venerdì 8 gennaio 2021

Omm, si è chiuso il buco dell'ozono record in Antartide.

 

Picco a 24,8 milioni di chilometri quadrati.


Il buco dell'ozono antartico da record del 2020 si è chiuso alla fine di dicembre "dopo una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell'atmosfera". Lo comunica l'organizzazione mondiale della meteorologia (Omm-Wmo) ricordando che era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il picco di circa 24,8 milioni di chilometri quadrati il 20 settembre, diffondendosi su gran parte del continente antartico.  L'Omm ricorda che "è stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall'inizio del monitoraggio 40 anni fa".

Questo buco è stato provocato da un vortice polare forte, stabile e freddo e da temperature molto fredde nella stratosfera (lo strato dell'atmosfera tra circa 10 km e circa 50 km di altitudine), spiega l'Omm, gli stessi fattori meteorologici che hanno contribuito al buco dell'ozono record nell'Artico del 2020. Una situazione in contrasto con il buco dell'ozono antartico insolitamente piccolo e di breve durata che c'è stato nel 2019. "Le ultime due stagioni del buco dell'ozono dimostrano la sua variabilità di anno in anno e migliorano la nostra comprensione dei fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità", affermato Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull'ambiente atmosferico dell'Omm. "Abbiamo bisogno di un'azione internazionale continua - aggiunge - per applicare il protocollo di Montreal" che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono.

https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2021/01/07/omm-si-e-chiuso-il-buco-dellozono-record-in-antartide_0de56135-e158-4589-9a9b-b554ff9673fb.html

Morti Covid, cosa dicono i dati: in Italia +93 mila decessi sul 2019. - Franco Mostacci

 

Tassi simili in Inghilterra, Spagna e Stati Uniti.

In attesa di conoscere i dati ufficiali, si può ipotizzare che in Italia il 2020 dovrebbe essersi concluso con un numero complessivo di decessi di quasi 730 mila persone, un valore mai così elevato dalla fine della Seconda guerra mondiale. È questo l’infausto bilancio causato dal Sars-Cov2, nonostante qualcuno si ostini ancora a minimizzare la gravità della situazione.

Al 31 dicembre, l’osservatorio epidemiologico contava 74.159 morti per Covid (o con Covid), consegnando all’Italia la triste condizione di essere tra i primi nel pianeta per numero di morti rispetto alla popolazione. Secondo i dati raccolti dalla Johns Hopkins University, nel 2020 la pandemia ha causato più di 1,8 milioni di decessi in tutto il mondo, ma la realtà va ben oltre le evidenze epidemiologiche e solo dopo che saranno disponibili le risultanze anagrafiche si avrà un quadro più preciso.

Al momento è possibile effettuare una stima preliminare, utilizzando come termine di confronto il 2019, un anno che non presenta particolari anomalie nelle statistiche sui defunti. In Italia, il bilancio demografico è ancora fermo ad agosto, ma l’Istat ha aggiornato i dati della mortalità fino al 31 ottobre. Se nei primi due mesi del 2020 i decessi si erano ridotti di quasi 9 mila unità, a partire da marzo – con la prima ondata del contagio – si è avuta una brusca inversione di tendenza. Alla fine di ottobre si contavano quasi 58 mila morti in più, di cui 48 mila al nord (27 mila nella sola Lombardia, 6 mila ciascuno in Piemonte ed Emilia-Romagna, 3.500 in Veneto). Alla stessa data, i numeri diffusi dalla Protezione civile ne segnalavano 38.618, circa 19 mila in meno, con oltre la metà della differenza imputabile alla sola Lombardia. La situazione è peggiorata negli ultimi due mesi, in cui i decessi dichiarati per Covid in Italia sono stati 35 mila, più di 500 al giorno. A fine anno dovrebbero quindi essersi verificati circa 93 mila decessi in più.

