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lunedì 14 luglio 2025

Presidenzialismo - imparzialità e Costituzione aggirate. - Roberto Mariani

 

Sono un italiano atipico, e probabilmente utopico ma, se dico che il presidenzialismo in Italia c'è dai tempi di Napolitano, credo che molti possano tranquilamente concordare con me.
La questione è sfacciatamente semplice: viviamo in un presidenzialismo sostanziale.
Che gli ultimi due presidenti della Repubblica non siano stati arbitri imparziali, ma giocatori attivi, credo sia noto a qualsisi essere senziente moderatamente onesto intellettualmente.
Che il potere non appartenga al popolo che viene irriso e sbeffeggiato ripetutamente, credo sia altrettanto chiaro.
Che la Costiituzione più bella del mondo venga villipesa da quelli che si ostinano a definire i suoi custodi, è più che chiaro, è limpido: l'Italia ripudia la guerra. Armare uno dei popoli in guerra significa partecipare alla guerra, anche se questa non ci compete perchè i belligeranti non sono nostri alleati, ne facenti parti della Nato.
Che, al dunque, l'attuale Presidente della Repubblica parli a nome proprio, e di qualche ristretta cerchia "d'élite" a scuorno del popolo italiano, dovrebbe essere oltremodo palese.
Ne consugue che la discussione sul presidenzialismo risulti essere un esercizio del tutto pleonastico: che lo facessero, così quantomeno, si mette fine a questa inutile e odiosa pantomima.

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mercoledì 1 maggio 2013

Il ricatto di Berlusconi: fermatelo!


Non soddisfatto dei colpi che ha già dato alla Costituzione negli anni dei suoi governi, Berlusconi fa capire che o Letta gli consegnerà chiavi in mano l’”architettura” della Costituzione, oppure questo Governo non si farà.
Chiede di essere lui stesso a dirigere quella “Convenzione” che, collaborando col ministero delle Riforme Costituzionali (è la prima volta nella nostra storia che esiste un Ministero per le Riforme costituzionali), ha l’obiettivo di scardinare la democrazia parlamentare per trasformarla in quel presidenzialismo che solo Quagliarello ha sostenuto nel lavoro dei saggi. I quali, nella relazione finale consegnata a Napolitano, hanno voluto chiarire che: “in modo prevalente (3 componenti a 1) il gruppo di lavoro ha ritenuto preferibile il regime parlamentare ritenendolo più coerente con il complessivo sistema costituzionale, capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica”.
Inoltre, come si legge nella riserva espressa da Valerio Onida nella relazione stessa, le revisioni costituzionali, seguirebbero un procedimento speciale in deroga all’art. 138 e rischierebbero “di innestare un processo costituente suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione, che è opportuno modificare in punti specifici attraverso il procedimento previsto dall’art 138, mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e l’impianto complessivo”.
In sostanza: procedere sulla strada indicata da Quagliarello e Berlusconi sarebbe tradire il giuramento che tutto il governo ha pronunciato ieri al Quirinale.
La posta in gioco non riguarda soltanto il presidenzialismo e l’elezione diretta del Presidente della repubblica, ma anche i pesi e contrappesi che che sono alla base di qualunque assetto democratico a partire dall’autonomia della magistratura e dal ruolo della Corte costituzionale, da sempre bersaglio degli attacchi di Berlusconi e dei progetti eversivi della prima Repubblica.
Libertà e Giustizia si rivolge al presidente Letta affinché respinga nettamente il ricatto di Berlusconi.