sabato 19 giugno 2021

Tutti sulle barricate! - Marco Travaglio

 

Sarà il caldo. Sarà la variante Delta, più devastante dell’Alzheimer. Sta di fatto che la dittatura sanitaria sta per diventare definitiva con l’ennesima proroga dello stato di emergenza, ma stavolta la Resistenza langue. Basterebbe riunire i partigiani che un anno fa strillavano sulle barricate contro la prima proroga contiana e a ottobre contro la seconda, per risparmiarci almeno quest’ultima, forse irreparabile svolta autoritaria. Ma stavolta il Cln appare svogliato, demotivato, disunito. Qualcuno ha financo scoperto che lo stato di emergenza è previsto dalla legge 225 del 1992 sulla Protezione Civile contro le calamità naturali e consente le ordinanze di PC per soccorsi, assistenza e approvvigionamenti con procedure semplificate e abbreviate: non sfiora nemmeno i poteri del premier, ma ha consentito di creare il Cts e il Commissariato anti-Covid (per gli acquisti di tutto ciò che occorre contro i contagi saltando le lentissime procedure ordinarie: vaccini, mascherine, camici, respiratori, guanti, tamponi, test sierologici, banchi scolastici, braccialetti elettronici…) e di adottare lo smart working senza gli accordi individuali previsti dalla legge. Sottigliezze da legulei. Tantopiù ora che, dopo la lunga e sanguinosa dittatura contiana, è sbocciata la democrazia draghiana. Quindi le forze partigiane di Lega, FI e Iv, con giornaloni e giuristi al seguito, che fieramente si opposero alle proroghe del duce Giuseppi, si mostrino all’altezza della situazione e avvertano subito a Draghi che di qui non si passa.

L’Espresso torni a diffidarlo dall’“allungare l’emergenza per tutto l’anno” come “strumento per conservare il potere”. Ernesto Che Cassese, che ha appena definito “inspiegabile” l’eventuale proroga, ritrovi la verve dei bei tempi e ripeta cento volte: “Anche Orbán cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali: lo stato di emergenza è illegittimo”. Vladimir Il’icč Giannini avverta Super Mario che “prorogare fino alla fine dell’anno i suoi ‘poteri speciali’” trasformerebbe “la Camera in votificio” e “lo stato di emergenza in ‘stato di eccezione’”, poi ripubblichi l’editoriale di Cacciari “Un’illogica dittatura democratica”. Fidel Rosato ribadisca che “Palazzo Chigi abusa dell’emergenza”. Rosa Luxemburg Boralevi rituoni contro “il potere che ci tiene in stato d’emergenza come un regime sudamericano”. Il compagno Galli della Loggia ridica basta “forzature e colpi di mano del premier”. Il subcomandante Innominabile, dall’autogrill di Fiano Romano, ripeta con se stesso: “Non abbiamo tolto i pieni poteri a Salvini per darli a Draghi”, che “non ha il mojito, ma vuole un vulnus democratico”. Diamoci da fare: la democrazia è in pericolo, ma forse siamo ancora in tempo.

ILFQ

venerdì 18 giugno 2021

Trojan, il gip: “Intercettazioni utilizzabili” Vicina la richiesta di processo per Palamara. - A. Mass.

 

