È una fortuna che in Italia esista la libertà di stampa, altrimenti non sapremmo che Draghi a scuola “andava bene in matematica” e “non faceva la spia”, gioca a calcio “alla Di Bartolomei” ma va meglio col basket, “acquista i croccantini per il cane al supermercato”, “fulmina” la moglie che parla di politica, si presenta al Colle (ma anche altrove) con “look istituzionale” (mica a torso nudo, pinocchietto e infradito come i predecessori), “si mette in fila quando va a fare la spesa” (anziché abbattere gli altri avventori col bazooka), “apprezza i piatti della comune tradizione” perché è “normale” (sennò li sputerebbe), “fa la carità, ma di nascosto” e c’è già il primo miracolo: l’abbattimento dello spread con la sola forza del pensiero (peraltro di appena 7 punti, mentre i puzzoni di prima l’avevano portato nell’ultimo anno da 300 a 100, prima che il Rignanese lo rifacesse schizzare all’insù). Altro di lui non si sa, almeno come premier: cosa vuol fare, come e con chi, ma queste sono quisquilie. Infatti tutti rispondono per lui e danno per fatto un governo di natura, maggioranza, programma e durata ignoti (anche a Draghi, che però è una persona seria e infatti consulta e tace).
Nell’attesa, siamo andati a rileggerci l’ultimo discorso di Mattarella: “Mi appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Ha detto proprio così: “tutte le forze politiche presenti in Parlamento”. Non maggioranza Ursula, Barbara, Maria Elena: nel governo entrano tutti quelli che vogliono. E ci mancherebbe che non fosse così: nelle consultazioni il nome di Draghi non l’aveva fatto nessun partito. Ora tutti s’affannano a dire sì o no a un governo del tutto sconosciuto, al buio. E a decidere chi entra e chi no. FdI no. FI sì. Pd e LeU entrano, ma non vogliono la Lega, mentre FI gli va benissimo. Salvini non vuole i 5Stelle, ma forse entra lo stesso “se c’è posto per noi”. I 5Stelle non s’è ben capito (e forse, prima di frantumarsi e suicidarsi a tavola con B. e i due Matteo, potrebbero astenersi o al massimo dare un appoggio esterno condizionato alle elezioni fra sei mesi o un anno e al mantenimento e alla realizzazione delle loro riforme, senza ministri propri, ma con garanti esterni tipo De Masi al Lavoro e Davigo alla Giustizia). Certo, più gente entra, più bestie si vedono, più il governo s’indebolisce: litigavano già i giallorosa, figurarsi con FI e magari la Lega. Ma la maggioranza non la decidono né Zinga, né Grillo, né B., né Salvini. Chi ciancia di “maggioranza Ursula” o “dei migliori” e gioca al “vengo anch’io, no tu no” tradisce le parole di Mattarella. Sempreché abbiano ancora un senso.
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