mercoledì 10 ottobre 2018

L'ARMATA BRANCALEONE - Marco Travaglio

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Quando vai alla guerra, prima studi il nemico, poi ti guardi intorno in cerca di alleati, infine prepari le armi più efficaci per vincere. Oppure ti vedi L’Armata Brancaleone e poi fai il contrario.
Ora, non c’è dubbio che il governo giallo-verde abbia deciso di andare alla guerra contro tutti i poteri, nazionali e internazionali, palesi e occulti, che governano per davvero l’Italia e l’Europa: Commissione Ue, Bce, Fmi e i famosi “mercati”, cioè la grande finanza e i grandi speculatori che scommettono immense fortune su o contro questo o quel Paese. E giù giù a cascata fino ai nostri poterucoli da riporto: Quirinale, Bankitalia, ragionerie e burocrazie ministeriali, Confindustria, lobby varie, partiti sconfitti nelle urne e vincenti nei media.
Il primo atto di guerra è stato vincere le elezioni, sbaragliando i due partiti-architrave del sistema che sognavano l’ennesima ammucchiata, Pd e FI, e lasciando in gramaglie un bel po’ di prenditori, lobbisti e giornalisti vedovi inconsolabili.
Il secondo è stato profanare alcuni santuari da sempre intoccabili: il precariato del Jobs Act, la corruzione impunita, i prenditori privati delle concessionarie pubbliche (vedi Autostrade Spa dopo il crollo del ponte), la lobby del gioco d’azzardo, i vitalizi, il business della cosiddetta accoglienza ai migranti.
Il terzo, il più imperdonabile, è la prima manovra finanziaria non concordata con l’Ue, dunque non recessiva e non tagliata su misura dei ricchi.

Quando, in quattro mesi, si lanciano tutte queste bombe contro chi ha sempre comandato sarebbe folle non prevedere una reazione uguale e contraria. E non comportarsi di conseguenza. 
La reazione è sotto gli occhi di tutti: scomuniche europee, moniti quirinaleschi, toni apocalittici su tutti i media che gridano pure alla censura di regime (domenica, in prima serata, Rai1 mandava in onda gli anatemi di Cottarelli e Burioni, noti portabandiera della tirannide giallo-verde), spread a 300 e Borsa in crollo.

Non c’è nessun complotto: c’è, semplicemente, il rabbioso sgomento di un intero sistema che non si dà pace di non comandare più. Quando i soliti noti raccontano che “i mercati sono neutrali” perché badano al sodo, anzi al soldo, viene da scompisciarsi: è proprio perché badano al sodo, cioè al soldo, che non sono neutrali.

Immaginiamo che accadrebbe se, puta caso, il governo varasse una legge appena più drastica della Fornero, che imponesse il suicidio obbligatorio a tutti i pensionati: i mercati e le Borse festeggerebbero, lo spread e il deficit-Pil finirebbe sottozero. Idem se una legge prevedesse lo sterminio di tutti i poveri.
Per questo esiste il suffragio universale: per evitare che comandino quelli che badano al sodo, cioè al soldo. 
Infatti, da quando gli elettori han cominciato a votare “male”, si studia il sistema di mandare alle urne solo chi vota “bene”. 
Avrete notato con quali facce disgustate si parla dei populisti che, non contenti di prendere tanti voti, pretendono pure di mantenere le promesse elettorali.
E con quali occhietti estasiati si guarda a Cottarelli, a Calenda, a Monti e ad altri noti frequentatori di se stessi, celebratissimi proprio perché non hanno mai preso un voto (infatti già si riparla di un bel governo tecnico).
I mercati, si dice, fanno il loro mestiere: verissimo. Ma il loro mestiere è speculare, non dirigere o rovesciare i governi, fare o disfare le leggi.
Questo è compito della politica.
Purtroppo però la politica non può governare contro i mercati, capaci di mangiarsi non uno, ma dieci Def con un colpo di spread.
Dunque la politica deve farci i conti, mediare e rassicurarli. E qui casca l’asino dei giallo-verdi: sono andati alla guerra in ordine sparso, spensieratamente, cazzeggiando.
Il ministro Tria ha garantito – chissà perché e a nome di chi – all’Ue e ai mercati un deficit-Pil all’1,6%,ben sapendo che basterebbe a malapena per scongiurare l’aumento dell’Iva ereditato dai predecessori, senza avviare una sola delle riforme promesse. 
E ha azzerato il suo potere negoziale. Poi, tomo tomo cacchio cacchio, ha comunicato la novità del 2,4%. E ha azzerato la sua credibilità.
Intanto ministri e urlatori vari davano i numeri più disparati sulla manovra e per giunta insultavano come ubriacone Juncker e cialtrone Moscovici.
I quali sono entrambe le cose e anche peggio.
Ma, finché non verranno spazzati via dagli elettori (i loro partiti sono già morti), hanno potere di vita o di morte sul nostro governo. E lo esercitano nel più sleale dei modi, per puri scopi elettorali: gabellano pochi decimali di deficit in più per la fine del mondo (dopo aver digerito ben di peggio da Francia, Germania, Spagna, persino Italia).
E contribuiscono allo sfascio sui mercati con le loro sparate razziste contro l’Italia e il suo legittimo governo. Moscovici l’ha confessato spudoratamente al Pais: “Non si possono confrontare Italia e Spagna” non solo per le differenze di debito e deficit, ma anche perché “Madrid ha un governo pro-europeo” e l’Italia no.
Intanto il Fmi e i suoi valletti di Bankitalia avvertono il governo di non toccare la Fornero e il Jobs Act. Dal che si deduce che l’Europa, come la intendono i suoi tenutari, è incompatibile con la nostra Costituzione: la sovranità non appartiene più al popolo, che vota chi gli pare (nel nostro caso, due partiti che vogliono cambiare l’Europa, il Jobs Act e la Fornero); bensì a pochi tecnocrati che non rappresentano nessuno (a parte i soliti “giri”), ma contano più di milioni di elettori.
Nemici come questi si combattono senza cedere di un millimetro, ma con la massima serietà: non una parola di troppo; solo atti formali inattaccabili; e tanta mediazione e persuasione.
Finora i giallo-verdi han fatto l’opposto: hanno visto L’Armata Brancaleone e, anziché evitarla, l’hanno imitata.

