martedì 22 settembre 2015

Grecia, Varoufakis risponde a Renzi: “Puoi gioire quanto ti pare ma non ti sei sbarazzato di me”. - Francesco De Palo

Yanis Varoufakis contro Renzi: « Ti sei sbarazzato della democrazia ricattando Alexis Tsipras»

"Al contrario, partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras, vi siete liberati della democrazia greca", è la replica dell'ex ministro delle finanze ellenico al premier italiano che ieri alla direzione del Pd aveva detto: "Anche sto Varoufakis se lo semo tolti. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce”.

“Signor Renzi, ho un messaggio per te: puoi gioire quanto ti pare per il fatto che io non sia più ministro delle finanze. Ma non ti sei sbarazzato di me. Ciò di cui vi siete sbarazzati, partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras, è la democrazia greca”, firmato Yanis Varoufakis. L’ex ministro delle finanze di Atene risponde, dal suo blog, alle parole del premier italiano, che in occasione della direzione Pd di ieri aveva detto testualmente: “Le scissioni funzionano come minaccia non al momento elettorale. Per usare un tecnicismo, anche sto Varoufakis se lo semo tolti. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce”.
L’economista ellinoaustraliano sceglie il fioretto e, definendo quella di Renzi un’illusione, sottolinea che lo scorso luglio non si sono sbarazzati dell’uomo Varoufakis ma di una “cosa molto più importante di me”. Ricostruendo i primi sette mesi del 2015,assolutamente peculiari tanto per la storia greca quanto soprattutto per quella dell’Ue, Varoufakis scrive che molti dei suoi compagni sono rimasti fedeli alla piattaforma Syriza che li ha eletti a gennaio come un partito unito che ha portato speranza ai greci e ai popoli europei. Ma speranza per che cosa, si chiede? Speranza per mettere fine “definitivamente ai prestiti di quel salvataggio finto, che è costato caro all’Europa, e che ha condannato la Grecia ad una depressione permanente“.
E attacca: “Sotto un’estrema costrizione da parte dei leader europei, tra cui anche il signor Renzi che ha rifiutato di discutere ragionevolmente le stesse proposte della Grecia, il mio primo ministro, Alexis Tsipras, è stato sottoposto il 12 e 13 luglio a un bullismo insopportabile, a un ricatto nudo, a pressioni disumane”. E aggiunge che il premier italiano ha svolto un ruolo centrale nell’aiutare la rottura di Alexis, “con la sua tattica del poliziotto buono, sulla base dell’assunto se non cedi, essi ti distruggeranno”.
Motiva la separazione con Tsipras per via del disaccordo sul fatto che stessero bluffando e soprattutto sul fatto che non si poteva consegnare le chiavi di ciò che resta del Stato greco alla spietata troika. Questo è stato, e rimane, un disaccordo “tra me e Alexis”, aggiunge. Per cui a seguito di tale disaccordo, Tsipras avrebbe fatto una inversione a U (e forzata) nella politica di Syriza e, di conseguenza, una gran parte dei membri del partito ha deciso di non seguirlo. Erano i giorni in cui non solo i 25 scissionisti di Unità Popolare si erano allontanati dalla “Pangea Alexis” ma finanche Tasos Koronakis, il segretario del partito, lo stesso Varoufakis e molti altri dirigenti che si sono sentiti traditi. Secondo l’ex ministro non condividevano la scelta di Syriza di trasformarsi tout court in un nuovo Pasok.
E poi la stoccata finale al nostro premier: “Signor Renzi, ho un messaggio per te: puoi gioire tanto quanto ti pare per il fatto che io non sia più ministro delle finanze o deputato. Ma non ti sei sbarazzato di me, io sono vivo e vegeto politicamente, e come persona in Italia mi riconoscono quando cammino per le strade del vostro bel Paese. Ciò di cui vi siete sbarazzati partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras è la democrazia greca“.
Δεν ξεφορτωθήκατε εμένα κ. Ρέντζι. Την ευρωπαϊκή δημοκρατία ξεφορτωθήκατε όταν εκβιάσατε τον Αλέξη εκείνο το βράδυ http://www.fortunegreece.com/article/apistefti-dilosi-rentsi-aiton-ton-varoufaki-ton-xefortothikame/ 

Senato, la riforma regala ai sindaci l’impunità. Il Parlamento laverà i reati. - Thomas Mackinson

Senato, la riforma regala ai sindaci l’impunità. Il Parlamento laverà i reati


A differenza dei 74 consiglieri regionali "designati" dagli elettori, 21 sindaci saranno catapultati direttamente in Parlamento. I prescelti godranno così delle guarentigie degli onorevoli: non potranno essere perquisiti, intercettati e arrestati senza autorizzazione di Palazzo Madama. E per concedere questo privilegio i partiti faranno a gara.

