martedì 15 aprile 2014

Poltrone di Stato, Renzi promuove Moretti e rimette in gioco Marcegaglia. - Fiorina Capozzi e Gaia Scacciavillani

Poltrone di Stato, Renzi promuove Moretti e rimette in gioco Marcegaglia
dejà vu e l’ondata di quote rosa, benché in ruoli rigorosamente non esecutivi, erano attesi. Ma chi si aspettava che Matteo Renzi si sarebbe limitato a rottamare i vecchi manager di Stato sostituendoli con nuove leve di sua fiducia, sarà rimasto spiazzato. Le liste dei candidati del governo dei sindaci per la guida delle più importanti aziende pubbliche italiane, infatti, sono solo il primo passo che apre al premier nuovi e più ampi orizzonti. Come il ricambio anticipato anche dei vertici di aziende che non avrebbero dovuto essere toccate da questa prima tornata, dando il via a un effetto domino che nel giro di poche settimane potrebbe cambiare buona parte dello scenario delle poltrone pubbliche, sfiorando anche la Rai.
Tutto parte da Mauro Moretti, il manager 61enne di recente balzato agli onori delle cronache per aver a priori rifiutato l’idea di un taglio di stipendio. A lui, dopo sette anni alle guida Ferrovie dove ha trascorso tutta la sua vita professionale, andrà l’incarico di amministratore delegato di Finmeccanica. Così l’ex sindacalista della Cgil si ritroverà a gestire la prima azienda della difesa del Paese, liberando una casella strategica ai vertici delle Fs che erano stati rinnovati appena lo scorso agosto dall’allora premier Enrico Letta. In più il manager delle Ferrovie rimette in gioco il suo stipendio come desiderava: se è infatti prevedibile che guadagnerà meno del suo predecessore in Finmeccanica (2,2 milioni di euro tra fisso e variabile), non sarà di sicuro inferiore a quello attuale nelle Ferrovie (circa 850mila euro l’anno). “Di Renzi mi fido”, aveva del resto dichiarato Moretti lo scorso 21 marzo dopo il botta e risposta con il premier che da Bruxelles annunciava il tetto agli stipendi dei manager pubblici. E in effetti è stata una fiducia ben riposta, visto che il manager sarà così abbondantemente ricompensato della guida del ministero dello Sviluppo economico che era sfumata in zona Cesarini anche per le polemiche suscitate per il suo ruolo di imputato al processo per la strage di Viareggio iniziato lo scorso autunno.
D’altro canto però Moretti, che sarà affiancato dal presidente Gianni De Gennaro (unica conferma delle vecchie nomine) e circondato da consiglieri come l’ex viceministro degli Esteri del governo Letta, Marta Dassù, il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa e l’avvocato Alessandro De Nicola, è un uomo ben noto alla sinistra che nel 2006, sotto il governo di Romano Prodi, gli aveva affidato l’incarico di risanare le Ferrovie. Così come lo è Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, anche lui rinnnovato da Letta ad agosto. L’ex enfant prodige dell’Iri bacchettato dalla Corte dei conti un anno fa per il rosso dilagante nei conti del gruppo pubblico, è infatti in predicato per la successione di Moretti. Scelta che include un’altra reazione a catena che sarà confermata “nelle prossime ore, nei prossimi giorni. Non è un problema”, come ha detto il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Graziano Delrio.  Tempi stretti anche per il caso Rai che si apre con la candidatura alla presidenza delle Poste dell’ex imprenditrice delle costruzioni, Luisa Todini che è anche consigliere di amministrazione della tv di Stato. “So solo che non c’è incompatibilità, ma l’opportunità verrà valutata in tempi rapidi – ha del resto commentato lei stessa a caldo all‘Ansa – La mia esperienza mia ha insegnato che non si possono fare bene insieme troppe cose”. 
Per l’ex europarlamentare di Forza Italia la nomina pubblica è una piccola consolazione: l’imprenditrice è stata di recente è stata scaricata dall’amico Pietro Salini, che aveva salvato l’azienda della famiglia Todini nel 2009 inglobandola nel suo gruppo (oggi Salini-Impregilo) grazie al “grande supporto del sistema bancario, con particolare riferimento ai gruppi Intesa Sanpaolo e Bnl-Bnp Paribas, insieme a Unicredit e Mps”. Un anno dopo, nel 2010, l’allora premier Silvio Berlusconi l’avrebbe voluta per sostituire Claudio Scajola a capo del ministero dello Sviluppo economico oggi occupato da un’altra pupilla dell’ex Cavaliere, Federica Guidi.  Per la Todini, poi, l’incarico ai vertici delle Poste è un impegno in più che si aggiunge al lavoro del Comitato Leonardo, associazione che si propone di promuovere l’immagine dell’Italia come sistema Paese. Una sorta di rete di imprenditori che evidentemente non dispiace al premier Renzi.