Marco Travaglio FQ 10 ottobre

martedì 9 ottobre 2018

Inps, premi ai medici che negano malattia e invalidità. Ordine invita alla disobbedienza: ‘Aberrazione, noi contrari’. - Thomas Mackinson

Inps, premi ai medici che negano malattia e invalidità. Ordine invita alla disobbedienza: ‘Aberrazione, noi contrari’


"Cara Inps, il medico non si compra". Durissimo il giudizio di Filippo Anelli, presidente dell'ordine dei 350mila camici bianchi sulla decisione dell'Inps di dare premi ai camici che negano malattia e revocano invalidità. "Questo incentivo, se confermato, è un'aberrazione per la professione medica e segna il tradimento di principi costituzionali. I medici non ne tengano conto”.

Non siamo i medici dello Stato ma del cittadino. Questo incentivo, se confermato, è un’aberrazione per la professione medica e segna il tradimento di principi costituzionali. Chiunque debba valutare, sappia che siamo contrari”. E’ durissimo il giudizio del presidente dell’Ordine dei Medici sulla decisione dell’Inps di introdurre per la prima volta da quest’anno le prestazioni per malattia negate e invalidità revocate tra i criteri di valutazione utili alla retribuzione di risultato dei medici, senza per altro far riferimento a quelle indebitamente riconosciute, oggetto di programmazione di specifica attività ispettiva. La delibera è firmata direttamente dal presidente Tito Boeri a marzo 2018 ma la notizia emerge e deflagra solo ora, soprattutto grazie alla denuncia di Vittorio Agnoletto. Secondo l’attuale “Piano delle performance” dell’ente, che ognuno può consultare sul sito, più il medico negherà prestazioni e più sarà pagato. Da questa attività, promettono le tabelle dell’Inps, si otterranno così minori prestazioni per altri 10 milioni di euro, portando il totale 2018 sopra quota 81 milioni.
Il cuore della questione non sono le cifre, come spiega il Presidente Filippo Anelli che rappresenta tutti i 350mila camici bianchi d’Italia: “In premessa  – dico che forse oggi paghiamo il mancato rispetto delle norme da parte di qualcuno, cosa che purtroppo nella nostra società non è residuale ma abbastanza frequente. Diciamo che c’è un costume generale nel Paese che forse ha portato a fare questo. Ma come Federazione ci siamo sempre posti e ci poniamo come problema il fatto che gli strumenti di carattere manageriale-economicistici molto spesso confliggono con la professione, cioè non sempre rispondono a bisogni e obiettivi convergenti. E questo riguarda tanti aspetti, ma per i medici prima vengono gli obiettivi di salute, poi quelli economici”. Da qui, le obiezioni specifiche.
La prima è riferita proprio all’ente pubblico, all’Inps. “Non ritengo possa avere come obiettivo quello del risparmio, ma quello del riconoscimento o meno di un giusto diritto. Credo che lo Stato oggi dovrebbe essere il maggior garante dei diritti, quindi mi fa specie che anteponga una questione di carattere economico a un diritto del cittadino. Da un punto di vista concettuale è difficile da accettare, lo dico da cittadino e non da medico. Io mi aspetterei che la mia Repubblica Italiana, fondata su determinati diritti, avesse come maggior garante lo Stato e i suoi organi. Nel momento in cui qualcuno mi incentiva a non applicare un diritto, allora è un vero e proprio tradimento della Carta costituzionale. In senso etico, credo, che questo problema debba essere posto. Non mi pare assolutamente possibile transigere”.
La misura controversa risale però a marzo 2018, dov’è stato l’Ordine in questi sei mesi? “Ha ragione quando dice che gli ordini dovrebbero dire la loro su scelte di carattere manageriale che confliggono su aspetti deontologici. Ma una volta era costume che l’Inps e non solo convocasse e sentisse l’Ordine sui rinnovi contrattuali e sulle misure che toccano aspetti deontologici della professione. Era una sana abitudine che si è persa da quando i contratti non sono più stabiliti per decreto ma privatistici. E’ forse l’occasione per rilanciare la questione, perché l’Ordine è qui anche per questo.Vorrei poi vedere, stando sui numeri, quante sono le domande e le erogazioni negate e quanti contenziosi, con relativo costo, per le casse dello Stato. Quanto cioè questo voler ad ogni costo, anche pagando il medico perché lo faccia, questo rigettare la domanda dei cittadini comporti un beneficio. Non so, per così dire, se l’impresa valga la spesa”.
Poi l’affondo sulla deontologia, messa a rischio da un pezzo dello Stato. “Non si può anteporre il diritto del cittadino a un pur ragionevole incentivo del medico. Le due cose non possono essere confliggenti. Puoi chiedere al medico di essere più efficiente sugli aspetti gestionali e operativi del suo lavoro, ma non di negare dei diritti. Se secondo loro le commissioni mediche non sono efficienti, trovino un modo per renderle tali, ma non agendo sul merito delle loro decisioni. E’ insultante anche per il medico che dietro un promesso corrispettivo si trasformi da compiacente facilitatore degli abusi a rigido funzionario che finalmente applica norme già previste. E’ insultante che lo Stato assuma un punto di vista come questo sul medico. Non puoi svendere per qualche euro in più in busta paga l’autonomia di pensiero e di giudizio professionale”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it del 9.10.2018

