martedì 6 dicembre 2016

Ha vinto il NO.



Nessuno si è ancora accorto che la riforma che volevano venisse approvata era già incostituzionale, perchè violava proprio il primo articolo della Costituzione che recita: 
"L’Italia e` una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro.
La sovranita` appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione."




Ha vinto la democrazia!
La nostra sovranità è salva.

By Cetta

sabato 3 dicembre 2016

Dieci volte No. - Corradino Mineo

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No, No, No e ancora No a questa barbarie. Ecco i titoli dei giornali: “Assedio a Renzi”, la Stampa, che aggiunge: “Renzi contro tutti. Dunque la riforma è già bocciata visto che è la riforma di uno solo? Di che parliamo! “Renzi - Grillo il rush finale”, Repubblica. Allora votiamo per il governo, Pd o 5 Stelle, domani scegliamo il premier? Il Corriere torna a Palazzo Grazioli, da Berlusconi, il quale evoca “brogli della sinistra”.”Sfida finale sugli italiani all’estero”. È impazzito? “ In realtà ad evocare questa schifezza è stato proprio il premier: “quel 3% di voti (per corrispondenza, non necessariamente segreti) può cambiare tutto!” Alcuni suoi zelanti corifei hanno divulgato un un sondaggio (violando la legge?) che attribuirebbe 500mila Sì in più dentro quei mille sacchi. Insomma la Renzi&Company potrebbe ancora vincere, grazie alla madonna pellegrina Maria Elena e a qualche console che con la scheda ha mandato agli elettori dell’estero la letterima del premier (pare però con buste e bolli pagati dal partito di cui è segretario) che intimava di votar Sì.Per il bene d’Italia, si capisce. “Mille sacchi di voti dall’estero, l’hangar dove può cambiare tutto!” fa eco la Stampa. Del Rio, invece, fa pesare sugli elettori la minaccia del grande abbandono: “Se vince il No, Renzi andrà al Colle”. Si dimetterà. “Se invece vinco”, fa eco Lui, “non ci saranno elezioni anticipate”. Perché che fa, se perdi sciogli tu le Camere? A Torino Grillo corteggia la sconfitta: “Fallire è poesia più forti se perderemo”. Ti credo, se vince il No Renzi è probabile che Matteo non riesca a cambiare la legge elettorale su cui aveva posto tre volte la fiducia (Silvio non gli farà questo dono) e al ballottaggio saranno i 5 Stelle a espugnare il Palazzo.
Si supera il bicameralismo? No. Resta per le leggi elettorali, costituzionali ed europee. I consiglieri e sindaci senatori potranno “richiamare” persino le leggi economiche e di bilancio, facendo perdere tempo. Con la riforma, il bicameralismo da paritario diventa confuso.
Nasce il Senato delle Autonomie? No. I senatori saranno scelti e voteranno secondo logiche di partito, non rappresenteranno gli interessi delle loro regioni. Le quali perdono, con la riforma, poteri politici e restando centri di spesa, enti amministrativi.
Cambia solo la seconda parte della Costituzione? No. La riforma maltratta organi di garanzia. Ben 2 giudici della Consulta saranno eletti da 100 consiglieri con immunità. Per il Capo dello Stato, basterà un quorum dei presenti, non più degli aventi diritto al voto.
La legge elettorale non c’entra con la riforma? No. Se si passa da due a una sola Camera eletta dal popolo, quella camera dovrebbe rappresentare tutte le cultura, ogni sorta di elettore. I tedeschi, che hanno un Senato delle regioni, eleggono il Bundestag con la proporzionale. Renzi pretende fare eleggere, con il 30% dei voti, il 54% dei deputati.
Si cambia la Costituzione rispettando la Costituzione? No. L’Articolo 138 serve per rivedere, in modo puntuale, la carta, non per mutarne in un colpo 47 articoli. Il referendum dovrebbe prevedere un quesito semplice, che dia senso al Sì o al No. Domenica voteremo alla cieca su senato, regioni, referendum, leggi d’iniziatica popolare, organi di garanzia.
È da 70 anni, come dice Renzi, che si parla di riforma? No. 70 anni fa, nel 1946 si era appena votato per la Repubblica e la Carta non era stata scritta. Di riforma “bonapartista” comincò a parlarne la destra, perché non riesciva a sbarazzarsi del 68 e dell’autunno caldo.
Il bicameralismo ha trasformato l’Italia in una tartaruga nel far le leggi? No. Siamo velocissimi, solo che fabbrichiamo leggi imposte dal governo, frettolose e scritte male. Ne servirebbero poche e ordinative, il governo dovrebbe applicarle, il parlamento controllare.
È vero che se vince il No arriveranno fulmini da Europa e Mercati? No. Dopo Trump e la Brexit l’Europa non può permettersi di perdere l’Italia: gli stessi “favori” che han fatto al Renzi I, li farebbero al Renzi-bis o a un governo Del Rio, se Matteo si ritirasse sotto la tenda del Pd. I mercati giocherebbero un paio di giorni col nostro debito. Poi basta.
Tutte le democrazie hanno leggi maggioritarie come l’Italicum? No. Quella tedesca è proporzionale (come ora la vorrebbe per l’Italia Silvio) quella spagnola somiglia alla proposta dei 5 Stelle. Sistemi maggioritari ormai obsoleti hanno favorito la vittoria di Trump, la Brexit e ridurranno il confronto in Francia tra una destra ultra liberista e una fascista.
Il fronte del No è un’accozzaglia indecente? No. Perché le costituzioni si votano insieme, destre sinistre e 5 Stelle. È trasformista chi governa senza mandato popolare, con Alfano e Verdini, uomini del Pdl, con cui avevamo promesso agli elettori di non governare.

