domenica 22 maggio 2016

Molto presto su tutti gli schermi...




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Portogallo, 110 ore di fila di elettricità da rinnovabili. Il futuro è più pulito. - Maria Rita D'Orsogna

Portogallo, 110 ore di fila di elettricità da rinnovabili. Il futuro è più pulito
Le notizie sulle rinnovabili sono di crescita e di ottimismo, da ogni angolo del pianeta. In Portogallo per ben quattro giorni di fila l’elettricità è arrivata dalle rinnovabili: sole, vento ed idroelettrico per quasi 110 ore consecutive. Qui, e in tutta la penisola iberica, a farla da principe è il vento. E quello che è impressionante è la rapidità con cui si è arrivati a questo record: secondo Eurostat fino al 2013 il Portogallo generava metà della sua elettricità dalle fonti fossili, il restante 27% era da nucleare, il 13% dall’idroelettrico e solo il 10% da sole e vento. Passano due anni e le rinnovabili arrivano al 48% secondo stime ufficiali del governo portoghese.
In Germania nei giorni 8 e 15 Maggio 2016 la produzione di energia elettrica da rinnovabili è stata così abbondante che in diversi intervalli da 15 minuti l’uno i costi energetici sono diventati negativi: i consumatori venivano pagati per usare elettricità. Queste tendenze si ripetono da anni ormai, e tutto crescerà negli anni a venire: la Energiewende tedesca va avanti senza sosta, con l’obiettivo chiaro di rimpiazzare nucleare e fonti fossili. Nel 2015 sole e vento hanno hanno prodotto il 33% dell’energia del paese. La percentuale cresce ogni anno, visto che nuovi impianti continuano ad essere progettati per il paese. L’ obiettivo è del 100% entro il 2050. In Danimarca nel 2015 le rinnovabili hanno contribuito per il 42% del totale.
A livello globale nel 2015 le rinnovabili sono cresciute dell’8% rispetto al 2014, il maggior tasso di crescita di sempre. I maggiori passi in avanti sono stati fatti nei paesi in via di sviluppo dell’America Centrale e dall’Asia. Gli investimenti planetari sono a 286 miliardi di dollari.  Perché? Perché diminuiscono i costi delle rinnovabili, e perché i fattori sociali tendono a favorire sole e vento. Nonostante i prezzi di petrolio e gas crollano, le nostre piccole e grandi proteste che si ripetono in tutto il mondo, una maggior coscienza ambientale, e la paura di ripercussioni politiche porta sempre di più alla morte dell’industria fossile, un passo alla volta.
Intanto, i paesi produttori di petrolio sono in profonda crisi. Il Canada avvolto dalle fiamme perde almeno 760 milioni di dollari a causa del fermo della produzione in Alberta. L’Arabia Saudita scopre il sole perché si rende conto che il petrolio prima o poi finirà. Il Venezuela è all’orlo del collasso, sociale, economico, politico. Il sistema sanitario del paese in pochi anni si è disintegrato.
Non è tutto rosa come sembra nella terra delle rinnovabili. Il fatto che in Germania si sia dovuto pagare i consumatori per usare energia nei momenti di maggiore produzione è indice del fatto che il sistema è ancora troppo rigido, che la rete elettrica è sovraccarica e che occorre sviluppare migliori metodi di stoccaggio. Ma queste sfide sono appunto, sfide, da affrontare con intelligenza per perfezionare la transizione e non certo per tornare indietro.
Venti anni fa si pensava che niente di tutto questo fosse possibile. E ora eccoci qui – le fonti fossili che si avviano a passare alla storia, e tutto quello che ci resta da fare e di migliorare la tecnologia di trasmissione e distribuzione. Faremo anche questo. Qui le immagini struggenti del Venezuela che produce 2.7 milioni di petrolio ma che non ha garze, sapone e antibiotici per la sua gente.

sabato 21 maggio 2016

GIULIETTO CHIESA: SONO STATI I NEOCON USA PER COLPIRE HOLLANDE E AL SISI. - PIETRO INVERNIZZI

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Un Airbus della compagnia EgyptAir con a bordo 66 persone si è inabissato ieri tra l’isola greca di Karpathos e la costa egiziana dopo essere scomparso dai radar. 