S’è chiusa ieri la vicenda trojan – quella perugina, perché a Firenze c’è un’attività d’indagine in corso – nell’inchiesta che vede Luca Palamara indagato per corruzione con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Dopo mesi di udienze e di sospetti sull’utilizzo del trojan che intercettò l’ormai famoso dopocena all’hotel Champagne di Roma – quello in cui Palamara, nel maggio 2019, discuteva con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri del futuro procuratore di Roma – il gup Piercarlo Frabotta ha stabilito che v’è stato il “pieno rispetto” delle norme. In sostanza, sebbene Rcs avesse omesso di dichiarare alla procura di Perugia l’utilizzo, oltre a quello romano, di un server nella procura di Napoli, sconosciuto persino ai magistrati partenopei, nessuna legge è stata comunque violata: la norma prevede infatti che il server debba essere installato all’interno di una procura e, nonostante nessuno ne fosse al corrente, uno dei server in questione, era all’interno di un palazzo di giustizia. La scoperta era emersa in seguito alle indagini difensive svolte in sede disciplinare dall’avvocato di Ferri (non indagato a Perugia), Luigi Panella, ma il gup ha stabilito che esistevano comunque le “condizioni di sufficiente protezione quanto al transito sicuro del flusso dal telefono infetto al server finale di destinazione” e il “pieno rispetto dell’articolo 268 del codice di procedura penale”. Il paradosso, quindi, è che persino un server “fantasma”, purché installato all’interno di una procura, è quindi utilizzabile. “Siamo stati sempre certi che le intercettazioni fossero state fatte in modo corretto”, ha commentato il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, che nelle settimane scorse ha incassato anche la collaborazione dell’imprenditore Centofanti, il quale, disposto a patteggiare, ha raccontato in procura di aver fatto da “sponsor” per l’attività di “politica giudiziaria” di Palamara pagando cene per circa 8mila euro l’anno. È probabile che alla prossima udienza, chiedendo il rinvio a giudizio, la Procura rimoduli il capo d’imputazione per Palamara proprio alla luce delle dichiarazioni di Centofanti.

“Prendiamo atto della decisione del giudice e attendiamo gli esiti degli accertamenti definitivi da parte la Procura competente di Firenze” ha commentato invece Palamara precisando che ricorrerà in Cassazione ed eventualmente alla Corte europea. A Firenze, dove la Procura – che sta analizzando l’intero flusso degli impulsi, a differenza di quella umbra, che s’è concentrata su circa 20 chunk – Palamara e Ferri sono considerati parti offese perché Rcs non aveva riferito l’esistenza dei server napoletani.

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I segreti del Conticidio, da oggi il nuovo libro di Marco Travaglio. L’estratto – Nel 2019 la Lega sapeva: “Renzi lo farà cadere” (audio). - Marco Travaglio

 

Il colloquio riservato tra il banchiere e l’ex leader Ds. E l’audio del leghista Grimoldi 1 mese dopo il Conte-2.

21 ottobre 2019, interno giorno. Siamo a Milano, nella Sala Commissioni del “Pirellone”, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Paolo Grimoldi, deputato della Lega, segretario della Lega Lombarda e fedelissimo di Salvini, riunisce un gruppo di consiglieri regionali del partito e li aggiorna sulla situazione politica nazionale. Non sa che in quella sala tutte le conversazioni sono registrate. Il Carroccio ha perso il potere da due mesi e mezzo, dopo la crisi del Papeete e la nascita del Conte-2, propiziata paradossalmente proprio da Renzi. Il governo giallorosa ha giurato il 5 settembre.

Ma già il 17, dodici giorni dopo, il Rignanese ha mollato il Pd con una quarantina di parlamentari e si è fatto un partitino tutto suo, per ricominciare a manovrare contro il suo governo. Vuole rovesciarlo a fine anno, subito dopo la legge di Bilancio. E con chi fa sponda? Proprio con il Matteo leghista, grazie anche alla mediazione del paraninfo Denis Verdini, il plurimputato ex capatàz forzista in procinto di finire in galera, direttore editoriale del gruppo Angelucci, quasi suocero di Salvini (la figlia Francesca è la fidanzata di Matteo), nonché conterraneo e amico di Renzi fin dai tempi in cui questi era sindaco di Firenze, nonché coimputato di Tiziano Renzi nel processo Consip per traffico di influenze e turbativa d’asta.

I segreti del Conticidio - L'AUDIO
Volume 90%
 
I due Matteo s’incontrano, si parlano in gran segreto e mettono a punto il timing dell’agguato a Conte per l’inizio del 2020, mentre in pubblico fingono di attaccarsi un giorno sì e l’altro pure. Il 15 ottobre Renzi sfida addirittura Salvini a Porta a Porta e l’altro accetta: 90 minuti di botte da orbi arbitrati da Bruno Vespa.

Ma è tutta scena. Che cosa bolle davvero nel loro pentolone lo rivela l’onorevole Grimoldi ai consiglieri leghisti esattamente sei giorni dopo: “Che cosa volevo dirvi di politicamente rilevante? Che riteniamo che Conte abbia i giorni contati. Questo non vuol dire che riusciremo ad andare a votare come vogliamo. Ma molto probabilmente, dopo la legge di Stabilità, Renzi in testa ma non solo Renzi andranno a batter cassa per avere ulteriori spazi politici”.