Col Senato 2.0 di Renzi il primo cittadino di Venezia sarebbe ancora Giorgio Orsoni, oggi ai domiciliari per l’inchiesta sul Mose con richiesta di patteggiamento. Il Comune di Trani avrebbe ancora a che fare con il “comitato politico-affaristico” che pilotava gli appalti. Il suo sindaco, Luigi Riserbato, non sarebbe stato interdetto dai pubblici uffici e non si sarebbe mai dimesso. Nulla si sarebbe poi saputo di Calatafimi, comune del Trapanese dove Nicolò Ferrara deliberava le gare di giorno e prendeva la stecca di sera: perché tanto onesto e puro era da presiedere il “Consorzio per la legalità” e tenere seminari sulla corruzione in Prefettura. A inchiodarlo, ancora una volta, le intercettazioni.
E’ lungo, lunghissimo, l’elenco dei sindaci disarcionati in questi anni dalle inchieste giudiziarie. Presto però quell’elenco potrebbe accorciarsi di quel po’. Perché tra gli effetti collaterali della riforma del Senato che tiene banco da mesi c’è anche quello di concedere il privilegio dell’impunità ai primi cittadini d’Italia: niente più arresti, niente intercettazioni o perquisizioni per loro senza autorizzazione del Parlamento. Per cinque anni, a tutto beneficio della prescrizione. E’ l’effetto imprevisto di una piccola ma ingombrante “svista” del governo e delle competenti commissioni parlamentari: mentre sui 74 consiglieri regionali si cercano accordi per dar loro una parvenza di elettività col cosiddetto “listino”, nulla si dice a proposito di quei 21 sindaci, uno per regione più uno ciascuno per le Province autonome di Trento e Bolzano. Loro saliranno tutti sul Freccia Rossa diretto a Palazzo Madama, e non sarà il cittadino-elettore a rifornirli di biglietto né tantomeno a fermarli con le preferenze.
Poco importa ora se in questo  modo viene aggirata del tutto la disposizione con cui nel 1957 il legislatore aveva disposto l’incompatibilità tra le cariche di sindaco (sopra i 20mila abitanti) e di parlamentare. Perché nei successivi 58 anni i partiti hanno fatto spallucce catapultandone a dozzine (oggi, tra le grandi città: Biffoni a Prato, Decaro a Bari e Bitonci a Padova…). Il punto vero è che adesso una legge dello Stato – costituzionale per di più! – li spinge a forza in Senato e li mette tutti sotto l’ombrello delle guarentigie: significa, in soldoni, che un minuto dopo il giuramento sulle loro spalle calerà la coperta dell’immunità parlamentare, pur continuando a deliberare atti e concessioni in veste di sindaci. Fine degli arresti, zero intercettazioni, giammai perquisizioni senza il via libera del Senato.
In altre parole: i sindaci non saranno più sottoposti al controllo di legalità della magistratura, come gli altri cittadini. Che rubino o ricettino materiale pedopornografico (è successo a febbraio, a un sindaco del Salernitano) il destino delle loro vite sarà sottratto ai giudici ordinari e appeso al chiodo della Giunta per le autorizzazioni e dell’Aula, dove la ragion politica è riuscita a salvare Azzollini dall’arresto e Calderoli da un processo. Il primo, in fondo, doveva rispondere solo di associazione a delinquere. Il secondo d’aver paragonato un ministro a un gorilla. Non è questione di lana caprina: in ballo ci sono l’architettura istituzionale dello Stato e la classe di amministratori e politici locali più mediocre e corrotta di sempre.
E’ poi vero che il loro mandato terminerà con quello delle amministrazioni locali cui appartengono. E che quindi si dà per acquisita l’elettività indiretta per una sorta di “proprietà transitiva”: i cittadini eleggono i consiglieri regionali, questi a loro volta eleggono i sindaci-senatori. Ma la selezione fatta dai partiti e nelle urne non si è dimostrata un sostituto adeguato ai magistrati, né un antidoto alla corruzione della classe politica. Al punto che per arginare gli “impresentabili” messi in lista si è dovuto ricorrere a una “legge speciale”, la Severino, che ponesse limiti alla candidabilità dei condannati. E gli indagati? Fieramente resistono e in attesa di giudizio… si candidano.
Come il sindaco di Bolzano, per dire. Gigi Spagnolli (Pd) si è candidato per la terza volta rischiando il rinvio a giudizio ad urne aperte. Un domani potrebbe tranquillamente vestire i panni di senatore della Repubblica. Proprio in questi giorni la Procura sta chiudendo l’indagine a suo carico (abuso d’ufficio) in una vicenda di concessioni edilizie sospette, a favor di centro commerciale. Ecco, se passasse la riforma del Senato e fosse scelto in “quota Bolzano”, Spagnolli potrebbe riporre la pratica nel cassetto, congedare i suoi legali e fare “ciao ciao” con la manina ai pm mentre sale sul treno per Roma. Così, grazie alla riforma, per gli amministratori locali inguaiati si accenderà una lucina in fondo al tunnel: quelli che avessero un problema con la giustizia per quel che fanno da sindaci lo risolverà all’istante con le prerogative che hanno come senatori. Un incentivo a delinquere.
La Riforma della Costituzione disegnata dal Governo rischia così di consegnare alla storia il peggior Senato della Repubblica, zeppo di casi umani e giudiziari. Le ragioni affondano nella debolezza dell’impianto della legge che non abolendo il Senato ne tiene in vita un fantoccio sgonfio. Nel passaggio alla Camera sono evaporate in ordine: le “funzioni in via esclusiva” di intrattenere rapporti con la Ue, quella di controllo sui curricula delle authority, le competenze sui temi di bioetica, famiglia, diritti eccetera. Cosa resta? Quasi nulla.
E se il nuovo Senato nulla conta, questo il punto, anche chi lo compone conterà come il due di picche a briscola. Non solo. Essendo la carica sprovvista di obolo – perché la riforma occasione di risparmio vuol sembrare – non c’è neppure l’appeal del guadagno. Per tutte queste ragioni insieme l’investitura sarà percepita da chi la riceve come una vera iattura. E l’unica ragione per dedicarsi al pendolarismo romano, tolte di mezzo le altre, sarà il beneficio dell’immunità. Così, una volta capita l’antifona, sul treno per Roma si farà fatica a trovare posto.