venerdì 2 dicembre 2016

Renzi, antropologa Signorelli: “Sua famiglia emblema della peggiore piccola borghesia assatanata per il potere”.

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La famiglia Renzi socio-antropologicamente è un caso abbastanza rappresentativo ed emblematico della piccola borghesia clientelare e scalatrice italiana. 
O meglio: è rappresentativa della parte peggiore di quella piccola borghesia“. 

Sono le caustiche parole dell’antropologa Amalia Signorelli, ospite de L’aria D’Estate (La7), a proposito della famiglia di Matteo Renzi. “Ci hanno fatto assistere a una scena grottesca” – continua – “Prima esistevano delle piccole virtù chiamate ‘discrezione’, ‘pudore’, ‘saper farsi da parte quando arriva il momento’. 

Non mi piace questo assatanamento per il potere
Ma io dico a Renzi: Vergognati. 
C’hai potere in tutta Italia. Se tuo padre non sa che fare e si vuole divertire in qualche modo, compragli un cane“. E chiosa: “Da queste persone ai quali si danno stipendi di stralusso, aerei personali per fare lo show a Rio De Janeiro, vantaggi di ogni genere, bisognerebbe avere almeno un po’ di discrezione e di buon gusto, se non di onestà. Qui chiedere l’onestà è effettivamente una esagerazione”.

Situazione sociale, Censis: “Cresce il disagio, più difficile curarsi e scegliere di avere figli. L’Italia rischia il declino” - Luisiana Gaita

Situazione sociale, Censis: “Cresce il disagio, più difficile curarsi e scegliere di avere figli. L’Italia rischia il declino”

Il cinquantesimo rapporto del centro studi evidenzia che se non ci fossero gli stranieri nella Penisola vivrebbero "oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Senza "politiche di sviluppo e di disincentivo della fuga altrove" andiamo verso "una situazione di ristagno". Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni e quelle che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli 2,5 milioni.

