venerdì 20 maggio 2011

Disfatta di Milano, il Pdl cerca il colpevole Sallusti e Santanché nel mirino. - di Gianni Barbacetto


La guerra ai pm e il flop del voto. Formigoni&C. contro il Giornale. Comunione e liberazione: noi non abbiamo tradito, sono i falchi che hanno fatto scappare i moderati

Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè a Forte dei Marmi

È colpa di Roberto Formigoni o di Olindo & Rosa? Dentro il Pdl si è aperta la caccia ai responsabili della disfatta di Milano, doveGiuliano Pisapia ha doppiato al primo turnoLetizia Moratti. Tutto merito del governatore della Lombardia e dell’area ciellina che non hanno sostenuto a sufficienza la candidata del centrodestra, sostiene a botta calda, già martedì, ilGiornale. No, replicano fuori di sé gli uomini di Cl, la responsabilità è semmai di chi ha alzato i toni della campagna elettorale, come hanno fatto Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè (la coppia Olindo & Rosa). Così il dibattito sui motivi della sconfitta si è trasformato in resa dei conti. Con in più il giallo del direttore scomparso: Sallusti per due giorni è sparito, martedì e mercoledì non si è fatto vedere nella redazione del Giornale. E ha ripreso a circolare il nome di Piero Ostellino come nuovo, possibile direttore del quotidiano. Improbabile un cambio della guardia prima dei ballottaggi e forse improbabile anche che la scelta cada sull’editorialista del Corriere, ma i rumors sono già sintomo di disagi e scontri che non accennano a placarsi.

Lo psicodramma inizia proprio in via Negri. Mercoledì l’editoriale del quotidiano della famiglia Berlusconi punta l’indice contro il traditore: Roberto Formigoni, accusato di aver remato controLetizia Moratti e di non averla sostenuta durante la campagna elettorale. La sua area politica, fa capire Sallusti, potrebbe avere addirittura praticato il voto disgiunto, mettendo la crocetta sul simbolo del Pdl, ma scegliendo poi un altro candidato, non il sindaco uscente.

Il direttore del Giornale indica anche qualche indizio della rottura Moratti-Formigoni. Il licenziamento, deciso martedì da Moratti, del suo stratega elettorale, Fiorenzo Tagliabue, pierre di area ciellina ed ex portavoce di Formigoni. La solidarietà del parlamentare ciellino Maurizio Lupi a Pisapia, dopo le accuse sparate da Letizia Moratti su Sky. E perfino un fantomatico accordo segreto tra Formigoni e Pisapia, che avrebbe offerto la poltrona di vicesindaco, in caso di vittoria, a una donna vicina a Cl.

“La miglior difesa è l’attacco”: la guerra preventiva contro Cl, spiegano gli esponenti di quell’area, serve a mettere la sordina alla spiegazione più semplice, e cioè che ad allontanare una parte dell’elettorato moderato del Pdl siano stati invece proprio i toni forsennati del Giornale e le dichiarazioni guerrigliere di politici come Daniela Santanchè o Giorgio Stracquadanio. L’area ciellina del Popolo della libertà reagisce con forza: Maurizio Lupi, uomo con contatto diretto conSilvio Berlusconi, fa una telefonata durissima al presidente del Consiglio. Il senso è: vedi di tenere a bada i tuoi, soprattutto la banda di via Negri. È vero – gli spiega Lupi – che abbiamo fatto fatica a sostenere Letizia Moratti, visti gli errori che ha disseminato nella sua campagna elettorale, fino all’ultimo, clamoroso attacco a Pisapia durante il confronto a Sky. Eppure noi siamo stati leali, i nostri voti (10, 15 mila a Milano) ci sono tutti. Quelli mancati alla candidata del centrodestra (ben 80 mila in meno rispetto al 2006) sono i voti moderati, messi in fuga dai pasdaran e dalle pasionarie del Pdl.

Poi è sceso in campo direttamente Formigoni, che in un’intervista al Corriere della Sera punta il dito contro “alcuni illustri esponenti del Pdl che hanno alzato i toni molto sopra le righe e che oggi cercano di scaricare un po’ vilmente la responsabilità su altri, accusando Cl e la Lega”.

