Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 28 settembre 2024
Tolstoj, Dostoevskij e Cechov. - Guendalina Middei
giovedì 26 settembre 2024
Una tavoletta vecchia di 7.000 anni trovata in Grecia oltre dieci anni fa sfida l'archeologia tradizionale.
In Europa il “cattivo” Vannacci parla di pace meglio dei “buoni” di Daniela Ranieri per Il Fatto Quotidiano.
Qualche giorno fa, al Parlamento europeo, sono risuonate parole di radicale chiarezza in merito ai “principi tesi a guadagnarci una pace prospera e duratura” sui quali è stata fondata l’Unione europea, minacciati dall’intensificarsi degli sforzi di Nato e Ue per fare la guerra alla Russia per interposta Ucraina: “A circa 2400 km da questo Parlamento, lei (Dombrovskis, in assenza dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Borrell ndr) ci promette una guerra a oltranza per cercare una vittoria… E visto che la vittoria non arriva, fa delle pressioni continue sull’Italia, che ha deciso giustamente di cedere le proprie armi per garantire la legittima difesa a un Paese aggredito, ma che non vuole che quelle stesse armi si trasformino in uno strumento che ci potrebbe portare al baratro della distruzione termonucleare”.
Accipicchia, e chi è che parla come Adenauer? Sicuro un vero pacifista, europeista e amante della Costituzione italiana: Zingaretti? Bonaccini? Nardella? Picierno?
Sarebbe ben strano: hanno appena votato sì, con capziosi distinguo da neurodeliri, alla risoluzione per permettere all’Ucraina di usare le nostre armi in Russia (hanno votato no solo Lega, M5S, Avs; nel Pd si sono astenuti Strada e Tarquino).
Ebbene, a parlare è stato Vannacci.
Eh, lo sappiamo. Si chiama dissonanza cognitiva, ed è quella tensione psicologica provocata dalla contraddizione sorta tra le nuove informazioni e le vecchie credenze, un fenomeno che si genera solo nelle menti inclini alla riflessione (quelle refrattarie manco avvertono la contraddizione, o la liquidano dicendo che Vannacci è putiniano, mentre gli altri, gli atlantisti pro-guerra, non possono esser detti guerrafondai e servi degli Usa perché sono buoni a prescindere).
Vannacci ha aggiunto: “L’Alto rappresentante Borrell vola in Medio Oriente per chiedere un cessate il fuoco a Gaza: da una parte chiede la pace senza condizioni, dall’altra ci promette guerra, missili, granate e droni. E critica Orbán, unico rappresentante europeo che cerca una soluzione negoziale”.
Purtroppo è così: mentre gli americani, i pacieri del mondo che hanno portato ovunque morte e distruzione, avanzano insieme agli zombie colonizzati d’Europa nella danza macabra che ci sta portando in guerra con la Russia, è solo Orbán col suo portavoce a denunciare “la politica bellicista sbagliata, irresponsabile e pericolosa dell’élite occidentale che sta distruggendo l’Europa”; è Trump a lanciare l’allarme su un’imminente Terza guerra mondiale (mentre la Harris su questo, come su tutto il resto, è assai spensierata); è Salvini (!) a mettere in guardia sui rischi dell’uso delle nostre armi in Russia.
Per dire come siamo ridotti.
Invece di dire ottusamente che quelli lavorano per Putin, bisognerebbe forse notare che se i sovranisti, razzisti, omofobi etc. si sono accorti che stiamo andando verso la fine del mondo, mentre per i “democratici” va tutto benone, il problema sono i “democratici”. Ovviamente i pacifisti non possono votare o augurarsi che vincano i cattivi, pena la scomunica e l’esclusione dal consesso dei democratici; devono continuare a votare la Picierno e ad adorare il santino della Von der Leyen, presidente della Commissione europea, che con la sua cotonatura contundente sponsorizza modernissimi bunker anti-aerei finlandesi e gira agghiaccianti video bellicisti in cui promette di “potenziare (“turbo-change”,ndr) la nostra capacità industriale di difesa”, cosa che peraltro noi stiamo docilmente facendo, impegnandoci con la Nato per portare al 2% le spese in armamenti e dirottando fondi del Pnrr sulla produzione di armi facendo rientrare la spesa sotto la voce-fregatura “resilienza”. I pacifisti si astengano dal votare, restino a casa a costruire rifugi anti-atomici, cosa che tutto sommato ai Buoni va anche bene.