Privati della possibilità di vivere in una casa sicura, di potersi curare, di mantenere i figli. La crisi economica, il conseguente restringimento del welfare e l’andamento del mercato del lavoro hanno conseguenze sulle famiglie italiane. Sono sempre più numerose quelle che, con meno opportunità occupazionali, restano senza redditi da lavoro. Eppure quello economico è solo uno degli aspetti del disagio sociale, che riguarda anche i nuclei al di sopra della soglia di povertà. E senza stranieri il rischio è il declino. Basti pensare che nel 2015 gli italiani che si sono trasferiti all’estero sono stati 102.259: una cifra praticamente raddoppiata negli ultimi quattro anni e che ha avuto una crescita del 15,1% solo nell’ultimo anno. “Immaginare un’Italia senza stranieri vorrebbe dire pensare a un Paese con oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Questi alcuni dei temi su cui si sofferma il cinquantesimo rapporto del Censis sulla situazione sociale.
In Italia sono in condizioni di ‘deprivazione materiale grave’ 6,9 milioni di persone (dati del 2014): sono 2,6 milioni in più rispetto al 2010. E uno zoccolo duro di 4,4 milioni vive in questa situazione almeno da sei anni. Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni (+1,7% rispetto a dieci anni prima). Quelle in severa deprivazione abitativa sono 826mila (+0,4% rispetto al 2004). Circa il 20% ha problemi di umidità in casa, il 16,5% di sovraffollamento e il 13,2% di danni fisici alla casa dove vive. Le famiglie che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli sono 2,5 milioni nel 2014, di queste 775mila sono in gravi condizioni di deprivazione. Le famiglie in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all’8% del totale). E i minori in povertà relativa nel 2015 sono oltre 2 milioni, il 20,2% del totale.
L’ITALIA NON È UN PAESE PER GENITORI – Secondo una indagine del Censis, l’87,7% degli italiani pensa che il nostro Paese sia afflitto dalla scarsa natalità. Per l’83,3% la crisi economica ha reso più difficile la scelta di avere figli anche per chi li vorrebbe. Il problema principale, però, riguarda gli interventi di sostegno ai genitori: sussidiasili nidosgravi fiscali, orari di lavoro più flessibili, permessi per le esigenze dei figli. “Il 60,7% degli italiani – spiega il rapporto – è convinto che, se migliorassero gli interventi pubblici su vari fronti, la scelta di avere un figlio sarebbe più facile”. Pesa però anche la presa di coscienza tardiva circa la presenza di eventuali problemi di infertilità, che allunga i tempi di accesso alle cure e quindi la loro efficacia. Non solo le coppie che si sottopongono alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) devono affrontare un percorso molto complesso, ma accesso e opportunità non sono uguali per tutti. Secondo il Censis il 76% delle coppie in trattamento pensa che chi ha problemi di questo genere in Italia sia svantaggiato rispetto a chi vive in altri Paesi europei e il 79,5% pensa che non in tutte le regioni sia assicurato lo stesso livello di qualità nei trattamenti, così come la gratuità dell’accesso alle cure (74,3%).
LA SCURE NON GUARIRÀ LA SANITÀ – Il progressivo restringimento del welfare cambia le dinamiche della spesa sanitaria. Intanto, dal 2009 al 2015 si registra solo una lieve riduzione in termini reali della spesa pubblica. “Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria privata – spiega il Censis – dopo una fase di crescita significativa, si riduce a partire dal 2012, per riprendere ad aumentare negli ultimi due anni (+2,4% dal 2014 al 2015), fino a raggiungere nel 2015 i 34,8 miliardi di euro, cioè poco meno del 24% della spesa sanitaria totale”. Significativo l’aumento della compartecipazione dei cittadini alla spesa: +32,4% in termini reali dal 2009 al 2015 (con un incremento più consistente per quanto riguarda nello specifico la spesa farmaceutica: 2,9 miliardi, +74,4%). “Gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento – si legge nel rapporto – si traducono in un crescente numero di italiani (11 milioni circa) che nel 2016 hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatrichespecialistiche e diagnostiche”. Anche l’offerta ospedaliera mostra una progressiva riduzione dei posti letto (3,3 per mille abitanti in Italia nel 2013 secondo i dati Eurostat, contro i 5,2 in media dei 28 Paesi Ue, gli 8,2 della Germania e i 6,3 della Francia).
I POPOLI DELLE PENSIONI – I nuovi pensionati sono più anziani rispetto al passato e hanno anche redditi pensionistici mediamente migliori “come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative nel tempo – spiega il rapporto – e occupazioni in settori e con inquadramenti professionali migliori”. Tra il 2004 e il 2013 l’incidenza dei nuovi pensionati di vecchiaia che hanno versato contributi per non più di 35 anni scende dal 54,9% al 37,5%, quella di chi ha versato contributi per un periodo compreso tra i 36 e i 40 anni dal 37,6% al 33,7%, mentre per chi ha percorsi contributivi superiori ai 40 anni l’incidenza si quadruplica, passando dal 7,6% al 28,8%. Migliorano le condizioni socio-economiche dei pensionati: negli anni 2008-2014 il reddito medio del totale delle pensioni è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%). Per 3,3 milioni di famiglie con pensionati le prestazioni pensionistiche sono l’unico reddito familiare e per 7,8 milioni i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Così, si stimano in 1,7 milioni i pensionati che hanno ricevuto un aiuto economico da parenti e amici. Ma i pensionati non possono essere considerati solo come recettori passivi di risorse e servizi di welfare, perché sono anche protagonisti di una redistribuzione orizzontale di risorse economiche: sono 4,1 milioni quelli che hanno prestato ad altri un aiuto economico.
SICUREZZA E CITTADINANZA – Nell’ultimo anno l’allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall’Unità d’Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. “Senza giovani né bambini – sottolinea il Censis – il nostro viene percepito come un Paese senza futuro”. Ne è prova il boom delle cancellazioni dall’anagrafe di italiani trasferitisi all’estero. In un Paese in cui la piramide generazionale si è rovesciata gli stranieri rappresentano un importante serbatoio di energie. Proprio grazie a loro dal 2001 a oggi la popolazione è aumentata del 6,5%, raggiungendo gli attuali 60 milioni e 666mila abitanti: la presenza di stranieri si è quasi triplicata negli ultimi quindici anni (+274,7%). Ma l’effetto combinato del prolungamento della vita media e dell’omologazione dei comportamenti demografici degli stranieri a quelli degli italiani “se non affrontato da politiche di sviluppo e di disincentivo della ‘fuga altrove’ – spiega il Censis – potrebbe determinare, anche nel futuro, una situazione di ristagno per il nostro Paese”.