Ma ha sicuramente pesato l’effetto sulle quote rosa, che hanno messo a dura prova il premier, il quale ha dovuto trovare la quadra tra le promesse e i ruoli operativi. E la scelta, che ha il merito innegabile di rimescolare le carte nella partita tra generi, è stata di mantenere gli impegni indicando per i consigli di Enel, Eni, Finmeccanica e Poste ben 11 donne. Tutte, però, con ruoli non operativi e, quindi, con stipendi nettamente inferiori rispetto ai colleghi maschi (“Per le indennità dei presidenti delle società” è fissato un tetto di 238mila euro annui, con una riduzione rispetto a “cifre in alcuni casi a molti zeri”, ha spiegato Renzi). Sarà il caso anche di Emma Marcegaglia, che si scalda per la presidenza dell’Eni, dove almeno potrà contare su consiglieri come l’economista Luigi Zingales, che Renzi ha indicato accanto all’ex presidente del Banco di Sicilia e vicepresidente di Alitalia in quanto patron del fondo Equinox, Salvatore Mancuso. Ma soprattutto su un operativo interno all’azienda, Claudio De Scalzi, già capo del settore esplorazione del Cane a sei zampe. Proprio lei che, dopo la discussa presidenza di Confindustria, anche nell’azienda di famiglia ha diverse gatte da pelare. Non ultimo il confronto con i sindacati sul tema della sicurezza del lavoro dopo che lo scorso 8 aprile, un dipendente, Lorenzo Petronici, ha perso la vita in un infortunio mortale. In seguito al quale i lavoratori del gruppo hanno ricordato come “dal 2000 ad oggi a Mantova, Casalmaggiore e Boltiere si sono verificati infortuni estremamente gravi e morti bianche all’interno delle fabbriche del Gruppo, segno che, verso la sicurezza, c’è una soglia di attenzione molto bassa, per non dire inefficace da parte dell’Azienda”. Senza contare i lifting fiscali per risparmiare le tasse rispettando la legge e la vecchia inchiesta per evasione che nel 2008 ha visto il fratello Antonio patteggiare 11 mesi di pena oltre alla restituzione di 6 milioni di euro allo Stato.
In attesa della conferma di Catia Bastioli per la presidenza del gestore della rete elettrica Terna che è di competenza della Cassa Depositi e Prestiti, l’elenco delle principali quote rosa si chiude poi con Maria Patrizia Grieco indicata dal governo per l’Enel. Di lei si può senz’altro dire che conosce bene i consigli di amministrazione. Anche quelli più insidiosi. Il suo nome figurava nella lista di Intesa San Paolo per il rinnovo del cda della Parmalat presentata a maggio 2011, poco prima del passaggio in mani francesi. Ed era due righe sotto a quello di Enrico Bondi. Ma la maggior parte della sua esperienza è in telecomunicazioni e informatica con un passaggio nel consiglio di amministrazione di Fiat Industrial fino all’integrazione del polo camion e macchine agricole in Cnh Industrial. Non sarà quindi facile passare da Olivetti (società del gruppo Telecom Italia con un fatturato da 265 milioni) a un colosso come l’Enel. Ma almeno sarà affiancata da un manager che conosce il gruppo come Francesco Starace, ingegnere nucleare già numero uno della controllata per le rinnovabili Enel Green Power, con trascorsi in gruppi energetici come General Electric, ABB e Alstom.
Altrettanto non può dire la collega Todini, che dovrà lavorare con Francesco Caio. Per l’ex Mister Agenda Digitale, che ha mollato l’incarico non appena è iniziato il totonomine governativo, Renzi ha infatti immaginato un futuro alla guida delle Poste – che in ballo hanno sia la quotazione in Borsa che il salvataggio dell’Alitalia siglato dal governo Letta -insieme ai consiglieri Roberto Rao deputato Udc fino al 2013 e al renziano Antonio Campo dall’Orto, già autore del rilancio di La7. Il manager, vicino all’ex ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, forse anche per via di una breve esperienza nel consiglio della banca Nomura, non ha del resto brillato nel rapporto sullo stato della banda larga: nel dossier commsionato da Letta, Caio, con il supporto di altri due esperti internazionali e ben dodici saggi, si è limitato a diagnosticare un cronico ritardo e a consigliare l’uso di fondi europei per sviluppare le reti di nuova generazione. Magari con le più classiche spedizioni del servizio universale le cose andranno meglio.