Marionette detronizzate.


Il Pd, è ormai composto da individui che, oltre che distruggere l'ideologia di sinistra, hanno tradito la fiducia di chi chi li ha sostenuti affidandogli il governo del paese.

Di chi la colpa? Di chi ha messo a capo del Pd marionette accondiscendenti e avide di potere che hanno dimenticato l'ideologia che avrebbero dovuto difendere ed applicare, marionette che non accetteranno mai la sconfitta dovuta alla rabbia che loro stessi hanno suscitato comportandosi da irresponsabili, strafottenti menefreghisti desiderosi solo di obbedire ai mercati borsistici e alle banche, per ottenere in cambio vantaggi personali. 

Persone che dovrebbero sparire definitivamente dalla scena politica perché senza alcuna etica, senza alcuna personalità, pupattoli inutili e dannosi. E che, invece, come dei banalissimi esseri ignavi e sterili, denigrano chi li ha sostituiti con la speranza di sminuirne credibilità ed efficacia di azione. 

Governare è un onore, un privilegio e dovrebbe essere concesso solo a persone dotate di abnegazione, buona volontà, discernimento, preparazione, cultura, lungimiranza.

Governare richiede una responsabilità pesantissima, che pochi possiedono, e pochi, pertanto, dovrebbero essere gli individui desiderosi di assumersene l'onere; 

ma quando il governo del popolo viene affidato ad individui incoscienti, accondiscendenti e privi di scrupoli, perde ogni suo alto significato e diventa un banalissimo lavoro di routine per cui il nominato dimentica di essere persona e diventa un burattino al servizio di chi comanda, perdendo di vista qual'è l'incarico onorario del quale è stato investito.

Cetta.

Premio Nobel Economia 2018 a Nordhaus e Romer.



I due economisti statunitensi hanno studiato le relazioni tra economia, clima e la crescita endogena.
Gli statunitensi William Nordhaus e Paul Romer si sono aggiudicati il premio Nobel per l’Economia. La crescita globale sostenibile e il benessere della popolazione tra i temi dei loro lavori
Perché il Nobel a Nordhaus e Romer.
Il Nobel è stato assegnato ai due economisti statunitensi in quanto "hanno sviluppato metodi che affrontano alcune delle sfide fondamentali e più urgenti del nostro tempo – ha affermato la Royal Academy of Sciences di Stoccolma – combinare la crescita sostenibile a lungo termine dell'economia globale con il benessere della popolazione del pianeta". I due vincitori condivideranno il premio da 9 milioni di corone, pari a circa 860mila euro. La proclamazione arriva dopo l'assegnazione, nei giorni scorsi, dei Nobel per la Paceper la Medicinala Fisica e la Chimica. Il Nobel per la Letteratura, invece, non sarà assegnato quest'anno in seguito allo scandalo legato a Jean-Claude Arnault.  