Sono informazioni riservate, di cui non c’è traccia sui giornali. Il governo è nato da un mese e mezzo e nessuno immagina che, al netto di qualche scaramuccia fra 5 Stelle e Pd da una parte e Iv dall’altra sulle tasse “green”, sia già agli sgoccioli. Evidentemente Grimoldi ha saputo tutto da Salvini o dai pochi altri ammessi al suo inner circle. Il deputato spiega il movente che spinge Renzi a liberarsi del premier: “Molto probabilmente Conte verrà sacrificato sull’altare degli interessi di chi tiene in piedi questo governo e vuole avere spazio politico, cosa che non mi dispiace assolutamente, anzi, però tant’è”.

In pratica Renzi – forte del controllo ferreo sui gruppi parlamentari del Pd, dove il neosegretario Nicola Zingaretti è in minoranza – prima sventa le elezioni anticipate con il Conte-2; e poi lavora per affossarlo e creare un altro governo, con un premier diverso (meno popolare e meno “grillino”) e una coalizione di larghe intese che gli consenta di giocare di sponda con gli amici di Forza Italia e della Lega. Un disegno che ha subito condiviso con Salvini: altrimenti Grimoldi non lo conoscerebbe fin nei minimi dettagli. Eccoli.

“Che cosa vogliono fare? È ovvio che Renzi, dall’alto del suo 3, 4 o 5 per cento, nonostante riesca a occupare mediaticamente ampi spazi, vuole rappresentare quell’area di persone normali… (mormorii in sala: qualcuno fa notare che a fregare la Lega è stato proprio Renzi, ndr). Sì, Renzi nemico numero 1! Però all’interno di questa maggioranza non gli riesce difficile cercare di apparire come quello più normale. Se gli altri parlano dei pesci rossi, di dare il carcere se sbagli una fattura, di mettere la tassa sulle merendine o sulle bibite zuccherate, nel momento in cui lui fa una battaglia normale per dire che vuole difendere le partite Iva e non vuole aumentare le tasse, sembra un genio all’interno di questa maggioranza”.

Altro che nemico numero 1: Renzi è la sponda ideale per la Lega, per esempio contro le tasse “green” che tanto allarmano Confindustria e i padroni padani. Lui sì che, nell’ottica leghista, è “normale”. E poi è un ottimo piede di porco per scardinare il governo. La Lega non otterrà le elezioni anticipate, ma il taxi Rignano-1 lo riporterà al potere. Ancora Grimoldi: “Zingaretti è in seria difficoltà, perché i gruppi parlamentari del Pd sono rimasti tali semplicemente perché Renzi gli ha detto di rimanere nel Pd. A cominciare dal capogruppo al Senato (Andrea Marcucci, ndr), ma anche alla Camera ne abbiamo diversi. Questi… lui l’ha già detto, lo abbiamo sentito ieri (incomprensibile, ndr)… non fa segreto che da qui alla fine dell’anno i gruppi di Italia Viva aumenteranno ampiamente: lui adesso sta cercando di fare campagna acquisti in Forza Italia e nei 5 Stelle. Col nuovo anno ne farà tornare all’ovile non pochi invece dal Pd, che sono lì momentaneamente congelati”.

Quindi Renzi ha detto a Salvini di tenersi pronto, perché a gennaio richiamerà le sue quinte colonne parcheggiate nel Pd, a partire dal capogruppo al Senato Marcucci, e sferrerà l’offensiva finale: “Si giocherà la partita per mettere un presidente del Consiglio quantomeno che a lui vada bene, e ovviamente si giocherà la partita per il presidente della Repubblica”.

Così la Lega non solo potrà rimettere piede al governo, uscendo dall’astinenza da potere cui l’ha condannata l’improvvida crisi del Papeete, ma parteciperà anche alla scelta del nuovo capo dello Stato. Che, grazie a Renzi, non sarà più appannaggio della maggioranza giallorosa a trazione 5 Stelle. Ma di una grande ammucchiata a trazione centrodestra. Poi ci si mette di mezzo il Covid-19, il piano dei due Matteo viene congelato e il Conticidio accantonato per cause di forza maggiore. Ma è solo rinviato di un anno.

