domenica 30 dicembre 2018

Tony Esposito - Kalimba De Luna 1984 (HQ)



Il più grande sistema di pulizia degli oceani ha finalmente preso il largo: dimezzerà l’inquinamento marino in soli 5 anni.

L’enorme isola di plastica che si è accumulata nell’Oceano Pacifico, frutto dei rifiuti plastici di oltre 60 anni, sembra avere le ore contate. Il progetto dell’organizzazione no-profit olandese Ocean Cleanup sta finalmente prendendo il largo per segnare un momento storico nella lotta all’inquinamento ambientale. Le proiezioni dei dati di raccolta dei rifiuti sono stupefacenti e lasciano ben sperare gli addetti ai lavori e il mondo intero…



Il Pacific Trash Vortex, conosciuta anche come Grande Chiazza di Immondizia nel Pacifico(Great Pacific Garbage Patch), è un’enorme accumulo di spazzatura (in particolare plastica) che si trova nell’Oceano Pacifico. Questo fenomeno è talmente grande da essere considerato uno stato grande due volte il Texas contenente 1,8 trilioni di pezzi di detriti. Per anni si è pensato che non potessero esserci soluzioni a questo problema, perlomeno fino ad oggi.
Avevamo già parlato del progetto Ocean Cleanup di un’organizzazione no-profit olandese, che ha studiato e messo in azione il primo sistema di pulizia guidato degli oceani al mondo. È stato da poco messo in funzione nella baia di San Francisco, con tanto di diretta streaming mondiale, il System 001, il primo sistema di pulizia degli oceani al mondo.
Si tratta di una struttura tubolare lunga 600 metri a forma di U, costituito da una barriera galleggiante e una fascia di tessuto che trattiene i rifiuti alta 3 metri, posizionata al di sotto dei galleggianti. È stata progettata in modo da essere trasportata dal vento e dalle onde del mare per tutto il suo tragitto autonomo, alla ricerca dei componenti inquinanti presenti nell’oceano.
Come si può leggere sul sito dell’organizzazione, questa struttura si comporta come un gigantesco Pac Man: muovendosi più velocemente della plastica spinge i rifiuti al centro della barriera galleggiante. L’enorme struttura sta raggiungendo il punto in cui inizierà una sperimentazione finale della durata di due settimane a 240 miglia al largo della costa.
Finito questo periodo e raccolti i dati necessari, sarà pronta per viaggiare verso il Garbage Patch, dove inizierà il lavoro per cui è stato progettato. Il System 001 è al momento trainato da un rimorchiatore di un’azienda partner del progetto Ocean Cleanup, e inizierà a raccogliere i primi detriti dell’enorme isola di plastica entro 6 mesi. I rifiuti raccolti verranno riciclati dalla stessa organizzazione e saranno venduti in prodotti che finanzieranno il progetto e le future piattaforme.
Durante il viaggio il System 001 sarà tenuto d’occhio per diverse settimane dal Maersk Launcher, la nave rimorchio, che svolgerà la duplice funzione di  raccolta dei dati utili progetti futuri, oltre che fungere da piattaforma di osservazione.
L’obiettivo dichiarato di Ocean Cleanup è quello di ridurre drasticamente l’inquinamento marino causato dalla plastica nei prossimi anni. Il raggiungimento è legato all’aumento della flotta, dove è prevista un’espansione di circa 60 sistemi per dimezzare le dimensioni del Garbage Patch in circa 5 anni. Entro il 2040 l’obiettivo è quello di ridurre del 90% la plastica presente in tutti i nostri oceani.
Attendiamo con ansia che il System 001 raggiunga il luogo previsto per la raccolta dei rifiuti, questo momento segnerà una svolta epocale nella lotta all’inquinamento marino!

Eclissi e allineamenti planetari eccezionali: ecco i 5 eventi astronomici da non perdere nel 2019. - Beatrice Raso

Eventi astronomia 2019

Il 2019 porterà diversi eventi astronomici degni di nota che incanteranno molti degli appassionati e non sulla Terra: ecco i 5 da non perdere assolutamente. 

Il 2019 porterà diversi eventi astronomici degni di nota che saranno visibili per molte persone sulla Terra, incluso un allineamento celeste che non si verificherà di nuovo fino agli anni del 2030. Oltre ai grandi eventi, il 2019 porterà anche 3 Super-Lune, una Luna Blu, molteplici sciami meteorici e decine di lanci di razzi da Cape Canaveral, in Florida. Ecco allora in ordine cronologico i 5 migliori eventi astronomici del 2019 da segnare sul calendario.

1. 20-21 gennaio: eclissi della Super Luna di sangue.


L’evento astronomico più atteso dell’anno avverrà a metà gennaio, quando la luna si tingerà di rosso durante un’eclissi lunare totale. Questa sarà l’unica eclissi lunare totale dell’anno e sarà visibile nei cieli di Nord e Sud America e parti dell’Europa e dell’Africa nella notte del 20 gennaio fino alle prime ore del giorno seguente. Quando la luna passerà attraverso l’ombra della Terra, acquisirà gradualmente un colore arancione-rossastro, che le ha fatto guadagnare nei secoli il nome di “Luna di sangue”. L’intera eclissi, incluse le fasi parziali, durerà circa 5 ore. La fase totale, quella in cui la luna apparirà rossa, durerà invece poco più di un’ora. Sarà l’ultima eclissi lunare totale visibile fino al 26 maggio del 2021.

2. 6-7 maggio: la cometa di Halley e lo sciame meteorico delle Eta Aquaridi.


Uno degli sciami meteorici più belli del 2019 dovrebbe raggiungere il picco in primavera, con le Eta Aquaridi ad incantare gli osservatori di tutto il mondo. “Ogni primavera, quando la Terra attraversa la scia di detriti della cometa di Halley, i frammenti cosmici bruciano nell’atmosfera e producono lo sciame meteorico annuale delle Eta Aquaridi”, spiega la NASA. Questo sciame meteorico farà risplendere i cieli dell’emisfero sud con la possibilità di 60 meteore all’ora, ma gli osservatori del nostro emisfero potranno vedere fino a 30 meteore all’ora durante il picco.