Nei Paesi a noi vicini, la situazione è assai simile. Anche in Inghilterra e Galles il 2020 ha fatto registrare oltre 90 mila morti in più, con quasi 20 mila che sfuggono alle statistiche della pandemia. In Spagna, dove viene diffuso un bollettino settimanale dei decessi totali che copre l’intero anno, il maggior numero di persone scomparse è di 72.400, 20 mila in più di quelli accertati per Covid. In Francia, ai 31 mila maggiori decessi rilevati fino a ottobre dall’istituto di statistica, ne vanno sommati quasi altrettanti per gli ultimi due mesi, arrivando a circa 60 mila morti in più. Un po’ meno pesante il bilancio per la Germania, che potrebbe chiudere con 35 mila decessi aggiuntivi, di cui la metà solo a dicembre.

Gli Stati Uniti, che al 31 dicembre registravano 345 mila persone decedute a causa del Covid, il maggior numero in assoluto nel mondo, nel 2020 si sono avuti 3,28 milioni di morti, 422 mila in più dell’anno precedente, ben oltre il dato pandemico. Anche in Russia, secondo The Moscow Times, il maggior numero di morti quest’anno potrebbe arrivare a 160 mila, mentre le statistiche sanitarie indicano appena 56 mila decessi per il Covid.

Rapportando il maggior numero di decessi alla popolazione residente, in Italia e Spagna sono 1,5 in più per milione di abitanti; in Inghilterra e Galles 1,4; negli Stati Uniti 1,3; in Russia 1,1; in Francia 0,9 e in Germania 0,4. Se questa è la situazione tra i Paesi più sviluppati, il bilancio delle vittime della pandemia va certamente oltre le cifre ufficiali in India (150 mila morti), Brasile (196 mila morti) e più in generale in America Latina, dove all’elevato numero di popolazione si accompagna una vasta estensione territoriale e condizioni igienico-sanitarie spesso carenti, che non consentono cure adeguate, specie nelle zone rurali e più lontane dai centri abitati. Ci vorrà del tempo, se mai sarà possibile, per sapere quante vite umane si sono perse direttamente o indirettamente a causa di questa pandemia.

All’inizio del 2021, con oltre 500 mila nuovi casi al giorno nel mondo, l’emergenza sanitaria è tutt’altro che rientrata, ma nei prossimi mesi si dovrebbero iniziare a vedere gli effetti della vaccinazione di massa. Purtroppo, nonostante l’appello di Papa Francesco a promuovere la cooperazione e non la concorrenza, il vaccino non sarà disponibile per tutti, lasciando indietro i più vulnerabili e bisognosi del pianeta, che ancora una volta pagheranno il prezzo più salato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/08/morti-covid-cosa-dicono-i-dati-in-italia-93-mila-decessi-sul-2019/6058758/

I primi “furbastri” del vaccino: parenti e dirigenti saltano la fila. - Sara Buono

 

Modena - Il caso della figlia minorenne del volontario.

Trenta dosi a Scicli (Ragusa) e sei in provincia di Modena. Qualche caso a Bologna e a Latina. Tutti vaccini iniettati a persone che non erano in lista: parenti, figli anche minorenni, dirigenti. Pazienti e operatori sanitari che avrebbero diritto ma non adesso. Il caso più eclatante, complici i social network, è quello del centro unico vaccinale di Baggiovara nel Modenese. Al termine della giornata di martedì gli operatori si ritrovano con una decina di dosi in più del siero anti-Covid Pfizer-Biontech. Sono dosi già ricomposte e la loro durata è di sole sei ore: non possono essere utilizzate il giorno successivo. In questo centro ci sono dieci postazioni che operano contemporaneamente e cercano di coordinarsi fiala per fiala. Quando la prima postazione apre una fiala di vaccino, dalla quale si possono ricavare sei dosi, sarà la settima postazione ad aprirne un’altra e così via, di sei in sei. La metà di quei vaccini “avanzati” viene inoculata su medici, infermieri e operatori sanitari all’interno della struttura di Baggiovara ma altre sei dosi non trovano un braccio disponibile.

