sabato 21 marzo 2020

In arrivo in Italia 3 milioni di mascherine.

Coronavirus in Italy © ANSA

In Italia superate le 4mila vittime. Nuova ordinanza, chiusi i parchi. Vietati spostamenti.

Sono in arrivo per oggi, in Italia, circa 3 milioni di mascherine. Lo apprende l'ANSA da fonti della Farnesina che precisano: 1,2 milioni arriveranno nel pomeriggio dall'Egitto, 40mila dall'India, 1,5 milioni di pezzi e 100 ventilatori polmonari dalla Cina, mentre dalla Russia partiranno circa 1 milione di mascherine. Attività intensa portata avanti in stretto coordinamento dal ministero degli Esteri, della Difesa, dalla Protezione civile e dal commissario straordinario Arcuri. Le stesse fonti spiegano che il materiale sarà recuperato tramite mezzi dell'aeronautica militare.
Sono una settantina i feretri che questa mattina sono stati caricati sui camion dell'esercito per essere trasferiti dal cimitero di Bergamo in altre zone del Nord, in particolare in Emilia Romagna per la cremazione. Anche oggi Bergamo assisterà dunque a un nuovo, drammatico corteo dei mezzi, come quello della sera del 18 marzo scorso, con le bare dei propri cari per i quali non è nemmeno stato possibile organizzare un funerale, perché le regole per contrastare la diffusione del coronavirus li vietano. Cinquanta delle bare partite in mattinata da Bergamo arriveranno intorno alle 14 a Ferrara, su un convoglio militare, scortato dai carabinieri del radiomobile dal casello autostradale. I feretri saranno distribuiti tra la Certosa di Ferrara e il cimitero di Copparo. 
"È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi": è l'appello firmato dai 243 sindaci dei Comuni Bergamaschi, a partire dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori, inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al governatore lombardo Attilio Fontana. "Al momento - spiegano - riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine".
Quello di ieri è stato il giorno più duro dall'inizio dell'emergenza, con 627 nuove vittime in 24 ore, e un ulteriore giro di vite del governo alle misure restrittive adottate ormai due settimane fa in tutta Italia per tentare di contenere la diffusione del coronavirus: chiusi da parchi, ville storiche, aree giochi per bambini e giardini pubblici, sport consentito ma solo vicino casa, stop a qualsiasi attività ludica e ricreativa all'aperto. E' il bollettino di guerra quotidiano ad aver impresso un'accelerazione alle scelte dell'esecutivo, che avrebbe voluto attendere almeno il week end - domenica scadono infatti le due settimane indicate dagli scienziati per vedere se i provvedimenti adottati abbiano prodotto gli effetti sperati - prima di intervenire di nuovo. I numeri sono ormai impressionanti: nelle ultime 48 ore si sono ammalate 9.150 persone e le vittime sono state oltre mille. In tutto il paese ci sono 37.860 uomini, donne e bambini con il virus, 2.655 dei quali in terapia intensiva. Ma non solo: 3.359 malati, poco meno del 10% sono medici; da giovedì sono aumentati di 659 unità. E c'è poi una valutazione 'politica' che ha pesato sulle decisioni: diverse Regioni si erano mosse e continuano a muoversi autonomamente, predisponendo misure in ordine sparso. Una confusione che non aiuta certo in un momento già complesso. Lo ha sottolineato anche il ministro per le Autonomie Francesco Boccia annunciando che è on line il bando per reclutare 300 medici da mandare nelle regioni più colpite e che già diverse decine hanno dato la loro disponibilità: "le ordinanze, se non sono omogeneizzate con le indicazioni dello Stato, non vanno fatte. Bisogna aspettare il governo, che dal primo momento sta lavorando per omogeneizzare sempre più le misure".
Dopo le code di venerdì nei supermercati di tutta Italia,  oggi si replica. A Milano, all'esterno dei punti vendita, la gente ha cominciato a mettersi in fila intorno alle 6.30. All'Esselunga di via Fuché, una delle più note, la coda si snoda già per quasi tutto l'isolato, e continuano ad arrivare persone. Il punto vendita dovrebbe aprire alle 7.30 e chiudere alle 20. Esselunga, che ha ridotto di poco gli orari, ha annunciato ingressi prioritari per medici e infermieri.
Sembrano funzionare, a Torino, le nuove misure del governo per contenere i contagi da coronavirus. Pochissime le persone in giro questa mattina, e ancora meno le auto, nei giardini e nei parchi della città non si vedono gli assembramenti che nei giorni scorsi avevano fatto scattare l'allarme. Deserta la Pellerina, il polmone verde alla periferia ovest della città, pattugliata dalle forze dell'ordine come anche il Valentino dopo lo stop alle attività all'aria aperta. Le uniche code si vedono agli ingressi dei grandi supermercati per effetto degli ingressi scaglionati. Per entrare all'U2 di via Pacchiotti questa mattina l'attesa è di oltre un'ora. 
Ieri le Forze di polizia - indica il Viminale - hanno controllato 223.633 persone e 9.888 sono state denunciate. Gli esercizi commerciali controllati sono stati 91.129, denunciati 104 esercenti e sospesa l'attività di 19 esercizi commerciali. I 10mila denunciati in un giorno sono un record dall'avvio dei controlli, l'11 marzo. Salgono così a 1.650.644 le persone controllate dall'11 al 20 marzo: 70.973 quelle denunciate per mancato rispetto degli ordini dell'autorità, 1.600 per attestazioni false; 834.661 gli esercizi commerciali controllati e 1.977 i titolari denunciati. 
"Le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni è: chiudere tutto. Non si può continuare a far circolare le persone". Lo ha detto Sergio Cattaneo, primario di cardiorianimazione degli Spedali Civili. Pensiero condiviso anche da Paolo Terragnoli, primario del pronto soccorso della Clinica Poliambulanza. "Aumentano sempre più i giovani contagiati. È finito il momento di uscire, bisogna stare a casa e va chiuso tutto". 