Mentre altri sciami meteorici, come le Geminidi nel mese di dicembre, portano molte più meteore all’ora, le Eta Aquaridi saranno uno dei pochi sciami meteorici dell’anno a verificarsi durante una luna piena. È possibile osservare meglio gli sciami meteorici durante una luna nuova a causa del poco inquinamento luminoso naturale. Questo facilita la vista anche delle meteore più deboli che non potrebbero essere osservate durante una luminosa luna piena. “Le meteore delle Eta Aquaridi sono note per la loro velocità. Queste meteore sono veloci, viaggiando a circa 66km/s nell’atmosfera terrestre. Le meteore veloci possono lasciare scie luminose (pezzi incandescenti di detriti sulla scia della meteora) che durano da diversi secondi a minuti”, spiega la NASA.

3. 2 luglio: eclissi solare totale nei cieli del Sud America.


La prima eclissi solare totale dalla Grande Eclissi Americana del 2017 si verificherà nel mese di luglio, trasformando il giorno in notte in parte del Sud America. La maggior parte dell’eclissi avverrà sulle acque inabitate dell’Oceano Pacifico, tuttavia sarà visibile anche su parti di Cile e Argentina. In questa piccola area, chiamata fascia di totalità, la luna bloccherà completamente il sole. Il resto del Sud America potrà aspettarsi un’eclissi parziale di sole. La prossima eclissi solare totale non si verificherà fino al 14 dicembre del 2020, quando sarà visibile anche in parti di Cile e Argentina.

4. 12-13 agosto: le Perseidi incanteranno nelle notti d’estate.

Ogni anno, gli appassionati di osservazioni celesti segnano sul loro calendario lo sciame meteorico delle Perseidi, che quest’anno raggiungerà il picco nella notte del 12 agosto fino alle prime ore del mattino del giorno successivo. “Lo sciame meteorico delle Perseidi è spesso considerato uno degli sciami meteorici più belli dell’anno a causa dei suoi alti tassi e delle temperature estive piacevoli”, fa sapere la NASA. Quest’anno la luna piena, però, interferirà con lo spettacolo. Tuttavia, queste meteore solitamente sono più luminose delle meteore di altri sciami meteorici. Questo significa che anche con la luce di una luna quasi piena, gli osservatori potrebbero ancora vedere numerose stelle cadenti. E come spiega la NASA, “non c’è bisogno di nessuna attrezzatura speciale per vedere le Perseidi: solo i vostri occhi”, facendo notare che l’uso di telescopi o binocoli è sconsigliato a causa della rapidità del fenomeno che rende più facile l’osservazione ad occhio nudo.

5. 11 novembre: Mercurio passa davanti al sole.


Ma l’evento astronomico più eccezionale dell’anno, il 2019 lo riserva verso la fine: l’11 novembre avverrà un raro allineamento planetario che sarà visibile su gran parte del pianeta, ma solo per coloro che saranno dotati della giusta attrezzatura. Tipicamente Mercurio è un pianeta difficile da trovare nel cielo a causa della sua vicinanza al sole, ma a novembre passerà direttamente tra la Terra e il sole, apparendo come un piccolo punto nero sulla superficie della nostra stella madre. Questo evento, noto come transito, non si verifica spesso. Il transito più recente di Mercurio si è verificato il 9 maggio del 2016 e non si verificherà di nuovo fino al 13 novembre del 2032.

È estremamente importante l’utilizzo di un filtro solare per guardare verso il sole e avere la possibilità di osservare l’evento, poiché guardare verso il sole senza le giuste protezioni può causare danni permanenti alla vista. Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere alla Grande Eclissi Americana del 2017 e conservi ancora gli occhiali con i filtri solari utilizzati in quell’occasione, potrà servirsene ancora per questo raro evento, ma solo nel caso in cui non siano stati danneggiati. “Se i filtri non sono stati graffiati, forati o strappati, potrete riutilizzarli all’infinito”, aggiunge la NASA. Chiunque non sia dotato di occhiali con filtri solari può ordinarli online con settimane o mesi di anticipo, poiché l’acquisto potrebbe essere più difficile nell’imminenza dell’evento.
Pronti per un 2019 scoppiettante dal punto di vista astronomico?

Ritrovata tomba egizia intatta: nessuno ci entra da oltre 4.400 anni.


Un team di archeologi ha scoperto il sepolcro nel sito di Saqqara, un luogo unico ricco di reperti dell’antico Egitto.


In Egitto il Ministro del Supremo Consiglio delle AntichitàKhaled el-Enany, ha annunciato un ritrovamento eccezionale: nel sito di Saqqara, dove da tempo si sta lavorando, un team di archeologi ha ritrovato una tomba antichissima rimasta praticamente intatta. Nessuno vi entra da 4.400 anni ed è anche questo che rende il ritrovamento unico e importantissimo ai fini dello studio dell’antica civiltà egizia.
Gli stessi archeologi non riuscivano a credere ai loro occhi quando hanno scoperto la tomba: nonostante sia antichissima, infatti, è conservata benissimo e contiene dei veri e propri tesori storici e artistici. Secondo le prime notizie del ritrovamento, il sepolcro conterrebbe circa 45 statue scolpite nella roccia, per questo motivo gli studiosi pensano si tratti della tomba di un alto funzionario e della sua famiglia. È stato ipotizzato che potrebbe appartenere al sacerdote Wahtye, risalente a un periodo datato più o meno tra il 2500 e il 2300 a.C., dunque, appunto, circa 4.400 anni fa.
Le statue dovrebbero raffigurare uomini o divinità, considerando che alcune sono a grandezza naturale, mentre altre sono alte circa 1 metro. Nei geroglifici dipinti sulle pareti e ancora perfettamente visibili viene spesso nominata “Merit Meen”, che significa “l’amante del dio Min” e si presume possa essere la madre di Wahtye; in un altro punto, invece, si legge “Nin Winit Ptah”, che significa “il grandissimo dio Ptah”, una divinità associata a Memphis, l’antica capitale egizia che si trovava proprio nei pressi di Saqqara.
Quello della tomba di Saqqara è dunque il secondo grande ritrovamento di quest’anno, dopo quello delle 8 mummie intatte, ritrovate a novembre nella zona sud orientale della piramide del re Amenemhat II, nella necropoli di Dahshur.

