Debbo dire che la storia dei bonus chiesti, e in alcuni casi sembrerebbe ottenuti, da cinque parlamentari non mi appassiona. Né sollecita in me spiriti anti-casta. Che fra nille deputati ce ne siano cinque “furbetti”, per quanto disdicevole sia la faccenda (e sicuramente lo è perché concerne l’etica personale di chi abbiamo delegato a rappresentarci), mi sembra dopo tutto un caso da considerarsi marginale e prevedibile.
Quello che assolutamente non mi sembra accettabile è il modo e i tempi in cui il caso è stato costruito e fatto esplodere e che, a mio avviso, mostra come in Italia, se verranno confermate le responsabilità dell’INPS, non esista più un senso dello Stato e delle istituzioni. E come la lotta politica, piccola e meschina, senza nemmeno più l’attenuante dei grandi ideali, di un tempo, sia trasbordata oltre ogni limite. Agosto, come è noto, è un mese “vuoto” per i giornali, che, orfani del “teatrino della politica”, sono alla ricerca di una qualche sorta di surrogato. Ma agosto è anche, quest’anno, il mese di una campagna elettorale che approderà ad un election day che vedrà accorpati, il 20 settembre, il voto amministrativo di ben sette regioni e un referendum confermativo della legge “taglia-parlamentari”. Si tratta, come è noto, di una legge-bandiera, cioè tutta forma e poca sostanza, voluta da sempre dai Cinque Stelle. I quali, sicuramente ridimensionati drasticamente secondo le previsioni dal voto nelle regioni, dovranno assolutamente vincere per non implodere la battaglia del referendum (lo stesso accorpamento, a ben vedere, è stato voluto per fare un piacere al Movimento e attutire la forza comunicativa e sostanziale della sonora e prevedibile sconfitta). Il fatto è che, pur essendo il taglio dei parlamentari molto popolare, qualche possibilità di una vittoria del no sarebbe potuta di qui al voto maturare. Il Pd, per esempio, che, dopo varie votazioni contrarie aveva favorito il taglio in cambio di una legge elettorale che non è mai arrivata (e che per questo e altri motivi si trova sempre più nel ruolo di “utile idiota” di un governo che ha il baricentro altrove), manifesta più di un mal di pancia. E qualcuno, come Renato Brunetta, si è pure auspicato un voto contrario dei leghisti, che invece avevano votato a favore ai tempi del primo governo Conte.
Occorreva ai grillini in qualche modo rinfocolare la campagna anti-casta, che, al di là dei posizionamenti dei partiti, catalizza facilmente lo scontento e il rancore della popolazione. Ed ecco servito lo “scandalo”, così ben confezionato che esso è destinato ad accompagnarci per più giorni. Una vera e propria “campagna elettorale da ombrellone”. A parte le responsibilità vere e deplorevoli del legislatore, che non ha previsto un tetto reddituale per usufruire del bonus, fa specie che la notizia della “truffa” sia stata diffusa indicando il partito dei “colpevoli” e non il nome, coperto dal dirito alla privacy. La notizia, presentata quindi come una mezza notizia, è fatta per scatenare la curiosità e le inchieste dei media, che si son già messi alla ricerca dei furfantelli, facendo trapelare soffiate, documenti, testimonianze più o meno attendibili.
L’indicazione della provenienza leghista di ben tre degli accusati (probabilmente la privacy non vige per i partiti!) porterà l’attenzione soprattutto sul partito di Matteo Salvini, cioè del più implacabile oppositore del governo, che si troverà a giocare un’ulteriore partita sulla difensiva. I commenti ipocriti e moralistici abbonderanno e, più che sulla sostanza dei fatti e sulla riprovazione morale per quattro furbetti, ci si concenterà sui misfatti della casta e si picconeranno ancora di più quelle istituzioni che invece andrebbero preservate e nettamente distinte da chi, più o meno degnamente, viene nel tempo ad occuparle. Poco degno sicuramente è anche chi le usa in modo spregiudicato per i più biechi interessi politici.
Al filoso, liberale, la notizia non suscita scalpore, non lo appassiona...
Crede, piuttosto, che sia uno scoop creato ad arte in prossimità del referendum sul taglio dei parlamentari.
Ma Ocone crede davvero che l'italiano medio, anche il più liberale possibile, voglia ancora mantenere una pletora di "personaggi prestati alla politica" che bypassano e calpestano i dettami della Costituzione, arrogandosi il diritto di usufruire solo dei diritti, anche quelli destinati a soggetti più bisognosi?
Ed emarginando noi, loro datori di lavoro, a semplici pedine manovrabili a loro piacimento?
A noi demandano i doveri, a noi demandano il rispetto delle leggi, leggi che poi fanno, ma non rispettano...
Aumentando a dismisura il divario che esiste tra noi e loro, a dispetto di quanto sancisce la Costituzione!!!!
Il filosofo pensa davvero che l'italiano medio abbia ancora voglia di essere preso per i fondelli?
Pensa davvero che non abbia una voglia matta di andare ad esprimere il suo si al taglio dei parlamentari?
Pensa davvero che dal suo pulpito possa farci cambiare idea?
E' più probabile, per noi comuni mortali, pensare che il suo pensiero sia uno scoop tendente a farci cambiare idea.
In quanto a Tridico, io credo che avrebbe DOVUTO comunicare anche i nomi dei furbacchioni in questione, perché è un nostro diritto sapere ciò che fanno i nostri dipendenti.
E che ne pensa, filosofo, delle scuse addotte da alcuni di essi?
"E' stato il mio commercialista"
"Ho fatto beneficenza".
E' in queste frasi che avrebbe dovuto concentrare la sua filosofia e smontarle.
- Il primo omette di dire che senza il suo benestare e la sua firma il commercialista non avrebbe potuto chiedere nulla.
- Il secondo ha fatto una beneficenza riciclata, arraffando una beneficenza a nostre spese, ribeneficandola pro domo sua senza uscire un centesimo....