venerdì 2 luglio 2021

M5s: Crimi avvia il voto per il direttivo su Sky Vote.

 

A Roma 4 consiglieri lasciano M5s.


Quattro consiglieri capitolini M5s lasciano il Movimento. Ad annunciarlo è stata Donatella Iorio durante l'intervento in Assemblea: "Ho appena protocollato la mia richiesta di uscita dal M5S.

Mi sono anche disiscritta dal Movimento", ha detto la Consigliera. A dimettersi sono, oltre a Donatella Iorio, Marco Terranova, Enrico Stefano ed Angelo Sturni. La sindaca Virginia Raggi perderebbe così la maggioranza in Campidoglio. I 4 consiglieri hanno inoltre annunciato la nascita di un nuovo gruppo: 'Il piano di Roma'.

Il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi ha, attraverso una mail, comunicato al garante Beppe Grillo di aver avviato tutti gli adempimenti prodromici allo svolgimento delle votazioni per il comitato direttivo, individuando modalità e tempistiche per la presentazione delle candidature, per le verifiche dei requisiti e per lo svolgimento della votazione, ribadendo che si procederà al voto utilizzando lo strumento di voto messo a disposizione da SkyVote. Lo fanno sapere fonti del Movimento 5 Stelle.

Intanto l'assemblea dei deputati del MoVimento 5 Stelle ha avanzato la richiesta di conoscere i contenuti della bozza di statuto e 'carta dei valori' oggetto di discussione degli ultimi giorni. Il capogruppo Davide Crippa sta portando avanti la richiesta emersa dall'assemblea verificando nel contempo la possibilità di incontrare il garante, Beppe Grillo, e la possibilità di un incontro con Giuseppe Conte. Lo rende noto il gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle Camera.

Il ministro Luigi Di Maio si è recato a casa di Giuseppe Conte nel centro di Roma per incontrare l'ex premier. All'uscita, non ha rilasciato dichiarazioni. Nello scontro interno al M5s Conte non retrocede: 'Il mio progetto politico va avanti, non resterà nel cassetto per la contrarietà di una persona sola', ha detto ieri. Intanto i senatori del M5s chiedono di esaminare il nuovo statuto elaborato dall'ex premier.  

ANSA

giovedì 1 luglio 2021

Potentati e politica deviata contro Giuseppe Conte e il suo tentativo di rinnovamento politico. - Alfredo Morganti


Fatemi dire due parole sul caso Conte e sul trattamento che sta avendo anche da una parte del Movimento. La prendo larga. Questo Paese, ogni qualvolta abbia preso corpo un'istanza effettiva di rinnovamento politico, ha subito reagito con un colpo di coda. La stagione di Moro e Berlinguer è finita nel sangue: si scomodarono persino le Brigate Rosse e i terroristi. La segreteria Bersani, da parte sua, ha subito il durissimo contraccolpo di una congiura di Palazzo, quella dei 101. Cito questi due esempi come paradigmatici. Oggi, il tentativo Conte (prima da premier e poi da leader dei 5stelle) è stato sottoposto a un fuoco di fila senza precedenti: destra e sinistra (presunte), ma sarebbe meglio dire Lor Signori e lacchè, hanno lanciato i razzi pur di fare deragliare il suo progetto.