Spara Formigoni: “Spiace che questo attacco venga dalle colonne di un giornale che poche settimane fa in prima pagina invitava non a votare Berlusconi, ma quel Lassini che è stato causa di un atteggiamento di disagio di tanti nostri elettori”. La pietra dello scandalo è ancora lui,Roberto Lassini, il candidato dei manifesti “Via le Br dalle procure”, difeso da Sallusti contro la stessa Moratti. “I nostri voti sono arrivati”, spiega uno del movimento. “Abbiamo votato turandoci il naso, ma abbiamo votato Moratti e Pdl. Tanto che il nostro candidato, Carlo Masseroli, ha portato a casa 3.401 preferenze ed è stato il più votato della lista Pdl dopo Berlusconi e il vicesindaco Riccardo De Corato”.

Così il cerino acceso è rimasto tra le dita di Sallusti. Scomparso dalla redazione per due giorni? No, soltanto impegnato in controlli medici già programmati, spiegano in via Negri. Ma certo Cl ora ha chiesto la sua testa. Berlusconi la concederà?



Pronto il "cacciatore" di antimateria.


Roberto Vittori aggancia il cacciatore di materia alla Stazione spaziale internazionale.

MILANO - Il cacciatore di antimateria AMS-2 è saldamente aggrappato alla stazione spaziale internazionale. Con una delicata operazione compiuta da Roberto Vittori con il braccio robotizzato dello shuttle Endeavour la grande trappola magnetica è stata sollevata dalla stiva della navetta, passata al braccio robotico della stazione che lo ha collocato nella posizione definitiva.

I TRE ENIGMI - Il cacciatore di antimateria rimarrà agganciato almeno un decennio cercando di dare risposta a tre enigmi del cosmo. Il primo e più affascinante riguarda appunto l’antimateria nell’universo che tutti dicono ci sia ma che nessuno ha mai visto finora. L'Alpha Magnetic Spectrometer (AMS), del costo di 1,5 miliardi di euro, analizzando il fiume di raggi cosmici che viaggia nello spazio cercherà di scovare queste particelle che, se esistono, farebbero pensare all’esistenza di universi paralleli al nostro costituito di materia normale. Se materia e antimateria vengono a contatto si distruggono a vicenda. In particolare si spera di avvistare qualche nucleo di anti-elio lasciato in eredità dopo il Big Bang, il grande scoppio iniziale da cui tutto ha avuto origine, compresi noi stessi.
Il secondo enigma riguarda l’origine degli stessi raggi cosmici forse generati da stelle che esplodono o dal cuore delle galassie; il terzo infine è legato alla natura della materia oscura che riempie il 25 per cento dell’universo e ancora da decifrare.

GLI SCIENZIATI - Alla guida di questa operazione ci sono due scienziati: il Premio Nobel Samuel Ting e il professor Roberto Battiston dell’Università di Perugia e dell’ Istituto Nazionale di fisica nucleare (Infn). Insieme governano seicento ricercatori di 16 nazioni: dalla Russia alla Cina, dagli Stati Uniti a Taiwan. L’Italia vi partecipa con lo stesso Infn e l’Agenzia spaziale Asi. «Il più entusiasmante obiettivo di AMS è sondare ciò che non conosciamo» commenta Samuel Ting. Tutti i dati saranno ricevuti dallo spazio direttamente al centro di controllo allestito al Cern di Ginevra. «In queste ore lo strumento è in fase di attivazione alimentato con l’energia in arrivo dalla stazione spaziale – spiega Battiston – . Una volta completata l’operazione tutte le componenti dell’esperimento saranno operative e AMS inizierà finalmente ad acquisire i dati tanto attesi dalla comunità scientifica».

Giovanni Caprara

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/11_maggio_19/caprara-antimateria-aggancio-stazione_488759ac-8225-11e0-817d-481efd73d610.shtml


Sgarbi debutta su Rai uno e si fa l’autodifesa Ma è flop e la Rai sospende il programma.