Farmaco contro il coronavirus stava per essere esportato, il Governo lo requisisce.

Farmaco contro il coronavirus stava per essere esportato, il Governo lo

Il commissario straordinario Arcuri ha emesso un'ordinanza per requisire un sedativo per le terapie intensive.


Il commissario straordinario all’emergenza covid-19, Domenico Arcuri, d’accordo con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, appresa la notizia che un’azienda italiana produttrice in Lombardia di un farmaco ritenuto essenziale nell’affrontare l’emergenza covid-19, e in particolare per mantenere sedati i pazienti intubati in terapia intensiva, ha disposto con un’ordinanza la requisizione, che gli è permessa per legge, del quantitativo che stava per essere esportato”. E’ quanto si legge in un comunicato.

Renzi: “Parlamento non può stare a casa, la democrazia non chiude mai”.

Questa mattina avevo scritto questo:
Ma l'altro cazzaro, quello fiorentino, che non ha niente a che vedere con la bistecca fiorentina, che fine ha fatto?
Sta studiando qualche altro metodo di "sottrazionedidenaropubblico" da destinare a se stesso?
Non s'aspettava de finì nel dimenticatoio dopo la sortita dal partito che non ha mai sentito suo perché lui è di idee troppo liberali perfino per il Berlusca...
C'era riuscito, però, a prendere per il poporino quelli che lo hanno votato credendolo di sinistra....
Furbastro da strapazzo, anche a lui la smania di protagonismo, la tracotanza di credersi superiore a tutti gli altri, la cupidigia di possedere ogni cosa, lo distruggerà
Qui alcune delle sue pose migliori studiate per ore davanti allo specchio sottratto alla matrigna di biancaneve.... 

L'immagine può contenere: 6 persone, vestito elegante

Ed ecco la risposta!