Tra dicembre e gennaio in Italia si sono mossi in tanti per ribaltare quello che era un governo politico legittimamente insediato. Abbiamo visto schierati contro il governo Conte, e non sempre limpidamente, Renzi, il mondo delle imprese, la destra, i settori deviati della politica e una parte del PD, persino i servizi in sosta negli Autogrill. Un festival. C'erano tanti soldi in ballo, ma soprattutto era in ballo il potere che quei soldi conferivano, trasformando persino i guitti in attori di scena. Non è bastato. Oggi a Conte si toglie di mano anche il Movimento che pure lo aveva indicato e sostenuto come premier. Perché? Perché Conte è portatore di rinnovamento politico progressista, non è affatto un populista di mezza tacca, come invece lo dipingono quelli che oggi sostengono Grillo dopo averlo schifato e deriso negli anni precedenti (destra, orfiniani, renziani, padroni e compagnia cantante).
Conte ha in mente quello che in Italia appare come uno scandalo politico, ossia la costruzione di una alleanza popolare, di progresso, tra sinistra e Movimento, che non prevede i cespugli centristi o centro-destristi, o almeno non li prevede nel ruolo a loro congeniale di ricattatori o mestatori. Conte riprende un filo rosso, come dicevo, quello che da Moro-Berlinguer è poi passato per Bersani e per il progetto di 'Italia. Bene Comune': il filo del rinnovamento politico, dello sviluppo democratico, della partecipazione organizzata, dei partiti e delle istituzioni, del progresso, dei diritti e della giustizia sociale. Questa cosa a Lor Signori e ai loro scagnozzi non va bene, non è mai andata bene, e hanno alzato le paratie pur di fermare i tentativi che si sono succeduti. Questa cosa vorrebbe dire ripristinare forme di agire politico finalizzate al rinnovamento del Paese a partire dagli ultimi, dai più fragili, da chi ha sempre pagato, da chi conosce solo il proprio lavoro (quando c'è).
Non voglio dire che il tentativo di Conte sarebbe un successo e sarebbe privo di contraddizioni, niente affatto. Voglio dire che, come in altri casi, non vorrebbero nemmeno che questo tentativo cominciasse, lo vogliono stoppare subito. Ci riusciranno? Io credo di no. O almeno non sarà facile. E comunque, da parte nostra, facciamo di tutto perché non sia facile come Lor Signori vorrebbero. Il problema non è la destra o la sinistra (presunta peraltro), come dicevo. Il problema è un fronte traversale di "resistenti" al rinnovamento, che assume varie forme (centrismo, renzismo, potentati, destra, lobby di vario genere, classe politica deviata e settori ampi del PD), che è pronto a tutto pur di intascare i soldi europei e garantirsi una via sgombra da controlli e da affari certi.
Conte ha un patrimonio di fiducia e di consenso popolare che sarà difficile comprimere. Credo persino che questi loschi tentativi lo rafforzeranno. Certo, temo che le tenteranno davvero tutte, anche di inenarrabili. Ma la sinistra e i settori contiani del Movimento, da parte loro, non devono demordere. Un sostegno non può mai mancare a chi tenta la strada del rinnovamento politico in un Paese dove la politica, intesa come agire di popolo e come impegno democratico nei partiti e nelle istituzioni, e stata infangata e dimenticata. Per questo lo sappiano sin d'ora: non finisce mica qui. Dovranno sudarsela anche stavolta. La vittoria non se la portano da casa.

Alfredo Morganti - FB

Carcere Santa Maria Capua Vetere: pestaggi, torture, la barba strappata. Il film dell’orrore dietro le sbarre. - di Fulvio Bufi, inviato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

 

La contestazione degli agenti al comandante troppo «morbido», poi il blitz con i rinforzi dall’esterno. E quel grido: «Lo Stato siamo noi»

La voce del comandante rimbomba nel silenzio dei corridoi alle quattro del pomeriggio. Gli agenti che lo seguono hanno il passo pesante. C’è rumore di cancelli che sbattono, ci sono voci che si accavallano. Perquisizione straordinaria. Tutti fuori dalle celle. E stavolta è un ordine delle guardie, non una scelta dei detenuti come la sera prima, quando, dopo la socialità, quelli del reparto Nilo hanno deciso di non rientrare e sono rimasti nei corridoi a protestare per avere le mascherine e soprattutto notizie sicure sulla voce che sta girando: in carcere c’è uno positivo al Covid. Una notte difficile, ma poi è intervenuto il magistrato di sorveglianza, ha garantito tamponi per tutti e li ha tranquillizzati, e pure il comandante è stato comprensivo, pure lui ha cercato di abbassare la tensione. Ora invece no. Ora l’aria è diversa, è brutta. Perquisizione straordinaria. L’inferno comincia così.