I dati bocciano il critico: la trasmissione registra appena l'8,27% di share. Un flop. Il sindaco di Salemi ha utilizzato la puntata per rispondere all'inchiesta della magistratura di Trapani che ha sequestrato 35 milioni di euro in beni a Giuseppe Giammarinaro, ex notabile dc, che avrebbe condizionato i lavori della giunta di Salemi. Ed è giallo sul compenso del conduttore di un programma costato un milione e mezzo a puntata

Prima puntata flop per Vittorio Sgarbi e la Rai decide di sospendere il programma. Con una nota ufficiale di viale Mazzini che arriva pochi minuti dopo lo share. “La Direzione di Rai1, considerati i dati di ascolto di Ora ci tocca anche Sgarbi, ha deciso di sospendere la trasmissione. La decisione è stata comunicata al professor Sgarbi che l’ha condivisa”. La sospensione in realtà, riguarda una sola puntata perché ne erano previste due in questa fase, per poi ripartire a settembre con altre quattro. Il risultato di ieri è fortemente penalizzante per la Rete ammiraglia rispetto al trend del periodo di garanzia. Ma è giallo sul compenso al conduttore. Secondo fonti di agenzia, nonostante il debutto imbarazzante, l’azienda onorerà il contratto.

Vittorio Sgarbi in prima serata ieri su Raiuno ha raccolto davanti alla tv appena 2,064 milioni di telespettatori, pari all’8,27% di share. Non un flop, di più. La trasmissione costa 1,5 milioni a puntata. Chi l’ha visto, che ne costa 85mila, ha registrato il doppio dello share: più del 16%. Cinque puntate di Sgarbi costano alla Rai otto milioni di euro. Per raggiungere la stessa cifra si devono sommare 30 puntate di Ballarò (81mila euro ciascuna), 40 di Chi l’ha visto e 18 di Report(111mila euro). Ma Sgarbi fa flop. E a guardarla, la prima puntata di Sgarbi, qualche dubbio che non potesse essere un successo si aveva.

Vittorio Sgarbi ha bisogno di un’oretta per ambientarsi sul palco di Rai1, durante un’introduzione infinita su se stesso, prima di sferrare l’annunciato attacco al Fatto Quotidiano: “Arriverà la mia vendetta, falsari!”. Il critico d’arte era furioso per l’articolo di ieri che spiegava l’influenza a Salemi di Giuseppe Giammarinaro, un politico locale con interessi nella sanità e amicizie pericolose: Pino terremoto ordina, Sgarbi esegue e la mafia ringrazia. Storie di terre sottratte a Cosa nostra, che il puparo voleva togliere a “quelli di don Ciotti”, storie di un controllo sul Comune amministrato da Sgarbi, che racconta l’ex assessore Oliviero Toscani. Ecco, preso a celebrare il suo mito, Sgarbi sovviene: “Non consentirò di umiliare Salemi dai magistrati”. E chi ha sequestrato 35 milioni di beni a Giammarinaro: “Cose vecchie, chiarite. Quei terreni andranno a Slow Food e Toscani ha poco senso dell’amicizia”.

Poi mostra la pagina del Fatto, commenta il titolo, il catenaccio, il sommario: “Quello che avete letto dà la sensazione di essere una macchina costruita per ostacolare la mia trasmissione. La mia è l’unica versione, non sono un mafioso e non frequento mafiosi”. Indica il Fatto: “Guardate! Non passerò. Avrò vendetta di questi bugiardi e falsari. La pagheranno. Tradiscono la mia verità”. La sua, appunto. Ecco il critico d’arte che, pagato un milione di euro per cinque o sei puntate, si tuffa in una stucchevole Sgarbiografia: il passato (e il presente) di insulti in televisione, citazioni colte e affreschi di Raffaello, buttate lì con ostinata confusione. Ecco, il palco enorme, la passerella con applausi finti, le statue, le colonne. Il titolo è esaustivo: “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi… Or vi sbigottirà (l’anagramma del suo nome, ndr)”.

Ecco, il sindaco di Salemi che si mostra a un pubblico entusiasta con politici e giornalisti: Anna Maria Bernini del Pdl, Ida Colucci del Tg2, Anna Falchi. Il programma è incartato in una lunga copertina con la registrazione di una telefonata, in viva voce, tra Sgarbi e un giornalista del Fatto con la sua memorabile definizione di “Fidel Castro per una redazione televisiva”. Una capra nera l’accompagna in scena, e libera il suo urlo: “Capra, capra, capra”. È in diretta, rivendica la vittoria con il direttore generale, Lorenza Lei: “Non esiste. Non si può andare in onda con una trasmissione registrata”. E invece il sontuoso programma di Sgarbi, 1,4 milioni di euro a sera, è proprio una collezione di filmati vecchi con un unico protagonista: Sgarbi medesimo. Dopo l’opposizione di viale Mazzini su dio, il tema era il padre, ma il sindaco è insieme padre, figlio, sorella. Tutto. C’è solo lui. Che racconta ai telespettatori, chissà quanto interessati, perché il regista Martinez l’ha mollato, perché il titolo è diverso: non è più “Il mio canto libero” in onore diLucio Battisti, forse la vedova non avrebbe apprezzato.