sabato 12 aprile 2014

Dell’Utri fermato a Beirut, Orlando: “Avviate procedure per estradizione”

Dell’Utri fermato a Beirut, Orlando: “Avviate procedure per estradizione”


L'annuncio del fermo è venuto direttamente dall'ex compagno di partito il ministro dell'Interno Angelino Alfano. L'ex senatore era in un lussuoso albergo, aveva il suo passaporto italiano, "alcune decine di migliaia di euro", ha usato le carte di credito per i pagamenti. Gli investigatori del Dipartimento di intelligence della polizia libanese lo non stanno interrogando. Forse già lunedì l'udienza di convalida davanti al giudice libanese.

È già finita la grande e imbarazzante fuga di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore di Forza Italia è stato fermato a Beirut, questa mattina alle 9.30 (10.30 in Libano). L’annuncio è venuto direttamente dall’ex compagno di partito il ministro dell’Interno Angelino Alfano al congresso del Nuovo Centrodestra: “Sarà estradato”.
Sull’ex numero uno di Publitalia, amico personale di Silvio Berlusconi, nonché cofondatore di Fi, pendeva un ordine di cattura emesso dai giudici di Palermo per la condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri era in un lussuoso albergo l’Intercontinental Phoenicia. L’ex senatore, che aveva con sé “alcune decine di migliaia di euro” al momento dell’arresto ed era in possesso di un passaporto italiano, si trova ora negli uffici della polizia libanese. Quando i poliziotti hanno bussato alla porta della sua camera era a letto e non ha detto una parola. La sua individuazione è stata stata possibile grazie a una segnalazione dell’Interpol. I pagamenti effettuati da Dell’Utri sono avvenuti con le sue carte di credito.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha avviato tutte le procedure per la richiesta di estradizione. Il Guardasigilli è rientrato a Roma (era a Torino per l’apertura della campagna elettorale del Pd) per dare il suo via libera. 
Dall’ambasciata in Libano fanno sapere che a Dell’Utri è stata data “assistenza consolare come in tutti casi di connazionali arrestati” anche se allo stato non è il personale diplomatico non ha avuto ancora modo di potergli parlare. Gli investigatori del Dipartimento di intelligence della polizia libanese lo non stanno interrogando. Potrebbe tenersi lunedì l’udienza di convalida dell’arresto di fronte al giudice libanese. In questa sede non si discuterà dell’eventuale estradizione, la cui concessione da parte del Libano è legata al fatto che l’arresto sia prima convalidato.
Il primo commento arriva da Palermo, il pg Luigi Patronaggio, che aveva chiesto l’arresto, dice: “Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l’Interpol, con l’arresto di Dell’Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo. Attendiamo adesso con serenità l’esito del processo in Cassazione”.
Il 15 aprile è prevista infatti l’udienza  che dovrà confermare o annullare quel verdetto. Per questo gli inquirenti di Palermo avevano chiesto e ottenuto, dopo aver ottenuto in passato due no, il mandato di arresto. L’8 aprile l’ex parlamentare però non era stato rintracciato dagli investigatori che erano andati in carcere a cercarlo e il 10 per lo Stato italiano l’ex parlamentare è diventato formalmente latitante. Ieri, dopo la diffusione della notizia della sua scomparsa, era stato emesso il mandato di arresto internazionale eseguito dalla polizia libaneseÈ il Dipartimento di intelligence della polizia libanese, che ha competenze anche su questioni di criminalità organizzata e terrorismo,  che al momento tiene in custodia Dell’Utri.
Ieri Dell’Utri tramite una nota aveva fatto sapere: “Mi sto curando. È aberrante la richiesta“. “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli”, senza però dire dove. Un indizio che Dell’Utri potesse essere in Libano era stato captato dagli investigatori nei mesi scorsi, quando il fratello Alberto al telefono disse: “In Libano Marcello starebbe bene”.
“Ora è trattenuto dagli agenti e spero possa essere liberato in attesa della procedura di estradizione – dice l’avvocato Giuseppe di Peri che non ha ancora sentito Dell’Utri.  ”Spero che la polizia locale gli abbia fatto contattare un avvocato del posto. Le procedure per l’estradizione – spiega il legale – sono partite ma passerà almeno qualche settimana”. Intanto, spiega l’avvocato, Dell’Utri potrebbe essere considerato in stato d’arresto o rilasciato in attesa dell’esito delle procedure di estradizione: “Dipende dalle leggi del posto”. 
Le ultime tracce che Dell’Utri aveva lasciato erano in Libano. Il 3 aprile l’ex senatore era nel paese mediorientale perché uno dei suoi telefoni è stato intercettato “nei dintorni della città libanese di Beirut”. L’ex parlamentare era stato visto inoltre sul volo Parigi-Beirut il 24 marzo. Il testimone aveva visto l’ex senatore viaggiare “in business” e aveva assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto. L’intercettazione che aveva fatto scattare l’ordine di cattura risale a novembre. Nella conversazione il fratello Alberto parlando col proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma Vincenzo Mancuso, diceva di “accelerare i tempi” e faceva riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”. Mentre in un’altra intercettazione il fratello Alberto, sempre con Mancuso, affermava: “Il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato la conosce, c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”.

