Marcello Dell’Utri è latitante.
Ufficialmente dalla sera di giovedì 10 aprile. La terza sezione della Corte d’Appello di Palermo ha emesso un ordine di custodia cautelare per pericolo di fuga nei suoi confronti, ma la Squadra mobile di Milano non ha potuto eseguirlo, perché non riesce a trovare l’ex senatore. La notizia, riportata da La Stampa, arriva a pochi giorni dalla sentenza definitiva sul concorso esterno in associazione mafiosa. Potrebbe essersi rifugiato all’estero, in Guinea Bissau, Libano o Repubblica dominicana. E proprio qui, ricorda il quotidiano torinese, “si era rifugiato due anni fa, in circostanze analoghe, quando sparì nei giorni in cui la Cassazione doveva decidere la sua sorte.
Nei mesi scorsi per due volte consecutive la Corte d’appello di Palermo aveva respinto la richiesta di divieto d’espatrio avanzata dal pg Luigi Patronaggio. Due giorni fa invece la svolta. Accolta la richiesta di arresto per il pericolo di fuga all’estero. All’origine della decisione, una intercettazione che risale a novembre, in cui il fratello di Dell’Utri, Alberto, parlando col proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma Vincenzo Mancuso, dice di “accelerare i tempi” e fa riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”.
A eseguire l’intercettazione ambientale che aveva allertato gli inquirenti era stata la Procura di Roma, “nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio su un’imprenditore calabrese, Gianni Micalusi, l’8 novembre scorso, ed era stata subito trasmessa all’estero”. In risposta Mancuso chiede al fratello dell’ex senatore se non ha mai pensato “di farsi nominare ambasciatore della Guinea”. Un’ipotesi a cui Alberto Dell’Utri rispondeva facendo riferimento a un “retroscena” che aveva a che fare con “un personaggio che ha sposato la figlia del presidente africano”. E sull’ipotesi del Libano spiegava che l’ex parlamentare aveva cenato ” a Roma con un politico importante del Libano, che si candida presidente”.
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