Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 1 maggio 2013
No Muos, nuovi scontri a Niscemi la polizia solleva di peso i pacifisti.
Le altre foto su:
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/04/29/foto/no_muos_nuovi_scontri_a_niscemi_la_polizia_solleva_di_peso_i_pacifisti-57740555/1/
Borsellino/quater. Il mistero della valigetta: l’agente di scorta di Ayala: ''Il giornalista Cavallaro non c’era''.
Lunedì era stato ascoltato proprio il giornalista del Corriere della Sera Felice Cavallaro, ieri è stata la volta di Rosario Farinella a quel tempo caposcorta di Giuseppe Ayala che quel giorno era con l'ex magistrato. Fu Farinella a prendere la valigetta del giudice Borsellino dall'auto. "Siamo andati in via D'Amelio in auto –ha raccontato ai pm della procura di Caltanissetta – e quando è scoppiata la bomba, in casa il giudice era solo.". Notizia che differisce da quanto raccontato da Cavallaro che ha detto di aver chiamato in casa di Ayala dopo avere sentito il botto e che al telefono rispose la sua compagna.
Ma non solo in questo differiscono le dichiarazioni. L'ex agente della scorta continua il suo racconto: "Eravamo vicini all'auto del dottore Borsellino; il giudice Ayala ha visto la borsa. Io l'ho presa e l'ho tenuta in mano per circa 5 minuti. Poi il giudice ha individuato un ufficiale in borghese e mi ha detto di darla a lui e così ho fatto. Quell'uomo era in abiti civili e non aveva distintivi". Poi ha aggiunto che Felice Cavallaro, in quel frangente, non era presente.
Altri scenari si sono aperti oggi. I pm hanno mostrato a Farinella delle foto del momenti successivi alla strage e l'ex capo scorta, sorpreso ha riconosciuto un uomo, che il giorno della strage, nella confusione, non aveva visto sul luogo: Roberto Campesi. Un uomo – spiega Farinella – che Ayala voleva "infiltrare" tra gli agenti della scorta e che non apparteneva all'arma. "Dopo la strage, tornato dalle ferie, appresi che Campesi era entrato a far parte della scorta – racconta – mi opposi immediatamente a questa cosa, soprattutto perché si trattava di un civile e chiesi informazioni. Mi dissero che addirittura era consuetudine che salisse sulla blindata con Ayala" .
Ma non solo in questo differiscono le dichiarazioni. L'ex agente della scorta continua il suo racconto: "Eravamo vicini all'auto del dottore Borsellino; il giudice Ayala ha visto la borsa. Io l'ho presa e l'ho tenuta in mano per circa 5 minuti. Poi il giudice ha individuato un ufficiale in borghese e mi ha detto di darla a lui e così ho fatto. Quell'uomo era in abiti civili e non aveva distintivi". Poi ha aggiunto che Felice Cavallaro, in quel frangente, non era presente.
Altri scenari si sono aperti oggi. I pm hanno mostrato a Farinella delle foto del momenti successivi alla strage e l'ex capo scorta, sorpreso ha riconosciuto un uomo, che il giorno della strage, nella confusione, non aveva visto sul luogo: Roberto Campesi. Un uomo – spiega Farinella – che Ayala voleva "infiltrare" tra gli agenti della scorta e che non apparteneva all'arma. "Dopo la strage, tornato dalle ferie, appresi che Campesi era entrato a far parte della scorta – racconta – mi opposi immediatamente a questa cosa, soprattutto perché si trattava di un civile e chiesi informazioni. Mi dissero che addirittura era consuetudine che salisse sulla blindata con Ayala" .
Farinella, in quanto capo scorta, si oppose con forza alla novità fino a rivolgersi al capo ufficio scorte ma senza esito positivo: "Mi rispose che Campesi era persona di fiducia di Ayala e che quindi avrebbe viaggiato con loro. Nacque dunque un contrasto sulla pretesa del giudice che si concluse però con l'allontanamento di Farinelli dalla scorta.