Michael Jackson - Billie Jean.




Testo di Billie Jean

La gente mi ha sempre detto di stare attento a quello che faccio e di non andare in giro a spezzare i cuori delle ragazze 
e mia madre mi ha sempre detto di stare attento a chi amo e di stare attento a cosa faccio perchè le bugie possono diventare la verità 

era più di una regina di bellezza 
che veniva dalla scena di un film 
dissi che non importava, 
ma cosa intendevi quando dicevi 
che sono l'unico che ballerà 
sulla pista in cerchio? 
lei disse che sono l'unico che ballerà 
sulla pista in cerchio 

lei mi disse che il suo nome era Billie Jean m
entre fece una scenata 
poi tutti si sono voltati con occhi che sognavano di essere loro gli unici che balleranno sulla pista in cerchio 

la gente mi ha sempre detto di stare attento a quello che faccio e di non andare in giro a spezzare i cuori delle ragazze 
e mia madre mi ha sempre detto di stare attento a chi amo e di stare attento a cosa faccio perchè le bugie possono diventare la verità 

Billie Jean non è la mia amante 
lei è soltanto una ragazza che dice 
che io sono l'unico, 
ma il bambino non è mio figlio 
lei dice che sono l'unico, 
ma il bambino non è mio figlio 

per 40 giorni e 40 notti 
la legge era dalla sua parte 
ma chi può sopportare quando lei chiede 
i suoi schemi e pianti 
perchè noi abbiamo ballato 
sulla pista in cerchio 
quindi accetta il mio consiglio 
ricordati sempre di pensarci due volte 
(pensaci due volte!) 

mi disse "tesoro, balleremo fino alle tre 
poi mi guardò e mi mostro una foto 
il mio tesoro si mise a piangere 
i suoi occhi sembravano i miei 
va avanti, balla sulla pista in cerchio, tesoro 

la gente mi ha sempre detto di stare attento a quello che faccio e di non andare in giro a spezzare i cuori delle ragazze 
e mia madre mi ha sempre detto di stare attento a chi amo e di stare attento a cosa faccio perchè le bugie possono diventare la verità 

Billie Jean non è la mia amante 
lei è soltanto una ragazza che dice 
che io sono l'unico, 
ma il bambino non è mio figlio 
lei dice che sono l'unico, 
ma il bambino non è mio figlio... 

Billie Jean non è la mia amante 
Billie Jean non è la mia amante 
Billie Jean non è la mia amante...


venerdì 11 aprile 2014

Saluto al sole. - Mens sana in corpore sano



ll saluto al sole, è una serie di asana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito "surya" che significa "sole", e "namaskara" che significa "saluto". La serie di asana viene eseguita dagli adepti yoga al mattino, al momento del sorgere del sole, per poter meglio sfruttare l’energia solare presente in quel momento.
La sequenza viene realizzata in modo completo insieme all'ausilio di pranayama (esercizi respiratori), mantra (suoni vocali), mudra (gestualità simbolica) e con particolare attenzione ai chakra (centri energetici del corpo umano).


http://forum.greenme.it/rimedi-naturali/5711

COLPO DI MANO A BRUXELLES: GRAVISSIMO VOLTAFACCIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULLE POLITICHE ENERGETICHE. UN APPELLO A TUTTI I CANDIDATI ALLE EUROPEE CON UNA COSCIENZA AMBIENTALE. - Angelo Consoli

 
Il mio incontro a Roma con la Commissaria Europea
al Clima, la danese Connie Hedegaard

Era nell'aria, e ... zac! è successo. 