Voi capite, cari lettori, quanto è difficile credere che il Conte-2 sia caduto da solo perché aveva fallito, visto che i due Matteo avevano già deciso di pugnalarlo appena nato nella culla?

IlFQ

Green pass dal primo luglio. Ok a viaggi ed eventi in Europa.

 

Draghi ha firmato il decreto. Sarà possibile ottenere la certificazione anche in farmacia.


Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha firmato il Decreto che definisce le modalità di rilascio delle Certificazioni verdi digitali COVID-19 che faciliteranno la partecipazione ad eventi pubblici, l'accesso alle strutture sanitarie assistenziali (RSA) e gli spostamenti sul territorio nazionale. Con la firma del Dpcm - informa una nota - si realizzano le condizioni per l'operatività del Regolamento Ue sul "Green Pass", che a partire dal prossimo 1° luglio garantirà la piena interoperabilità delle certificazioni digitali di tutti i Paesi dell'Unione. 

Sarà possibile ottenere una delle certificazioni verdi Covid 19 anche in farmacia.

In alternativa alla versione digitale, sottolinea Palazzo Chigi, i documenti potranno essere richiesti al proprio medico di base, al pediatra o in farmacia, utilizzando la propria tessera sanitaria. "A partire da oggi i cittadini potranno iniziare a ricevere le notifiche via email o sms con l'avviso che la certificazione è disponibile e un codice per scaricarla su pc, tablet o smartphone. L'invio dei messaggi e lo sblocco delle attivazioni proseguirà per tutto il mese di giugno e sarà pienamente operativo dal 28 giugno, in tempo per l'attivazione del pass europeo prevista per il 1° luglio". Lo specifica il Ministero della Salute in una nota. Il Green Pass, aggiunge, "contiene un QR Code che ne verifica autenticità e validità, a tutela dei dati personali andrà mostrato soltanto al personale preposto per legge ai controlli".

"I dati delle somministrazioni vengono trasmessi quotidianamente, si stima quindi un'attesa massima di un paio di giorni per generare la Certificazione. Nei casi di prima o unica dose, secondo il tipo di vaccino, l'emissione avverrà dopo 15 giorni": è quanto si legge nelle Faq al sito dgc.gov.it sul Green Pass. Riguardo al test negativo "la trasmissione dei dati richiede poche ore, la generazione della Certificazione avverrà nella giornata", si spiega, mentre per la guarigione da Covid-19, la trasmissione dei dati richiede poche ore, la generazione della Certificazione avverrà massimo nella giornata successiva"

È da oggi operativo il sito dgc.gov.it per il Green pass. Lo rende noto Palazzo Chigi. Tutte le certificazioni associate alle vaccinazioni effettuate fino al 17 giugno saranno rese disponibili entro il 28 giugno. La piattaforma informatica nazionale dedicata al rilascio delle certificazioni - spiegano le stesse fonti - sarà progressivamente allineata con le nuove vaccinazioni.

Per tutte le informazioni è possibile contattare il Numero Verde della App Immuni 800.91.24.91, attivo tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La certificazione verde sarà disponibile per la visualizzazione e la stampa su pc, tablet o smartphone

(foto Ansa)

ANSA

La Sacra Famiglia. - Marco Travaglio


La metamorfosi del Festival dei Due Mondi in Festival dei Due Casellati, grazie alla contemporanea presenza a Spoleto dei due rampolli della presidentessa del Senato, fa di lei la candidata ideale per il Quirinale. Chi può meglio simboleggiare la festosa Restaurazione italiana? Non le manca nulla: il vitalizio extralarge che ingloba anche il periodo in cui fece danni al Csm (seguìto, per par condicio, dalla restituzione degli assegni ai senatori pregiudicati); i voli di Stato per qualunque spostamento anche minimo (un giorno il suo parrucchiere se la vedrà atterrare sul tetto); e la prodigiosa ascesa sociale dei due figli, di pari passo alla sua. Lei peraltro aveva già preannunciato il tutto nell’atto di citazione da 150mila euro al Fatto, in veste di “notissimo avvocato matrimonialista che ha sempre condotto grandi battaglie a tutela delle donne, dei minori e in generale della famiglia in tutte le sue espressioni”. Soprattutto la sua: nel 2005, sottosegretaria alla Salute, assunse la figlia Ludovica come capo della sua segreteria con uno stipendio – scrisse Stella sul Corriere – “di 60mila euro l’anno, quasi il doppio di un funzionario ministeriale con 15 anni di anzianità”: promozione strameritata, essendo la ragazza dedita “per ragioni familiari al cicloturismo”, ergo “punto di riferimento per il mondo a due ruote e del web, dov’è conosciuta come Ladybici”. Poi citava il figlio Alvise, “violinista, manager e direttore d’orchestra”, “considerato uno dei talenti emergenti”: soprattutto dal cuore di mammà. 