A quel punto un volontario che stava prestando servizio al centro vaccinale, ha contattato le figlie, di cui una minorenne, per eseguire l’iniezione. Poi ha pubblicato le foto sui propri social scatenando decine di reazioni inviperite. “Anche se è comprensibile la volontà di non sprecare nemmeno una dose di quel vaccino che con così tanta fatica ci siamo conquistati, una situazione del genere non è accettabile. Da segnalazioni che abbiamo ricevuto in questi giorni, sembra che anche in altri centri vaccinali della nostra regione, Bologna in primis, il caso delle dosi in eccesso a fine giornata non sia un evento sporadico”, sottolinea la consigliera regionale del M5S, Silvia Piccinini. La scorsa settimana al Rizzoli sarebbero rimaste alcune fiale, inoculate però a personale sanitario del nosocomio già in lista ma non per quel giorno. Per la grillina “serve un servizio di pre-alert che avvisi le persone in lista di tenersi pronte anche a fare il vaccino prima del previsto”. Un’idea inserita dall’Ausl di Modena nella relazione per le azioni di miglioramento da intraprendere per evitare il ripetersi di vaccinazioni a caso. L’Ausl ha aperto un’istruttoria, mentre i Nas di Parma stanno svolgendo accertamenti. Diverso il caso siciliano, dove sono avanzate 30 dosi perché le persone in lista non si sono presentate.

Il “reclutamento” scattato con il passaparola ha fatto sì che venissero vaccinati anche pazienti non appartenenti alle categorie previste. Una volta appresa la notizia, decine di persone si sono recate presso l’Rsa dell’Ospedale di Scicli protestando per la scarsa trasparenza sulla somministrazione del vaccino. Anche a Latina non tutto sarebbe filato dritto, almeno secondo Fratelli d’Italia: “All’ospedale Goretti ci sarebbero dirigenti della Asl con mansioni da ufficio già sottoposti a vaccino, mentre medici e infermieri operativi nei reparti sono ancora in attesa”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/08/i-primi-furbastri-del-vaccino-parenti-e-dirigenti-saltano-la-fila/6058754/

Cassandro Ricciardi. - Marco Travaglio

 

Le interviste a getto continuo del professor Walter Ricciardi, “consigliere del ministro Speranza”, insidiano per frequenza e molestia quelle del professor Sabino Cassese, consulente di sé medesimo. È, il prof. Ricciardi, uno strano tipo di consigliere, perché non è mai d’accordo con chi dovrebbe consigliare. Al punto da autorizzare il sospetto che i consigliati non ascoltino mai i suoi consigli, o li ascoltino per fare il contrario (in entrambi i casi, non si spiega perché se lo tengano). Di solito i consulenti consigliano e poi tacciono. Invece il consulente Ricciardi, che è un po’ il Bartali della sanità (tutto sbagliato, tutto da rifare), parla con tutti e dappertutto, sempre per annunciare catastrofi, cataclismi e funerali, con una voluttà sepolcrale che fa apparire la buonanima di Ugo La Malfa un buontempone. Dipendesse da lui, saremmo sepolti vivi in casa come l’abate Faria almeno da marzo. Senza ora d’aria. Se il governo fa il lockdown, dice che non basta: ci vuole l’ergastolo. Se il governo fa le zone rosse, chiede perché ce n’è pure qualcuna gialla e arancione. Se il governo parte col vaccino facoltativo, lo vuole obbligatorio. A novembre voleva un lockdown bis e, siccome il governo non lo fece, vaticinò che ci saremmo finiti lo stesso riempiendo ospedali e terapie intensive. Invece in lockdown ci sono finite Berlino e Londra, e noi abbiamo ridotto i ricoveri ordinari da 35 a 23mila e in terapia intensiva da 3.900 a 2.300 senza il suo amato lockdown. A dicembre voleva riaprire le scuole a metà gennaio e ora che riaprono a metà gennaio dice che è folle (si riferiva a gennaio 2022). Forse pensa che gli studenti, se non vanno a scuola, si barrichino tutti in casa h24.