La Commissaria Europea al Clima Connie Hedegaard me l'aveva quasi detto quando è venuta a Roma a febbraio scorso, e infatti da quell'incontro uscii abbastanza perplesso tanto che scrissi questo post (che alla luce di quello che è successo oggi assume un nuovo significato)

"Contrordine compagni! Su energia, clima e ambiente abbiamo scherzato per otto anni, adesso la ricreazione è finita e si ritorna a un sano realismo fossile. Fra un po' anche nucleare, tranquilli! Così i gruppi finanziari che fanno soldi sulla nostra pelle e sulla nostra salute saranno contenti!"

Oggi la Commissione Europea con un inatteso colpo di mano da parte del Commissario alla Concorrenza, lo spagnolo Joaquìn Almùnia, ha praticamente cancellato otto anni di politiche energetiche virtuose e, cedendo alle lobby dell'energia, ha  approvato le sue nuove "linee guida" sulle deroghe possibili al divieto generale di aiuti di Stato nel settore dell'energia (*). 

Un'interpretazione delle regole di concorrenza che in realtà si traduce in una vera e propria decisione politica, che avrà conseguenze gravi sull'intero sistema Ue di promozione e sostegno pubblico delle fonti rinnovabili, spostando quasi completamente sulle spalle dei consumatori i costi della transizione energetica, come rilevato in un articolo comparso oggi su "La Stampa" (**)

Tutte le grandi industrie energivore vengono esentate retroattivamente dal contribuire agli incentivi per le rinnovabili che vengono praticamente cancellati mentre non vengono minimamente toccati i molto più corposi incentivi alle fonti fossili ormai pari al 2,5 % del PIL mondiale - vedi (***) 

Inoltre sarà anche possibile finanziare con fondi pubblici i cosiddetti "capacity mechanisms", vere e proprie sovvenzioni ai monopoli dell'energia fossile erogati con la scusa del pagamento della riserva di capacità installata per garantire un "back-up"  in caso di emergenza e in realtà compensati per aver sbagliato investimenti ed essere stati messi in crisi dal... sole! 
In pratica il famoso "capacity payment" approvato molto timidamente  dal governo Monti e reclamato a gran voce da Sorgenia con l'avvicendamento Letta/Renzi per salvarsi dai suoi cattivi investimenti nel fossile (cosa della quale si è occupato Sergio Rizzo in prima pagina sul Corriere della Sera del 2 marzo scorso).

E comunque questo colpo di mano a un osservatore attento, tanto inatteso non doveva essere. 

IL GRUPPO "MAGRITTE"

Le prime avvisaglie si erano avute a maggio 2013 quando i principali monopoli fossili d'Europa, dopo la pubblicazione della Comunicazione della Commissione sugli obiettivi energetici di medio periodo (cioè al 2030 - Vedi link 1 in fondo al post), costituirono un gruppo di lobby per attaccare le rinnovabili. Il gruppo venne immaginificamente chiamato "Magritte" E infatti surrealiste sono le loro richieste: stroncare le rinnovabili perchè mettono in crisi economicamente il loro modello di produzione elettrica basata sui fossili (nella loro "neolingua" loro la chiamano "stabilità del sistema termoelettrico" così chiunque si azzardi a criticarlo potrà essere preso per un pericoloso terrorista che vuole destabilizzare il sistema termoelettrico...  (vedi link numero 2 in fondo al post).

Ma qualcuno storce il naso,  alcune industrie della Green economy, creano il gruppo delle "progressive energy companies" a sostegno di una più ambiziosa politica climatica e energetica Europea. (vedi link numero 3 in fondo al post), denunciando che non di stabilità del "sistema termoelettrico" si tratta ma di stabilità di un business model basato sulle fonti fossili e concentrate messo in crisi dalla più conveniente e abbondante energia solare (vedi link 4 in fondo al post). 
 