La struttura. 

La casa circondariale «Francesco Uccella» di Santa Maria Capua Vetere ha venticinque anni di vita, ci lavorano 485 agenti penitenziari e nel reparto Nilo ci sono 370 detenuti. E in tutto l’istituto non c’è l’acqua potabile. Il 6 aprile del 2020 l’Italia è in lockdown ma chi è chiuso in carcere sta scoppiando.Ormai da un mese c’è una rivolta al giorno. Prima Salerno, poi Napoli, poi Modena, con l’assalto alla farmacia interna, la razzia di Metadone e tredici morti per overdose. E ancora Rieti, Bologna, Trieste, Venezia. A Foggia settantadue reclusi hanno aperto il portone e se ne sono andati. A Santa Maria Capua Vetere si è risolto tutto in poche ore e senza violenze né danni. Ma gli agenti della penitenziaria non hanno gradito l’atteggiamento del comandante. Un loro collega che dirige il Gruppo di supporto agli interventi (una struttura che interviene nelle carceri quando servono rinforzi) lo dice al provveditore del Dap Antonio Fullone, dal quale la sua squadra dipende direttamente. « Il personale è molto deluso», gli scrive su WhatsApp. «Si sono raccolti per contestare l’operato del comandante. Rischiamo di perdere il carcere». E Fullone decide di dare agli agenti quel «segnale forte» del quale, dirà poi ai magistrati che lo indagano, «avevano bisogno». Scrive alla direttrice reggente e le dice che « l’unica scelta è quella di usare la forza. Tecnicamente è il direttore che impartisce l’ordine (della perquisizione, ndr). Puoi fare riferimento che viene dato di intesa con me». 

Squadre antisommossa.

Ma per la perquisizione non ci sarebbe bisogno del Gruppo di sostegno, e invece quelli arrivano. Con i caschi, gli scudi e i manganelli. Forse sono i loro passi con gli anfibi quelli che rimbombano nel corridoio del Nilo alle quattro del pomeriggio. Sicuramente sono i loro manganelli a precipitare sulle teste, le schiene, le braccia e le gambe dei detenuti che vengono fatti uscire dalle celle e obbligati a raggiungere la sala della socialità: per arrivarci devono attraversare un corridoio dove i poliziotti si sono messi ai due lati e picchiano tutti. Ma quelli del personale interno riescono a fare anche di peggio. Loro conoscono ogni recluso, e sicuramente qualcuno lo tengono puntato più degli altri. Sono quei quindici che poi verranno mandati in isolamento e lasciati per giorni con addosso i vestiti strappati e sporchi di sangue. 

La barba strappata. 

Pure gli agenti di Santa Maria hanno i manganelli, almeno la gran parte, ma oltre a picchiare vogliono umiliare. A tutti quelli che hanno la barba la tagliano, ma a uno che la ha più lunga degli altri la afferrano fino a strappargliela, e poi gli avvicinano un accendino minacciando di bruciargliela. La telecamera della stanza 5 della quinta sezione li inquadra al minuto 3,40 della registrazione acquisita dagli investigatori. Sono in due con il detenuto, e lo odiano al punto da chiamare a raccolta i colleghi: «Venite c’è quello con la barba e i tatuaggi, venite anche voi a prendervi la soddisfazione». E quando lui, stremato non riesce più ad andare avanti, gli sferrano due schiaffi alla nuca: «Vai pezzo di merda, ce la fai a camminare». I video che girano in Rete, che sono solo una parte di quelli in mano alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, raccontano molto ma non tutto. C’è ancora altro. C’è il detenuto che dopo il pestaggio si aggrappa al cancello delle scale e cerca di arrampicarsi. Un altro recluso così ricostruisce la scena: «Piangeva e diceva di non volere scendere. E veniva picchiato da tre agenti». E c’è quello che viene prelevato dalla cella, picchiato, riportato in cella e poi costretto a uscire di nuovo e a raggiungere la sala della socialità. Dove, dopo appena 26 secondi, ricomincia il pestaggio. Preceduto da quello che doveva essere una specie di grido di battaglia degli agenti picchiatori, perché lo riferiscono anche altri detenuti: «Ora lo Stato siamo noi».

