sabato 4 febbraio 2012

Quant’è monotona la figlia della Fornero: ha più di un posto fisso.







Quando si tratta di pontificare, questi “tecnici” del governo, non si tirano mai indietro: dispensano predicozzi a destra e a manca, lanciano affondi a reti unificate perché tanto loro non sono mica politici, stanno lì per “salvare” il Paese dalla crisi che i loro sponsor hanno creato. Sì ok ma da questi tecnici e dalla loro arroganza chi ci salva? Chi ci salva da quel tal Michel Martone, superaccomandato viceministro al welfare, amico di Brunetta, Dell’Utri e Previsti, ormai celebre per la sua indegna uscita sugli sfigati che in qualsiasi altro Paese avrebbe comportato immediate dimissioni. Chi ci salva da Monti che ieri a Matrix ci ha regalato un’altra preziosissima indicazione esistenziale: “Il lavoro fisso? Che monotonia” ha detto il senatore a vita.
E poi però, se vai a guardare bene, questi “tecnici” del governo al posto fisso ci tengono eccome. E mica solo per loro ma anche per i loro figli. Vedi per esempio Elsa Fornero, ministro del lavoro: sua figlia, Silvia Deaglio, di anni 32, è ricercatrice in genetica medica, professore associato alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino, il medesimo ateneo in cui insegnano, ad Economia, i suoi illustri genitori, mamma Elsa e papà Mario Deaglio. Un conflitto di interessi grande come una casa. Ma non è finita: la figlia della Fornero è anche responsabile unità di ricerca, ruolo assegnatole dalla HuGeF, fondazione che ha come mission la ricerca di eccellenza e la formazione avanzata nel campo della genetica, genomica e proteomica umana.
La HuGeF è un’istituzione creata e finanziata dalla Compagnia di San Paolo, ente del quale la Fornero è stata vicepresidente dal 2008 al 2010 e per conto della quale è stata designata alla vicepresidenza della banca Intesa, carica lasciata solo dopo aver ricevuto la nomina ministeriale. Un altro conflitto di interessi grande come una casa.
Povera ragazza: chissà quanto si annoia.

In Giappone l'uomo gestisce la neve; in Italia la neve gestisce l'uomo.



Questo in Giappone, qui, con 10 cm di neve ci facciamo prendere dal panico!



Assurdo!



Per i senza cervello invece è garantito un posto caldo direttamente presso STUDIO 
APERTO...


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Truffa al concorso per poliziotti. Si fa sostituire dal suo prof.


Al test di cultura generale nell'hangar dell'aeroporto di Guidonia intervengono i carabinieri. Prende il posto del candidato, lo scopre un altro ex allievo.

ROMA - Si erano persi di vista dopo la fine del liceo, concluso l'esame di maturità non si erano più incontrati. Il primo professore, l'altro un suo alunno. Il destino ha però riservato loro una sorpresa: si sono ritrovati lunedì scorso all'aeroporto militare di Guidonia al concorso per diventare poliziotto. Ma quella che doveva essere davvero una rimpatriata inattesa è diventata una trappola per l'insegnante. L'ex alunno voleva andare a salutarlo, ma si è improvvisamente bloccato: all'appello dei candidati l'ha sentito rispondere ad un altro nome. Quello di un concorrente che in realtà nell'hangar affollato di aspiranti agenti non c'era proprio.
«Qualcuno sta barando», ha pensato subito il ragazzo che, come un vero poliziotto, ci ha voluto subito vedere chiaro. E così ha chiamato i carabinieri di guardia all'aeroporto. Il trucco, escogitato da un ragazzo campano di 25 anni concittadino del professore, per passare il concorso in tutta tranquillità è stato presto scoperto: messo alle strette l'insegnante ha mostrato ai militari dell'Arma una carta d'identità contraffatta, con la sua fotografia ma le generalità del vero concorrente iscritto alla prova.
E pensare che all'inizio nessuno se n'era accortonell'enorme capannone trasformato in aula per la prova preliminare, un test di cultura generale, del concorso per 2.800 allievi agenti della polizia di Stato. Fra loro laureati, diplomati, militari in congedo. Ma anche impiegati e disoccupati provenienti da ogni parte d'Italia. Centinaia di ragazzi e ragazze, tutti con l'obiettivo di indossare la divisa della polizia per un periodo di ferma variabile da uno a quattro anni. Ma qualcuno fra di loro non aveva capito che stava sostenendo un esame per diventare un tutore dell'ordine.
A far saltare i piani del giovane candidato, ex militare dell'Esercito, originario della provincia di Salerno, è stato così proprio l'ex alunno: il falso candidato, il suo professore di ginnastica, è stato invitato a seguire i carabinieri nella loro caserma all'interno dell'aeroporto dove è apparso subito chiaro che il documento che aveva presentato era stato falsificato. L'insegnante, G.M., 31 anni, napoletano ma residente anche lui nel casertano, è stato denunciato per truffa, sostituzione di persona, uso di atto falso e falsità materiale commessa da privato in concorso con il vero concorrente, C.A., anch'egli indagato dalla procura di Tivoli.
La carta d'identità contraffatta è stata sequestrata dai carabinieri che ora indagano per scoprire se nel corso di altri concorsi pubblici siano stati adottati stratagemmi analoghi per far passare candidati che altrimenti non avrebbero mai potuto superare le prove di abilitazione. Anche il professore riconosciuto e incastrato da un suo ex allievo era fino a poco tempo fa un volontario in ferma prolungata dell'Esercito ma si era poi congedato. Sia lui sia l'amico concorrente sono stati accompagnati in caserma e interrogati dagli investigatori per capire se oltre a loro ci fossero altre persone coinvolte nella truffa e se l'insegnante sia stato in qualche modo ricompensato per essersi presentato al concorso al posto di un altro. Le indagini sono tuttavia solo all'inizio, mentre le prove di ammissione della polizia sono proseguite regolarmente. 