E lacrimava per i nostri articoli (“vituperio e vilipendio”) che segnalavano le strabilianti coincidenze fra i suoi viaggi istituzionali e i tour internazionali di Alvise nelle stesse località, pure in Colombia e in Azerbaijan. Ma per lei era “stalking mediatico”, che financo “la induce a rinunziare spiacevolmente e ingiustamente alla propria presenza ai concerti, e alla passione per la musica quando la musica è interpretata e diretta dal figlio”. Non ne ascolta nemmeno i dischi, per paura che la accusiamo di favorirlo. Immaginate come deve sentirsi ora, dopo avere scoperto sul Fatto che la sua amica Ada Urbani, “consigliere per lo sviluppo” del Festival dei Due Mondi, ha ingaggiato sia Alvise (per dirigere il coro di Santa Cecilia) sia Ludovica (testimonial della corsa SpoletoNorciaMtb). Bell’amica: a furia di dispetti, le farà perdere la causa col Fatto. Ora mettetevi nei suoi panni. Se va a Spoleto a vedere Alvise che dirige e la figlia che pedala, dicono che mancava solo lei per fare l’en plein. Se non ci va, dicono che è peggio la toppa del buco. Potrebbe andarci in bicicletta, ma poi il Fatto scriverebbe che fa pubblicità a Ladybici. No, no, meglio il classico volo di Stato, per non destare sospetti.

IlFQ

Berlusconi al Quirinale: è tutto normale? - Massimo Fini


Quella che fino a qualche mese fa poteva sembrare solo una boutade, o piuttosto un incubo, “Berlusconi for President”, fra un anno potrebbe diventare una concreta, concretissima realtà. Il Corriere ne ha parlato più volte in questi giorni senza peraltro dar mostra di scandalizzarsi per questa indecenza, segno che evidentemente non la ritiene tale per i suoi lettori così come, probabilmente, non lo è per buona parte degli italiani.

Tutto parte dall’iniziativa di Matteo Salvini di formare una Federazione o un consorzio o quel che l’è fra le destre italiane. In realtà l’obiettivo di Salvini è di stoppare Giorgia Meloni che lo sta superando nei sondaggi. Mai, sia detto di passata, che i nostri uomini politici si muovano per quel “bene del Paese” che hanno sempre sulla bocca; le grandi parole, le grandi iniziative mascherano quasi sempre, per non dir sempre, manovre da sottobosco, manovre “tattiche” si dice, per nobilitarle, nel loro gergo poi assunto dai giornalisti.

Si sarebbe pensato che Silvio Berlusconi sarebbe stato contrario a un partito unico, o a qualcosa che gli assomiglia molto, perché farebbe la fine che lui ha fato fare a Gianfranco Fini. In un partito dove c’è un personaggio di gran lunga dominante per voti chi ne entra ne viene fatalmente fagocitato e perde ogni rilevanza. Fu così per Fini nei confronti di Berlusconi, così sarebbe per Berlusconi nei confronti di Salvini. Il prezzo che Berlusconi pagherebbe per questa mossa che lo cancellerebbe come partito (da qui le forti resistenze di molti importanti membri di Forza Italia) è un ‘patto di ferro’ fra le destre che lo porterebbe al Quirinale. E la cosa può riuscire perché Giorgia Meloni, pur essendo il vero obiettivo della mossa di Salvini, ha comunque già dichiarato: “Non mi metterei mai contro la candidatura di Berlusconi al Quirinale”. I voti quindi ci sono o potrebbero esserci andando a pescare i 50 che mancano, convincendoli, offrendogli, o anche all’occorrenza pagandoli, cosa non certo nuova per Forza Italia (caso De Gregorio), fra ex grillini, già adusi a ogni tradimento, renziani o ex renziani e peones vari della Camera e del Senato.