Chi è William Nordhaus.
A Nordhaus, 77enne professore a Yale, il comitato norvegese dei Nobel ha deciso di assegnare il premio in particolare per aver studiato l'interrelazione tra cambiamenti climatici ed economia a livello globale, creando per primo un modello quantitativo che descrivesse tale interazione. La sua ricerca – sottolinea la Royal Academy – mostra come "l'attività economica interagisca con la chimica e la fisica di base sui danni causati dagli effetti del cambiamento climatico". Il suo modello oggi viene utilizzato per esaminare le conseguenze degli interventi sulla politica climatica, ad esempio le tasse sulle emissioni di CO2. Consulente economico durante l'amministrazione Carter, Nordhaus ha scritto numerosi libri, tra cui un manuale con un altro premio Nobel, Paul Samuelson.  

Chi è Paul Romer.
Romer, fino a pochi mesi fa capo economista della Banca mondiale e in precedenza professore a Stanford, compirà 63 anni a novembre. A lui, che è figlio dell'ex Governatore del Colorado Roy Romer, il Nobel è andato per lo studio che ha gettato le basi per quella che oggi è conosciuta come teoria della crescita endogena, da cui sono emerse nuove ricerche sulle politiche che incoraggiano l'innovazione e la crescita a lungo termine. Le sue ricerche hanno dimostrato "come gli economisti possano perseguire un tasso di crescita sano" – ha spiegato sempre il comitato norvegese – e come le forze economiche influenzino le imprese a produrre nuove idee e innovazione. Romer è intervenuto in diretta audio durante la presentazione del premio.  

Fonte: www.tg24.sky.it del 8.10.2018

sabato 6 ottobre 2018

Si aggiudica l'opera di Banksy per un milione di sterline, ma subito dopo il quadro si autodistrugge e lascia tutti di stucco.



"È lo scherzo più audace della storia dell'arte", scrive il Guardian. Lo scherzo dell'artista lascia l'acquirente scioccato, ma non è detto che sia un male...


Questa opera si autodistruggerà entro cinque secondi: non è l'adattamento artistico dell'ennesima Missione Impossibile di Tom Cruise, ma ciò che è realmente accaduto ieri sera ad un'asta di Sotheby's a Londra. Per gentile concessione di Banksy. La sua 'Girl With Balloon' era stata appena battuta per 1,04 milioni di sterline (circa 1,18 milioni di euro), quando la tela - davanti agli occhi sbigottiti dei presenti - è scivolata dalla cornice per riemergere sotto di essa ridotta a strisce da un tritadocumenti nascosto al suo interno ed azionato in sala probabilmente dallo stesso fantomatico artista britannico.
Il Guardian non ha dubbi: "Banksy ha fatto quello che potrebbe essere lo scherzo più audace nella storia dell'arte con uno dei suoi lavori più conosciuti", scrive oggi il quotidiano, che pubblica le immagini dell'opera in brandelli - fortunatamente solo per metà - e dei presenti in sala che la guardano a bocca aperta.
Banksy, poco dopo ha postato su Instagram un'immagine dell'opera post-tritadocumenti con il titolo 'Going, going, gone...'. "Sembra che siamo appena stati Banksy-zzati", ha detto il direttore di Sotheby's Alex Branczik. Non è chiaro, commenta il Guardian, se lo scherzetto aumenterà o meno il valore dell'opera. Intanto, la casa d'aste ha reso noto in un comunicato al Financial Times che l'acquirente è rimasto "sorpreso".
Fonte: www.huffingtonpost.it del 6.10.2018

Taranto, i «furbetti» del ricovero «La clinica restituisca 13 milioni». - Massimiliano Scagliarini

Taranto, i «furbetti» del ricovero«La clinica restituisca 13 milioni»Taranto,

L’Asl: trattamenti di ossigeno-terapia pagati come interventi chirurgici.