Poi è stata la volta di Giovanni Adinolfi a quei tempi capitano dei Ros a Palermo che ha raccontato di aver parlato con Borsellino pochi giorni prima della strage . Il giudice gli disse di aver saputo dell'arrivo del tritolo ma di essere preoccupato più per la sua famiglie e la sua scorta che non per la sua stessa vita. Il colonnello ha poi riferito di quando il pm De Francisci gli raccontò che il giudice Borsellino aveva saputo che il pentito Mutolo e Marchese avevano detto che Contrada e Signorino erano vicini ad ambienti mafiosi.
Sul pretorio è poi salito il colonnello Marco Minicucci, che allora comandava il nucleo operativo dei carabinieri di Palermo. Ha detto che il capitano Giovanni Arcangioli (l'uomo della foto con la valigetta in mano), la mattina dopo o le ore successive (non ricorda con precisione) gli disse di avere prelevato lui la borsa dalla macchina. Circostanza che ricorda solo nel 2005, interrogato dalla Dia di Caltanissetta.
Il colonnello non si trovava vicino alla blindata quando fu presa la valigetta, che, infatti, non vedrà mai.
Ad essere ascoltato poi è stato il caposquadra dei vigile del Fuoco Giovanni Farina, che ha dichiarato alla Corte di aver provato ad aprire la portiera dell'auto ma non vi riuscì. "Era impossibile. Mi sono accorto in seguito che era stata aperta da alcuni miei subordinati ma grazie all'intervento della Polizia – racconta – . A mio avviso l'hanno potuta aprire solo con la chiave ".
Poi è stata la volta di Giovanni Adinolfi a quei tempi capitano dei Ros a Palermo che ha raccontato di aver parlato con Borsellino pochi giorni prima della strage . Il giudice gli disse di aver saputo dell'arrivo del tritolo ma di essere preoccupato più per la sua famiglie e la sua scorta che non per la sua stessa vita. Il colonnello ha poi riferito di quando il pm De Francisci gli raccontò che il giudice Borsellino aveva saputo che il pentito Mutolo e Marchese avevano detto che Contrada e Signorino erano vicini ad ambienti mafiosi.
Sul pretorio è poi salito il colonnello Marco Minicucci, che allora comandava il nucleo operativo dei carabinieri di Palermo. Ha detto che il capitano Giovanni Arcangioli (l'uomo della foto con la valigetta in mano), la mattina dopo o le ore successive (non ricorda con precisione) gli disse di avere prelevato lui la borsa dalla macchina. Circostanza che ricorda solo nel 2005, interrogato dalla Dia di Caltanissetta.
Il colonnello non si trovava vicino alla blindata quando fu presa la valigetta, che, infatti, non vedrà mai.
Ad essere ascoltato poi è stato il caposquadra dei vigile del Fuoco Giovanni Farina, che ha dichiarato alla Corte di aver provato ad aprire la portiera dell'auto ma non vi riuscì. "Era impossibile. Mi sono accorto in seguito che era stata aperta da alcuni miei subordinati ma grazie all'intervento della Polizia – racconta – . A mio avviso l'hanno potuta aprire solo con la chiave ".
La prossima udienza è fissata per il 6maggio. Saranno ascoltati il maggiore Carmelo Canale e il magistrato Diego Cavaliero amico di Paolo Borsellino.
Il ricatto di Berlusconi: fermatelo!
Non soddisfatto dei colpi che ha già dato alla Costituzione negli anni dei suoi governi, Berlusconi fa capire che o Letta gli consegnerà chiavi in mano l’”architettura” della Costituzione, oppure questo Governo non si farà.
Chiede di essere lui stesso a dirigere quella “Convenzione” che, collaborando col ministero delle Riforme Costituzionali (è la prima volta nella nostra storia che esiste un Ministero per le Riforme costituzionali), ha l’obiettivo di scardinare la democrazia parlamentare per trasformarla in quel presidenzialismo che solo Quagliarello ha sostenuto nel lavoro dei saggi. I quali, nella relazione finale consegnata a Napolitano, hanno voluto chiarire che: “in modo prevalente (3 componenti a 1) il gruppo di lavoro ha ritenuto preferibile il regime parlamentare ritenendolo più coerente con il complessivo sistema costituzionale, capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica”.