Tra i passeggeri e l’equipaggio non ci sono superstiti. Il volo era partito da Parigi in mattinata ed era diretto al Cairo. Alle 3.39 del mattino, poco dopo essere entrato nello spazio aereo egiziano, ha iniziato a seguire una traiettoria impazzita. Prima una virata di 90 gradi verso sinistra, quindi una rotazione completa di 360 gradi nella direzione opposta. Due fonti anonime della Casa Bianca citate dalla Cnn hanno affermato che la dinamica del disastro rivela che a bordo del velivolo è esplosa una bomba. Per Giulietto Chiesa, giornalista, commentatore politico ed ex europarlamentare, “non c’è il minimo dubbio sul fatto che sia stato un attentato. E’ una punizione inflitta contemporaneamente all’Egitto e alla Francia”.

Una punizione per che cosa?
La Francia è stata punita in quanto il suo presidente, François Hollande, ha chiesto l’annullamento delle sanzioni alla Russia. Inoltre in questo momento l’obiettivo delle forze che vogliono destabilizzare il mondo è quello di mettere in ginocchio l’Egitto. Dopo avere distrutto Libia e Siria, adesso hanno preso di mira anche il Cairo. Quindi le due cose sono perfettamente coincidenti.

Hollande di recente è stato al Cairo per stringere degli accordi commerciali tra Egitto e Francia. Può avere a che fare con il disastro EgyptAir?
E’ naturale, sono due fatti che vanno insieme. La Francia ha cercato di muoversi per conto suo e ne ha pagato il conto. In grande, si ripete quanto era avvenuto a Enrico Mattei. Siccome è più facile fermare un solo uomo come Mattei che non un intero Paese come la Francia, si incomincia con l’abbatterne un aereo.

Oggi le misure di sicurezza negli aeroporti sono molto rafforzate. Come è stato possibile aggirarle?
I servizi segreti sono in grado di aggirare queste misure. Un tempo li si definivano servizi deviati, mentre oggi sono i padroni della politica in alcuni Paesi chiave. Questi apparati possono superare qualunque ostacolo. Avendo a disposizione sterminate quantità di denaro, possono infatti permettersi di comprare chiunque inclusi pezzi di servizi segreti di Paesi terzi.

Chi c’è dietro ai servizi deviati?
Per capire di chi sto parlando, basta andare per esclusione togliendo Russia e Cina. Ci sono forze che vogliono annichilire la Francia ogni volta che l’Eliseo cerca di alzare la testa. Queste stesse forze hanno l’obiettivo di creare il caos in tutto il Medio Oriente, e nello stesso tempo vogliono la guerra con la Russia.

Lei allude a poteri che stanno oltreoceano. Quali nello specifico?
Esiste una coalizione della guerra, rappresentata dai neocon americani e da quanti sono collegati con loro.

Quindi non dipendono da chi oggi è al potere a Washington?
Non necessariamente, anzi non credo.

Fonti dell’amministrazione Obama hanno parlato di una bomba …
Appunto, questo conferma la mia tesi.

Quanto contano oggi i neocon negli Stati Uniti?
I neocon hanno elaborato la strategia politica degli Stati Uniti negli ultimi 15 anni. E’ da lì che vengono l’ispirazione e i soldi che stanno dietro all’abbattimento dell’Airbus EgyptAir.

Come fanno ad avere le risorse per corrompere i servizi segreti degli altri Paesi?
Trovano le risorse ignorando le regole di bilancio. L’Arabia Saudita, che è una filiale della Cia, negli ultimi anni ha accumulato 10-12 trilioni di dollari. E’ quindi uno gioco da ragazzi trovare un miliardo di dollari per corrompere 500 agenti di polizia e servizi segreti in modo che mettano una bomba.

Perché i servizi francesi non sono riusciti a sventare l’attentato?
Perché fino a ieri la Francia di Hollande è stata una pedina nelle mani degli Usa. Il fatto che ora Parigi chieda la fine delle sanzioni alla Russia è visto da chi è al potere come una provocazione intollerabile. Il potere infatti non ammette degli alleati a metà.