Aree contaminate: in Italia 6 milioni di persone a rischio. - Milena Gabanelli

sabato 29 dicembre 2018

IL FILO DI MARIANNA - Marco Travaglio

Risultati immagini per il filo di marianna


Un tempo, per capire che aria tirava, bastava pedinare Clemente Mastella: se mollava un governo, era chiaro che la crisi era questione di giorni; se scaricava un alleato per sposarne un altro, era inutile aspettare le elezioni perché lo sconfitto e il vincitore erano già decisi. Ora che Clemente nostro s’è ritirato (provvisoriamente, s’intende) nel Sannio natìo, bisogna seguire il filo di Marianna. Nel senso di Madia. Grazie a un fiuto sconosciuto ai rabdomanti, ai cani da trifola e persino ai vecchi democristiani, la ragazza riesce sempre a stare dove tira il vento, e con largo anticipo. Ora, per dire, sostiene Nicola Zingaretti alle primarie del Pd. Che a questo punto sono inutili, tanto si sa già chi vince. I guai, per Zingaretti, cominceranno il giorno dopo: come farà a superare il renzismo con un partito pieno di ex renziani? Auguri. 
Classe 1980, romana, nipote di un avvocato missino e figlia di un giornalista-attore-consigliere comunale veltroniano, liceo francese Chateaubriand, poi Scienze politiche alla Sapienza, poi dottorato di ricerca all’Imt di Lucca con una tesi un po’ copiata, già fidanzata di Giulio Napolitano, collaboratrice di Minoli a Rai2, moglie del produttore Mario Gianani, la Madia si accosta alla politica prim’ancora di laurearsi.
Un giorno segue una conferenza di Enrico Letta, ne rimane (non si sa come) rapita, glielo va a dire e quello la fa entrare in Arel, la fondazione che ha ereditato da Andreatta. Nel 2008, a 27 anni, grazie all’amico Veltroni è addirittura capolista del Pd nel Lazio. Ed entra a Montecitorio con queste storiche parole: “Porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Siede nello scranno accanto a D’Alema, che se la porta nella redazione di Italianieuropei. Radio Luiss le domanda chi sia il suo politico preferito, e lei: “L’intelligenza politica di D’Alema è già Storia”. Poi Max tramonta e la giovine deputata si schiera con Monti. Alle primarie del Pd, fa campagna per Bersani contro Renzi: “Voto Pier Luigi, è il miglior premier che l’Italia possa avere. Solo lui ha statura da presidente del Consiglio”. Così viene rieletta deputata, solo che poi il premier lo fa Letta. Ma lei non deve nemmeno spostarsi: era già lettiana da piccola. Segue una breve fuitina con Civati. Quando Renzi diventa segretario, lei è già renziana. E lui, non avendo la statura, la promuove subito responsabile del Pd per il lavoro. Per impratichirsi su quella strana materia, la Marianna incontra il ministro Zanonato e attacca a illustrargli le sue strategie contro la disoccupazione giovanile (peraltro mai conosciuta in vita sua).
Con un filo d’imbarazzo, il titolare dello Sviluppo economico la blocca e le fa presente che ha sbagliato ministro: quello del Lavoro si chiama Giovannini. Lei: “Ma scusa, non sei tu che ti occupi di lavoro?”. Lui la prende sottobraccio con fare paterno e le indica il ministero del Lavoro dall’altra parte della strada: “Marianna, hai sbagliato indirizzo”. Siccome il talento va premiato, Renzi diventa premier e la fa ministra della PA e della Semplificazione. Lei dichiara: “Sono molto contenta, anche se non ho avuto ancora il tempo di rendermene conto. L’ho saputo mentre guardavo in tv Peppa Pig”. Da allora del renzismo difende tutto, anche l’indifendibile (“C’è un’attenzione morbosa verso noi ministre – me e Maria Elena Boschi – che non c’è verso gli uomini: è sessismo latente”). E non si perde una Leopolda, dove proibisce severamente ai giornalisti di intervistarla (“Non rispondo alle vostre domande perché questo, secondo me, non è giornalismo di rinnovamento”). In vista del referendum, vaticina: “La nostra riforma costituzionale finirà nei libri di storia”. Invece finisce nel cestino. Però è anche molto sincera: in tv confida che al ministero “i miei funzionari ridono sempre” (e nessuno stenta a crederlo). Intanto è arrivato Gentiloni e Marianna – ci credereste? – è già gentiloniana: infatti rimane ministra. Paolo però dura poco e non corre per la segreteria.
Lei, per non saper né leggere né scrivere, in aprile appoggia il reggente Martina sull’apertura a Di Maio per il governo col M5S: “Piena condivisione delle parole di Maurizio”. Che ora è candidato alle primarie, ma senza speranze, anche perché la Madia è già migrata armi e bagagli con Zingaretti. E ben prima che arrivasse l’onda di piena degli ex renziani come Gentiloni, Franceschini, De Vincenti, Bressa, Bianco e Fassino (che è un po’ la mascotte portafortuna) e soprattutto delle ex renziane Quartapelle, Pinotti, Di Giorgi, Bonaccorsi, Gualmini, Sereni e Puglisi. I trasvolatori last minute, infatti, son tutti lì ad arrampicarsi sugli specchi per giustificarsi: “Ho creduto nel giovane Matteo, non so se è cambiato lui, certo è cambiato lo scenario attorno a lui e non se n’è accorto” (Di Giorgi), “La categoria dei renziani mi sembra un po’ superata, purtroppo si sono inseguite riforme liberali o istituzionali, non sociali e la gente ci ha punito” (Quartapelle, detta ora Quintapelle), “Matteo non ha saputo fare squadra” (Puglisi), “In Toscana i renziani non esistono più, la storia ha voltato pagina. Personalmente non rinnego nulla delle cose positive che abbiamo fatto, ma ora è evidente che c’è una sola figura in grado di intraprendere un cammino riformista, con un partito più inclusivo e una maggior discontinuità col passato: Zingaretti” (Federico Gelli, ex compagno di scout di Matteo, ex deputato toscano). La Marianna no, non si giustifica, anzi non parla proprio: che c’è di strano se una che in 10 anni è riuscita a essere veltroniana, dalemiana, montiana, bersaniana, lettiana, civatiana, renziana, gentiloniana, ora è zingarettiana? Diceva Totò: “Quando vedo un buco, io entro”. Il bello è che la fanno 
ancora entrare.