Il Consiglio di Stato sospende l'iter della riforma delle banche popolari, attesa Consulta.

Il ministro Padoan © ANSA
Il ministro Padoan.

Stop cautelare alla circolare Bankitalia per attuare riforma.

Il Consiglio di Stato ha sospeso in via cautelare la circolare della Banca d'Italia che contiene le misure attuative per la trasformazione della banche popolari in Spa. La riforma per gli istituti bancari è stata varata dal governo nel 2015.
Il Consiglio di Stato ha anche rinviato a una prossima camera di consiglio la trattazione nel merito della questione, dopo che la Corte costituzionale si sarà pronunciata sulla legittimità della riforma stessa.
Sulla limitazione del diritto di recesso per i soci, la circolare Bankitalia sulla trasformazione delle Popolari in spa presenta "profili di non manifesta infondatezza" di legittimità costituzionale e "appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l'esclusione del diritto al rimborso". Così il Consiglio di Stato secondo cui "i provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività".

Robinù, Mattarella ai ragazzi di Poggioreale: “Cambiare vita è possibile”.

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È ai giovani protagonisti del film documentario di Michele Santoro “Robinù“, detenuti nel carcere di Poggioreale a Napoli, che si rivolge direttamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’anteprima assoluta dell’atteso documentario sui baby boss della camorra che avverrà oggi, mercoledì 30 novembre a partire dalle ore 14, nello stesso carcere. “Ai giovani protagonisti del film faccio i miei complimenti e gli auguri per un film di alto valore sociale – dice il capo dello Stato. – Questa proiezione di Robinù avviene non in una sala cinematografica, ma all’interno di un carcere, cioè di un luogo di privazione della libertà e perciò di disagio, di sofferenza. L’istituzione carceraria rappresenta per lo Stato una necessità non derogabile ma, alcune volte, è anche una sconfitta. Diventa una sconfitta quando a varcare le porte del carcere è un giovane proveniente da un contesto sociale difficile, segnato da una forte presenza di criminalità. È una sconfitta perché segnala la mancanza del sistema educativo e della vicinanza dello Stato”.