Pagherei un capitale per assistere a un dialogo fra il consigliere Ricciardi e il consigliato Speranza. Ma anche per seguire il nostro Cassandro nella sua vita quotidiana. La mattina esce di casa, anzi dal feretro, in gramaglie e ammonisce il lattaio: “Ha saputo? Andrà tutto male”. Poi passa dal fruttivendolo: “Si ricordi che deve morire”. E, al barista appena uscito dal Covid, rammenta: “Io gliel’avevo detto, anzi vedrà che il virus ritorna”. Ieri era di turno sul Messaggero e piangeva perché “le limitazioni del governo non basteranno, i contagi cresceranno”, “la politica non decide” (come vuole lui), bisogna fare “come l’Australia e la Nuova Zelanda” (e pazienza se quelle sono isole e soprattutto sono in piena estate). Insomma, ci vuole “un lockdown vero”, anche se in Germania e Gran Bretagna che ne fanno uno dopo l’altro non funziona. Ma solo perché lo fanno sempre “troppo tardi” e non quando lo dice lui. Però deve pure capirli: se non se lo fila il governo di cui è consulente, possibile mai che gli diano retta quelli del resto del mondo?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/08/cassandro-ricciardi/6058729/

giovedì 7 gennaio 2021

L’ex sindaca con la passione per le consulenze a peso d’oro. - Gianni Barbacetto

 

Se arriverà a Palazzo Lombardia come assessore alla Sanità in sostituzione di Giulio Gallera, Letizia Moratti porterà con sé un bel curriculum. Ex sindaco di Milano, ex ministro dell’Istruzione, ex presidente della Rai, ex broker assicurativo, ex presidente di Ubi banca. Ma anche condannata dalla Corte dei conti “per colpa grave” nella vicenda delle “consulenze d’oro”; e indagata per una brutta storia di soldi e petrolio, in cui fanno capolino gruppi mafiosi e perfino i terroristi dell’Isis.

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi vedova Moratti era sindaco di Milano quando assunse a Palazzo Marino una sessantina di persone di sua fiducia. Tra queste, sei uomini d’oro entrati con “illeciti conferimenti di incarichi dirigenziali” e altri sei ingaggiati con “non consentite nomine di addetti all’Ufficio stampa comunale”, che arrivò ad avere 20 dipendenti. Tutto a spese del Comune. Peccato che la Corte dei conti le abbia poi presentato il conto: 591 mila euro di danno erariale da rimborsare, un cifra che arriva a oltre 1 milione se si considerano anche i suoi 21 coimputati.

I fatti sono del 2006. La condanna diventa definitiva, con sentenza della Corte di Cassazione, nel 2019. Le motivazioni sono pesanti: l’operato di Letizia Moratti ha avuto “il connotato della grave colpevolezza, ravvisabile in uno scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell’interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell’espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all’organo di vertice comunale”. Nessuno dei nominati – appurano i magistrati – era in possesso delle competenze professionali richieste dalla legge.

Ancor più bruciante la vicenda che l’ha coinvolta da presidente di Ubi, ruolo che ha ricoperto fino all’ottobre 2020, quando la banca è stata conquistata da Intesa. Tre anni prima, nel 2017, un funzionario antiriciclaggio di Ubi, Roberto Peroni, denuncia che la banca ha una quarantina di clienti molto speciali, che godono di un trattamento particolare: per loro non valgono i controlli e non scattano le segnalazioni di operazioni sospette. Tra questi, la presidente Moratti: la Saras Trading, società svizzera del gruppo Moratti, ha infatti ricevuto da Ubi Factor finanziamenti milionari poi finiti all’estero, con transazioni passate nelle Isole del Canale.