Corriere della Sera

Lo scontro divide M5s. Conte: 'Il mio progetto politico non resterà nel cassetto'.

 

Assemblee di Camera e Senato chiedono di evitare scissioni.


Riuniti in assemblea alla Camera e al Senato i parlamentari M5s sperano ancora nella possibilità di un'ultima mediazione per evitare la scissione. C'è la richiesta di poter vedere e votare lo Statuto che aveva proposto Conte, e ci sono i toni abbastanza concilianti - a detta di molti parlamentari - dell'ultimo video di Beppe Grillo a far riaprire la speranza di un'intesa al fotofinish.

A Giuseppe Conte "ho solo chiesto la garanzia di avere la struttura del garante identica alla struttura che c'è adesso. Gli ho detto: 'dammi la possibilità di essere il visionario, il custode dei valori' " ha detto in serata Grillo rivendicando le sue "scelte di cuore" e rifiutando l'etichetta di "padre-padrone".

E dalle due assemblee traspare il rammarico per la replica dell'ex premier a Grillo che avrebbe ostacolato un possibile tentativo di dialogo. Ma deputati e senatori ci sperano ancora. "Per una volta chiediamo noi a Beppe e Giuseppe responsabilità. Vediamoci e capiamo come difendere un sogno comune" ha detto in assemblea dei deputati Stefano Buffagni, applaudito dalla platea. "Si ritiene che una sintesi e una mediazione siano ancora possibili" per non disperdere "l'ambizioso progetto" mettono nero su bianco i senatori in un documento condiviso.

E anche alla Camera la richiesta dei deputati è quella di non dividersi in "tifoserie", elemento raccolto dal capogruppo Davide Crippa. Con un minimo comune denominatore tra le due assemblee: la richiesta di poter leggere, valutare e votare lo statuto di Conte. "Lo statuto non l'abbiamo neanche visto" hanno lamentato alcuni ma non c'è stato uno schieramento netto né da una parte, né dall'altra, anche se con alcuni distinguo. I deputati, commentano fonti parlamentati, hanno manifestato la mancanza di coinvolgimento rispetto ai recenti avvenimenti e un'obiettiva mancanza di elementi specifici sui motivi dello scontro.

Lo scontro e il botta e risposta

"C'è tanto sostegno dei cittadini: ho lavorato per 4 mesi. Ho aspettato Grillo in piena trasparenza. Il progetto politico non rimane nel cassetto per la contrarietà di una persona sola", ha detto l'ex premier Giuseppe Conte.

Il post di Beppe Grillo "non è" una delusione "solo per me. Questa svolta autarchica credo sia una mortificazione per un'intera comunità, che io ho conosciuto bene e ho apprezzato, di ragazze e ragazzi, persone adulte, che hanno creduto in certi ideali. E' una grande mortificazione per tutti loro",  aveva detto l'ex premier in giornata.

"Smentiamo i retroscena, le fantasiose ricostruzioni e le presunte prese di posizione del ministro Di Maio che rimbalzano su agenzie e giornali in queste ore. Il ministro Di Maio sta lavorando come sempre per l'unità. Di Maio ha più volte ribadito che è necessario agire pensando al bene degli italiani". Lo fa sapere lo staff del ministro.

