Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 24 luglio 2015
NASA: SCOPERTO UN PIANETA 'GEMELLO' DELLA TERRA .
Esiste un'altra Terra, che orbita intorno a un proprio sole e non e' escluso che li' potrebbe esserci altra vita. La sensazionale scoperta arriva dalla sonda Keplero.
Esiste un'altra Terra, che orbita intorno a un proprio sole e non e' escluso che li' potrebbe esserci altra vita.
La sensazionale scoperta arriva dalla sonda Keplero ed e' stata annunciata dalla Nasa con queste parole: "E' una cosa che le persone hanno sognato per migliaia di anni". Il pianeta, denominato Kepler 452b, e' quasi della stessa dimensione della Terra si trova nella zona Goldilocks, ovvero "un'area abitabile" di un sistema stellare -dove, cioe', la vita e' possibile perche' non vi e' troppo caldo o troppo freddo per escludere la presenza di acqua- e la stella attorno alla quale orbita somiglia a una cugina anziana del nostro sole.
Da questo punto di vista, hanno affermato gli scienziati della Nasa, il pianeta, distante 1.400 anni luce, puo' offrire uno squarcio di conoscenza su un futuro apocalittico della Terra. Orbita attorno a una stella molto simile al nostro Sole "Tra i candidati pianeti transitanti individuati dall`ultima analisi dei dati della missione, Kepler-452b non si trova solamente alla distanza giusta, ma è stato finalmente individuato attorno a una stella davvero vicina come caratteristiche al nostro Sole - commenta Alessandro Sozzetti, ricercatore dell`Inaf-Osservatorio astronomico di Torino -.
In termini di somiglianza alla nostra Terra, Kepler-452b batte Kepler-22b, il primo gemello del nostro pianeta scoperto da Kepler quattro anni fa. La procedura di validazione dei dati Kepler sfortunatamente permette solo di verificare che l`oggetto non è un impostore (o falso positivo) e di determinarne con precisione il raggio. Per comprendere esattamente quale sia la sua composizione, e finalmente stabilire se sia davvero un pianeta di tipo roccioso come la nostra Terra, è necessaria una misura della sua massa (che combinata con una misura del raggio dà accesso a una stima della densità dell`oggetto), che può avvenire solo indirettamente misurando le variazioni periodiche nel moto stellare indotte dal pianeta. Per Kepler-452b, l`ampiezza di tale moto è probabilmente dell`ordine di 10 cm/s, un ordine di grandezza inferiore allo stato dell`arte (1 m/s) oggi raggiunto con strumenti quali HARPS-N sul Telescopio Nazionale Galileo. La misura effettiva della massa di Kepler-452b è quindi un obiettivo non semplice da realizzare, richiederà innovazioni tecnologiche per spingere la precisione delle misure ben oltre i limiti odierni".
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/La-notizia-che-abbiamo-sognato-per-migliaia-di-anni-Nasa-scoperto-un-pianeta-gemello-della-Terra-4f1148f4-6e4b-43fc-a92c-eb2114ec9cb7.html?refresh_ce
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Scoperto Kepler-78b, il pianeta simile alla Terra
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-f5ba09ad-780d-47af-b4e4-f586f4fbb49b.html
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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/scoperto-pianeta-gemello-della-Terra-Kepler-186f-cfecaedc-ceb8-4854-801e-818b2ef38af3.html
Un'altra Terra è possibile, annuncio Nasa
http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/07/23/annuncio-suspence-nasa-arrivo-una-notizia-attesa-decenni_XXG1ZizClynheVpSRu9h9M.html
giovedì 23 luglio 2015
Palermo-Catania, interrotta anche la ferrovia.
Le elevate temperature hanno provocato un problema tecnico alla tratta fra Enna e Dittaino, sulla linea ferroviaria Palermo-Catania.
La circolazione tra le due stazioni è sospesa dalle 17.30.
Attivato un servizio di bus sostitutivi fra Enna e Catania. Lo rende noto la società Ferrovie dello Stato, che per i prossimi giorni ha predisposto servizi navetta in caso di necessità a Catania, Dittaino ed Enna.