BARI - Dovrà essere il primario della Neurofisiopatologia del Policlinico romano di Tor Vergata a riesaminare le cartelle cliniche della clinica San Camillo di Taranto, cui la Asl ha chiesto di restituire 13,5 milioni di euro a fronte di prestazioni diverse da quelle realmente erogate ai pazienti. Lo ha deciso il Tar di Lecce, in un caso emblematico dei rapporti tra aziende sanitarie e ospedali privati pugliesi: i controlli sull’appropriatezza dei ricoveri, che arrivano (se arrivano) ad anni di distanza, spesso sono parziali e non riescono a stroncare il fenomeno della codifica opportunistica. Quello di indicare nelle cartelle cliniche un codice «Drg» (il listino prezzi della sanità) più favorevole per il privato.
In questa vicenda, però, la Asl di Taranto fino ad ora ha lavorato con impegno, pur scontrandosi con la casa di cura: nel 2015 l’amministratore, l’avvocato Carlo Fiorino, è stato condannato a quattro mesi per interruzione di pubblico servizio, in quanto aveva impedito agli ispettori dell’Uvar di accedere alle cartelle. «Oggi - garantisce il direttore generale della Asl, Stefano Rossi - i controlli si svolgono regolarmente, e su una buona percentuale delle cartelle».
La vicenda affrontata dal Tar riguarda il Drg 532, intervento chirurgico sull’ernia del disco che costa alla sanità pubblica 8.413 euro e che la San Camillo aveva dichiarato di aver effettuato in anestesia totale. Ma la quantità di interventi effettuati aveva insospettito la Asl. Quel Drg - secondo la letteratura - è un esito collegato ai reparti di neurochirurgia, mentre alla San Camillo riguardava l’ortopedia per ricoveri molto brevi. Si trattava, in realtà, di «trattamenti di ossigeno-ozono terapia» che valgono 500 euro, peraltro effettuati in un reparto che - sempre secondo la Asl - risultava avere percentuali di occupazione superiori al 100% e che svolgeva questi interventi sotto la supervisione di un medico (nel frattempo deceduto) molto noto in città.
La Asl ha riqualificato gli interventi «523» in «234», che è un Drg medico e vale 4.600 euro. La richiesta di restituzione dei 13 milioni riguarda il periodo dal 2009 al 2013, e dagli atti di causa emerge che la San Camillo avrebbe impedito i controlli dal 2011: per questo la Asl, all’epoca, ha mandato le carte in Procura.
La San Camillo ha tuttavia impugnato la richiesta di restituzione, segnalando di aver ottenuto tre decreti ingiuntivi nei confronti della Asl in relazione proprio a somme contestate. E i giudici amministrativi hanno ritenuto opportuno nominare un tecnico terzo cui affidare la verifica della «regolarità tecnica delle ri-codifiche operate dalla Asl», sia «sul piano - per così dire - “qualitativo” (e dunque riferibile alla condivisibilità, nel merito, delle ragioni che - caso per caso - a parere della Asl le giustificavano)», sia «su quello “quantitativo” (riferibile, cioè, al quantum delle somme - almeno su base percentuale rispetto ai 13,5 milioni circa richiesti - di cui la Asl è, in base all’esito della verifiche qualitative, legittimata a chiedere la restituzione)». Sui decreti ingiuntivi, però, i giudici hanno osservato che «non è chiaro se e in che percentuale i decreti siano pertinenti alla somme oggi in contestazione». Sarà dunque il primario romano Nicola Biagio Mercuri a dover rivedere le cartelle.
Peraltro, in parallelo, il Consiglio di Stato si è occupato del caso che riguarda gli interventi effettuati dalla Bernardini di Taranto: qui la Asl chiede la restituzione di 1,3 milioni. I giudici hanno ordinato alla Finanza, che aveva svolto le verifiche nel 2016, di depositare una relazione di chiarimenti.
Fonte www.lagazzettadelmezzogiorno.it del 6 ottobre 2018.

venerdì 5 ottobre 2018

Come si ferma lo Spread? - Fabio Conditi

comedonchisciotte controinformazione alternativa spread sale

Come si ferma lo Spread ? È bastato un “provocatorio” 2,4% di deficit, che lo Spread ha ricominciato a crescere.
Prevedibile come il sole che sorge all’alba.
A conferma che l’art.1 della Costituzione andrebbe cambiato, come abbiamo scritto durante la crisi istituzionale su Paolo Savona >>>QUI“L’Italia è una Repubblica non democratica, fondata sulla schiavitù. La sovranità appartiene alla Finanza, che la esercita nelle forme e nei limiti dei mercati finanziari”.
I mercati finanziari hanno i carri armati capaci di sparare miliardi di moneta elettronica creata dal nulla dalle loro banche, non si possono affrontare senza sovranità monetaria e con i piedi incatenati all’enorme palla di ferro del debito pubblico.comedonchisciotte-controinformazione-alternativa-primi-100-giorni
Prima bisogna mettere in sicurezza il paese e le ricette le sanno anche i muri, ma non è di questo che vi vogliamo parlare: analizziamo nel dettaglio come si ferma lo Spread anche senza utilizzare la nostra sovranità monetaria e fiscale.
Facciamo finta, una volta tanto, che lo Stato sia come una famiglia e che quindi sia necessario ripagare il debito pubblico, altrimenti l’Italia va in default (ovviamente non è vero!).

Il ricatto del debito pubblico.