Inoltre, come si legge nella riserva espressa da Valerio Onida nella relazione stessa, le revisioni costituzionali, seguirebbero un procedimento speciale in deroga all’art. 138 e rischierebbero “di innestare un processo costituente suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione, che è opportuno modificare in punti specifici attraverso il procedimento previsto dall’art 138, mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e l’impianto complessivo”.
In sostanza: procedere sulla strada indicata da Quagliarello e Berlusconi sarebbe tradire il giuramento che tutto il governo ha pronunciato ieri al Quirinale.
La posta in gioco non riguarda soltanto il presidenzialismo e l’elezione diretta del Presidente della repubblica, ma anche i pesi e contrappesi che che sono alla base di qualunque assetto democratico a partire dall’autonomia della magistratura e dal ruolo della Corte costituzionale, da sempre bersaglio degli attacchi di Berlusconi e dei progetti eversivi della prima Repubblica.
Libertà e Giustizia si rivolge al presidente Letta affinché respinga nettamente il ricatto di Berlusconi.
La verità detta in faccia del M5S.
Ieri alla Camera è accaduto un fenomeno unico. Deputati che non devono rendere conto a nessuna lobby o partito si sono "permessi" di criticare le scelte dei ministri, hanno fatto i nomi di inciuciatori ventennali, chiesto conto di leggi anti-costituzionali, richiamato l'attenzione sulle parentele illustri e sui sostegni ai comitati d'affari. Cittadini liberi hanno restituito il nome alle cose e dignità al Parlamento. Hanno fatto opposizione. Un evento straordinario per il Parlamento italiano.
"Dopo quanto esposto negli interventi del MoVimento 5 Stelle e sopratutto dopo idisastrosi risultati di questa classe politica alla quale voi appartenete da numerosi anni, come si può dare fiducia a questo Esecutivo? Negli ultimi decenni si è ammessa da più parti la mancanza di credibilità di questa classe politica che ora chiede la fiducia per l'ennesima volta, come se questa squadra di Governo venisse dalla luna, come se non fosse responsabile o corresponsabile di quanto finora avvenuto. Secondo noi tutto quello che oggi si prospetta agli Italiani, nasce da quella famosa frase: "Lo sa lui e lo sa l'onorevole Gianni Letta“ pronunciata da Luciano Violante durante un discorso alla Camera nel quale afferma di aver garantito, dal 1994, le televisioni di Silvio Berlusconi e di conseguenza di tutti i suoi interessi. Da allora tutti noi ci siamo posti le seguenti domande:
Perché mai non si è fatta una SERIA legge anti-corruzione?
Perché mai non si è votato nella giunta per le elezioni l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi?
Perché costantemente aumentavano i rimborsi elettorali arrivando a cifre da capogiro senza che nessuno si opponesse, e il tutto in completo disprezzo del referendum del 1993 che aboliva definitivamente il finanziamento pubblico ai partiti?
Perché mai i manager delle grandi aziende pubbliche sono appartenuti sempre alle aree di riferimento di questi due partiti e hanno sempre lavorato con stipendi d'oro,liquidazioni astronomiche ed in cambio ci hanno lasciato aziende distrutte e svendute in barba alla fatica dei nostri genitori e dei nostri nonni?
Perché non è stata mai, e dico mai, discussa alcuna legge di iniziativa popolare in Parlamento?
Perché nel silenzio generale molto spesso l'esito dei referendum non viene rispettato?
Perché mai il TAV, il Ponte sullo Stretto di Messina, la Gronda, tutte opere economicamente e ambientalmente insostenibili, hanno l'appoggio di questi due partiti?