Berlusconi è stato condannato in via definitiva a quattro anni, poi ridotti, via condono, a uno e mezzo, scontato nel modo ridicolo che sappiamo, per una colossale evasione fiscale. Berlusconi, con la sua coorte di avvocati, è ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo lamentando che nel processo sarebbero stati lesi i suoi diritti. Strasburgo ha inviato otto quesiti al Governo italiano perché verifichi queste circostanze. Strasburgo si è rivolta all’indirizzo sbagliato, perché il Governo è un organo politico che non può entrare in alcun modo nelle decisioni della Magistratura a meno di non violare anche, oltre a tutto il resto, quella separazione dei Poteri, esecutivo, legislativo, giudiziario, che è il cardine di ogni Democrazia. I quesiti vanno rivolti a un organo giudiziario, in questo caso la Cassazione, che non potrà che respingerli, per la lapalissiana ragione che il suo ruolo è proprio la verifica di legittimità.

Berlusconi ha usufruito di nove prescrizioni e in tre casi la Cassazione ha accertato che i reati che gli venivano attribuiti li aveva effettivamente commessi ma era passato il tempo utile per sanzionarli. Berlusconi ha tre processi in corso per corruzione di testimoni, reato in cui sembra essere specializzato. Certo si potrebbe aggirare l’ostacolo varando in tutta fretta una legge ‘alla Putin’ per cui il Capo dello Stato è sottratto ai processi per tutto il tempo del suo mandato e anche oltre, magari almeno fino a quando l’ex Cavaliere avrà compiuto gli agognati 120 anni.

Una recente sentenza della Magistratura mi ha assolto dal reato di diffamazione ai danni di Berlusconi, che aveva proposto azione civile contro di me, affermando che sulla base della straordinaria carriera giudiziaria, chiamiamola così, dell’ex Cavaliere, era lecito definirlo “delinquente naturale, pregiudicato, un uomo nefasto, terrorista, corruttore di magistrati, colossale evasore fiscale, specialista nella compravendita di parlamentari a suon di milioni di euro”.

Inoltre questa sentenza ne ribadisce un’altra della Corte di Appello di Roma, quella del 2/5/2008, sempre di assoluzione, a riguardo di Berlusconi e Previti, avendo io raccontato che i due, in combutta fra di loro, avevano truffato, per miliardi, Anna Maria Casati Stampa, minorenne, orfana di entrambi i genitori, morti in circostanze tragiche. Quella sentenza diceva testualmente che ciò che aveva raccontato il coraggioso giornalista Giovanni Ruggeri nel libro Gli affari del Presidente, e in seguito da me raccolto, si basava “sulla sostanziale veridicità putativa dei fatti”. Ora si può capire, anche se in nessun modo giustificare, l’imprenditore che corrompe la guardia di Finanza, corrompe i testimoni, corrompe i magistrati, ma essere l’artefice di una truffa miliardaria ai danni di un’orfana minorenne, di una persona inerme e totalmente indifesa, dà l’esatta misura della statura morale dell’uomo.

Ce ne dovrebbe essere abbastanza per escludere che un soggetto del genere possa diventare Presidente della Repubblica Italiana. Totalmente in subordine ci sono poi dei corollari, comunque gravi, che rendono Silvio Berlusconi inadatto a ricoprire quel ruolo. Il Presidente della Repubblica rappresenta l’Italia anche all’estero. Berlusconi ha al suo attivo una serie di memorabili gaffe commesse in sedi internazionali, coprendoci di ridicolo. La più clamorosa è quella ai danni del capo della Spd Martin Schulz definito, in pieno Parlamento europeo, “un kapò”. Io mi trovavo in Corsica in quel momento. La cosa era così grottesca che persino Corse Matin, che si occupa abitualmente di itinerari turistici, di Festival estivi, di corse di cavalli, di pétanque, sentì il bisogno di sbattere la notizia in prima pagina. I miei amici corsi mi guardavano e ridevano. Poi ci sono state le corna fatte alle spalle di un ministro spagnolo durante un convegno internazionale. In altra occasione alle spalle di Putin e Obama ne prende le teste e tenta di avvicinarle come a dire che solo lui, il “Superuomo Silvio”, può far fare pace agli eterni nemici. Una cosa da asilo infantile o più precisamente da oratorio dei salesiani dove Berlusconi giocava, malissimo, a calcio.