Giornali, tv, siti web, blog; non c’è forse argomento più dibattuto che non sia il debito pubblico italiano, la sua origine, il suo costo ed i problemi ad esso correlati.
Problemi perché è proprio attraverso il tema del debito che le istituzioni sovranazionali, come l’UE, BCE, FMI, Agenzie di Rating tendono ad influenzare le politiche economiche dell’Italia, che fino  a prova contraria è e resta uno stato sovrano. Con la complicità di un sistema dell’informazione, ahimè assai poco affidabile, si prefigurano scenari apocalittici in caso di non rispetto dei parametri UE, di deficit eccessivi o di politiche economiche espansive ed anticicliche.
Questi organismi sovranazionali, non elettivi è come se dicessero agli italiani attraverso i media: “Va bene , avete votato chi vi pare, ma le politiche economiche dell’Italia le decidiamo noi, ponendovi dei vincoli esterni che siete obbligati a rispettare. Mettetevi l’anima in pace!”
Tutto ciò è offensivo e francamente inaccettabile, perche lo Stato non è come una famiglia. Infatti, come ha ammesso anche il senatore Alberto Bagnai pochi giorni fa, “lo Stato potrebbe tranquillamente emettere moneta per finanziarsi”. Non siamo ancora arrivati a tradurre questa possibilità in azione di Governo, ma è già un grande risultato che lo si ritiene possibile.
Quindi lo Stato ha ancora la sovranità monetaria e fiscale per emettere qualsiasi strumento che possa essere accettato per il pagamento delle tasse, per cui l’emissione dei titoli di stato non è l’unico modo che ha di finanziare la sua spesa.
Tra l’altro negli ultimi due anni, con il Quantitative Easing della BCE, la Banca d’Italia ha acquistato e detiene più di 400 mld di euro di titoli di stato italiani, dimostrando che il debito pubblico può essere sempre “monetizzato” non solo dallo Stato direttamente, ma anche attraverso una banca centrale. Quindi il debito pubblico si elimina creando nuova moneta. Punto.
Ma facciamo finta che il debito pubblico non possa essere monetizzato e che realmente l’unica soluzione è che lo Stato continui ad emettere nuovi titoli di stato per finanziare la sua spesa pubblica.
In questa ipotesi assurda, ma della quale sono convinti quasi tutti come fosse un dogma, cerchiamo di capire come viene attualmente gestito il debito pubblico e come si potrebbe migliorare per permettere allo Stato di non sprecare soldi e soprattutto di non essere ricattato, prestando il fianco allo spread ed ai mercati finanziari.
Come è composto il debito pubblico ?
comedonchisciotte controinformazione alternativa grafico debito pubblicoIl debito pubblico è pari a circa 2.300 mld di euro, ma il totale dei titoli di stato emessi per finanziarlo è minore, pari a circa 1.900 mld di euro, che si dividono in:comedonchisciotte controinformazione alternativa titoli di stato
  • BOT , Buoni Ordinari del Tesoro scadenza a 3, 6 e 12 mesi;
  • CTZ, Certificati del Tesoro Zero Coupon a 24 mesi;
  • CCT, Certificati di Credito del Tesoro a 7 anni;
  • BTP, Buoni del Tesoro Poliennali a 3, 5, 10, 15 e 30 anni.
Notiamo dal grafico sopra e dalla tabella sotto, che la stragrande maggioranza del debito italiano, viene finanziata mediante emissione di BTP, che hanno un rendimento maggiore, mentre risulta essere residuale la quota di BOT, CCT e CTZ, che hanno un rendimento molto minore.comedonchisciotte controinformazione alternativa interessi sui titoli di stato
A questo punto potremmo già porci una prima domanda; perché lo stato italiano si indebita con titoli a lunga scadenza, che pagano interessi molto alti e sono soggetti a speculazioni? In buona sostanza perché si preferisce emettere dei BTP a 5, 10, 30 anni con cedole elevate, piuttosto che CCT o CTZ che potrebbero essere collocati a tassi ben inferiori facendo così risparmiare allo Stato miliardi d’interessi?
Ma andiamo avanti.
Chi detiene il debito pubblico ?
In 30 anni il debito pubblico è passato da un totale di circa 500 mld di euro, a più di 2.300 mld di euro, ma, nello stesso periodo, abbiamo pagato più di 3.000 mld di euro di interessi.comedonchisciotte controinformazione alternativa grafico 04
Questa è stata la causa principale del suo aumento esponenziale, nonostante le politiche di austerity che sono state messe in atto soprattutto negli ultimi 10 anni e che non hanno risolto il problema, ma anzi lo hanno aggravato.