Guai a cambiare canale, passano sempre immagini di repertorio, sembra una caricatura di Blob eppure, parole sue, “c’è dietro un lavoro di sei mesi”. Il programma non inizia mai: non esistono tempi o scalette, solo improvvisazione. Creatività, certo. Quella con Sgarbi che inneggia al suo egocentrismo e, pur cercando di aspettare un briciolo di senso, le palpebre si chiudono. Ecco, l’effetto del tanto costoso ritorno in televisione del critico in televisione: l’effetto sonnifero. Una noia micidiale a suon di milioni di euro (pubblici).

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Campania, spende 22mila euro con la Visa del Comune. Condannato, rientra in Regione. - di Vincenzo Iurillo


Alberico Gambino è stato giudicato colpevole di peculato in primo e secondo grado per le spese ingiustificate in alberghi e ristoranti fatte come sindaco di Pagani (Salerno). Nel 2010 è stato eletto in Consiglio regionale per il Pdl, ma su di lui pendeva la sospensione dagli incarichi pubblici. Ora Berlusconi, in attesa che si pronunci la Cassazione, ha firmato il decreto di cessazione della sospensione

Ventotto gennaio 2004. Al ristorante Da Marcello viene presentato il calendario del Corpo dei Vigili Urbani di Pagani (Salerno). Al banchetto partecipano 44 persone, tra le quali il sindaco di Pagani,Alberico Gambino. Ne viene fuori un conto di 1848 euro. Non c’è da preoccuparsi: paga Gambino, con la carta di credito assegnatagli dal Comune, una Carta Sì Business Visa, ultimi quattro numeri 8834.

Paga Gambino, sì. Ma coi soldi pubblici, cioè nostri. “In casi del genere diventa difficile perfino immaginare quale possa essere il fine istituzionale che giustifica la spesa”, ha scritto il gup di Nocera Inferiore Gabriella Passaro nelle motivazioni della sentenza datata 13 luglio 2009 con cui ha condannato per peculato a un anno e sei mesi il sindaco che meno di un anno dopo verrà eletto consigliere regionale della Campania nelle fila del Pdl. In appello, nel febbraio 2010, poco prima delle elezioni regionali, la pena è stata ridotta di venti giorni. Finora la condanna, con conseguente sospensione dagli incarichi pubblici, aveva impedito a Gambino di entrare in Consiglio regionale. Ma poco fa il sindaco è stato formalmente ammesso nel parlamentino campano. La presa d’atto dell’aula segue di poche settimane il decreto di cessazione della sospensione firmato dal premier Silvio Berlusconi. Si tratta infatti di un provvedimento che non può essere perpetuato in eterno in assenza di una sentenza definitiva. La Cassazione dovrebbe pronunciarsi sul ricorso di Gambino nei prossimi mesi, forse già a luglio.

La scorpacciata Da Marcello pagata con la carta di credito comunale non fu un episodio isolato per il 45enne politico dell’agro nocerino, tornato nelle sue funzioni di legislatore della Campania. L’inchiesta del pm Roberto Lenza e della polizia tributaria ha ricostruito i dettagli di 118 strisciate della Visa nella disponibilità di Gambino. Utilizzata a un ritmo incessante tra il 30 dicembre 2002 e il 25 luglio 2005 per saldare i conti di 13 pernottamenti alberghieri e un centinaio tra pranzi, cene e (pochi) rifornimenti di carburante per un importo totale di 21.849 euro, senza uno straccio di documentazione che dimostrasse la finalità istituzionale e l’interesse pubblico degli incontri consumati a tavola e delle trasferte effettuate. “Il numero dei pranzi e delle cene – afferma il gup in sentenza – risulta talmente elevato da integrare una vera e propria prassi illegittima”.