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/07/21/news/palermo-catania_interrotta_anche_la_ferrovia-119556722/
Crocetta e la Corte dei Conti: i buchi del 2014. - Aurora Pullara
Le entrate complessive della Regione sono scese di ben il 10% passando da 19,7 miliardi a 17,6 miliardi.
Ma se le entrate scendono, salgono invece le spese complessive impegnate che sfiorano i 19,9 miliardi contro i 18,4 miliardi del 2013.
Soprattutto non si arresta il peso della spesa corrente che vale ormai l’82% dell’intero bilancio. Numeri che parlano chiaro, ma che vengono coperti dalla polemica politico- mediatica di cui è protagonista il governatore siciliano.
“I gossip” di cui si sente vittima Crocetta lo stanno ‘salvando’ dal buco dei conti della Regione. Dati oggettivi che dimostrano la inadeguatezza di Rosario al comando della Sicilia, e che dovrebbero decretare da soli, al di là della vicenda Tutino – Borsellino, le sue dimissioni.
Dimissioni che non si vedono all’orizzonte, tutt’altro, tant’è che Crocetta chiede ancora un mese di tempo per fare le riforme.
Ma l’ultimo anno Crocettiano è stata una discesa in caduta libera, l’operato del suo Governo negli ultimi anni non ha intaccato che marginalmente i dati strutturalmente negativi della Regione.
Nulla o poco è stato fatto sul fronte di quell’enorme stipendificio che è la Regione Sicilia. Solo i dipendenti a tempo indeterminato della Regione ammontano ancora a 14.950. Sommando quelli a tempo determinato si giunge a 17.325 unità. E ci sono anche i lavoratori cosiddetti esternalizzati da mettere nel conto.
Si arriva a poco meno di 20 mila persone.
Che pesano sulle casse della Regione e quindi dei contribuenti per quasi un miliardo di euro (938 milioni per l’esattezza). A questi vanno aggiunti i dipendenti pubblici-pensionati, un esercito di 16mila unità che percepiscono trattamenti per 608 milioni. Tra dipendenti ed ex dipendenti in pensione la spesa annua supera il miliardo e mezzo. Dati negati anche per quanto riguarda la mole dei residui attivi, cioè le entrate messe a bilancio, trascinate dagli anni passati e non ancora effettivamente incassate, è tuttora gigantesca totalizzando i 14,3 miliardi di euro. Di fatto l’80% dell’intero gettito delle entrate di un solo esercizio. Ma sono i dati differenziali a essere particolarmente tragici come sottolinea la magistratura contabile. C’è un buco di 980 milioni tra entrate correnti e spesa corrente (nel 2013 era di 248 milioni), mentre l’indebitamento netto è salito a 2,8 miliardi e la Giunta è dovuta ricorrere al mercato per oltre 3 miliardi contro invece una disponibilità positiva per 900 milioni l’anno precedente.
http://www.ilmoderatore.it/2015/07/23/crocetta-e-la-corte-dei-conti-i-buchi-del-2014/
Bancarotta, rinviato a giudizio il senatore Denis Verdini.
La decisione del gup di Firenze arriva nell'ambito di un procedimento sul fallimento di un'impresa edile che aveva un debito di 4 milioni di euro con il Credito Cooperativo fiorentino, presieduto all'epoca dall'esponente di Forza Italia.
Il senatore Denis Verdini è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze. La decisione è arrivata nell'ambito di un procedimento in cui viene ipotizzata la bancarotta fraudolenta e la bancarotta preferenziale per il fallimento di una ditta che aveva un debito di 4 milioni di euro con il Credito Cooperativo fiorentino, presieduto all’epoca dall’esponente di Forza Italia. A giudizio anche due imprenditori, padre e figlio. La prima udienza del processo si terrà il 13 ottobre.
La ricostruzione dell’accusa - Secondo l'accusa, nel 2010 ci sarebbe stata una triangolazione di denaro fra il Credito Cooperativo fiorentino e le imprese di Ignazio Arnone, la Srl Arnone, e del figlio Marco, la Cdm Costruzioni.