Il caso Regeni è estraneo a questa vicenda dell’Airbus EgyptAir?
No, il caso Regeni fa parte di questa stessa strategia. L’uccisione del ricercatore italiano è stata montata ad arte per colpire tanto l’Egitto quanto l’Italia, che aveva avviato una politica di riguardo verso il Cairo. Si è creata quindi una trappola politica, nella quale sono caduti naturalmente la stragrande maggioranza dei commentatori italiani. Questi ultimi invece di fare gli interessi dell’Italia, stanno facendo quelli di una cosca mafiosa e criminale che sta organizzando il terrorismo in tutto il mondo.

Perché la politica di Al-Sisi dà fastidio?
Non si vuole colpire Al-Sisi ma l’Egitto in quanto tale. Quest’ultimo non va bene in quanto è un Paese relativamente stabile, e dunque bisogna distruggerlo. Si stanno creando le condizioni per abbattere l’Egitto anche dal punto di vista economico. L’obiettivo è fare saltare Al-Sisi per mettere al suo posto i Fratelli musulmani.

Perché i neocon vogliono creare il caos in Medio Oriente?
Perché gli Stati Uniti stanno precipitando a una velocità vertiginosa, e i neocon hanno capito che prima che ciò avvenga bisogna mettere tutto il mondo in uno stato di guerra. Se non si fa così l’America perderà il suo ruolo di dominio imperiale.

Se i neocon sono così potenti, perché non riescono a vincere le elezioni Usa?
Come no, le vinceranno eccome.

E con chi?
Se vince la Clinton i loro problemi sono già risolti, in quanto l’ex first lady ha le stesse identiche posizioni dei neocon. Hillary è una guerrafondaia fanatica e pericolosa. Dal momento che è una donna di scarsa intelligenza, come peraltro suo marito, mira al potere e di conseguenza si fa manovrare facilmente.

E se vincesse Trump?
Se vince Trump lo rimetteranno al suo posto come hanno già fatto altre volte, per esempio con Kennedy.

LE OPERE D'ARTE SOTTRATTE ALLA MAFIA IN MOSTRA A REGGIO CALABRIA (FOTO). - Dominella Trunfio

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Camminando tra un quadro di Dalì e uno di Ligabue sorge spontaneo chiedersi in quale parete di casa Gioacchino Campolo, il cosiddetto re dei videopoker di Reggio Calabria, li tenesse appesi.
Tra i beni confiscati a Campolo, un patrimonio di oltre 300 milioni di euro tra immobili e slot machine, finito nel mirino della Dda per i suoi rapporti organici con la ‘ndrangheta, ci sono infatti anche delle opere d’arte restituite in questi giorni alla città calabrese.
Fanno parte oggi, infatti, di una grande mostra di 125 metri quadrati allestita nel neonato Palazzo della cultura intitolato a Pasquino Crupi, compianto intellettuale calabrese.
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Ci sono quadri di Salvador Dalì, di Fontana, di Carrà, di Ligabue, di Sironi e De Chirico, una collezione scoperta nel 2010 tra gli immobili di Campolo. In cucina, nel corridoio, nella camera da letto, un patrimonio immenso composta da 125 tele che percorrono la storia dell’arte dal Seicento al Novecento.
Che fosse veramente un esperto d'arte è tutto da vedere, dimostrazione ne è il fatto che tra i quadri non mancano i falsi, in tutto 19 tra cui uno di De Chirico e un Picasso. Insomma la storia del truffatore che viene truffato.
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Foto: greenMe.it