“IL FILO DI MARIANNA”, di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 28 dicembre 2018.

"Ci date dei 'bamboccioni' ma non sapete nulla di noi: ecco come viviamo noi, giovani italiani all'estero". - Ilaria Betti



Intervista a Carlotta Ballarini, 28 anni, pesarese da quattro anni in Germania, che su Facebook ha scritto un duro post: "La gente non sa niente di noi".


"A tutti quei politici e non che si sono permessi di dare a noi ragazzi italiani dei 'bamboccioni' o a quelli che si sono permessi di dire che quei ragazzi che vanno all'estero non sono da considerare italiani, ecco, a voi mostro questa foto". Inizia così il post che Carlotta Ballarini, 28 anni, di Pesaro ma da quattro anni in Germania per svolgere la professione di infermiera, ha scritto su Facebook. Il suo è un attacco a chi giudica superficialmente i giovani all'estero, a chi non conosce nulla delle loro difficoltà, della gavetta che sono costretti a fare. A chi spesso ignora i risultati di quella fatica: "All'estero c'è una cosa che si chiama meritocrazia e adesso sono con la mia amica Fanny e facciamo la notte in Cardiologia con 36 pazienti e un posto a stipendio fisso e contratto indeterminato, naturalmente", si legge sotto la foto delle due.
"Voi che siete così grandi lo sapete cosa vuol dire essere lontani dalla propria famiglia? Dalla propria casa? Dagli amici? Imparare una lingua da zero? - recita ancora il post -. Lo sapete cosa si prova quando i genitori ti chiamano su Skype per comunicarti tutto quello che succede, e tu non puoi toccarli? Lo sapete che anche i lutti si comunicano via Skype? Lo sapete che noi bamboccioni, choosy, figli di papà dobbiamo avere sempre un deposito di soldi per le emergenze, perché beh, se succede qualcosa devi essere pronto a prendere il primo volo che c'è? Non sapete niente voi, perché siete ignoranti e non sapete niente di come si vive lottando". Perché di lotta si tratta - ha confermato Carlotta ad HuffPost.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo post?
"Sono a Berlino da quattro anni e vedere tutto quello che succede in Italia è avvilente. Molti miei amici fanno lavori stagionali, sono ancora in attesa di un contratto o di un lavoro e questo mi fa rabbia. Io sono andata via in cerca di un futuro migliore: se avessi potuto, sarei rimasta volentieri nel mio Paese, anche perché i primi mesi qui sono stati di pianti. Spesso si sottovaluta quanto sia dura la scelta di andare all'estero: ecco perché ho scritto il post".
Perché hai scelto di lasciare l'Italia?
"Sono partita a 24 anni, senza prospettive, con un biglietto di sola andata. Mi ero laureata in infermieristica da due anni: ho aspettato, quindi, prima di partire, ho mandato curriculum, ho fatto concorsi, ho fatto anche quattro lavori insieme prima di arrivare a prendere quella decisione. Vivevo ancora con i miei genitori, non volevo gravare su di loro, così la mia scelta è stata quasi obbligata: ho passato tre mesi con il biglietto aereo in mano e posso assicurare che sono stati mesi pesanti. Si è costretti a salutare la propria famiglia, senza sapere quando la si vedrà di nuovo: io sono tornata la prima volta dopo otto mesi".
Qual è il tuo primo ricordo a Berlino?
"Il primo ricordo è quello di me in un ostello. Il primo mese che ho passato a Berlino l'ho trascorso lì: facevo le pulizie, pulivo le camere, mi sono presa anche le pulci. Non avevo mai studiato tedesco, non capivo quasi nulla, ma mi sono rimboccata le maniche: lavoravo e facevo quattro ore di scuola di lingua al giorno. Sono andata avanti così per tutto il primo anno finché ho raggiunto il livello B1. Poi ho trovato un altro impiego in una casa di riposo, come aiuto infermiera. Dal momento che per avere il riconoscimento della laurea serviva il livello B2, ho continuato a studiare: appena raggiunta la certificazione di lingua, sono stata assunta in un ospedale vero e proprio, prima in gastroenterologia, poi in cardiologia".
Sei soddisfatta della tua posizione lavorativa ora?
"Ora ho un contratto a tempo indeterminato. Ma, a dir la verità, anche quando lavoravo in ostello avevo un contratto del genere: prendevo 990 euro al mese per lavorare quattro giorni. Qui funziona così: la vita che conduci e lo stipendio che ricevi sono equiparati. E se non lo sono - se, ad esempio, hai figli o ti servono soldi - puoi chiedere aiuti sociali. In Italia, invece, ci sono delle situazioni famigliari davvero pesanti: basti pensare ad alcuni anziani, che sono costretti a sopravvivere con 400 euro al mese".
Ti manca l'Italia?
"Mi è sempre mancata e mi manca tutti i giorni. Mi manca la mia famiglia, mi manca il cibo, mi manca la mia lingua".
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere?
"Voglio ribadire che tante delle cose che sono state dette sui ragazzi all'estero non sono vere: la scelta di lasciare la propria famiglia è una scelta estrema. Tutti noi abbiamo lasciato il nostro cuore in Italia, insieme ai nostri genitori, ai nostri fratelli e sentirci dare dei bamboccioni, dei buoni a nulla fa male. Tutto quello che ho ora me lo sono sudato: i miei genitori mi hanno supportata sempre, ma la mia situazione economica me la sono gestita da sola. Mi piacerebbe che la mia storia fosse d'incoraggiamento a tutti quei giovani che desiderano costruirsi un futuro solido, in Italia o altrove: vorrei dire loro che con un po' di coraggio e tanta forza di volontà tutto è possibile".