Vogliamo ribadire che noi NON siamo l'emergenza democratica di questo Paese, noi siamo la conseguenza della finta democrazia di questo Paese. Da oggi le emergenze si dovranno chiamare prima di tutto “conseguenze”, perché le conseguenze prevedono delle responsabilità da individuare. A proposito di responsabilità, vogliamo dire a tutti voi e agli Italiani e non che ci stanno ascoltando, che voteremo, favorevolmente quei provvedimenti che riterremo utili per il bene comune, quelli di reale cambiamento. Per il resto faremo un'opposizione seria, costruttiva, propositiva." Riccardo Nuti, M5S Camera
Perché mai non si è fatta una SERIA legge anti-corruzione?
Perché mai non si è votato nella giunta per le elezioni l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi?
Perché costantemente aumentavano i rimborsi elettorali arrivando a cifre da capogiro senza che nessuno si opponesse, e il tutto in completo disprezzo del referendum del 1993 che aboliva definitivamente il finanziamento pubblico ai partiti?
Perché mai i manager delle grandi aziende pubbliche sono appartenuti sempre alle aree di riferimento di questi due partiti e hanno sempre lavorato con stipendi d'oro,liquidazioni astronomiche ed in cambio ci hanno lasciato aziende distrutte e svendute in barba alla fatica dei nostri genitori e dei nostri nonni?
Perché non è stata mai, e dico mai, discussa alcuna legge di iniziativa popolare in Parlamento?
Perché nel silenzio generale molto spesso l'esito dei referendum non viene rispettato?
Perché mai il TAV, il Ponte sullo Stretto di Messina, la Gronda, tutte opere economicamente e ambientalmente insostenibili, hanno l'appoggio di questi due partiti?
Vogliamo ribadire che noi NON siamo l'emergenza democratica di questo Paese, noi siamo la conseguenza della finta democrazia di questo Paese. Da oggi le emergenze si dovranno chiamare prima di tutto “conseguenze”, perché le conseguenze prevedono delle responsabilità da individuare. A proposito di responsabilità, vogliamo dire a tutti voi e agli Italiani e non che ci stanno ascoltando, che voteremo, favorevolmente quei provvedimenti che riterremo utili per il bene comune, quelli di reale cambiamento. Per il resto faremo un'opposizione seria, costruttiva, propositiva." Riccardo Nuti, M5S Camera
martedì 30 aprile 2013
La nuova squadra di governo.
Presidente Incaricato del Consiglio dei Ministri: Enrico Letta
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - Filippo Patroni Griffi
Interni e Vicepremier- Angelino Alfano
Difesa - Mario Mauro
Esteri - Emma Bonino
Giustizia - Anna Maria Cancellieri
Economia - Fabrizio Saccomanni
Riforme istituzionali - Gaetano Quagliariello
Sviluppo - Flavio Zanonato
Trasporti Infrastrutture - Maurizio Lupi
Poliche Agricole - Nunzia Di Girolamo
Istruzione, Università e ricerca- Maria Chiara Carrozza
Salute - Beatrice Lorenzin
Lavoro e Politiche sociali - Enrico Giovannini
Ambiente - Andrea Orlando
Beni culturali e Turismo- Massimo Bray
Coesione territoriale - Carlo Trigilia
Affari europei - Enzo Moavero Milanesi
Affari regionali - Graziano Delrio
Pari opportunità, sport, politiche giovanili - Josefa Idem
Rapporti con il Parlamento - Dario Franceschini
Integrazione - Cecile Kyenge
Pubblica Amministrazione- Giampiero D’Alia
http://claudiobuono.wordpress.com/
Cliccando sui nominativi potrete accedere alla pagina wikipedia che li riguarda.
lunedì 29 aprile 2013
Berlusconi “padre costituente”: “Presiederò la Convenzione per le riforme”.