La srl Arnone, dichiarata fallita nell'ottobre 2011, aveva un debito di 4 milioni con la banca di Verdini.
In pratica, per la procura la banca avrebbe affidato alla Cdm costruzioni dei lavori di ristrutturazione di una sua filiale, pagandoli circa 1,7 milioni. Parte di quella cifra sarebbe stata girata dalla Cdm Costruzioni alla Srl Arnone, grazie a una sorta di subappalto che i pm ritengono sia stato fittizio, nel senso che quei lavori non sarebbero stati eseguiti. La Srl Arnone avrebbe così potuto versare 750 mila euro alla banca, per coprire parte del suo debito. Secondo la procura, Verdini sarebbe stato il regista di questa operazione, che da una parte avrebbe provocato il fallimento della Cdm Costruzioni, nell'agosto 2012, e dall'altra avrebbe favorito il Credito Cooperativo rispetto agli altri creditori della Srl Arnone.
L’avvocato di Verdini: “Capo d’imputazione non sta in piedi” - “Se l'imputato si fosse chiamato Giuseppe Rossi non sarebbe stato rinviato a giudizio – ha commentato Massimo Rocchi, legale di Denis Verdini –. Il capo di imputazione non sta in piedi perché è contradditorio. Si contestano due condotte che non possono esistere contemporaneamente”.
L’incontro con Berlusconi - “Dopo il leader di Sel, Vendola, ora tocca a Verdini. Oggi è il giorno del giudizio, anzi del rinvio a giudizio”, ha detto invece il neocapogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi. “Verdini che andrà a processo per bancarotta fraudolenta è la giusta 'benedizione' per l'avvio dell'avventura politica della nuova stampella del governo Renzi”, ha aggiunto. Il riferimento è alla possibile uscita del senatore da Forza Italia per formare un nuovo gruppo.
Per discutere della questione, Verdini in mattinata ha visto Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli. L'incontro era stato programmato da tempo per tentare un chiarimento nei rapporti politici, dopo le tensioni degli ultimi mesi. Ma, secondo alcune indiscrezioni, Verdini si sarebbe recato dall'ex premier con già in tasca la lettera da inviare al presidente del Senato Pietro Grasso con la comunicazione della nascita del nuovo gruppo e l'adesione di 11 senatori in tutto. Alla fine dell’incontro, Verdini non ha rilasciato dichiarazioni.
http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2015/07/23/denis_verdini_rinviato_a_giudizio_senatore_forza_italia_bancarotta.html
Ilva, disastro ambientale: a giudizio anche Vendola.
L'ex presidente della Regione Puglia è accusato di concussione aggravata, in concorso con l'ex responsabile Rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, l'ex vice presidente di Riva Fire Fabio Riva, l'ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto Luigi Capogrosso e il legale dell'Ilva Francesco Perli.
Il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio 44 persone fisiche e 3 società per l'inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dall'Ilva. Altri due imputati sono stati condannati con rito abbreviato. Tra le persone rinviate a giudizio per il presunto disastro ambientale c’è anche l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; è accusato di concussione aggravata in concorso.
Vendola a giudizio - Secondo l'accusa, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. In questo modo, sostiene la Procura, Vendola avrebbe consentito all'azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall'Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene.
Vendola avrebbe 'minacciato' la non riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. La concussione aggravata è contestata a Vendola in concorso con l'ex responsabile Rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, l'ex vice presidente di Riva Fire Fabio Riva, l'ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto Luigi Capogrosso e il legale dell'Ilva Francesco Perli.