Il Presidente della Repubblica ha importanti e pesanti impegni a livello internazionale. Come potrebbe onorarli uno che attualmente sta sotto una tenda a ossigeno, o qualcosa di similare, comparendo solo saltuariamente su Skype?

“Berlusconi for President”. Una cosa così grottesca non sarebbe possibile in nessun altro paese al mondo, occidentale, non occidentale, democratico, totalitario. Da noi invece tutto questo passa sotto il segno dell’indifferenza. Ma sì, cosa vuoi che sia, lascia perdere, pensa alla salute, tira a campà.

Giorgio Gaber cantava nel 2003 “Io non mi sento italiano”. Oggi molto probabilmente direbbe: “io mi vergogno di essere italiano”.

Il Fatto Quotidiano, 11 giugno 2021

giovedì 17 giugno 2021

Un lumino per Fassino. - Marco Travaglio

 

I 5Stelle torinesi erano un po’ abbacchiati: per le due ridicole condanne della Appendino, per la sua decisione di non ricandidarsi, per il rifiuto del Pd locale di appoggiare insieme il rettore del Politecnico Guido Saracco e per la difficoltà di trovare un nome di bandiera che difenda l’eredità dell’ultimo quinquennio. Poi, quando ormai stavano per abbandonarsi ad atti di autolesionismo, ha parlato Fassino. L’ha fatto sul Foglio, come si conviene a chi preferisce darsi alla clandestinità. E, dall’alto del suo beneaugurante passato, ha spiegato al Pd e al M5S cosa devono fare. Il candidato del Pd, tale Stefano Lo Russo, deve stipulare “un patto con gli sfidanti alle primarie”, forti di “un consenso di cui è bene tenere conto” (li hanno votati i parenti stretti). Poi “dovrà cercare di muoversi in più direzioni” (magari a zig-zag, per seminare meglio gli elettori), “rivolgendosi a Italia Viva e Azione”. Giusto: avendo combattuto il Conte-2 e sabotato il Pd alle Regionali, sono gli alleati ideali. Tutto sta a rintracciarli in tempo per ottobre (già allertato il Ris di Parma). E poi? “Dare spazio alla parità di genere”: tipo alle primarie, dove su quattro candidati i maschi erano quattro. E i 5Stelle? “L’invito rimane aperto anche a loro”. 

Quale invito, visto che il Pd torinese – una specie di Pompei post-eruzione, pietrificata da 40 anni in mano ai soliti Fassini&Chiamparini&circoletti vari – candida Lo Russo apposta per tagliarli fuori? “Il punto di partenza è riconoscere che questi cinque anni della giunta non sono stati di buon governo. In eredità non è stato lasciato niente”. L’idea non è male: per avere il privilegio di portare voti al capogruppo Pd che la denunciò in Procura e la fece condannare per un debito contratto da Fassino (lui sì che in eredità lasciò qualcosa), la Appendino dovrebbe ammettere di essere una ciofeca. Sennò i suoi voti il Pd non li vuole. Il fatto che sia stato il suo Pd, in rotta con Letta, a rifiutare Saracco, è un dettaglio. Anzi è tutta colpa dei 5Stelle che l’hanno proposto. Ma meglio così, perché la sua idea di coalizione è la seguente: il Pd candida chi gli pare e il M5S gli porta i voti con le orecchie. Infatti “non capisco la rigidità della sindaca contro un accordo al ballottaggio: così si rischia di favorire la destra” (con cui i Fassini sono sempre andati a braccetto sul Tav e altre ideone). L’ultima volta che Fassino parlò della Appendino, fu per la leggendaria sfida “Se vuol fare il sindaco, si candidi e vediamo”. Il bis del celeberrimo “Se Grillo vuol fare politica fondi un partito e vediamo”. Da allora ogni 5Stelle tiene sul comò un altarino con la sua foto rischiarata da un lumino votivo. Ora ci risiamo. Se lui assicura che o vince Lorusso o vince la destra, è matematico: se si ricandida la Appendino, rivince lei.

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