Il genio di Daniela Ducato che crea il futuro usando gli scarti. - Riccardo Bruno


Daniela Ducato, 58 anni, con il suo cane Pegaso

L’imprenditrice sarda per «Fortune» è la donna più innovativa d’Italia. Ha iniziato usando i resti della lana per assorbire il petrolio finito in mare. «Bisogna fare rete e non arrendersi».

Questa storia inizia con i capperi e il mare. 

«La professoressa di scienze al liceo, si chiamava Giuseppina Primavera, ci portava a vedere le piante che crescevano sui muri di Cagliari e che quasi nessuno notava. E ci invitava a guardare il mare davanti, come se fossimo noi stessi dei vegetali». Botanica e poesia, rigore e passione hanno guidato tutta la vita di Daniela Ducato, 58 anni, sarda, premiata due sere fa come l’imprenditrice più influente d’Italia (assieme alla milanese Riccarda Zezza) nella prima edizione nazionale del prestigioso riconoscimento della rivista Fortune alle donne in grado di cambiare il mondo. E lei, ritirando il premio, ci ha tenuto a ringraziare la vecchia prof e le due nipotine, Olympia e Sara, perché «ogni giorno cerco di guardare con i loro occhi».

Eccedenze Passato e futuro, nuovi progetti sulle spalle della tradizione. È sempre stato così per Daniela Ducato. Ha iniziato con la lana di pecora, quella a pelo corto, uno scarto di lavorazione, un rifiuto difficile da smaltire, e l’ha trasformata in un isolante termico per l’edilizia, ma anche in una straordinaria «spugna» per assorbire il petrolio nel mare.

Dopo la lana, il sughero, e poi la canapa, e ancora le vinacce o le bucce di pomodoro. «Cento sostanze da buttare diventate 120 biomateriali da impiegare in tanti settori». Non le piace chiamarli scarti. «Semmai scarti preziosi, ma preferisco eccedenze, dà il senso dell’abbondanza, di un dono. Cerco di trovare una funzione a ogni cosa». La sua forza è nel mettere assieme idee e energie. «Coordino persone, faccio incontrare imprese e ricerca. Bisogna fare squadra, incoraggiarsi a vicenda come una famiglia. Solo da questo scambio può nascere qualcosa di buono. Va condiviso tutto, anche i fallimenti, perché l’errore può essere il punto di partenza perché altri trovino la soluzione corretta».

Prodotti ecologici Ultimamente si è concentrata sul packaging. «Per le merci che devono essere sempre refrigerate abbiamo creato film sottili termici realizzati con la canapa. No acqua, no petrolio, no guerra, diciamo noi». E si è dedicata all’interior design. «L’inquinamento interno è quattro volte maggiore di quello esterno». Gira sempre con un rivelatore di sostanze dannose. «Anche l’altra sera a Roma ho testato l’albergo. È importante scegliere materiali non solo sani ma anche esteticamente gradevoli, unire la salute alla bellezza. È straordinario entrare in un ufficio dove sembra di respirare l’aria di un bosco». La sua azienda, la Edizero Architecture for Peace, inserita nel 2016 al Forum mondiale dell’Economia tra le dieci eccellenze nel campo delle biotecnologie, ha sede a Guspini, sud ovest della Sardegna, Medio Campidano, considerata l’area più povera d’Italia. «E accanto c’è il Sulcis, che è la penultima. Nella zona industriale si sono dimenticati di fare le infrastrutture, le stiamo costruendo a nostre spese. La vera povertà è l’incapacità delle istituzioni di ascoltare il territorio, l’assistenzialismo, lo spreco di risorse, la svalutazione dell’esistente. Innovare significa proprio questo, non rassegnarsi, dare valore a tutto quello che c’è. È l’unica forma di sopravvivenza, altrimenti non resta che emigrare».

Prospettive Daniela Ducato, «campionessa mondiale di innovazione, orgoglio della nostra Italia migliore» come la definì il Presidente Mattarella quando tre anni fa la nominò cavaliere della Repubblica, non è tipo che si culla sui successi. «Nel 2019 prenderò nuove strade. Mi occuperò di alta formazione nella progettazione con le Università di Cagliari e Sassari. E mi dedicherò a produzioni differenti nel settore del cibo. Ammetto che da un lato sono preoccupata, ma dall’altro so che è giusto cambiare. È sempre utile mutare prospettiva, modo di vedere le cose». Come ammirare il mare immaginando di essere una pianta di capperi.