ALTRO CHE GRECIA. L'ITALIA E' LA BOMBA INNESCATA SOTTO L'EURO. - Maurizio Blondet
..Ed anche Renzi ha avuto il suo “Berlusconi’s Moment”: meno tasse per tutti! Via l’IMU prima casa! 45 miliardi che restano nella vostre tasche! Così, adesso, si vede benissimo perché ce l’hanno messo sopra, quegli stessi che ci avevano messo sul collo Mario Monti e il Letta GeyAr: per rimbambirci di annunci contrari alla realtà, farci sperare (sempre meno) in “riforme” che non hanno alcuna intenzione di fare – le vere riforme urgenti sarebbero l’abolizione delle Regioni e l’espulsione dall’Italia di Sicilia, Calabria e Campania, eventualmente, e la riduzione dei vitalizi dei magistrati (ciascuno dei quali va’ in pensione con 9 mila euro mensili netti). Monti e Letta jr non erano bravi – non abbastanza spudorati – a cacciare balle come questo qui, per questo li hanno sostituiti. Perché intanto, come ha comunicato Unimprese, “prendiamo atto con stupore delle promesse del premier. Il presidente del consiglio parla di un taglio delle tasse da 45 miliardi di euro. I numeri ufficiali dello stesso governo vanno nella direzione opposta. Col Documento di economia e finanza già approvato è stato certificato, per i prossimi 5 anni, l’aumento della pressione fiscale oltre il 44% e si va incontro a una stangata fiscale da oltre 100 miliardi. Dal 2015 al 2019, le entrate tributarie dello Stato cresceranno costantemente e arriveranno fino agli 881 miliardi del 2019. Complessivamente nel prossimo quinquennio i contribuenti italiani dovranno versare nelle casse pubbliche 104,1 miliardi in più rispetto allo scorso anno (+13%).Sulle imposte dirette e indirette – principalmente Irpef, Ires e Iva – ci sarà una stretta da quasi 80 miliardi. Il bilancio statale non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi(+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l’anno.” In altre parole: le caste parassitarie e inadempienti, invece di ridursi i privilegi ormai scandalosi, gestiscono l’austerità dettata da Berlino, Bruxelles e BCE. Come sapete, ci hanno ordinato di rientrare entro il 60% del rapporto debito pubblico sul Pil. E loro lo fanno, perché così si legittimano agli occhi di quelli là sopra, e possono continuare le loro dilapidazioni e delle loro ricchezze indebite. Renzi? Fa’ il commento musicale alla nostra discesa negli abissi. Naturalmente non riusciranno al loro scopo. L’austerità obbligata è precisamente quella che aumenta il debito pubblico rispetto al Pil (che decresce). E’ già stato provato, è la ragione della rovina inarrestabile e incurabile della Grecia. Una sola magra consolazione: sarà la nostra Italia, esplodendo, a far esplodere l’eurozona. Una soddisfazione da kamikaze… Se n’è accorto l’austriaco Der Standard: http://derstandard.at/2000019132046/Faule-Kredite-in-Italien-auf-193-Mrd-Euro-gestiegen Che ha gettato un occhio sui problemini del nostro settore bancario. Un grafico molto eloquente è questo: E’ la mappa dei crediti andati a male – di cui i debitori non pagano più i ratei – che aggravano le nostre banche. Il costo delle “autonomie” delle Regioni criminali (pardon, meridionali) salta agli occhi. Ma non è che le regioni “rosse” e il Lazio (parassiti pubblici) stiano tanto meglio. Il 10,1 per cento dei crediti accordati dalle banche italiane non “funziona”. Si tratta del livello più elevato dal 1996. Le imprese italiane private e produttive – specie le piccolo-medie – muoiono come mosche, incenerite da otto anni di recessione – depressione e dal nodo scorsoio del fisco. Cessano ovviamente di pagare i fidi. I privati cessano di pagare i mutui. Le famiglie non pagano le rate per l’auto…una parte enorme della società è insolvente e non in grado di rimborsare i loro crediti. L’ammontare dei crediti “non funzionanti” era, a maggio, di 193, 7 miliardi di euro; in aumento di 25,1 miliardi rispetto al maggio 2014. E la cosa sta per peggiorare, come mostra quest’altra tabella: Oltre ai prestiti andati completamente a male (NPL, non-performing loans), si vede qui la crescita dei prestiti “di qualità