Apparteneva al Salai la copia della 'Gioconda' ritrovata al Prado.




Il documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Milano
Il documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Milano


Roma - (Adnkronos) - Lo rivela un documento notarile del 1525 pubblicato nel volume della studiosa Carla Glori.
Roma, 3 feb. (Adnkronos) - Un'ulteriore conferma alla tesi che attribuisce al Salai la paternità della 'Gioconda' ritrovata al Prado di Madrid, arriva da un documento notarile del 1525, che attesta che l'opera era tra i beni dell'allievo prediletto di Leonardo da Vinci. L'atto, conservato presso l'Archivio di Stato di Milano, è stato scoperto nel 1990 da Shell-Sironi, e attesta che nel 1525 in un inventario dei beni di Gian Giacomo Caprotti da Oreno detto Salai, morto l'anno precedente, c'è anche un quadro ''de una dona aretrata dicto la honda C°'', e corretto con ''dicto la Joconda''.
Il documento è pubblicato nella seconda versione, attualmente in fase di stampa presso l'editore Cappello, del volume 'Enigma Leonardo: decifrazioni e scoperte. La Gioconda. In memoria di Bianca', di Carla Glori. L'opera in possesso del Salai, secondo la Glori con molta probabilità coincide proprio con la copia del Prado, che gli esperti indicano come dipinta in contemporanea con l'originale.
La scoperta fatta da Shell-Sironi nell'Archivio di Stato di Milano andrebbe, in base alla tesi della Glori, a costituire traccia documentale dell'esistenza in mani del Salai della sua copia coeva della Gioconda, e coinciderebbe quindi con quella del Prado. Per quanto concerne la dicitura cancellata dal documento, ''la honda C°'', secondo la Glori costituirebbe una prova che l'opera del Salai sia contemporanea dell'originale di Leonardo. La lettera C infatti, secondo la studiosa, sarebbe l'iniziale di una delle tre parole latine 'collatio', 'comparatio', 'contentio', ad indicare appunto 'comparazione', 'confronto', 'paragone'.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/Apparteneva-al-Salai-la-copia-della-Gioconda-ritrovata-al-Prado_312936696482.html

L'Italia che amo.



Si chiama Antonietta Curcio e, come fa ormai da sei anni, ieri ha aperto il suo albergo, a Rimini, ai senza fissa dimora: 33 camere, a disposizione di chi è senza tetto ed esposto al freddo di questi giorni...


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150589174662855&set=a.196671182854.131248.196502997854&type=1&theater

Terremoto L'Aquila: aperta inchiesta su funerali di Stato.


Sotto inchiesta l'impresa Taffo, con sede anche a Roma.


I funerali di Stato delle vittime del terremoto a L'Aquila

L'AQUILA - A circa tre anni dal terremoto scoppia lo scandalo sui funerali solenni delle 309 vittime del tragico sisma del 6 aprile 2009. La procura della repubblica dell'Aquila ha messo sotto inchiesta l'impresa Taffo Gaetano e figli snc che ha sedi all'Aquila e Roma. In questa vicenda relativa ai drammatici giorni successivi al terremoto e ai funerali solenni celebrati il 10 aprile 2009 l'accusa e' di truffa ai danni dello Stato.
Le indagini della guardia di finanza dell'Aquila hanno accertato che l'impresa di onoranze funebri ha fatturato servizi effettuati da altre ditte alle quali si erano rivolte i parenti delle vittime: in particolare, e' emerso che nella documentazione ci sono fatture false per la fornitura di 29 bare e 20 servizi di trasporto. L'importo della truffa e' di circa 40 mila euro.
L'impresa Taffo ha agito dopo aver ricevuto nei drammatici e concitati momenti successivi al sisma dall'allora prefetto dell' Aquila Franco Gabrielli l'incarico della gestione dei servizi funebri nell'ambito dei funerali solenni; i Taffo erano stati presentata come la piu' grande della citta'. Gabrielli poi diventato capo della protezione civile nazionale era arrivato all'Aquila da poche ore.