Dna e proteine, la prova scientifica dell’esistenza di Dio. - Fabio Manenti

Dna e proteine, la prova scientifica dell’esistenza di Dio

Finché saranno gli uomini a proclamare i santi, Dio avrà la “D” tra parentesi e un “io” scritto in grande. L’uomo che si incarna nello spirito anziché il contrario. Eppure, nell’infinitesimale vastità del tutto, polvere atomica e galassie colossali, esiste un’energia ininterrotta, pervadente e razionale. Straordinariamente razionale. La avvertiamo perché ne siamo parte e la ignoriamo per la stessa ragione.
Bill Bryson è un giornalista statunitense, autore di un libro – tra gli altri – meraviglioso: Breve storia di (quasi) tutto. È un reportage dell’universo, un romanzo ironico e coinvolgente che racconta la scienza con esempi concreti e straordinariamente comprensibili. Quando parla di proteine, racchiude in meno di una pagina la prova di quell’energia metodica che i popoli chiamano Dio, ciascuno col proprio nome: “Noi abbiamo bisogno di moltissime proteine, ognuna delle quali è un piccolo miracolo. Stando alle leggi della probabilità, le proteine non dovrebbero nemmeno esistere. Per crearne una, gli amminoacidi devono essere assemblati in un ordine particolare. Per ottenere il collagene, una comunissima proteina, bisogna disporre ben 1055 amminoacidi nella sequenza corretta.
La probabilità che una molecola di collagene si autoassembli spontaneamente sono, in tutta franchezza, nulle. Per renderci conto di quanto questo sia improbabile, immaginiamo una normalissima slot machine come quelle di Las Vegas e aumentiamone le dimensioni portandole a 27 metri, in modo che possa accogliere 1055 ruote (anziché le solite tre) ognuna delle quali contenente 20 simboli (uno per ogni comune amminoacido). Quante volte dovremmo tirare la leva prima che tutti i 1055 simboli si presentino nella sequenza giusta? In pratica, per tutta l’eternità. Anche riducendo il numero di ruote da 1055 a 200 (che è il numero di amminoacidi più comune per una proteina) la probabilità che si sistemino nell’ordine corretto è una su 10 elevato a 260 (ossia 1 seguito da 260 zeri). Un numero di per sé più elevato di tutti gli atomi contenuti nell’universo. Il fatto che anche una sola proteina possa essere sintetizzata grazie a eventi casuali sembrerebbe dunque una circostanza spaventosamente improbabile”.

Bryson parla di “piccolo” miracolo probabilmente solo per una questione di dimensioni. Perché questo evento, tanto inverosimile quanto reale, è solo il primo di quell’incredibile fatalità che è la vita. Il secondo sta nel fatto che la nostra esistenza non si accontenta di una sola proteina “ma di centinaia di migliaia, forse un milione, ciascuna delle quali diversa dalle altre”. Un milione di enormi slot machine tutte, “casualmente”, con la corretta sequenza.
Il terzo è che l’eccezionalità di una proteina è sia nella concatenazione dei suoi amminoacidi sia nell’esatta forma che questa sequenza deve assumere, evento altrettanto spontaneamente assurdo. Il quarto – ebbene sì, ce n’è anche un quarto – arrovellerebbe filosofi e semplici avicoltori, appassionati dell’ancestrale quesito di quale, tra la gallina e l’uovo, abbia per primo fatto la sua comparsa: le proteine non devono avere solo forma e sequenza assolute ma devono anche potersi riprodurre. Operazione che si realizza con perfetta efficacia attraverso il Dna. Siamo quindi a una situazione paradossale: “Le proteine – scrive Bryson – non possono esistere senza Dna, e il Dna non serve a niente senza di esse. Dobbiamo quindi pensare che siano comparsi sulla Terra contemporaneamente, con lo scopo di sostenersi a vicenda? Tutto questo per logica non dovrebbe succedere; eppure, in un modo o nell’altro, in natura succede eccome”.

Io non sono né scienziato né prete. E non so che forma abbia Dio, il senso ultimo della sua esistenza, se abbia sembianze d’uomo o di donna, se sia buono o vendicativo, padre avvinto all’esistenza dei figli o inesorabile destino. Credo che non abbiamo facoltà sufficienti nemmeno a immaginarlo: con la prima parola di questa frase, “credo”, a essere cardine delle vicende dell’uomo più di Dio stesso.

domenica 23 dicembre 2018

Devastante tsunami colpisce le isole di Giava e Sumatra in Indonesia.

 

                                                                                 

sabato 22 dicembre 2018

Ue, Oettinger smentisce Moscovici e chiede una procedura contro la Francia.

Ue, Oettinger smentisce Moscovici e chiede una procedura contro la Francia

Il commissario europea al Bilancio in un’intervista al settimanale tedesco Focus: "Parigi ha violato le regole, non si può usare la mano leggera". Il suo collega agli Affari europei da giorni ribadisce il contrario. L'uscita dell'esponente del Ppe contro Macron segue una serie di attacchi a Roma nei mesi precedenti.

La Francia dovrebbe subire una procedura per deficit eccessivo, perché ha violato “le regole per l’undicesimo anno di fila”, tranne che nel 2017. E “i fondi extra che Emmanuel Macron ha promesso” per placare la rivolta dei gilet gialli “non sono regali di Natale una tantum, ma spese permanenti e strutturali”. Questo il pensiero del commissario europea al Bilancio, il tedesco Guenther Oettinger. In un’intervista al settimanale tedesco Focus, il funzionario appartenente al fronte rigorista smentisce il suo omonimo agli Affari europei, Pierre Moscovici, e dice: “Non si può usare la mano così leggera con la Francia”.
Moscovici era stato accusato più volte dal governo italiano di usare due pesi e due misure nel valutare le manovre di Roma e Parigi e i rispettivi sforamenti del deficit. “La Francia sarà l’unica a sforare il 3% ma non avrà sanzioni”, aveva ripetuto il commissario solo qualche giorno fa, ancor prima che la procedura contro l’Italia fosse scongiurata e dopo aver sostenuto a più riprese che il caso francese non può essere paragonato a quello italiano: “Non c’è nessuna indulgenza, sono le nostre regole”.
Oettinger però lo ha smentito e ha attaccato Parigi con un’uscita inaspettata. Non è la prima volta per l’esponente della Cdu di Angela Merkel e del Partito popolare europeo. Già a fine maggio scorso aveva commentato il voto del 4 marzo scorso dicendo che i mercati avrebbero “spinto” gli italiani a “non votare per i populisti”. E poi a settembre scorso aveva accusato Roma di voler “distruggere l’Ue”. Infine, un mese dopo, ancora prima che la Commissione facesse sapere al governo Conte il suo parere sulla prima bozza della manovra, aveva rivelato a Der Spiegel: “L’Ue respingerà il testo dell’Italia”.