A quel punto i "fossilisti" cambiano strategia  e non parlano più di stabilità del sistema termoelettrico ma di "avenire énergétique de l'Europe" (vedi link nr 5 in fondo al post).

I tempi sono maturi per sferrare la più grande controffensiva  mediatica giusto il 19 marzo, il giorno prima del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo scorso (quello che Renzi confuse con il Consiglio d'Europa facendo ridere mezzo mondo), avanzando un pacchetto di 9 punti fra cui la detassazione dei settori industriali più energivori, incoraggiandoli a servirsi di energia fossile praticamente gratis (tanto per loro pagheranno i cittadini e i consumatori, che non hanno lobby capaci di scrivere le regole nella Commissione Europea), l'eliminazione degli incentivi alle rinnovabili, la legalizzazione del capacity payment (su cui pendeva un sospetto di illegittimità ai sensi della legislazione sugli aiuti di Stato alle imprese private, oggi "sanato"con questa pazzesca decisione (si veda il link nr 6 alla fine del post).

Le richieste del gruppo Magritte vengono oggi esaudite con una decisione in forte odore di illegittimità sotto molti profili. 

Vediamo meglio:
le "linee guida", presentate oggi  non sono misure legislative, non devono essere approvate in co-decisione dal Parlamento europeo (che rappresenta i cittadini) e dal Consiglio Ue, (che rappresenta i governi), e non possono dunque essere emendate. 
Sono elaborate, approvate e applicate immediatamente dalla Commissione, in quanto Autorità antitrust europea indipendente. Eppure, le decisioni prese oggi potrebbero cambiare in profondità la politica energetica, ambientale e climatica dell'Ue, che era stata stabilita con il pacchetto 20/20/20 del 2007/2008.
  
La Corte Europea di Giustizia del Lussemburgo
Si tratta di una surrogazione indebita della tecnocrazia al potere legislativo per cui un parlamento europeo guidato da un Presidente conscio delle sue prerogative dovrebbe immediatamente consultare il servizio giuridico per valutare la possibilità di un ricorso alla corte Europea di Giustizia del Lussemburgo. 

L'esenzione parziale o, in certi casi, perfino totale, dal pagamento della parte delle fatture elettriche dovuta al sostegno alle rinnovabili potrà riguadare un numero imprecisato di comparti industriali, quali: attività minerarie, trasformazione di alimenti e bevande, attività manifatturiere riguardanti tessili, cuoio, legno, carta, farmaceutici, plastica, vetro, ceramica, alluminio, rame a altri metalli, batterie e accumulatori, cemento, elettronica, fertilizzanti, chimica e raffinerie, petrolio e gas, combustibili nucleari. Tutti settori che non possono essere lasciati in una specie di zona franca rispetto alla strategia energetica europea, pena il suo svuotamento totale.
Infatti, come hanno ammesso proprio oggi fonti qualificate della stessa Commissione europea, aumenterà in modo rilevante la fattura da pagare per i consumatori, che dovranno compensare di tasca loro il mancato contributo alle energie rinnovabili delle industrie più inquinanti, più consumatrici di energia e più responsabili di emissioni di gas a effetto serra. 
E saranno penalizzate, paradossalmente, le industrie con le più alte performance di efficienza energetica, quelle che hanno investito di più in questo campo, che non potranno godere delle esenzioni (a meno di non essere fortemente esposte alla concorrenza internazionale).  Tutto questo rappresenta una inversione di tendenza di una strategia virtuosa e sostenibilie iniziata otto anni fa con il 20 20 20 durante la presidenza tedesca, e questa strategia non può essere rimessa in discussione con una decisione di oscuri tecnocrati, ma deve essere sottoposta a revisione, secondo lo stesso processo legislativo che l'ha stabilita.
Anche questo è sicuramente da valutarsi come oggetto di ricorso giurisdizionale.