inferiore”, dove i debitori sono in una lista di allarme, quelli i cui ratei non sono stati pagati da oltre due mesi… Dunque: le banche italiane crollano sotto il peso di crediti dubbii (350 miliardi); lo stato italiano aumenta il proprio debito pubblico rispetto al Pil, e tuttavia i “mercati” comprano i nostri titoli di debito a tassi bassi, come se l’Italia fosse “sicura”. E forse perfino lo è: dopotutto, siamo il quarto paese come crediti andati a male. Prima di noi ci sono Grecia (ovviamente), Irlanda, e Slovenia. Solo che il nostro debito pubblico è il più grosso, che le nostre banche sono strapiene di debito pubblico italiano (vero che l’hanno comprato coi trilioni creati da Draghi all’1 per cento), e la caduta dell’economia, dei consumi e delle imprese non si ferma, in un paese per di più in tale fase di invecchiamento, che nel nostro futuro c’è l’ovvio aumento di spese sanitarie e assistenziali per una popolazione sempre più improduttiva, non fosse che per limiti di età. La BCE continua a pompare 60 miliardi al mese di denaro creato dal nulla, ciò che probabilmente ritarda il peggio. Fino al prossimo imprevisto, probabilmente in autunno, l’incendio che l’Italia estenderà all’Europa farà apparire quello della Grecia un piccolo falò. Lo spettacolo del resto del mondo non è più confortante. La Cina, si calcola, ha un debito attorno al 220 % del Pil, e il suo Pil rallenta. Il rallentamento trascina un paese prospero in un insospettabile declino: l’Australia. Causa: il crollo dei prezzi dei suoi prodotti minerari perché il principale cliente, la Cina, non compra più. Il minerale ferroso, che si vendeva a 180 dollari a tonnellata nel 2011, adesso viene 50. Il carbone è calato da 150 a 60. Sicchè il debito pubblico australiano sta crescendo (è al 60%), e il principale conglomerato minerario, Hankock di Perth, ha avvisato i suoi dipendenti: o accettate un taglio del 10 per cento dei salari, o cominciamo a licenziare. Il debito del mondo: 3 volte il Pil mondiale Direte: che senso ha occuparci dell’Australia, con i problemi che abbiamo in Europa, anzi in casa? Perché uno sguardo d’orizzonte sul globo mostra un fatto inquietante: se la Terra fosse uno stato, il suo debito (unendo debiti pubblici, di famiglie e di imprese) sarebbe 286% del suo Pil. Il che pone un enigma: chi sta prestando i soldi al mondo, visto nel sistema solare, fino a Plutone, non sembra esistano mercati finanziari funzionanti? Scherzi a parte, anche la trentennale corsa della mega-finanza a indebitare il mondo sembra aver raggiunto una specie di capolinea. Si arriva al punto in cui il credito non produce più crescita; questo punto viene rimandato con alcuni trucchi molto visibili oggi, essi stessi sintomi malsani: l’abbassamento artificiale dei tassi d’interesse (da parte delle banche centrali) che allo stesso tempo aumenta il reddito disponibile (per esempio delle famiglie per comprarsi a rate l’auto nuova) che “punisce” il risparmio, due molle potenti per indurre ad indebitarsi ancora un po’… finchè anche questo “ancora un po’” finisce. Oggi, coi tassi d’interesse sui depositi sotto zero e i gli interessi sui debiti quasi zero, si vede che si è raggiunta la condizione tristissima di “saturazione del debito”: anche inondare il settore finanziario con altro credito non innesca nuove richieste di prestiti né porta avanti i consumi. E non è affatto strano che il tentativo di espandere i consumi produca ritorni calanti: il reddito netto degli individui e famiglie ristagna per il 95% della popolazione in basso, perché il 5 per cento (e non parliamo dell’1% supremo) hanno cercato la massima efficienza dei loro capitali, consistente nel retribuire sempre meno il lavoro. E ridurre ancor più il prezzo del denaro, con gli interessi a zero, è semplicemente impossibile. Aggiungiamo che la vasta espansione del debito pesa sulle deboli spalle di indebitati sempre più « marginali », quelli che riempiono le banche di crediti andati a male, dubbi e in ritardo di pagamento – lo stato italiano in fondo è uno di questi debitori marginali, solo