(Agenzia Vista) Roma, 21 marzo 2020 Renzi: “Parlamento non può stare a casa, la democrazia non chiude mai” “Parlamento non può stare a casa, la democrazia non chiude mai” queste le parole di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in una diretta facebook postata sul suo profilo Facebook Renzi Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

https://corrieredellumbria.corr.it/video/video-news-by-vista/1535681/renzi-parlamento-non-puo-stare-a-casa-la-democrazia-non-chiude-mai.html?fbclid=IwAR3vIQl04ZlyHFcoE93PchFVldHC_gouIigJwb0Tv0uzAqs8jil6atwaCoo


Toh!
Il Renzusconi fiorentino si è fatto sentire!
Naturalmente, polemizzando, ma senza fare polemiche, come ha volutamente specificato mentre faceva polemica...
Da sbellicarsi dal ridere o piangere disperati?
A questo punto non so se ridere o piangere pensando che ci ha governato dal 15 dicembre 2013 al 12 marzo 2018.
Notate la pila di libri, probabilmente mai letti, che è dietro di lui... Un amico, parlando di un altro amico ebbe a dirmi una volta: Cettina, non credergli quando ti dice che legge tanto, ti posso assicurare che non legge molto e che non ha mai portato a termine la lettura di un libro.
Vale anche per lui, credo, individui del genere non danno ascolto agli altri, preferiscono alimentare la propria autostima, piuttosto.
Tornando al suo discorso sconclusionato, molto probabilmente dettato dalla poca conoscenza dei fatti verificatisi nel nostro paese anche per colpa delle leggi taglia sanità operate in precedenza dai governi da lui presieduti, il cazzaro fiorentino, anche lui molto poco presente in Parlamento perchè impegnato in conferenze a pagamento in giro un po' ovunque, ora vuole riaprire il parlamento..., facendo leva sulla democrazia...
Glielo spiegate voi che la democrazia non è un oggetto da tirare fuori a piacimento?
O c'è sempre, o non c'è, mai!.
Diventa sempre più piccolo ai miei occhi, una formichina fastidiosa, astiosa, incredula del fatto che nessuno lo prende in considerazione.
Eppure ha tante gatte da pelare, quelle causate dalla sua famigliola, che più che una famigliola sembra un'associacione lucrativa...
Cetta.

Coronavirus, Von der Leyen: 'Lo stop al patto per gestire la crisi'.


Ursula Von Der Leyen.


L'Italia potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve.

La sospensione del patto di stabilità per gestire meglio la crisi dell'emergenza coronavirus, l'Italia potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve, e i fondi strutturali inutilizzati potranno essere usati in tutti i settori prioritari. Lo spiega al Corriere la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen, che ribadisce: nessuno stato membro può fronteggiare la minaccia da solo e ogni strumento utile sarà messo sul tavolo, si valuta anche l'opzione coronavirus bond. L'Italia? Un esempio meraviglioso per l'Ue per come affronta questa crisi.
"Il Patto è sospeso, ora il bilancio italiano può gestire la crisi. Fine degli egoismi". Così la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen sul Corriere della sera, dicendo che non permetterà mai che gli interessi dei singoli Stati prevalgano; e che si farà "tutto quanto è possibile per aiutare l'Italia. Siamo profondamente colpiti da come state affrontando questa crisi. Siete un esempio meraviglioso per il resto d'Europa. Lo ripeto: siamo tutti italiani". "Quello che tutti abbiamo capito - dice - è che nessuno Stato membro può fronteggiare questa minaccia da solo, dobbiamo lavorare insieme e aiutarci reciprocamente. Il virus non ha confini e l'Unione europea è più forte quando mostriamo piena solidarietà". Quanto ai coronavirus bond, "ogni strumento utile sarà messo sul tavolo. Sì, stiamo valutando l'opzione dei coronavirus bond. La Commissione concederà la massima flessibilità sugli aiuti di Stato e sul Patto di stabilità così il governo italiano potrà aiutare le imprese e il mercato del lavoro, e investire nel settore della sanità. Per la prima volta nella storia ho attivato la clausola di sospensione del Patto di stabilità. Significa che il governo italiano potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve". Poi, prosegue, "abbiamo un'iniziativa per gli investimenti. Soldi che vengono dai fondi strutturali inutilizzati, che l'Italia non potrebbe più usare e che invece noi le lasciamo. I fondi potranno essere usati in tutti i settori considerati prioritari: sono 11 miliardi. In più attraverso la Banca europea per gli investimenti forniremo 8 miliardi di garanzie a livello europeo per i prestiti che le Pmi possono usare". Divisioni europee? "Non lo permetterò mai; dobbiamo tenere il mercato unico il più possibile operativo e fluido. Alcuni Stati membri hanno chiuso i confini interni: noi abbiamo immediatamente messo sul tavolo delle Linee guida per corridoi dedicati al trasporto delle merci essenziali e del materiale sanitario". "L'Unione europea è tutti noi - afferma - le crisi come questa ci fanno capire quanto preziosa sia la famiglia europea. È meraviglioso vedere la solidarietà tra i cittadini europei. Io credo che l'Unione europea ne uscirà più forte".