Joaquìn Almùnia
Guenter Oettinger
Infine il Commissario Almùnia,  opera una  sostanziale    armonizzazione dei diversi sistemi nazionali di sostegno alle rinnovabili (cosa che non gli compete come responsabile dell'Antitrust Europeo) con decisioni relative alla quantità, qualità e modalità di erogazione degli incentivi, che si prevede vengano addirittura messi all'asta  tramite "competitive bidding processes"e non più  concessi a chiunque ne faccia richiesta. 
Ora, a parte che così gli incentivi alle rinnovabili diventano una lotteria, è del tutto evidente che qui siamo in violazione delle regole che separano le competenze fra diversi Commissari europei e c'è da aspettarsi (o da esigere) che il Commissario all'Energia Oettinger faccia valere le sue prerogative, visto che contro il "capacity mechanism" aveva preso posizione! (al riguardo si può approfondire leggendo il mio post sulla comunicazione da lui presentata a Novembre 2012 sul funzionamento del mercato dell'energia e potrete trovare al nr 7 in fondo alla pagina). 

ANCORA UNA VOLTA SI IMPONGONO REGOLE FAVOREVOLI AI TEDESCHI
Ma non c'è da sperarci. Infatti il colpo di mano dello spagnolo, cava le castagne dal fuoco al tedesco. Nel caso specifico, le esenzioni dal divieto di aiuto di Stato sono state oggetto di un negoziato serrato, durato due anni, fra la Commissione e in particolare il governo tedesco, con la sostanziale esclusione degli altri e la totale assenza del Parlamento europeo. 
Il risultato finale è che gli aiuti di Stato che la Germania ha fornito - contro le norme Ue - a gran parte delle sue industrie, alleggerendo la loro fattura energetica, non solo non verranno sanzionati in futuro, ma sono stati condonati retroattivamente. 
E quel tipo di esenzioni sarà ora esteso a tutti gli altri Stati membri, che finora avevano rispettato le normative Ue, non aiutando le proprie imprese e penalizzandole rispetto a quelle tedesche.  

Gli aiuti di Stato ora permessi in questo settore sono una possibilità, non un obbligo per gli Stati membri, ma è chiaro che pochi paesi lasceranno le proprie industrie esposte al "dumping energetico" dei paesi vicini, e tutti si affretteranno a uniformarsi al sistema tedesco. Proprio quando invece si sta raggiungendo la grid parity nei paesi del Sud dell'Europa con grande scorno dei monopoli fossili del nord Europa.

Tutto questo rappresenta un gravissimo, ribaltamento della politica Ue a colpi di decisioni insidacabili dei tecnocrati della Direzione Concorrenza della Commissione, dettate dalle lobby.
Infatti è chiaro che il Commissario alla Concorrenza è andato molto al di là di una pura interpretazione delle norme sulla concorrenza (del resto quando lo abbiamo incontrato con Rifkin nel 2007, non ha fatto altro che lamentarsi del costo eccessivo delle rinnovabili, un mantra tipico delle lobby dei fossili che evidentemente già da allora -era il 2007-  lo "imbeccavano").

Perchè questa accelerazione proprio adesso? Forse le lobby fossili a Bruxelles si sono rese conto che il vento sta cambiando, e che dopo queste elezioni europee potrebbero non avere più una Commissione di "camerieri" (socialisti compresi) pronti a esaudire ogni loro desiderio, e allora hanno preferito forzare la mano subito, sperando di farla franca e e di poter imporre questo  scandaloso abuso di potere contro lo stato di diritto e le regole della democrazia Europea. 
La Commissione non puo' arrogarsi il diritto di cambiare la politica Ue sulle rinnovabili con una decisione di mera interpretazione dei Trattati.

RICAPITOLANDO
1  - L'Antitrust della Commissione Europea, eccedendo i suoi poteri, entra d'imperio a gamba tesa nelle strategie energetiche europee, capovolgendole, e adotta un atteggiamento estremamente permissivo verso le fossili e il nucleare e estremamente punitivo verso le rinnovabili

2  - I  tedeschi hanno violato per tre anni le norme sugli aiuti di Stato, gli altri non lo hanno fatto, e si premiano i tedeschi con una decisione retroattiva!!!

3 - Mentre quelli che  hanno creduto nella strategia Ue e hanno investito nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica vengono penalizzati, quelli che non ci hanno creduto, e hanno investito nel gas, sbagliando tutto, tanto che ora sono in sovraccapacità produttiva e sono costretti a mendicare un "aiutino" pubblico per compensare le perdite economiche dovute esclusivamente a loro scelte industriali miopi e sbagliate, vengono invece  premiati 
(Vale la pena di ricordare che questo è esattamente il caso di Sorgenia a cui la legalizzazione del "capacity mechanism" sembrerà una manna dal cielo).