LA FAVOLOSA MACCHINA DI ANTICITERA.
mercoledì 25 settembre 2024
Runit Dome: un sarcofago di cemento che riversa rifiuti radioattivi nell'Oceano Pacifico. - Hasan Jasim
Il Runit Dome, noto anche come "bara nucleare", è un sarcofago di cemento situato sull'isola di Runit nelle isole Marshall. Contiene 73.000 metri cubi di detriti radioattivi provenienti da 68 detonazioni nucleari e resti di guerra biologica lasciati dal governo degli Stati Uniti tra il 1946 e il 1958. Il Runit Dome è stato costruito nel 1980 come mezzo per contenere il materiale pericoloso e proteggere la popolazione locale da un'ulteriore esposizione.
Tuttavia, recenti resoconti hanno indicato che il Runit Dome sta perdendo, ponendo un rischio significativo per l'ambiente e le comunità locali. L'Oceano Pacifico è inquinato dai rifiuti radioattivi provenienti dal Dome, il che ha suscitato preoccupazione nella comunità globale.
Nonostante queste preoccupazioni, l'esperto di radioattività marina Ken Buesseler del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) afferma che la perdita non è una novità. "Sappiamo da anni che la cupola perde", ha affermato. "Quando eravamo lì per fare il lavoro sul campo nel 2015, abbiamo campionato le falde acquifere e abbiamo potuto vedere che c'era uno scambio tra l'acqua della laguna e il materiale sotto la cupola. Ma era chiaro che solo una piccola quantità di radioattività stava effettivamente fuoriuscendo nella laguna".
Il Runit Dome è un duro promemoria dell'impatto devastante che i test sulle armi nucleari hanno avuto sull'ambiente e sulle comunità locali. Le Isole Marshall, che sono state utilizzate come campo di prova per le armi nucleari statunitensi, hanno subito numerose conseguenze sulla salute e sull'ambiente a seguito dei test. La perdita dal Runit Dome non fa che aumentare queste conseguenze e sottolinea la continua responsabilità dei governi nel ripulire i danni causati dai test nucleari.
È importante che la comunità internazionale agisca per affrontare i rischi posti dal Runit Dome e prevenire ulteriori danni ambientali. Organizzazioni come le Nazioni Unite e il WHOI hanno sostenuto una soluzione a questo problema ed è fondamentale che i governi si assumano la responsabilità delle loro azioni passate e lavorino per un futuro sicuro e sostenibile.
cetta
Esistono oltre 6 miliardi di pianeti come la Terra nella nostra galassia, l’annuncio degli scienziati.
Rappresentazione artistica di esopianeti. Credit NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC-Caltech) |
Uno studio calcola in più di 6 miliardi di pianeti simili alla nostra Terra presenti nella sola Via Lattea, la nostra galassia: i dettagli.
Possono esistere fino a un pianeta simile alla Terra per ogni cinque stelle simili al Sole nella Via Lattea, secondo le stime del 2020 degli astronomi dell’Università della Columbia Britannica che utilizzano i dati della missione Kepler della NASA (missione terminata). Per essere considerato simile alla Terra, un pianeta deve essere roccioso con un diametro simile a quello terrestre e in orbita attorno a stelle come il Sole (tipo G). Inoltre gli esopianeti devono orbitare nelle zone abitabili delle proprie stelle, la giusta distanza affinché ci sia una temperatura atta a poter “ospitare” acqua liquida, e potenzialmente vita, sulla sua superficie.
Un numero enorme di pianeti extrasolari.
Le stime precedenti della frequenza dei pianeti simili alla Terra andavano da circa 0,02 pianeti potenzialmente abitabili (per stella simile al Sole) ad uno. In genere, i pianeti come la Terra sono più difficili da individuare rispetto agli altri tipi, poiché sono piccoli e orbitano lontani dalle loro stelle. Ciò significa che un catalogo planetario rappresenta solo un piccolo sottoinsieme dei pianeti che sono effettivamente in orbita attorno alle stelle. Gli scienziati hanno usato una tecnica nota come “modellazione in avanti” per superare questi limiti.
Il radius gap.
La ricerca ha anche fatto luce su una delle questioni più importanti della scienza degli esopianeti: il “radius gap” dei pianeti. Il divario di raggio dimostra che non è comune per i pianeti, con periodi orbitali inferiori a 100 giorni, avere una dimensione compresa tra 1,5 e 2 volte quella della Terra. I ricercatori hanno scoperto che il divario del raggio esiste in un intervallo molto più ristretto di periodi orbitali di quanto si pensasse in precedenza. La ricerca continua!