AMLA: PROPRIETÀ, APPLICAZIONI E USI COSMETICI. -



Oggi vorrei condividere alcune informazioni su una pianta davvero preziosa: l' EMBLICA OFFICINALIS, più generalmente conosciuta come AMLA.
E' una pianta arborea originaria dell'India che cresce nelle zone tropicali e subtropicali del Sud-Est asiatico e produce un piccolo frutto sferico con buccia traslucida giallo verdognola.
Da sempre utilizzata nella medicina tradizionale cinese e tibetana e consumata anche sotto forma di frutto, è una delle piante medicinali più importanti della medicina ayurvedica.
Commercializzata soprattutto in forma di polvere e compresse, assunta per via orale, naturalmente dietro il consulto di un medico esperto in ayurveda, apporta numerosi benefici all'organismo ed ha veramente moltissime possibili applicazioni:
problematiche respiratorie (tosse, catarro, asma, bronchite),
digestive ( bruciori, ulcere, iperacidità, inappetenza),
gastrointestinali,
epatiche,
oculari (cataratta),
ematologiche (anemia),
metaboliche (diabete),
ginecologiche,
allergiche,
cutanee,
mentali (rallenta i processi degenerativi),
ossee (osteoporosi)
Dal punto di vista della composizione, tra i principi attivi contenuti nel frutto, i principali sono l’emblicanina A, l’emblicanina B, la punigluconina e la pedunculagina, sostanze che fanno parte della categoria dei tannini e preziosi acidi quali il gallico e l'ellagico. Inoltre è una delle più ricche fonti naturali di acido ascorbico: vitamina C esistenti in natura.
Da tale combinazione deriva una spiccata proprietà antiossidante e un'azione anti-aging
Il frutto è ricco d'acqua e privo di grassi, fonte di calcio e contiene quasi tutte le vitamine del gruppo B, il ferro e il manganese.
Estremamente preziosa dal punto di vista cosmetico, l' amla porta i suoi benefici soprattutto ai capelli e alla pelle.

Per i capelli è sufficiente procurarsi l’olio di amla, acquistabile in molti negozi bio, ottenuto con bollitura in olio di cocco. Utile per nutrire e rinforzare le radici, quindi per stimolare la crescita e contenere la caduta dei capelli.
Contrasta le doppie punte e dona luminosità, dando benefici ai capelli secchi, crespi, spenti e sfibrati, soprattutto nei cambi di stagione o d'estate, quando tendiamo a stressarli di più, tra mare, sole e salsedine.
Sia sui capelli che sul cuoio capelluto, va tenuto in posa almeno un’ora, meglio se per un tempo maggiore e può essere usato settimanalmente
Per capelli e cute grassa con forfora e prurito, è rinfrescante e purificante e può essere usato come polvere miscelata con acqua proprio come shampoo
Mescolato invece all' hennè intensifica l'effetto colorazione, favorendo la pigmentazione del capello
Condizionatore, lucidante, ammorbidente, purificante, sgrassante e rinforzante: un prezioso alleato nella cura dei capelli.

Sulla pelle del viso e del corpo invece l'amla può essere applicata come maschera-anti età sfruttando il suo potere antiossidante ma è utile anche per purificare dalle impurità, illuminando e schiarendo la pelle.
Mescola la sua polvere con acqua e miele, pochi minuti di posa senza farla seccare e otterrai una coccola tutta naturale e rigenerante per la tua pelle.

