanio che non sa più chi insultare (nel dubbio, suggerirei se stesso). Berlusconi che non parla. Lady Blackberry Ravetto - ultima del carro – mandata a metà pomeriggio a dire che a Milano “La coalizione tiene se ndrmbltfggcmsmbr nchssnsprmssndiczzzziooooni” (“se andremo al ballottaggio come sembra anche se sono primissime indicazioni)” e poi gira stizzita il culo dritto, come in una pessima cover del Guccini migliore. La Gelmini, sexy giusto in salsa sadomaso agli Sgommati, con una camicia a righe rubata ai saldi dell’Oviesse, zimbellata e irrisa a Sky da un incazzosissimo Cacciari. Quagliariello che famirror climbing. Gasparri che fa Gasparri. La Santanchè che, tra una bandiera di Hamas e una mascella al vento, afferma con gli ultimi rigurgiti di ricino che “con Pisapia vincono Leoncavallo e droga” (e gli “spinelli”, parola già vecchia nel ’68, quando le pantere dovevano morderla nel sedere).

E’ tutto vero. Ed è bello. E qualcosa vuol dire.

1. Il Pd stupisce, signoreggia e soverchia quando non fa il Pd. Ma ovviamente non lo capiranno. Latorre Dixit: “Mi sembra chiaro che abbiamo vinto e dobbiamo continuare così” (due errori in un corpo solo: a) non hai vinto, b) continuare “così” come?). Il Pd ha rovesciato le previsioni con candidati indesiderati (Pisapia) o addirittura contrapposti (De Magistris). Se il Pd avesse fatto il Pd, la Moratti e Lettieri sarebbero già sindaci di Milano e Napoli. Si attende una dichiarazione netta di Veltroni, che esorti tutti a prendere le distanze dal giustizialismo. Ispirandosi alla Thatcher, a Cameron e magari pure a i Cugini di Campagna (per il senso di squadra e della coalizione).

2. Può anche essere che questo sia l’inizio della rinascita, ma la lentezza degli italiani resta tristemente insuperabile (e perdere al ballottaggio farebbe ancora più male, quantomeno a Milano – Napoli resta durissima comunque).

3. E’ la vittoria della cosiddetta “antipolitica”. Grillo, Idv e Sel (Pisapia). Che il centrodestra tratteggi questi trionfi come derive eversive verso la sinistra radicale, ci sta (e dona gioia: rosica per noi, Mastrolindo Sallusti). Che la sinistra riformista (ehhh?) continui a usare la parola“antipolitica”, è offensivo per ormai un elettore su dieci (in alcune realtà pure di più).

4. “Berlusconi ha perso, ma il successo di De Magistris e Grillo sposta l’asse del centrosinistra lontano dal Terzo polo che, nonostante il risultato, rimane il naturale approdo della coalizione. De Magistris non è una scelta di governo”. L’ha detto, parola più parola meno, Aldo Cazzullo ieri pomeriggio a La7. Una sintesi politica che mi ricorda, per acume, una frase qualsiasi di Massimo D’Alema.

5. Tra le istantanee della vita, rimarrà a tutti nel cuore l’attimo in cui Letizia Moratti accusa Pisapia di avere avuto amicizie terroriste e perfino una condanna. E nel momento in cui l’ha detto, palesemente “consigliata”, lei che sta alla grinta pugnace come Leonardo Manera alla comicità, abbiamo quasi tutti pensato che aveva impugnato la pistola per spararsi su un piede (poi la metafora della pistola l’ha usata Bersani, è vero, ma ogni tanto anche lui ne indovina qualcuna. Si chiama “Teoria del Caos”. Come quando Seppi azzecca uno smash su venti. Non è abilità: è culo).

6. Espugnare Milano, vorrebbe dire colpire al cuore il berlusconismo. E dai dai dai dai (cit).

7. Gli analisti che provano a spiegare l’exploit di Grillo, mi ricordano i vecchi genitori che provarono ad opporsi alla beat generation e all’avvento del rock’n'roll.