venerdì 20 marzo 2020

Dipartimento della Protezione Civile COVID-19 Italia - Monitoraggio della situazione.

Solidarietà - Matteo Zorzoli,

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Un gesto che vale più di mille parole. Da qualche mese nel mio condominio è venuta ad abitare una famiglia cinese. Stasera in tutte le cassette della posta (più di 20) ci hanno fatto trovare questa busta con tre mascherine. Ne usciremo tutti migliori, ne sono sicuro.

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Sinafo a Governo: Emergenza Covid, urgente potenziare gli organici dei farmacisti Ssn.



Roma, 13 marzo –   Le disposizioni urgenti per il potenziamento degli organici varate con il decreto legge n.14 del 9 marzo scorso per fare fronte all’emergenza Covid-19 vanno immediatamente estese e applicate anche ai farmacisti ospedalieri e del Servizio sanitario nazionale. Questa la richiesta che Sinafo, il sindacato dei farmacisti e dirigenti sanitari del Ssn aderente a Fassid, ha inviato ieri al capo del governo Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, a tutti i presidenti e assessori alla Sanità delle Regioni e al presidente dell’Anci Antonio Decaro.
Una richiesta che Roberta Di Turi (nella foto) e Giangiuseppe Console, segretario generale e presidente del sindacato, motivano e dettagliano con precisione chirurgica (qui il testo della lettera), fin dalla premessa, l“storicizzate” carenze d’organico dei farmacisti dirigenti del Ssn, i cui standard numerici, per una serie di ragioni (su tutte sono i tagli lineari alla sanità, in particolare nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro), sono molto lontani dalle “reali necessità delle popolazioni dei diversi territori”.
Questi dirigenti sanitari-farmacisti ‘assaliti’ quotidianamente da più parti, rischiano di incorrere in pesanti responsabilità, con conseguenze anche sullo stato psicofisico” scrivono Di Turi e Console,  spiegando come una situazione già in grave e nota sofferenza si sia esponenzialmente aggravata nelle ultime settimane per l’impatto di Covid-19.
I farmacisti ospedalieri e delle Asl stanno garantendo, in questo stato di emergenza, “l’assistenza farmaceutica correlata al costante incremento delle attività delle terapie intensive e subintensive, assicurando la dispensazione di tutti i dispositivi medici necessari, dei farmaci utilizzati nei protocolli off label nel trattamento dei pazienti e la dispensazione dei farmaci per le terapie di supporto” spiegano i due rappresentanti sindacali, aggiungendo che sono sempre questi professionisti a garantire anche “l’allestimento di preparati magistrali a base di antiretrovirali da somministrare a pazienti non in grado di deglutire forme solide intere, nonché l’approvvigionamento e (in alternativa) la produzione continua di una formulazione di gel idroalcolico per la disinfezione-mani in caso di non reperibilità di prodotti disinfettanti”.