I LEGUMI SALVERANNO IL MONDO. - Patrizia Zuliani

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“Noi pensiamo che le invenzioni e le scoperte che hanno cambiato la nostra vita siano dovute a macchine complesse, allo studio organizzato di sapienti esperti… Ma se noi siamo ancora qui, voglio dire noi Europei, o Americani delle tre Americhe, questo è dovuto ai fagioli. Senza i fagioli la popolazione europea non sarebbe raddoppiata in pochi secoli, oggi non saremmo cinque o sei miliardi… e anche la storia di altri continenti sarebbe stata diversa”. Così Umberto Eco dichiarava, parlando dei legumi, in un’intervista rilasciata nel 1999 al Corriere della Sera.
Li conosciamo da sempre e da sempre entrano a far parte della nostra cultura alimentare, ma negli anni dell’era “carnivora”, che speriamo volga al termine, li abbiamo, insieme agli altri legumi, trattati con sufficienza, guardati quasi dall’alto in basso. Ci ricordavano troppo gli anni miseri di una nazione contadina. Erano, dunque, una sorta di parente povero che non doveva essere invitato a pranzo o cena dai quei parenti che avevano ormai raggiunto la ricchezza se non in qualche occasione in cui non se ne poteva proprio fare a meno. Sbagliavamo da un punto di vista nutrizionale, mentre in maniera quasi inconsapevole, cancellavamo la nostra “cultura” non solo alimentare.
Da migliaia di anni vengono infatti coltivati in tutto il bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente ed in America. Nel nostro paese i più diffusi sono i piselli, i fagioli, le lenticchie, le fave, i ceci , le cicerchie ed i lupini e tutti presentano grande biodiversità attraverso una incredibile e straordinaria varietà di tipologie. Sono un alimento di eccellenza e possono essere consumati freschi o secchi: i primi si considerano alla stregua d’ortaggi, seppur più calorici, mentre quelli secchi, essendo poveri d’acqua, hanno una maggior concentrazione di nutrienti e quindi rivestono una grande importanza alimentare, come sostituti dei prodotti proteici animali.
I legumi sono ricchi di Proteine di qualità inferiore rispetto alle proteine animali in quanto proteine incomplete. L’abbinamento legumi e cereali, che ha origini antiche e che ha quasi anticipato le conoscenze attuali di dietetica, ci fornisce un contenuto proteico di buona qualità. Infatti, le proteine di cui sono ricchi i legumi apportano una discreta quantità di amminoacidi essenziali, soprattutto la lisina, che associati agli amminoacidi solforati, quali cisteina e metionina, presenti in buone dosi nei cereali, ma carenti nei legumi, determina un pool di amminoacidi degno di proteine complete paragonabili a quelle di origine animale. Nel passato questo abbinamento veniva definito “la carne dei poveri”. Saggiamente.
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Da non sottovalutare, infine, il minore impatto ambientale tenendo presente che per produrre un chilo di carne bovina occorrono circa 13.000 litri di acqua, mentre, per produrre un chilo di legumi, ne basta meno della decima parte. Non basta, in questa tipologia di alimento sono contenute altre sostanze di straordinaria importanza per una corretta alimentazione quali l’Amido, la Vitamina E e le Vitamine del gruppo B quali la tiamina, la niacina e la riblofavina.
Anche dal punto di vista dei minerali il profilo è vantaggioso basti pensare che i legumi sono ricchi di Potassio, Fosforo, Calcio e di Ferro. Quest’ultimo non è biodisponibile come quello di origine animale perché necessita della Vitamina C per un suo miglior assorbimento. Tuttavia la biodisponibilità minerale non è sempre ottimale perché i fitati, sostanze antinutrizionali, presenti nei legumi, legano i minerali diminuendo la capacità da parte dell’intestino di assorbirli anche se l’ammollo in acqua per 12 ore prima della cottura è in grado di abbassare la concentrazione di acido fitico.
I legumi hanno, inoltre, altre caratteristiche nutrizionalmente interessanti come l’assenza di colesterolo perché, come tutti i prodotti vegetali, sono poveri in grassi, ad eccezione della soia; la forte presenza di acidi grassi essenziali; hanno un elevato contenuto di fibra alimentare sia solubile che insolubile ed un basso indice glicemico. Insomma i legumi sono quindi indicati per mantenere un buon controllo dei livelli ematici di colesterolo e di glucosio nel sangue e nella regolazione delle funzioni intestinali grazie alla fibra insolubile presente nella loro buccia.
Molti studi ne sottolineano il ruolo protettivo contro malattie cardiovascolari proprio per questo effetto antiiperlipidemico anche per la presenza di isoflavonoidi fitosteroli ed è loro riconosciuto un ruolo di prevenzione verso alcuni tipi di cancro come sottolinea il Word Cancer Research Fund. Possono però provocare alcuni inconvenienti che a volte ne limitano il consumo come la flatulenza ed il meteorismo legati alla presenza di stachiosio, raffinosio e verbascosio, oligosaccaridi non assimilabili, che vengono fermentati dalla flora batterica intestinale con produzione di gas. Questi fastidiosi disturbi sono in parte riducibili eliminando la buccia con il passalegumi e non triturandola con il mixer oppure utilizzandoli decorticati. Per contrastare la fermentazione intestinale può essere inoltre utile speziare il piatto con erbe tipo rosmarino, timo, finocchio e salvia.
Nel mondo vegetale i legumi hanno il valore energetico più elevato per l’alta presenza di carboidrati. Sono commercializzati essiccati durante tutto l’arco dell’anno, ma alcuni possono essere utilizzati anche freschi nella loro stagionalità come i fagioli, le fave e i piselli.
Definite le caratteristiche generali di questa tipologia di alimento proviamo ora a fare un rapido viaggio tra quelli più comuni iniziando dal legume citato da Eco.