enormemente più grosso, il che accresce appunto il rischio delle banche, rischio di non vedere più indietro quel che hano prestato (creando denaro dal nulla), e rischio insomma di collasso sistemico. La causa iniziale, il divorzio Tesoro-Bankitalia Magrissima soddisfazione di tipo filosofico : la finanza globalizzata raccoglie infine i danni delle liberalizzazioni che aveva comandato (via governi e massonerie) allo scopo di estrarre per sé un tributo maggiore dall’economia reale. Per quanto riguarda l’Italia – ma la stessa cosa avvenne in Francia negli stessi anni – tutto è cominciato col « divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia » . Il matrimonio consisteva in questo : che quando il Tesoro (lo Stato) emetteva titoli del debito pubblico, la Banca centrale comprava la quota di essi che restava eventualmente invenduta sul mercato finanziario privato. Ciò calmierava gli interessi passivi che lo Stato doveva pagare per indebitarsi ; in più, poteva accedere ad una anticipazione di tesorerie presso la Banca d’Italia fino al 14% delle spese iscritte a bilancio, ed aveva il potere legale di modificare il tasso di sconto. Oggi vi fanno credere che con questo sistema (si chiama sovranità monetaria) lo Stato spendeva e spandeva. In realtà, nel 1980, il debito pubblico era il 56,8 per cento del Pil. Poi, il 12 febbraio 1981, il ministro del Tesoro di allora scrisse al governatore di Bankitalia una lettera che sanciva il « divorzio ». Da quel momento lo stato dovette cercare i prestiti sui « mercati », e fu in loro balia. « Si assistette a una vera e propria esplosione della spesa per interessi passivi. Se alla fine degli anni ’60 essa si assestava poco sopra il 5%, nel 1995 aveva raggiunto circa il 25%. Il tasso di crescita della spesa per interessi tra il 1975 e il 1995 fu del 4000%. In valori assoluti, la spesa per interessi passivi, sostanzialmente stazionaria fino a quell’anno, passò dai 28,7 miliardi di Lire del 1981 ai 39 dell’anno successivo, fino ai 147 del 1991. La crescita del deficit annuo rispetto al PIL, derivante dalla spesa per interessi passivi, portò in pochi anni il rapporto debito/PIl dal 56,86 del 1980 al 94,65% del 1990, fino al 105,20% del 1992. Tale rapporto, nonostante le politiche di austerità degli ultimi 20 anni, non è diminuito”. http://www.ereticamente.net/2014/03/il-divorzio-tra-banca-ditalia-e-tesoro.html Perché mai il governo italiano abbandonò un sistema così vantaggioso (il matrimonio fra Bankitalia e Tesoro aveva finanziato le opere pubbliche del boom) per adottare un sistema così palesemente disastroso per noi cittadini e contribuenti? Il nome del ministro di allora – Beniamino Andreatta – e del governatore di Bankitalia del tempo – Carlo Azeglio Ciampi – fa’ intuire la risposta: l’obbedienza ad un ordine internazionale, di stampo massonico. Come dicevo, la stessa cosa fece il governo in Francia nello stesso periodo: governo socialista. I più fedeli servi del grande capitale. Si conferma il detto di Ezra Pound: “Un popolo che non s’indebita fa’ rabbia agli usurai”. O detto altrimenti: la finanza speculativa transnazionale non sopportava di esser tagliata fuori dalle rendite del debito pubblico. Voleva estrarre il suo esoso tributo dai contribuenti di tutti i paesi occidentali, quanto più possibile; e tenere gli Stati in sua balia, preda delle oscillazioni e delle paturnie dei “mercati”. Ne ha divorate, di rendite, dalle nostra tasche; trilioni, nei decenni, di interessi lucrati, sottratti allo sviluppo del Paese. Adesso è l’avidità usuraria ha raggiunto il proprio limite. I suoi trucchi sono sempre meno efficaci – e Renzi è il più sfiatato di questi. (Naturalmente, vera riforma sarebbe: nazionalizzare la banca centrale, riassoggettarla al Tesoro…Ma non si può. La UE è lì che veglia). Maurizio Blondet Fonte: www.maurizioblondet.it/ Link: http://www.maurizioblondet.it/altro-che-grecia-litalia-e-la-bomba-innescata-sotto-leuro/ 21.07.2015 http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15342 |
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