4  - Le esenzioni delle grandi industrie energivore dal contributo al finanziamento delle rinnovabili, sono esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare, e provocheranno un aumento notevole delle bollette per i consumatori. 

5  - A quel punto i monopoli energetici avranno buon gioco nel dire che l'energia rinnovabile  costa troppo ai consumatori e insisteranno per  togliere definitivamente gli incentivi. Nel frattempo, le industrie sono comunque esentate, le utilities ricevono i sussidi per le riserve di capacità (centrali a gas) e magari si riesce anche a ottenere dei sussidi per promuovere nucleare e gas per raggiungere le riduzioni di emissioni che (si affermerà) non si possono più raggiungere con le rinnovabili.

Le esternazioni "fossili" del Ministro Guidi
6 - Così i  monopoli energetici continueranno a spremere il limone dei fossili e a fare profitti stratosferici sulla pelle e la salute dei cittadini europei che continueranno allegramente ad ammalarsi e a morire a centinaia di migliaia, la Germania non sarà più costretta a farsi rimborsare dalle proprie imprese centinaia di milioni  di euro di aiuti di stato improvvidamente concessi, e legalizzati retroattivamente da una Commissione generosa a senso unico.

7 - A questo punto il cerchio si chiude. E si capiscono meglio le uscite del Ministro Guidi di questi ultimi giorni. 

CONCLUSIONI
Ci sarà qualcuno a Bruxelles o al Lussemburgo, che si renderà conto della violazione bella e buona allo stato diritto perpetrata con questa decisione che confonde di tutto, aiuti di stato e incentivi alle rinnovabili,  decisioni tecniche (di competenza della DG Concorrenza)  e decisioni di armonizzazione normativa (di competenza del potere legislativo, cioè del Consiglio e del Parlamento)? 
Ci saranno associazioni di consumatori, o  ambientaliste,  o sindacati, o imprese straniere sfavorite dagli aiuti di Stato alle imprese tedesche che si faranno sentire? 

E soprattutto,  i candidati italiani alle elezioni europee che ne pensano di questa invasione di campo dell'organo legislativo al quale ambiscono, da parte di un potere tecnocratico non eletto da nessuno? 
Trovano tutto normale? 
O hanno intenzione di battere un colpo? 














Dell’Utri, ordine d’arresto dalla Corte d’Appello di Palermo: ma è latitante.

Marcello Dell’Utri è latitante. 
Ufficialmente dalla sera di giovedì 10 aprile. La terza sezione della Corte d’Appello di Palermo ha emesso un ordine di custodia cautelare per pericolo di fuga nei suoi confronti, ma la Squadra mobile di Milano non ha potuto eseguirlo, perché non riesce a trovare l’ex senatore. La notizia, riportata da La Stampa, arriva a pochi giorni dalla sentenza definitiva sul concorso esterno in associazione mafiosa. Potrebbe essersi rifugiato all’estero, in Guinea BissauLibano o Repubblica dominicana. E proprio qui, ricorda il quotidiano torinese, “si era rifugiato due anni fa, in circostanze analoghe, quando sparì nei giorni in cui la Cassazione doveva decidere la sua sorte. 
Nei mesi scorsi per due volte consecutive la Corte d’appello di Palermo aveva respinto la richiesta di divieto d’espatrio avanzata dal pg Luigi Patronaggio. Due giorni fa invece la svolta. Accolta la richiesta di arresto per il pericolo di fuga all’estero. All’origine della decisione, una intercettazione che risale a novembre, in cui il fratello di Dell’Utri, Alberto, parlando col proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma Vincenzo Mancuso, dice di “accelerare i tempi” e fa riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”.
A eseguire l’intercettazione ambientale che aveva allertato gli inquirenti era stata la Procura di Roma, “nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio su un’imprenditore calabrese, Gianni Micalusi, l’8 novembre scorso, ed era stata subito trasmessa all’estero”. In risposta Mancuso chiede al fratello dell’ex senatore se non ha mai pensato “di farsi nominare ambasciatore della Guinea”. Un’ipotesi a cui Alberto Dell’Utri rispondeva facendo riferimento a un “retroscena” che aveva a che fare con “un personaggio che ha sposato la figlia del presidente africano”. E sull’ipotesi del Libano spiegava che l’ex parlamentare aveva cenato ” a Roma con un politico importante del Libano, che si candida presidente”.