Fagioli

Dobbiamo a Cristoforo Colombo l’arrivo in Europa dei fagioli, originari dell’America centrale. Se ne sono trovate tracce già nelle tombe del periodo preinca in Perù. Oggi ne conosciamo circa trecento qualità di cui un quarto commestibili. I più famosi sono i fagioli di Spagna, i borlotti, i fagioli di Lima, i fagioli messicani, i cannellini, i fagioli all’occhio, ma la biodiversità italiana è davvero elevatissima tanto da rendere difficile classificare tutte le cultivar per il proliferare di varietà alcune delle quali anche molto pregiate ed Igp. I fagioli sono un alimento energetico e consigliati anche per ridurre il colesterolo per il contenuto di lecitina.
Non c’è regione italiana che non abbia la sua ricetta tradizionale a base di fagioli: la zuppa di fagioli e scarole campana, la pasta e fagioli con le cotiche della cucina laziale, il riso con i fagioli della cucina lombarda, la ribollita toscana con le verdure. 
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Lenticchie

Sembrerebbe essere il legume più antico, se ne trovano tracce già nelle tombe dell’antico Egitto ed ancor prima in Turchia. Di sicuro nell’epoca greca e romana erano presenti e molto utilizzate nel bacino del mediterraneo. Ne conosciamo tante varietà più o meno famose a partire da quelle verdi di Altamura le più grandi per dimensione , a quelle siciliane di Villalba, a quelle perugine di Castelluccio ed alla lenticchia più piccola del panorama italiano quella di Ustica. Ognuna trova spazio in piatti tipici della cucina italiana.
Sono infatti presenti in molti piatti regionali sia abbinate a pasta o riso o come contorni o in zuppe . Colgono il loro momento di gloria nelle cene di fine anno dove unite allo zampone diventano un simbolo di buona fortuna.
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Ceci

È il legume che occupa il terzo posto nel consumo mondiale dopo soia e fagioli.Vanta origini antiche risalenti agli Egizi , alla Grecia antica e all’Impero romano e al Medio ed Estremo Oriente. Quella dei ceci è stata una delle prime colture domesticate, ma in Italia la coltivazione non è molto diffusa per le basse rese ed un consumo limitato. Oggi in commercio i ceci si trovano secchi o in scatola, cotti o precotti, oppure sotto forma di farina.
Sicuramente in Liguria è un legume abbastanza consumato grazie a due piatti tipici la panissa e la farinata a base di farina di ceci come le panelle siciliane. Compare sulle tavole anche sotto forma di zuppe e in piatti con la pasta come i ciceri e tria pugliese. Ma è ottimo anche come contorno come nel piatto toscano in associazione con il baccalà.
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Piselli

Le prime testimonianze risalgono al 2000 a.C. in Asia Minore . Oggi sono diffusissimi in Italia, che è uno dei principali produttori, ed in tutta l’ Europa centrale. Sono i meno calorici tra i legumi e cambiano per forma e colore a seconda delle varietà che sono tantissime: il pisello Nero di l’Ago, i piselli di Lumignano, il pisello di Mirandolo Terme, ma anche le taccole o i fagiolini corallo, che a dispetto del nome sono annoverati tra le specie di questo legume . Vengono consumati freschi nel periodo primavera-estate, ma sono stati forse i primi ad essere commercializzati congelati o in barattolo o lattina.
Protagonisti assoluti di primi piatti, a base di riso o pasta, di salse e ragù, di torte rustiche e sformati, come contorno o in insalate. Risaltano in alcune delle ricette regionali famose come il piatto veneto risi e bisi o le seppie coi piselli, gli arancini al ragù o la classica insalata di riso. Ma in debito con i piselli siamo tutti noi perché è grazie alla varietà del Pisum sativum ed a Gregor Mendel che con i suoi studi gettò le basi della genetica.
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Fave