Il sindaco-consigliere regionale si è difeso attraverso una memoria di rendicontazione delle spese. Una spiegazione ‘postuma’ e prodotta solo per i magistrati (in Comune non c’è traccia di atti simili), che però si limita a indicazioni vaghe di incontri con soggetti di vario tipo, come parlamentari, assessori, funzionari pubblici e ministeriali, e con finalità abbastanza generiche e non sempre precisate. Ad esempio, in qualche caso si legge “problematica ospedale civile di Pagani” oppure “problematiche amministrative comunali” o “ministero infrastrutture per problematiche Tav o finanziamento piscina”. Stop. Certe volte mancano pure quelle poche righe. Il “pranzo di lavoro” viene spiegato solo col nome del politico che vi ha partecipato. In un caso il politico in questione, sentito dagli inquirenti, ha smentito. Il giudice sottolinea che gran parte dei pranzi e delle cene avvenivano in ristoranti od osterie della zona per incontrare personalità residenti nei paraggi. Perché riceverle a tavola e non nell’ufficio del sindaco? “In questi casi – scrive – è provata in positivo che la spesa non era in alcun modo funzionale ad interessi pubblici”.

E non lo era nemmeno quando il sindaco viaggiava. Gambino giustifica la sua trasferta del 19 e 20 settembre 2003 a Fiuggi come “visita anziani del Comune in soggiorno climatico”. E utilizza la carta di credito del Comune per pagare il pernottamento presso l’Hotel San Marco per sé, il vice sindaco, un assessore e persino una persona che non ricopriva cariche istituzionali. Costo: 240 euro. Prima però un ricco pasto al ristorante Il Rugantino: 193 euro.

Numerose le trasferte a Roma, dove Gambino frequenta hotel e ristoranti di lusso. Solo per fare qualche esempio. Il 26 maggio 2003 con la Visa paga un conto di 310 euro presso la Taverna Flavia. Circa un mese dopo, altri 300 euro spesi nel ristorante Tullio. Il 12 novembre 2003 salda una spesa di 714,80 euro presso l’Hotel Bernini Bristol. Ci tornerà anche il 3 dicembre e il 9 maggio 2004: 411, 40 euro e 475, 20 euro. Quando sale a Milano, invece, Gambino pranza da Gaspare: due conti da 203,50 euro e 150 euro tra l’11 e il 14 febbraio 2005. La sera del 14, però, preferisce il ristorante Alla Scala: una strisciata da 104, 50 euro. Spicca nell’elenco delle spese il conto dell’Hotel Excelsior Galli del 14 febbraio 2004: 1800 euro. La Visa del Comune di Pagani ha toccato anche Rimini, per diversi pasti al ristorante Lo Squero tra il 22 e il 25 giugno 2005, e spese di pernottamento all’Hotel Ambassador da 258 euro.



Sky cancella Current Italia, Al Gore a Roma per il via a una campagna contro la chiusura.


L'ex vicepresidente americano sostiene che la decisione è stata presa a New York in risposta all'assunzione di un conduttore particolarmente inviso a Murdoch. Ma dal quartier generale milanese precisano: "Non abbiamo rinnovato il contratto perché volevano il doppio dei soldi a fronte di un calo degli ascolti"

Sky ha dato il benservito a Current Italia, il dorso italiano dell’emittente televisiva fondata in America sei anni fa dall’ex vicepresidente Usa Al Gore assieme a Joel Hyat. A luglio verranno infatti interrrotte le trasmissioni del canale che nel nostro paese dal 2008 fanno parte dell’offerta della piattaforma Sky.

“Un abuso di potere”, ha detto lo stesso Al Gore in un’intervista al Guardian. Alla base della decisione della News Corporation, la società di Rupert Murdoch proprietaria di Sky Italia, c’è la decisione di Current Usa di assumere Keith Olbermann, un conduttore liberal spesso protagonista di accese invettive contro il tycoon australiano e il suo impero mediatico.

“La News Corporation è una multinazionale con un programma politico molto preciso – attacca il premio Nobel americano – E quando ci sono voci che contrastano con la linea di Murdoch, lui semplicemente le spegne”.

La decisione di chiudere Current Italia non è stata presa nel quartiere generale di Santa Giulia a Milano, ma direttamente a New York come ritorsione all’annuncio del lancio di un nuovo programma condotto da Olbermann, anchorman televisivo di chiare simpatie di sinistra, particolarmente inviso a Murdoch.