Minacce, ricatti, compravendite. - Andrea Scanzi




Minacce, ricatti, compravendite. 
Grasso trattato come un pezzente, battute da bullo sfigato ("Sì alla riforma o riduco il Senato a museo"), editti bulgari - anzi fiorentini - a chi nei talk osa invitare troppi ospiti (dove?) non renziani. 
Si dirà: questo qua è come Berlusconi. 
No: Renzi è peggio di Berlusconi. 
Molto peggio. 
E lo è non perché ha una storia più losca (difficile) o perché ha più pendenze giuridiche (impossibile) del suo maestro Silvio: lo è perché è più impreparato, più arrogante, più megalomane, più debole, più ridicolo. 
E - quel che è peggio - più protetto e anzi addirittura osannato da un'informazione (e da una intellighenzia) che, se la metà delle cose di adesso le avesse fatte Berlusconi, avrebbe come minimo invaso la Polonia gridando al golpe. 
La vergogna senza pari continua.
( Andrea Scanzi )


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lunedì 21 settembre 2015

Cannelloni con ricotta e pomodoro. - Maria Bonaccorso



Visto che siamo nel week-end vi do’ la ricetta dei cannelloni con ricotta e pomodoro che ho preparato l’altro giorno in pochissimo tempo. I cannelloni all’uovo infatti, hanno la prerogativa di non dover essere sbollentati quindi, se scegliete un ripieno veloce da preparare, ci si impiega veramente pochissimo tempo a preparare un bel piatto di cannelloni. Per la ricetta di oggi, l’unica cosa che ho dovuto preparare è stato il sugo di pomodoro ma, anche quello, in 15 minuti era già bell’e pronto 😀Altra prerogativa di questa ricetta di cannelloni è che sono preparati senza besciamella… già, perché per la copertura ho utilizzato la stessa ricotta risparmiandomi così un bel po’ di calorie. Allora, vi ho convinti a preparare questi cannelloni ricotta e pomodoro per questo fine settimana?