Nonostante le note difficoltà causate dalle situazioni carenziali di questi prodotti, sono sempre i farmacisti del Ssn a cercare di garantire “con estenuante impegno” la dispensazione di tutti i Dpi  (guanti, facciali filtranti Ffp2 e Ffp3,  camici, tute, visiere, occhiali eccetera) e le mascherine chirurgiche, strumenti di importanza cruciale per ridurre il rischio di contagio e di propagazione del virus. E sono sempre i farmacisti dei servizi farmaceutici territoriali delle Asl, spiega la Sinafo, a operare in prima linea per garantire, tra l’altro, la continuità assistenziale ai pazienti domiciliari più fragili,  assicurando, oltre a tutte le attività previste sul territorio dalla normativa (dalla gestione della farmaceutica sui distretti, residenze assistite ecc., alla vigilanza sulle farmacie e depositi del territorio, al controllo della farmaceutica convenzionata eccetera), l’erogazione di farmaci e dispositivi salvavita, non presenti nelle farmacie di comunità, in continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
“Il tutto” sottolineano Di Turi e Console “parametrato ai pressanti carichi di lavoro e ai possibili rischi di trasmissione o di contagio a fasce più deboli spesso ammassate in file nei servizi aperti sul territorio, storicamente  carenti di risorse umane e per lo più malmessi anche strutturalmente”.
L’epidemia in atto ha inevitabilmente determinato un surplus di lavoro, sollecitazioni e incombenze in carico alle farmacie ospedaliere e territoriali, che si traducono in ritmi lavorativi estremamente stressanti (puntualmente segnalati da molti associati Sinafo),  che – se erano già difficilmente fronteggiabili in una situazione di storica carenza di organico e di risorse disponibili –  ora sono sono diventate insostenibili, anche in relazione,  scrivono Di Turi e Console, “ai notevoli concreti rischi di contagio che la consacrata carenza di personale non fa altro che alimentare”.
Il primo e più urgente rimedio per questa situazione da bollettino di guerra, per Sinafo, non può che essere quello di estendere le misure emergenziali per il potenziamento degli organici dei medici contenute nel ricordato decreto n.14 del 9 marzo anche ai farmacisti dirigenti del Ssn ospedalieri, anche alla luce del fatto che quelle misure, per come sono formulate e per un espresso rimando all’art. 1 del D.Lgs. n. 233/46,  sono applicabili  anche ai farmacisti.
Esplicito, al riguardo, l’invito del sindacato a Governo e Regioni: autorizzare, senza ulteriori indugi,   il reclutamento di personale farmacista dirigente, con inclusione anche dei farmacisti specializzati e specializzandi, attraverso assunzioni a tempo determinato, ovvero con istituti contrattuali flessibili quali collaborazione coordinata e continuativa, ovvero ancora, in via residuale, attraverso contratti libero professionali, così come espressamente previsto per i medici, nel rispetto delle disposizioni del più volte ricordato decreto del 9 marzo, di durata non superiore a sei mesi, prorogabili in ragione del perdurare dello stato di emergenza, “al fine di far fronte alle esigenze straordinarie e urgenti derivanti dalla diffusione del Covid-19 e di garantire i livelli essenziali di assistenza nella massima sicurezza possibile”.
https://www.rifday.it/2020/03/13/sinafo-al-governo-emergenza-covid-urgente-potenziare-gli-organici-dei-farmacisti-ssn/?fbclid=IwAR3ZOYTwh98-LmD_fuO6gi9Hx8hR3dVQ3_Ld36_p7PmKC0BPNTwOQUGyW-E