Secondo Vito Crimi, "Grillo ha indetto la votazione del comitato direttivo impedendo una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione e di rilancio del MoVimento 5 Stelle alla quale Giuseppe Conte ha lavorato negli ultimi mesi, su richiesta dello stesso Beppe. Pur rientrando fra le sue facoltà indire la votazione, non concordo con la sua decisione. Il voto, tuttavia, non potrà avvenire sulla piattaforma Rousseau, poiché questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al MoVimento. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy". 

"Ti invito ad autorizzare, entro e non oltre le prossime 24 ore, la Piattaforma Rousseau al trattamento dei dati, come espressamente consentito dal provvedimento del garante della privacy e come rientrante nei poteri del titolare del trattamento. Nel caso, invece, in cui decidessi di utilizzare subito la nuova piattaforma, sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento (azioni di annullamento voto, azioni risarcitorie …) per le scelte contrarie allo statuto che dovessi operare". Lo scrive Beppe Grillo su Fb rivolgendosi al reggente Vito Crimi. 

"Come ti ho sempre detto prima di poter votare su un'altra piattaforma - ha aggiunto Grillo - è, infatti, necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau. Inoltre nella mancanza dell'organo direttivo l'unico autorizzato ad indire le elezioni dello stesso è il garante, e in quanto tale l'ho fatto secondo le sole modalità possibili previste dallo statuto vigente (art. 4 lettera b). Inoltre il garante della privacy non ha mai identificato in te il titolare dei dati degli iscritti, essendosi limitato a indicarlo genericamente nel movimento, probabilmente a causa della tua controversa reggenza". 

 "L'assemblea dei senatori del M5s ritiene doveroso esprimere gratitudine per lo sforzo profuso nella redazione del nuovo statuto, che tuttavia ad oggi gli iscritti e gli eletti non conoscono ed hanno tutto il diritto di vedere ed esaminare", sottolinea una nota dei senatori pentastellati. "In un Movimento che della democrazia diretta e della trasparenza ha fatto i propri principali pilastri - continua - è indispensabile che sia condiviso con l'intera comunità 5 Stelle. Si ritiene inoltre che una sintesi e una mediazione siano ancora possibili" per non disperdere "l'ambizioso progetto".

"A Vito Crimi esprimiamo il nostro pieno ed incondizionato sostegno in questa delicata fase politica dove il suo ruolo si rivela ancora oggi imprescindibile. Per Vito parlano la sua storia, la passione, la serietà ed il suo storico attivismo al servizio del MoVimento 5 Stelle. Da più di un anno Vito lavora incessantemente per gestire una difficile e delicata fase transitoria, coincisa peraltro con un periodo drammatico per il nostro Paese. A lui oggi rivolgiamo un accorato appello affinché vada avanti nel suo generoso sforzo verso un rinnovamento serio ed un reale rilancio del M5s". Lo scrive su fb il ministro 5s Stefano Patuanelli.

 

Nel frattempo si discute già della possibile scissione: da una parte chi resta nel M5S con Grillo, dall'altra chi andrebbe con l'ex premier. "Beppe ha esagerato", è il commento di chi vedeva in Conte una risorsa imprescindibile per il rilancio del Movimento. "Il fatto che non si possa votare su Rousseau è semplicemente falso, non c'è una diffida da parte del Garante della Privacy rispetto alla piattaforma", sottolinea invece un altro deputato. E, soprattutto alla Camera, non tutti stanno dalla parte di Conte. "Non ci ha mai coinvolto, come sulle alleanze in Calabria, chi ha scelto Ventura? Di certo io non la sosterrò", attacca una parlamentare calabrese.

ANSA

Conte, Grillo.

 

Per essere sincera, continuo ad avere una gran stima per Beppe Grillo che ha aperto le menti, ha dato a noi la possibilità di unirci e creare un movimento che supportasse le nostre e le sue idee; lo stimavo tantissimo quando a consigliarlo era Casaleggio padre, una gran bella persona, ma da quando i consigli e i dictat ideologici glieli suggerisce Casaleggio figlio, Grillo ha perso la sua lungimiranza.