È forse il più anziano dei legumi e vanta origini già nell’era del bronzo e del ferro. Le fave possono essere mangiate sia fresche, da aprile a giugno, che secche. Le fave fresche possono essere consumate anche crude. Non possono essere mangiate da chi soffre di favismo, una malattia genetica ereditaria, presente anche nel bacino del Mediterraneo in Grecia e in Sardegna, che determina crisi emolitiche gravi per mancanza di un enzima.
Crude o cotte compaiono sulle tavole italiane. Da quelle fresche crude mangiate con un filo d’olio ed il formaggio o fresche cotte con pancetta o lardo. O ancora secche in zuppa con le cicorie o a polentina.
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In conclusione siamo di fronte a prodotti di eccellente valore nutrizionale e alla possibilità di declinarli a tavola secondo una varietà di modi che sono un vero e proprio viaggio all’interno delle diversità delle culture regionali italiane. E così lo slogan coniato dalla FAO per il 2016, l’anno dedicato ai legumi, “Semi nutrienti per un futuro sostenibile” si rivela non solo giusto e doveroso nei confronti del futuro del nostro pianeta, ma anche fonte di straordinario piacere a tavola. A questo punto non mi rimane che augurare a tutti buon appetito.
Dr.ssa Patrizia Zuliani Biologa -
Specialista in Scienza dell’Alimentazione Studio ABR

IL MISTERIOSO FENOMENO DELLA LENTA E RARA FIORITURA DEL BAMBÙ. - Marta Albè

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Il bambù è la pianta che cresce più rapidamente sulla Terra. La crescita di una pianta di bambù può arrivare a 10 centimetri in un solo giorno. Alcune specie crescono ncora più rapidamente tanto da poter osservare il fenomeno ad occhio nudo. Ma la fioritura del bambù resta ancora un mistero.
Mentre la crescita è molto rapida, la sua fioritura è davvero lenta. Quando si tratta di fiorire, infatti, il bambù è forse una delle piante più lente del mondo. Per questo è un evento speciale e molto raro.
La maggior parte dei bambù infatti fiorisce una volta ogni 60 anni. Gli intervalli di fioritura possono anche superare i 100 anni. Si parla addirittura di un intervallo di tempo che può arrivare fino a 130 anni.
Si tratta di un fenomeno che in gran parte resta ancora un mistero per i botanici. Inoltre le piante di bambù che derivano dalla stessa madre fioriscono nello stesso momento in tutto il mondo. Anche se si trovano in luoghi diversi, infatti, portano con sé lo stesso corredo genetico della pianta madre.
E’ come se le piante di bambù figlie della stessa pianta madre avessero al loro interno un orologio in grado di dare il via ad una fioritura collettiva. Gli esperti ipotizzano che la fioritura collettiva serva ad aumentare il tasso di sopravvivenza del bambù.
Una volta che il bambù ha raggiunto la propria aspettativa di vita, ha prodotto semi e fiori, la pianta muore. Si ritiene che la produzione di semi richieda alla pianta una quantità enorme di energia tanto da portarla a morire. Secondo un’altra teoria, la pianta madre muore per fare spazio alle nuove piantine di bambù che nasceranno dai semi.
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Fonte foto: shweeashbamboo.com
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Fonte foto: mizostory.org
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Fonte foto: squarespace.com
La fioritura del bambù può rappresentare un evento catastrofico nei paesi più poveri dato che il fenomeno attira centinaia di predatori, soprattutto roditori, alla ricerca di nutrimento. I roditori dopo essersi cibati del bambù attaccano i campi coltivati della zona e in pochi giorni rischiano di distruggere tutti i raccolti. Per le popolazioni locali dove il bambù è molto diffuso è dunque un bene che le fioriture di questa pianta siano così rare.