Ma ancora più grave è stato il fatto che nell’acquisto dei titoli di stato, i risparmiatori italiani hanno ceduto il passo a fondi, assicurazioni, banche ed investitori italiani e stranieri, per cui oggi l’Italia può essere ricattata e condizionata, nelle sue politiche economiche, dai cosiddetti mercati finanziari.
Infatti nel 1988 il debito era detenuto per il 57% da risparmiatori italiani, mentre il 39% da banche e fondi italiani e solo il 4% da stranieri.
La situazione invece nel 2018 è completamente ribaltata, perchè il debito è detenuto solo per il 6% da risparmiatori italiani, mentre il 62% da banche e fondi italiani ed addirittura il 32% da stranieri.
comedonchisciotte controinformazione alternativa debito pubblicoPensate sia finita qui? Ed invece no. Per ultimo abbiamo tenuto la perla, la meraviglia finale: il meccanismo con il quale vengono collocati i titoli di stato sui mercati finanziari.
Tenetevi forte.
Come vengono collocati i titoli venduti dallo Stato?
Il collocamento si svolge sul mercato primario, a cui possono partecipare solo gli operatori accreditati, banche, sim, fondi. Il meccanismo di collocamento è un’ asta marginale, che funziona come segue.
Supponiamo che lo Stato debba collocare 100  miliardi di BTP; gli operatori, via telematica, fanno le loro offerte indicando prezzo di acquisto e quantità. La “Banca Amica” richiederà, ad esempio, 50 miliardi al prezzo di 98; la “Banca Fiducia” 40 miliardi al prezzo di 97; la “SIM Generosa” richiederà 30 miliardi al prezzo di 95 ; la “SIM Ottimo Affare” domanderà 30 miliardi a 92.
Le offerte pervenute vengono ordinate a cominciare dal prezzo più alto; 98, poi 97, poi 95 ed infine 92. Considerando le quantità, sarà completamente soddisfatta Banca Amica, Banca Fiducia e solo 10 miliardi andranno venduti a SIM Generosa. Il prezzo di collocamento finale dei BTP, uguale per tutti, sarà di 95, quello di Sim Generosa.  Il “mercato “ quindi compra a 95 quello che a scadenza verrà ripagato a 100 ; 5% di utile.
Ovviamente chi paga questo utile è lo Stato che per far ciò tassa i cittadini e le imprese. Ma allora, perché si usa un meccanismo del genere e non si cambia con magari quello dell’asta dei Bot (asta competitiva) dove il prezzo di collocamento è più vantaggioso per lo Stato?
Ricapitolando: il debito pubblico è finanziato dallo Stato attraverso l’emissione di titoli. I titoli che vengono emessi sono principalmente BTP, che pagano gli interessi più alti in assoluto. Questi titoli sono acquistati soprattutto da banche ed investitori esteri e lo Stato italiano, collocandoli con asta marginale, assicura rendimenti elevati e senza rischio, impegnandosi poi a tassare gli italiani per pagare gli interessi passivi.
Vi viene il dubbio che quanto accade non sia svolto nell’interesse generale del Paese e del popolo, ma solo ed esclusivamente a favore del sistema bancario e del mercato finanziario?
Lasciamo stare in questa occasione il motivo “demenziale” per cui si è preferita l’asta marginale a quella competitiva e concentriamoci su cosa poter fare per sottrarci al demone del mercato, cioè cosa si potrebbe fare nell’immediato per ridurre i quasi 70 miliardi di euro di interessi passivi sul debito e contestualmente sottrarsi dalla logica dello spread.
Il risparmio degli italiani.
Qui introduciamo l’ultimo aspetto del nostro ragionamento, la ricchezza finanziaria degli italiani, perchè  l’Italia non è solo ricca di un patrimonio ambientale, artistico e culturale, ma anche di “risparmio”.
Infatti ad oggi, la ricchezza finanziaria degli italiani è pari a circa 4.300 miliardi di euro, quasi 2 volte il debito pubblico e 2,5 volte il PIL.
Vediamo allora come viene utilizzato attualmente il risparmio degli italiani. comedonchisciotte controinformazione alternativa grafico 07Notiamo subito che solo una piccola parte di questo risparmio finisce nella voce “obbligazioni”, in cui ovviamente rientrano anche i titoli di Stato ma anche altre come quelle bancarie. In realtà le famiglie ed imprese italiane ne acquistano molto pochi, preferendo dirottare il proprio risparmio su azioni, fondi, assicurazioni e liquidità in conto corrente.
Quello che servirebbe è riconquistare la fiducia dei risparmiatori italiani, offrendo loro una serie di soluzioni per loro interessanti, per convincerli a dirottare sui titoli di stato i loro risparmi.