di  | 21 dicembre 2018

giovedì 20 dicembre 2018

Sanità, Giulia Grillo risparmia due miliardi migliorando il servizio. - Jacopo Fo

Sanità, Giulia Grillo risparmia due miliardi migliorando il servizio

Prima delle ultime elezioni con www.peopleforplanet.it lanciammo una raccolta di firme per ottenere che anche in Italia le farmacie vendano le medicine nel numero esatto previsto dalla ricetta medica. Da decenni fanno così in Usa e in Germania. 
Francia, Spagna e Svizzera stanno adottando lo stesso metodo. Un risparmio enorme per i cittadini e lo Stato, meno pericoli dovuti ai cassetti pieni di medicinali scaduti o assunti senza una prescrizione medica. Quando è diventata ministro Giulia Grillo sono aumentate le nostre speranze che questa piccola riforma andasse in porto perché lei nella passata legislatura era la prima firmataria di una proposta di legge in tal senso. E una volta tanto un ministro ci ha stupiti andando ben oltre le nostre speranze. Giulia Grillo infatti sta mettendo mano all’insieme del sistema dei medicinali, un ginepraio nel quale spariscono cifre da capogiro.
La prima questione che ha affrontato con uno staff di specialisti è quella della validità dei farmaci. La semplice verifica della reale efficacia dei farmaci, secondo criteri scientifici, porterà a un notevole risparmio ed eviterà ai pazienti di assumere medicamenti inutili e quindi potenzialmente dannosi. C’è poi la questione assurda dei farmaci che sono doppioni di altri. Si tratta del 70% dei farmaci, un migliaio di prodotti. Ad esempio sono in commercio 21 antidepressivi con prezzi ben diversi uno dall’altro. Discorso parallelo sui farmaci che hanno una formula chimica diversa ma effetti equivalenti. Su questo punto il ministero conta di ottenere risparmi ingenti per lo Stato ma anche per i cittadini, attraverso una campagna di informazione; infatti gli italiani spendono di tasca loro un miliardo all’anno per comprare medicinali di marca che sono fotocopie di medicinali più economici e che di più hanno solo il prezzo.
Chiara Daina, sul Fatto Quotidiano, spiega bene come una simile riforma sia complessa perché prevede di attivare le Regioni che sono gli enti che pagano direttamente le medicine e che dovrebbero modificare le modalità di acquisto. Alcune Regioni hanno spese per i farmaci molto alte, altre hanno iniziato a razionalizzare: “Un altro successo lo ha portato a casa il Piemonte, che quest’anno grazie al meccanismo delle gare ha risparmiato oltre 41 milioni di euro solo sui maggiori farmaci utilizzati, con una riduzione media di prezzo del 67%. In alcuni casi la spesa si è ridotta fino al 99%: per il bosentan (un antipertensivo) e l’imatinib (un antitumorale), i cui costi unitari sono scesi rispettivamente da 2.210 a 27 euro e da 1.907 a 24 euro. Il trastuzumab (un altro antitumorale) invece è passato da 565 a 163 euro (-71%); l’adalimumab (un antinfiammatorio), da 866 a 293 euro (-66%)”.
È veramente incredibile che la Regione Piemonte sia riuscita ad abbassare così tanto il prezzo di alcuni farmaci. C’è da chiedersi cosa abbiano combinato gli amministratori precedenti e che combinino quelli che tutt’ora continuano a pagare farmaci a peso d’oro. E in questo campo si otterranno ulteriori risparmi riuscendo a organizzare gare con la partecipazione di tutte le Regioni: maggiori acquisti vogliono dire prezzi più bassi!
Sono anni che si tenta la riforma del prontuario dei farmaci ma ogni tentativo è stato invalidato dalla resistenza delle case farmaceutiche. Non sarà facile ma finalmente vediamo all’opera la logica artigianale delle piccole riforme, che vanno a cambiare meccanismi che non infiammano le piazze e non esaltano i media ma sono sostanziali. È comunque un peccato che questa iniziativa, datata 10 dicembre, abbia trovato così poco spazio sui media. E già che ci siamo segnalo l’inizio di una campagna che segue questa filosofia Shangai di incominciare a cambiare le cose partendo dalle più facili. Abbiamo fondato il movimento dei Pink Bloc, come i Black Bloc ma più gentili. Il nostro primo bersaglio sono state le cattiverie verso i pendolari e i viaggiatori in genere, delle Ferrovie dello Stato. Un commando dei Pink Bloc ha danzato in tutù rosa di fronte alla sede romana delle Ffss, sulle note delle sonate romantiche di Chopin, cercando così di muovere a un sentimento di dolcezza gli uomini e le donne che dirigono questa azienda. Un passo di danza vi convertirà all’amore!