Ma c’è di più. Secondo Al Gore, la decisione di mettere il bavaglio a Current ha anche a che vedere con le vicende di casa nostra. Il canale satellitare ha spesso mandato in onda inchieste e documentari critici verso Silvio Berlusconi e il suo governo e “Sky Italia – ha aggiunto Al Gore – sta trattando con l’esecutivo per entrare nel mercato del digitale terrestre. E ha bisogno del via libera di Berlusconi”.

A stretto giro è arrivata la risposta del network satellitare che imputa a Current la responsabilità della risoluzione del contratto. “Quando il contratto cè giunto alla sua naturale scadenza, Sky Italia ha proposto un rinnovo con un’offerta in linea con il mercato e con le performance di Current – si legge in un comunicato – Ma il management di Current TV ha ritenuto di non rispondere neanche a questa offerta, richiedendo invece un aumento dei corrispettivi da parte di Sky pari al doppio di quelli attuali. Questa scelta ha dunque portato, nostro malgrado, alla decisione di non rinnovare questo rapporto”.

La notizia della cancellazione imminente di Current ha provocato un terremoto in Italia. Al Gore in questi giorni si trova nel nostro paese proprio per dare il via a una campagna di sensibilizzazione contro la decisione di Sky e questa sera ripeterà il suo appello dagli studi di Annozero quando sarà fra gli ospiti di Michele Santoro.

“Siamo il solo canale televisivo che ha il coraggio di dire la verità anche di fronte al potere – sottolinea il general manager italiano Tommaso Tessarolo - Abbiamo usato la nostra piattaforma tv e web per informare, arricchire e dare ispirazione al nostro pubblico”.

Quella di Sky è una decisione, sostengono ancora dalla tv, che non si spiega nemmeno con uno scarso rendimento del canale. Current Italia ha infatti vinto di recente il premio Hot Bird Tv 2010come miglior canale news europeo, pari merito con BBC World News. Dai dati diffusi dall’emittente, ogni settimana viene visto da più di un terzo dell’intera audience di Sky e la sua crescita nell’ultimo triennio e stata del 270% di share in day time e del 550% in prime time. “E’ evidente che non si tratti di una decisione di business presa dal management”, spiegano.

Ma anche su questo punto Sky non è daccordo. “La sua performance non è in crescita – continua il comunicato diramato dal quartier generale di Santa Giulia – L’ascolto medio giornaliero del canale nel 2011 è stato finora di un totale di 2952 telespettatori, con una perdita del 20% rispetto ai 3.600 spettatori medi del 2010. Se poi si analizza il prime time, purtroppo, tra il 2011 ed il 2010, la perdita di ascolti di Current TV è prossima al 40%”.

Al di là della guerra sui reali dati d’ascolto, la decisione di Tom Mockridge viene vista dai protagonisti dell’emittente come un atto di censura. “Noi a Current abbiamo dedicato il nostro network internazionale a liberare dal guinzaglio chi racconta la verità – continua Al Gore – e per chi racconta la verità in Italia non c’è momento più critico di questo”.

“Se i regolatori nel Regno Unito e nell’Unione Europea si stanno chiedendo quale potrebbe essere l’impatto di un sistema televisivo satellitare totalmente di proprietà e controllo di News Corporation – gli fa eco il co-fondatore e vice chairman Joel Hyatt -, non hanno che da guardare all’Italia”. Per Hyatt, il gesto di Sky è “un flagrante abuso della sua posizione dominante”, soprattutto per aver deciso la chiusura “senza alcun preavviso e nonostante numerose e ripetute rassicurazioni sul proseguo della collaborazione”.




Don Seppia: “Trova un bambino di 10 anni” Bagnasco: “Nulla faceva presagire”


A Milano una prima vittima ha confermato le accuse. Secondo l'ordinanza il prete era "difficile da stanare" perché si sentiva un insospettabile. Eppure il primo parroco che ha avuto l'uomo come vice lo aveva detto: "La curia sapeva tutto". Ma il cardinale di Genova mostra stupore: "Dolore più sconvolgente perché inatteso"

Don Riccardo Seppia

Non era solo la canonica della chiesa Santo Spirito, in via Calda a Sestri Ponente, il luogo dove don Riccardo Seppia, il parroco arrestato venerdì scorso (Leggi l’articolo) con l’accusa di abuso sessuale su minore e cessione di stupefacenti, incontrava le sue vittime.