Una Convenzione per le riforme per dare una nuova architettura allo Stato di un Paese altrimenti ingovernabile. Silvio Berlusconi, con questo ragionamento, si candida a presiedere l’organismo per avviare il dialogo tra le forze parlamentari per un rinnovamento della struttura istituzionale. Oltre al programma del governo – che sarà presentato nel pomeriggio da Enrico Letta alla Camera – il presidente del Consiglio lancerà anche la Convenzione. ”Si farà una convenzione per le riforme – ha spiegato lo stesso ex presidente del Consiglio alla Telefonata di Canale 5 – e nel corso delle trattative per la formazione del governo si è determinato che, alla guida di questo organismo, vada un esponente indicato dal Pdl. Immagino che sia io a guidarla, perché nei nove anni che sono stato presidente del Consiglio ho avuto modo di verificare le difficoltà di guidare il Paese”.
E’ tutto da capire se la Convenzione avrà poteri “referenti” o “redigenti”, come si dice in linguaggio di diritto costituzionale. Da una parte i testi devono essere esaminati preventivamente, per relazionare alle Camere prima dell’approvazione. In sede redigente, oltre ad esaminare il testo del disegno di legge, possono, su delega dell’Assemblea, elaborare il testo definitivo dei singoli articoli. In questo caso il testo dovrà essere approvato, ma senza dichiarazioni di voto, dall’Assemblea sia per singoli articoli che globalmente. In questo secondo caso, tuttavia, si tratterebbe di leggi costituzionali che avrebbero bisogno di due letture per ogni ramo del Parlamento.
Verosimilmente tutto questo non potrà trovarsi all’interno del discorso di Letta alle Camere. Ma i punti forti sono comunque due. Da una parte la riforma dei regolamenti parlamentari per cercare di snellirli e andare verso una velocizzazione dell’iter legislativo. Dall’altra – forse il capitolo più importante – la riformulazione del sistema di governo: premierato forte o semipresidenzialismo alla francese che potrebbe dare il via anche alla riforma elettorale disegnata sui meccanismi di quel Paese. La nuova bicamerale da cui dovrà scaturire soprattutto la nuova legge elettorale: in questa discussione ovviamente il centrodestra potrà fa valere il suo peso nella formazione del governo.
Dunque Berlusconi si ritaglia un ruolo da statista, da padre costituente. Nonostante a oggi abbia messo in fila una prescrizione per corruzione dei giudici nella vicenda Mondadori (che poi ha dato il via alla causa e al maxi-risarcimento dovuto a De Benedetti), un’altra prescrizione per il finanziamento illecito a Bettino Craxi, le due sentenze di non luogo a procedere in diversi processi perché il suo governo ha cambiato la legge sul falso in bilancio, due sentenze di condanna per violazione del segreto d’ufficio e evasione fiscale (con pene rispettivamente di un anno e 4 anni) e un processo – ancora in corso – per concussione e prostituzione minorile (il caso Ruby).
Durante il colloquio con i suoi nuovi ministri, ieri il Cavaliere ha vantato addirittura una paternità ideale del governo, rivendicandolo come risultato di una strategia lucidamente perseguita dal giorno successivo alle elezioni: la politica delle larghe intese. “Dopo che mi sono battuto per farla digerire al Pd - è il ragionamento - come avrei io potuto tirarmi indietro all’ultimo momento?”. Il suo pensiero è già avanti, a un quadro di spericolate scomposizioni e ricomposizioni del quadro politico che oggi potrebbero sembrare pura fantascienza: i moderati tutti insieme alleati, e gli estremisti di ogni sorta relegati nell’angolo. “Per dare vita al governo Letta – ha ribadito – abbiamo posto una precisa condizione e cioè che si approvino subito le misure di rilancio dello sviluppo che abbiamo indicato nel nostro programma”, che mette la restituzione dell’Imu e una sostanziale “museruola” a Equitalia ai primi posti contro quelli che chiama “le sue prepotenze e metodi violenti”. Quindi ha sottolineato che si aspetta segnali da Letta sui “punti irrinunciabili per noi che il premier si è impegnato a realizzare, o quantomeno “si è impegnato – osserva ancora – a citarli nel suo discorso”. E comunque, se questo governo dovesse fallire, l’unica strada sarà il voto, anche se sarà difficile presentarsi davanti agli italiani dopo un simile fallimento.
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