Conte, però, ci ha dimostrato con i fatti di avere la preparazione giusta, sia giuridica che ideologica, di assumersi l'onere di governarci.
Mi dispiace per Grillo a cui debbo gratitudine per avermi aperto gli occhi sotto tanti aspetti e punti di vista della vita reale, ma preferisco appoggiare Conte, con lui mi sento al sicuro, istintivamente, a livello di pelle.

Cetta.

Le belle persone.


Le belle persone fanno paura.
A me, questa bella persona, incute sicurezza.
Gli sono grata per avermi protetta durante l'epidemia di covid, gli sono grata pe tutto ciò che ha fatto durante il suo governo.
Cetta.

Partito e dipartito. - Marco Travaglio

 

Ogni giorno, per sapere come la penso e cosa faccio, consulto i quotidiani di destra e un paio di siti-fogna che sembrano conoscere a menadito i miei pensieri e azioni. Per anni hanno rivelato che consigliavo Grillo, ovviamente a nostra insaputa (mai Beppe mi ha chiesto un consiglio né mai gliene ho dati). Poi divenni il consigliere occulto di Di Maio, talmente occulto che non ne sapevamo nulla né io né lui, che infatti faceva quasi sempre l’opposto di quel che avrei fatto io. Nell’ultimo biennio fui promosso a suggeritore di Conte, a mezzadria con Casalino. Qualche “bene informato” ha addirittura scritto che fui io a suggerirgli di andare allo scontro con l’Innominabile (che, com’è noto, lo adorava) per il gusto di mettere a repentaglio il suo governo e cercare voltagabbana per strada: senza di me, il Conte-2 sarebbe ancora vivo e vegeto grazie al tetragono sostegno di Iv. E vi risparmio, per esigenze di spazio, i bei tempi in cui secondo Repubblica suggerivo assessori alla Raggi e secondo Bisignani preparavo il partito di Conte (“Con-te”) con Scanzi e tali Rospi e Capozza. Poi Grillo e Conte, consigliati entrambi da me, hanno scazzato. E io, non potendo fare come Totò e Peppino nei panni dei cugini Posalaquaglia, falsi testimoni sia per l’imputato sia per la parte civile, ho scelto Conte perché così fa un nuovo partito senza un soldo e con tutti i media contro. Magari, viste le mie virtù diplomatiche, mi fa ministro dei Rapporti col Parlamento. E posso coronare il sogno condiviso con Scanzi, Rospi e come si chiama quell’altro? ah sì: Capozza.

Fine della fantascienza, torniamo sulla terraferma. Grillo fa un oggettivo favore a Conte: lo libera da ogni residuo legame affettivo con i fu 5Stelle e lo costringe a dare una casa nuova a eletti, iscritti ed elettori (vecchi e nuovi) che non si riconoscono più in un Movimento trasformato nel bunker a due piazze del fondatore e del redivivo Casaleggio. Il marchio è ancora forte. Ma senza l’effetto Conte, che ne ha attutito la picchiata dopo la resa incondizionata a Draghi, si sfarinerà. E una battaglia interna per scalarlo a dispetto del fondatore terrebbe Conte&C. impegnati in altre beghe legali infinite e sfibranti. Se non c’è modo di portare il nuovo Statuto al voto degli iscritti, chi non vuole morire con Grillo non può che uscire e navigare in mare aperto. Ma sapendo che un nuovo partito non si improvvisa e non deve somigliare neppure lontanamente a un partito personale. Il “partito di Conte” potrà avere successo solo se sarà costruito a misura di tutti i cittadini che votano i 5Stelle, che li votavano ma hanno smesso e che avrebbero potuto votarli se fossero stati meno settari e più aperti. Cioè se non sarà “il partito di Conte”.

ILFQ