Le ammissioni delle vittime. Il prete, secondo l’accusa degli investigatori, vedeva i ragazzini anche in appartamenti a Milano, case “prestate”da complici che consegnavano le chiavi degli appartamenti, lasciando via libera al parroco. E intanto è emerso che, proprio nel capoluogo lombardo, una prima vittima ha confermato le accuse. “Sì, ho avuto rapporti sessuali con don Riccardo in cambio di cocaina”. L’ammissione è contenuta nel fascicolo trasmesso dalla procura milanese al pm Stefano Puppo. Ammissione che però gli investigatori genovesi devono ancora appurare. Nelle prossime ore, infatti, sarà sentita proprio la vittima, un ragazzo di 17 anni di origini slave, per vedere se il rapporto sia stato consumato davvero.

Don Seppia chiede e ‘Franky ‘ esegue. Secondo l’identikit tracciato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini, don Seppia era “difficile da snidare”, un uomo che “evidentemente si sentiva al di sopra di ogni sospetto”, ossessionato dal desiderio di avere rapporti con “bambini”. L’indagine, racconta La Repubblica oggi, prende le mosse nella seconda metà di ottobre quando i carabinieri del Nas, impegnati a Milano in un’inchiesta sul traffico di anabolizzanti in palestre e saune (Leggi l’articolo), si imbattono in una conversazione tra un pusher africano, soprannominato Franky, e il parroco genovese. Ecco la telefonata: “Ah… niente… senti…. non trovi nessun bambino…?” chiede don Riccardo Seppia a Franky. E’ il 22 ottobre. Don Seppia, nella stessa conversazione aggiunge: “… eh che mi piace… non hai tuoi amici che mi vogliono fare di tutto…?”. Gli inquirenti si precipitano in procura e aprono un fascicolo sul prete genovese. Scrive don Seppia a Franky in un sms: “Mi trovi bambini?”. Sono le 21 del 22 ottobre. Alle 21 e 26 un altro messaggio: “Hai trovato uomini negri?”. Il 23 ottobre altro traffico telefonico tra il parroco e Franky: “Senti, ti chiamo perché ieri avevi parlato che avevi trovato un ragazzo…” dice il prete. “Sì… io ho trovato però lui è andato in galera… hai capito?” risponde. “Ma ha meno di 15 anni?” chiede don Seppia. “Eh, magari 18…” replica Francy. “E no a me mi serve… mi piace… con meno di 14 anni io li cerco” dice il prete. Alle 22 dello stesso giorno diventa evidente che Franky ha dei contatti con altre persone in grado di fornirgli bambini per pedofili: “Adesso quando ti interessa dimmi… io chiamo a loro subito uomo: ho capito… se vuoi uno o due… io prendo… capito?” dice Francy al parroco. “Però ragazzo problema…” aggiunge. Il 29 ottobre don Seppia scrive in un sms: “Trova un bambino 10 anni”.

“Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.L’ossessione cresce, fino a dicembre, quando Franky sembra abbia trovato la ‘preda’ giusta. E’ il 13 dicembre: “Ti volevo dire, sei riuscito a trovare qualche bambino?” chiede Seppia. Franky dice che, sì, lo ha trovato: “Si trovato però ancora non c’è”. “Quanti anni?” chiede Seppia. “11, 12…” risponde Franky. “Bene bene – dice Seppia – senti, guardo, guarda se ce l’hai.. che… posso prenderlo”. E aggiunge: “Ah bene, me li trovi più piccoli?”. La sera del 22 dicembre 2010 Seppia vuole un bambino, e chiama un amico invitandolo ad abusarne insieme: “Stai a sentire, ti volevo dire questo… Ho avuto modo di trovare qualcosa di tenero eh… per noi… quando vengo in su… eh… e cazzo, così ci divertiamo”. La cosa non va in porto, il parroco è furioso e parla con Franky: “Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.

Non è facile lavorare leggendo questi messaggi, ma i carabinieri vanno avanti. Cercano, nei tre personal computer sequestrati a don Seppia, le prove di un’induzione alla prostituzione minorile che configura un altro reato gravissimo oltre a quelli già contestati.