Ingredienti:

Cannelloni con ricotta e pomodoro
cannelloni: 6-8
ricotta: 500 gr.
sale
pepe
parmigiano grattugiato
basilico
noce moscata
sugo di pomodoro: 300 ml. circa

Come preparare i cannelloni con ricotta e pomodoro

Per prima cosa preparate il sugo di pomodoro seguendo la ricetta che trovate qui. Una volta pronto, tenete il sugo da parte.
Prendete la ricotta e mettetela la scolare per una mezz’ora. Trascorso questo tempo, mettete la ricotta in una ciotola e lavoratela con una forchetta. Aggiungete del sale, del pepe nero, una grattugiata di noce moscata, del trito di basilico e del formaggio grattugiato. Mescolate la ricotta.
Prendete la pirofila per cuocere i cannelloni e versate del sugo di pomodoro sul fondo.
Prendete i cannelloni all’uovo e riempiteli di ricotta con un cucchiaino oppure con una tasca da pasticciere. Disponete i cannelloni uno affianco all’altro e, quando avrete finito, ricopriteli con il sugo di pomodoro facendo andare il sugo anche tra un cannellone e l’altro.
farcire_cannelloni_con_ricotta
Mescolate la ricotta rimasta con un paio di cucchiai di sugo e mescolatela.
Versate la ricotta sui cannelloni, distribuitela uniformemente e ricoprite con del formaggio grattugiato.
Infornate i vostri cannelloni con ricotta e pomodoro nel forno caldo a 180 C per 20-30 minuti, fino a quando non saranno dorati in superficie.
infornare_cannelloni
Sfornate il cannelloni con ricotta e lasciateli intiepidire un paio di minuti prima di servirli.
Serviteli con qualche fogliolina di basilico fresco.
cannelloni-con-ricotta-e-pomodoro

CANNELLONI DI MELANZANE.



Le melanzane rimpiazzano la pasta sfoglia e diventano scrigni di un gustoso ripieno di prosciutto, scamorza, uova e pomodoro.

1) Per realizzare la ricetta dei cannelloni di melanzane innanzitutto soffriggi la cipolla tritata e il basilico in una casseruola con 3 cucchiai d'olio; unisci la passata di pomodoro, sale e pepe e cuoci a fuoco moderato per 15 minuti.
2) Pulisci le melanzane e tagliale a fette sottili per il lungo. Sbatti 2 uova con un pizzico di sale in un piatto fondo. Infarina le fette di melanzane, passale nelle uova e friggile in abbondante olio caldo. Man mano che sono dorate, scolale e asciugale sulla carta assorbente. 
3) Distribuisci sulle fette di melanzana il prosciutto e la scamorza a listarelle, 2 uova sode a spicchietti, un cucchiaio di sugo di pomodoro e uno di grana. Arrotolale a involtino e disponile in una teglia rettangolare sul fondo della quale avrai versato un velo di sugo di pomodoro. Distribuisci il sugo rimasto sui cannelloni, cospargi con abbondante grana e inforna a 180° per 30 minuti circa. Servi i cannelloni di melanzane.

Gli orrori del governo.



La legge Biagi ha portato al disastro economico attuale. Nata per aiutare le aziende in difficoltà, come da previsioni, è stata utilizzata da chiunque volesse arricchirsi in breve tempo sulle spalle dei lavoratori divenuti, con essa, schiavi.
Con il jobs act il mondo del lavoro subirà un ennesimo contraccolpo negativo che si ripercuoterà come una scure sull'economia italiana.


Cetta

Considerazioni.



https://www.facebook.com/PassepartoutCartoon/photos/a.777462108981626.1073741833.483929031668270/777940718933765/?type=1&theater