Peroni viene cacciato, ma la Procura di Brescia apre un’indagine che si chiude nel 2019, con un’archiviazione: la mancata segnalazione di operazioni sospette non è più reato ma solo illecito amministrativo, comunque sanzionato dalla Banca d’Italia con una multa a Ubi di 1,2 milioni di euro. La posizione di Moratti viene però stralciata e mandata alla Procura di Cagliari. E questa fa il botto. Scopre che tra il 2015 e il 2016, Saras, la società petrolifera del gruppo Moratti, aumenta le importazioni di greggio dal Kurdistan iracheno, allora controllato dall’Isis. Niente bolle regolari e prezzi stracciati, con un ribasso “mediamente di oltre il 22 per cento, con punte del 38-42 per cento”. L’ipotesi degli investigatori è che sia lo Stato Islamico a contrabbandare il petrolio, dal porto di Bassora, in Iraq, attraverso Petraco Oil Company Llp, società inglese con una sede a Lugano, controllata da una sigla domiciliata nell’isola di Guernsey. Petraco è nel biennio 2015-2016 il maggior fornitore di petrolio di origine irachena (72 importazioni su 51) a Saras Trading. Moratti è coinvolta due volte: come azionista di Saras e come presidente di Ubi. Perché è il consiglio d’amministrazione di Ubi Factor che il 23 dicembre 2016 delibera di finanziare Saras Trading con 45 milioni di euro. Il credito viene triangolato (Ubi Factor-Saras Trading-Petraco) negli ultimi giorni dell’anno. E la banca ha “volutamente omesso” la segnalazione all’antiriciclaggio, pur “in una situazione di palese conflitto d’interessi”, visto che Letizia Moratti è presidente della banca che finanzia una sua società . I contratti di factoring, secondo la Guardia di finanza, potrebbero essere “un modus operandi” per nascondere “la provenienza delittuosa” del petrolio.

Ma non basta l’Isis. Il gruppo Moratti è indiziato anche “di relazioni commerciali con società contigue ad ambienti della criminalità organizzata o ad alto rischio di condizionamento”. Gli investigatori citano la Kb Petrols, società anch’essa in rapporti con Ubi Banca e anch’essa non segnalata all’antiriciclaggio. Il suo rappresentante legale è Claudio La Rosa, che risulta in contatto con “Giuseppe Arena, considerato organico della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano, essendo una delle persone più vicine (autista e guardaspalle) a Vincenzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa nostra catanese”. La Rosa è rappresentante legale anche di un’altra azienda, in rapporti d’affari con ditte collegate a Luigi Brusciano, “riconducibile al clan dei casalesi” e contiguo agli ambienti di Malta citati in alcune inchieste giornalistiche sulla morte della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017 con una autobomba. Con questo curriculum, Letizia Brichetto Moratti arriva in Regione con l’impegno a non farci rimpiangere Gallera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/07/lex-sindaca-con-la-passione-per-le-consulenze-a-peso-doro/6057454/

La pazienza è la virtù dei forti...

 

Aspettando la rottamazione...

https://www.facebook.com/photo?fbid=10219336242503031&set=a.10203761565505840

Dall'Accademia dei Lincei il punto sui farmaci anti Covid.

 

Sì ai corticosteroidi come il desametasone, no agli antimalarici come idrossiclorochina e clorochina; bene l'eparina ai ricoverati, attesa per i risultati sull'aspirina a basse dosi; e ancora anticorpi neutralizzanti, Ace-inibitori, antinfiammatori. Sono gli esperti della Commissione Covid-19 dell'Accademia Nazionale dei Lincei a fare il punto sui farmaci in sperimentazione contro il coronavirus, in un documento che passa in rassegna le evidenze scientifiche disponibili sulla loro efficacia e sicurezza.

Secondo i Lincei è "necessario condurre studi clinici rigorosi sui farmaci candidati alla cura di Covid-19: solo questi possono fornire dati scientifici sufficienti e valutabili in modo preciso, che permettano di distinguere tra episodi aneddotici e prove scientifiche. In assenza di questi studi e in circostanze di alta pressione come le attuali, subentra il rischio di seminare confusione tra i medici".

Questo nuovo documento dei Lincei "non intende raccomandare alcun farmaco sperimentale, ma esaminare le evidenze a sostegno dell'efficacia e della sicurezza dei trattamenti farmacologici, evidenziare la posizione ufficiale delle autorità sanitarie e dei comitati di esperti in relazione a ciascun farmaco o classe di farmaci considerati, e menzionare brevemente gli studi in corso registrati su clinicaltrials.gov o sul registro dell'Oms".

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2021/01/05/dallaccademia-dei-lincei-il-punto-sui-farmaci-anti-covid-_99381745-98f0-4508-bf7d-e839cc67f434.html