Il giallo dei soldi. Ma la situazione del prete potrebbe aggravarsi ancora di più. Perché nel filone d’inchiesta principale s’innestano domande pesantissime. Potrebbe, il sacerdote, aver dato vita a un vero e proprio mercato di baby prostituti? E’ questa la domanda che si fanno gli inquirenti che cercano nei pc un riscontro a questa ipotesi. Certo è che le parole intercettate mentre il parroco chiedeva al suo pusher di avere ragazzini “più piccoli di 16 anni”, magari “negretti”, hanno un solo significato. Pagava, don Seppia, per trovare piccole vittime? Chi pagava? Quanto pagava? Domande che per ora rimangono senza risposta.

E ancora: perché un sacerdote che vive di uno stipendio da 1200 euro che gli passa la diocesi aveva un tenore di vita così alto da comprarsi 300 euro di cocaina al giorno? Da dove venivano quei soldi? Le ipotesi dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Stefano Puppo, sono diverse e partono dalla più intuitiva, quella che riguarda l’accusa di spaccio di stupefacenti. Ma gli accertamenti potrebbero anche riservare sorprese. Di certo c’è che quel tipo di vita non è alla portata dichi vive solo dello stipendio passato dalla Chiesa.

“La curia sapeva”. Intanto la Procura ha ascoltato anche don Piercarlo Casassa , il primo parroco che ha avuto Riccardo Seppia come vice. Ha ribadito quanto già dichiarato in esclusiva alSecolo XIX: «Non era adatto al sacerdozio, usciva tutte le notti, tornava tardi, e si svegliava alle de del pomeriggio. Lo avevo comunicato più volte alla Curia, ma i miei appelli sono caduti nel vuoto». Oltre a Casassa, nei giorni scorsi è emerso come, delle vicende di don Seppia, fossero al correnteben tre cardinali e tre vescovi che avevano disposto indagini informali, ma non avevano dato molta importanza alla cosa (Leggi l’articolo).

Infatti, già ai tempi del Cardinal Tettamanzi la curia era a conoscenza del fatto che nella canonica del Santo Spirito si svolgevano feste hard omosessuali. Poi la pratica su quella chiesa era passata al successore di Tettamanzi e le voci erano arrivate fino al vescovo di Albenga (Seppia aveva vissuto qualche mese a Giustenice, un comune della provincia di Savona) che lo aveva persino convocato e “assolto”.

Bagnasco: “Nulla faceva presagire”. Nonostante tutto, il cardinale di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco ha pronunciato un’omelia che suona come un tentativo di discolpare la chiesa dalla responsabilità dei reati di don Seppia: ”Il nostro dolore è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perché nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Ci sentiamo percossi ma non abbattuti”, ha detto il presidente della Cei in occasione della giornata di santificazione sacerdotale al santuraio della Madonna della Guardia. Bagnasco ha espresso “dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell’anima, scandalizza le anime, ferisce il volto dela Chiesa. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subito scandalo in qualunque modo e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera”.

Quando Bagnasco disse a Seppia ‘mi raccomando’. In parrocchia però, come racconta ilSecolo XIX oggi, si racconta un aneddoto: nonostante don Seppia fosse sempre assente durante le attività di volontariato, in occasione dell’inaugurazione di un centro per senza-tetto nel febbraio 2010, il parroco volle esserci assolutamente. Era infatti annunciata la presenza dell’arcivescovo Angelo Bagnasco. E proprio quando l’ospite d’onore vide tra la folla don Seppia, gli si avvicinò e gli rivolse un invito che oggi sembra profetico: “Mi raccomando”.

Intanto Valerio Barbini, portavoce di Arcigay Genova, prende posizione contro l’accostamento tra omossessualità e pedofilia: “Stiamo verificando la sua iscrizione, se dovesse risultare negli elenchi dell’associazione, don Riccardo Seppia verrà immediatamente espulso”. “Vogliamo evitare le stupide speculazioni di certi giornali”, ha aggiunto Barbini ricordando che “in Liguria Arcigay ha più di 6 mila iscritti”. E’ quindi “possibile – ha proseguito – che don Seppia si sia iscritto magari un anno fa, se frequentava i nostri locali notturni, magari anche a Milano”.