8. L’analisi “politica” secondo cui “Grillo fa il gioco della destra, senza di lui Pisapia avrebbe vinto al primo turno eccetera”, è di una miopia accecante. Oltre che vagamente fascista. Nello specifico:
a) Chi vota Grillo, non voterebbe mai Pd. Ne è lontanissimo. Al massimo, il M5S sottrae voti agli astenuti e, in minima parte, all’Italia dei Valori.
b) Se il Pd perde quando è favorito (Bresso un anno fa), non è per colpa di Grillo. E’ per colpa del Pd.
c) Votare Pd e centrosinistra non è un obbligo regio o un’imposizione divina. Un voto va meritato, non esatto (participio passato del verbo “erigere”). Altrimenti si chiama zdanovismo, stalinismo. O anche solo elucubrazione politico-pensosa di Eugenio Scalfari (e derivati).
d) Oltre al “meno peggio”, qualche volta nella vita può esistere anche il “meglio”.
e) Grillo ha sfondato – in alcuni casi clamorosamente, vedi il 10 percento a Bologna – soprattutto in quelle città dove era scontata la vittoria del centrosinistra, o comunque mancavano nomi credibili. Nelle realtà in cui l’imperativo era dare la spallata a Berlusconi ed erano presenti figure stimabili (Milano, Napoli), è andato benino ma non benissimo. Segno di un voto affatto irresponsabile e, piuttosto, ponderato.
f) Se neanche dopo questa tornata elettorale verrà compresa la portata di un movimento che in alcune realtà (placide: vedi Arezzo) è addirittura divenuto terzo partito cittadino, e tutto questo nonostante il silenzio pressoché totale dei media “canonici”, significherà che giornalismo e politica italiane sono tonte quando va bene e conniventi quando va meno bene.

9) Tuonano, i tromboni:Ha vinto il voto di protesta“. Sì, ma protestare (democraticamente) mica è un difetto. E’ farlo dopo quasi vent’anni, o non farlo, che è imperdonabile.

10) Tira una bella aria. Soprattutto quando i giornali di regime dicono il contrario. Speriamo duri.




Oggi, chissà perchè....


...mi sento così.

Come liberata da un incubo che mi ha attanagliato fino a ieri ...


Rinasce la speranza, non siamo tutti da buttare, qualcuno che ancora pensa c'è.





Arcore, Pollica, Orbetello... quando le urne diventano un caso


Il ministro Matteoli perde il suo feudo toscano, a Pollica, nel Cilento, diventa sindaco il vice di Vassallo. Il record del candidato molisano: zero preferenze

ROMA - Sorprese, colpi di scena e casi limite. La geografia del voto amministrativo è ricca anche di situazioni particolari. Spesso si tratta di curiosità o poco più, ma in alcune circostanze gli eventi hanno anche una certa valenza politica. Altero Matteoli, ministro delle Infratsrutture ed ex sindaco di Orbetello, si è visto ad esempio sfilare il suo storico feudo. Monica Paffetti, candidata della coalizione di centrosinistra, ha trionfato infatti nel comune maremmano sconfiggendo Rolando Di Vincenzo, delfino di Matteoli e candidato alla sua successione.

Rischia di passare di mano anche un altro luogo fortemente simbolico come Arcore, dove la candidata del centrosinistra Rosalba Piera Colombo è in testa e sembra essere in grado di costringere al ballottaggio il centrodestra al governo sino ad oggi. Municipio dal significato particolare è anche quello di Pollica, nel Cilento, dove è stato eletto Stefano Pisani, il vice di Angelo Vassallo, il sindaco anti camorra e anti speculazione ucciso nel settembre scorso con nove colpi di pistola. "Subito dopo la notizia della vittoria - ha spiegato Pisani - sono andato a pregare sulla tomba di Angelo. In questi mesi ci siamo impegnati nel solco lasciato da lui, e anche in queste ultime settimane abbiamo continuato a lavorare senza farci distrarre dalle elezioni. E' quanto avrebbe fatto Angelo".

Vittoria straordinaria del centrosinistra pure a Castiglione della Pescaia
con il 94,7% dei voti. In questo caso il trionfo è dovuto però al particolare che il candidato Giancarlo Farnetani correva da solo dopo l'esclusione (per alcuni errori di compilazione nella documentazione) della lista di centrodestra sostenuta dal sindaco uscente e portavoce del Pdl toscano Monica Faenzi.

Completamente annullate invece le elezioni a Staiti, nella Locride. Anche qui c'era una sola lista capeggiata da Antonio Domenico Principato con la lista "Lista civica - i giovani per Staiti", ma non avendo votato la metà degli elettori il risultato è stato invalidato.

Singolare risultato infine a Pizzone, piccolo centro della provincia di Isernia. Uno dei tre candidati alla carica di sindaco, Giovanni Davide Petrocelli, ha ottenuto zero voti. Lo scrutinio è stato ultimato in pochi minuti e il sindaco eletto, Letizia Di Iorio, ha ottenuto 133 preferenze. L'altro candidato alla carica di primo cittadino, Nicola Mollichelli, ha ottenuto invece 112 voti.