Qui l'articolo completo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/30/robinu-mattarella-ai-ragazzi-di-poggioreale-cambiare-vita-e-possibile/3227479/

Quando li sento parlare, fare affermazioni del genere, istintivamente mi viene da pensare: ma loro che sentenziano, danno consigli, che fanno, materialmente, per questi giovani quando escono di prigione? O per evitare che entrino nel circolo vizioso dell'illegalità, del malaffare?
Si rendono conto, loro, che vivono in un modo ovattato dove non c'è neanche bisogno di parlare per ottenere ciò che vogliono, loro che dispongono degli strumenti per evitare che succedano eventi del genere, di essere gli unici responsabili del misfatto?
Pare che lo sappia e ammette che la questione rappresenta una sconfitta per lo Stato...
Infatti, se i giovani fossero messi nella condizione di studiare, imparare un mestiere, trovare un lavoro che dia loro la possibilità di vivere una vita dignitosa, entrerebbero in quel circolo vizioso?
E' facile parlare e sentenziare dall'alto di un palco, il difficile, ma possibile, è adoperarsi per evitare che i ragazzi finiscano nelle maglie della malavita!
Che si diano da fare, allora, e smettano di limitarsi a aprir bocca a vanvera!
Tanto, non incantano più nessuno!

Cetta.

giovedì 1 dicembre 2016

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette. - Andrea Tornago

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette

Mentre la polemica politica si infiamma sul caso Palermo, nel silenzio generale decine di amministratori da destra a sinistra patteggiano per lo stesso reato, in relazione alle elezioni del 2014. Fra questi, tre sindaci e decine di consiglieri comunali. Nessuno, però, ne chiede la testa e le pene sono inferiori ai limiti della Severino. L'indagine nata d un esposto M5s.

Migliaia di firme sospette o falsificate a sostegno delle liste elettorali raccolte senza la ratifica di un pubblico ufficiale. C’è un altro caso firme in Veneto, passato sotto silenzio mentre imperversa lo scandalo delle firme false del M5s a Palermo, che ha coinvolto in modo trasversale più partiti, dal Pd alla Lega, da Ncd Forza Italia alle liste civiche. La vicenda riguarda le amministrative del 2014 nel veronese e un’inchiesta della Procura di Verona, nata in seguito a un esposto del M5s, ha portato 71 imputati a patteggiare pene fino a 5 mesi per aver raccolto firme in modo irregolare e, in alcuni casi, per aver falsificato gli elenchi dei sottoscrittori. Tra gli imputati che il 15 novembre scorso hanno chiesto l’applicazione della pena figurano decine di consiglieri comunali, ex assessori provinciali, i sindaci del Pd di Pescantina San Bonifacio, in provincia di Verona, e il sindaco Ncd di Pressana. E sono rimasti tutti al loro posto.
Nel caso di San Bonifacio, il sindaco dem Giampaolo Provoli ha patteggiato una pena di 5 mesi e 19 giorni insieme – tra gli altri – ad Alberto Bozza, ex assessore provinciale di Forza Italia e ora assessore allo Sport del Comune di Verona (5 mesi e 29 giorni), Luigi Frigotto, ex assessore provinciale all’Agricoltura in quota Lega (6 mesi), Alice Leso, ex consigliere provinciale del Pd, e il sindaco di Pressana, ex segretario provinciale dell’Udc, Stefano Marzotto (5 mesi e 20 giorni). Stessa situazione anche a Pescantina, in Valpolicella, dove il primo cittadino del Pd, Luigi Cadura, ha patteggiato 5 mesi e 12 giorni insieme – tra gli altri – al membro del Cda di Autobrennero, ex sindaco leghista di Affi ed ex assessore provinciale alla Viabilità, Carla De Beni (5 mesi e 20 giorni), oltre agli ex consiglieri provinciali Franca Maria Rizzi del Pd e Francesca Zivelonghi di Forza Italia. La vicenda riguarda anche i comuni di LegnagoAffi e Bussolengo, sempre in provincia di Verona, e coinvolge sia i pubblici ufficiali incaricati di verificare e garantire la regolarità delle sottoscrizioni, sia coloro che hanno materialmente raccolto le firme a sostegno delle liste.
Nel caso di San Bonifacio e Pescantina tra l’altro risultano imputati anche i candidati sindaci usciti sconfitti, tanto che lo scorso 18 novembre i deputati del M5s Francesca Businarolo e Mattia Fantinati hanno scritto al prefetto di Verona, Ugo Mulas, chiedendo che venissero invalidate le elezioni amministrative nei due comuni in quanto “non tutte le liste avevano le firme sufficienti per essere presentate”. Ma la legge Severino prevede l’ipotesi decadenza solo in caso di condanna superiore a sei mesi. In questo caso, le pene applicate sono tutte inferiori. E gli amministratori restano tutti tranquillamente in carica.