20 anni e non sentirli. - Marco Travaglio


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Spiace dirlo, ma ha ragione Berlusconi: “La Spazzacorrotti è una legge pericolosissima e mette ogni cittadino nelle mani di qualunque pm”. Avrebbe dovuto precisare “ogni cittadino come me”. 
Ma non sottilizziamo: lui è sinceramente convinto che ogni cittadino passi le sue giornate a corrompere il prossimo. Dunque, letta la legge Bonafede, ha visto passare davanti ai suoi occhi tutta la sua carriera criminale. 
E s’è fatto due conti: cosa sarebbe accaduto se l’Anticorruzione fosse in vigore dai tempi di Mani Pulite, al posto delle mille Procorruzione approvate da lui e dai suoi presunti avversari di centrosinistra? 
La risposta è terrificante: lui oggi sarebbe praticamente all’ergastolo. Intanto perché alcune delle tante mazzette che ha pagato e sono rimaste occulte sarebbero state scoperte dai nuovi agenti sotto copertura o denunciate dai corrotti in cambio dei nuovi sconti di pena, e lui non avrebbe subìto 30 processi, ma almeno 50. Poi perché l’aumento delle pene per i reati contro la PA (di cui è un collezionista di fama mondiale) avrebbe comportato condanne più severe. Ma soprattutto perché il blocco della prescrizione dopo la prima sentenza avrebbe trasformato quasi tutte le sue prescrizioni in condanne definitive.

1) All Iberian. Nel 1998 B. viene condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi insieme a Bettino Craxi per finanziamento illecito: una maxitangente in Svizzera di 23 miliardi di lire al leader Psi. In appello però il reato si prescrive e la Cassazione conferma: B. è colpevole, ma l’ha fatta franca. Col blocco dei termini alla prima sentenza, sarebbe stato condannato definitivamente a 2 anni e 4 mesi.

2) Telefonata Consorte-Fassino. Nel 2013 B. viene condannato col fratello Paolo a 1 anno di reclusione per violazione del segreto per aver ricevuto illegalmente la bobina segretata dell’intercettazione tra il patron Unipol e il segretario Ds sulle scalate dei furbetti del quartierino (“allora, siamo padroni di una banca?”) e averla fatta pubblicare dal Giornale alla vigilia delle elezioni 2006. Poi, in appello, lo salva la solita prescrizione, che non scatterebbe con la riforma Bonafede: dunque B., dichiarato colpevole ma illeso pure in Cassazione, si beccherebbe un altro anno di galera definitivo (oltre ai 2 anni e 4 mesi di All Iberian: totale 3 anni e 4 mesi).

3) Compravendita senatori. Nel 2015 B. viene condannato dal Tribunale di Napoli a 3 anni con Valter Lavitola per corruzione del senatore Sergio De Gregorio con 3 milioni di euro in cambio del suo passaggio dall’IdV a FI. In secondo grado, il consueto miracolo della prescrizione.
Ma Corte d’appello e Cassazione confermano che è un colpevole impunito. Con la Spazzacorrotti già in vigore, anche quei 3 anni di galera sarebbero diventati definitivi. Totale, con le condanne precedenti: 7 anni e 4 mesi. Che sarebbero diventati 11 anni e 4 mesi con l’unica condanna definitiva finora subita dal Caimano: quella a 4 anni confermata nel 2013 dalla Cassazione per le frodi fiscali sui diritti Mediaset. Quest’ultima condanna si ridusse a 1 anno grazie all’indulto triennale varato dal centrosinistra (coi voti di FI) nell’estate del 2006, che però era riservato a chi non avesse riportato altre condanne per reati commessi dopo la sua approvazione: dunque B., con la condanna per la mazzetta a De Gregorio (fine 2006), non ne avrebbe beneficiato. E avrebbe dovuto scontare in carcere la bellezza di 11 anni e 4 mesi. Si dirà: ma la legge ex-Cirielli esenta dal carcere gli ultrasettantenni. Vero. Ma almeno una condanna definitiva B. l’avrebbe subìta prima di compiere 70 anni (nel 2006) e anche prima di imporre la ex-Cirielli (2005), dunque sarebbe finito in carcere fin dai primi anni 2000. E, compiuti i 70 anni, avrebbe seguitato a scontare il resto della pena non comodamente ai servizi sociali nell’ospizio di Cesano Boscone, ma agli arresti domiciliari. Con una serie di effetti collaterali non da poco: l’interdizione dai pubblici uffici sarebbe scattata ben prima del 2013, dunque B. non avrebbe più potuto candidarsi: cioè ci saremmo risparmiati un bel pezzo del suo secondo governo, il più devastante (2001-2006) e anche l’ultimo (2008-2011), senza contare le larghe intese con Monti e Letta jr. Perché B., anziché a Palazzo Chigi, avrebbe dovuto risiedere in gattabuia o restarsene chiuso in casa piantonato dalla forza pubblica. Se, puta caso, avesse iniziato a scontare i suoi 11 anni e rotti nel 2005, avrebbe finito – con tutti gli sconti all’italiana – intorno al 2015. Ma non sarebbe stato più eleggibile né riabilitabile nemmeno dopo.
E, in questi calcoli, ci siamo tenuti stretti. È ovvio che, se questa Anticorruzione fosse stata approvata quando il pool di Mani Pulite la propose (a Cernobbio, nel settembre ’94), significherebbe che al governo ci sarebbero stati già allora i 5Stelle, non il Partito dell’Impunità del centro-destra-sinistra. Quindi nessuna delle Procorruzione varate dal ’94 al 2017 sarebbe diventata legge, nemmeno le due più devastanti fatte da B. per B.: la ex-Cirielli che dimezzava i termini di prescrizione e la depenalizzazione del falso in bilancio, che hanno incenerito altri sei processi a suo carico. I quali si sarebbero conclusi quasi tutti non con prescrizioni, ma con condanne. E il totale sarebbe salito ad almeno 20 anni. Che, per un uomo di 82 anni, equivale all’ergastolo, anche al netto delle sentenze che arriveranno prossimamente nei processi e nelle inchieste ancora aperti: il Ruby ter – in sei tronconi sparsi per l’Italia – per corruzione di testimoni; il caso Tarantini per l’induzione a mentire su un altro giro di escort; l’indagine fiorentina per concorso nelle stragi del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Quindi sì, la Spazzacorrotti è pericolosissima. Per i delinquenti.

FQ 20 dicembre 2018