Soluzioni concrete e realizzabili per fermare lo Spread

Obiettivo di qualsiasi Governo dovrebbe essere quello di evitare i ricatti e le ritorsioni dei mercati finanziari, facendo in modo che i titoli di stato siano acquistati principalmente per tutelare il risparmio e non per fare speculazione, avendo anche come risultato non secondario che gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico rimangono in Italia.
1) Consolidare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia.
Abbiamo già visto ed analizzato tutte modalità con le quali il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia si può rendere inoffensivo, evitando la necessità che lo Stato rimborsi quei titoli di stato alla scadenza, costringendo la nostra banca centrale a ricomprarli sui mercati finanziari anziché direttamente dallo Stato perché vietato dall’art.123 del TFUE https://comedonchisciotte.org/volete-cancellare-consolidare-o-sterilizzare-il-debito-pubblico-ce-solo-limbarazzo-della-scelta/.
Il metodo più semplice è il consolidamento dei Titoli di Stato detenuti da Banca d’Italia, più di 400 mld di euro, che diventerebbero un “debito irredimibile”.
2) Dichiarare che i Titoli di Stato hanno valenza fiscale.
I Titoli di Stato di nuova emissione possono essere dichiarati anche a valenza fiscale, cioè i detentori dopo la scadenza potranno scegliere, in alternativa al pagamento in euro da parte dello Stato, di utilizzare i titoli come “sconto” per la riduzione delle tasse. In questo caso, al valore nominale del titolo potrà essere aggiunto un interesse pari a quello del titolo, applicato per il periodo che va dalla scadenza fino al giorno del suo effettivo utilizzo come detrazione fiscale.
In questo modo si evitano le speculazioni finanziarie al ribasso, perchè si riduce notevolmente il rischio di perdere il capitale in quanto, se anche lo Stato non dovesse rimborsare il titolo alla scadenza, si potrà utilizzare il titolo anche per pagare le tasse. In pratica sarebbe una garanzia ulteriore soprattutto per gli investitori ed i risparmiatori italiani.
3) Utilizzare una banca pubblica per acquistare titoli di stato.
Creare una o più banche pubbliche che possano ricevere prestiti dalla BCE a tasso negativo dello 0,40% e con essi comprare titoli di stato, in modo da far rientrare in ambito pubblico gli interessi pagati dallo Stato, come fa anche la Germania con le sue banche pubbliche. In questo modo si riduce notevolmente il costo degli interessi, che ammontano oggi a circa 65 mld di euro l’anno.
4) Aste competitive, utilizzando Banca d’Italia come “parcheggio”.
Collocare i titoli solo attraverso aste competitive, perchè, come dice Cottarelli “Si potrebbe pensare che il sistema dell’asta competitiva sia necessariamente migliore per il venditore perché fa incassare più soldi…”. Passando dal meccanismo di collocamento con asta marginale a quello con asta competitiva, essendo sicuramente meno conveniente per gli investitori, si potrebbe verificare l’ipotesi che non tutti i titoli vengono acquistati.
In questo caso si può anche utilizzare la Banca d’Italia come “parcheggio” per i titoli invenduti, che saranno collocati in aste successive fino al completo collocamento sul mercato. Anche questo è un comportamento che la Germania fa da tempo, e questo è un altro dei motivi per cui lo Spread aumenta.
5) Privilegiare i CCT rispetto ai BTP.
Considerato che, come correttamente evidenziano da altri esperti in investimenti finanziari, come Giovanni Zibordi e Guido Grossi, nel 2018 “Gestioni patrimoniali, unit linked, fondi obbligazionari hanno avuto rendimento NEGATIVO tra -1% e -1,5%. Se lo Stato offrisse CCT con rendimenti netti dell’1% ci sarebbe esodo in massa da questi prodotti costosi delle banche e ci finanzierebbe il deficit senza bisogno di  investitori esteri”. Basterebbe quindi  poco per convincere i risparmiatori italiani a cambiare la destinazione dei propri risparmi.
Tanto semplice quanto praticabile.
Lo Stato smette di emettere BTP e inizia a collocare al loro posto, CCT e CTZ che sono immuni dallo spread e che con un rendimento dell’1%, permetterebbe di dirottare gran parte della disponibilità finanziaria degli italiani su questi titoli, eliminando gli acquisti da parte di investitori stranieri che non troverebbero più i titoli di Stato appetibili a fini speculativi.
6) Conti Individuali di Risparmio
Interessante anche la proposta del Governo di istituire i CIR, Conti Individuali di Risparmio, un particolare tipo di conto corrente finalizzato all’acquisto di titoli di stato da parte dei risparmiatori italiani, che potrà avere agevolazioni fiscali in modo da incentivare questo tipo di investimento.

Conclusioni 

Abbiamo quindi molte soluzioni concrete e realizzabili per ridurre l’impatto del debito pubblico ed evitare i ricatti dei mercati finanziari, anche nell’ipotesi di fare finta che lo Stato sia come una famiglia e che quindi il debito pubblico debba essere ripagato.
Pensiamo per un momento, cosa potremmo fare se ricominciassimo ad usare la sovranità monetaria e fiscale che lo Stato ha ancora … ma questa la teniamo per la prossima puntata.
La moneta deve essere di proprietà dei cittadini e libera dal debito.
Fabio Conditi – Presidente dell’associazione Moneta Positiva
Stefano Di Francesco – VicePresidente dell’associazione Moneta Positiva
Fonte: www.comedonchisciotte.org del 02.10.2018