venerdì 17 febbraio 2012

Cene, hotel, cancelleria, francobolli: così i partiti “bruciano” milioni di euro.



La Regione Emilia Romagna mette on line le spese fatte con soldi pubblici dei singoli gruppi consiliari: 3 milioni e 300 mila euro. Il Movimento 5 Stelle tra i virtuosi, maglia nera a Sel che riesce a spendere addirittura di più rispetto a quello che ha a disposizione.


Più di mezzo milione di rimborsi per incontri, cene, hotel e missioni, e altri 500 mila euro per iniziative pubbliche. Oltre 300 mila euro in consulenze, 200 mila in francobolli e telefonate, e altri 65 mila in fotocopie e cancelleria. Sono solo alcune delle voci di spesa messe a bilancio dai gruppi consiliari dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, nel 2011. In tutto un fiume di soldi, traducibile in 3,3 milioni di denaro pubblico. E poteva andare peggio. Perché i partiti hanno usato solo una parte delle risorse totali messe a disposizione dalle casse di viale Aldo Moro, pari a circa 3,7 milioni, risparmiando circa 375 mila euro.

Nero su bianco, le cifre sono state pubblicate dalla stessa Regione, che attraverso “un’operazione trasparenza” ha deciso di mettere online, rendendoli quindi consultabili, non solo il rendiconto 2011 dei diversi gruppi suddiviso in sedici macrocategorie, ma anche presenze e assenze dei consiglieri, vitalizi, attività dell’assemblea, la contabilità degli incarichi e i bilanci delle società partecipate. Un passo importante, se si considera che fino a ieri, a eccezione del bilancio del Movimento 5 stelle (pubblicato, completo di dettagli, sul loro sito), gli unici dati consultabili erano il budget totale destinato ai gruppi, e la suddivisione tra i vari partiti, proporzionata al numero dei consiglieri.

Anche se, va detto, l’apertura della nuova sezione sul sito istituzionale lascia ancora oscuri alcuni punti. Le macrocategorie, ad esempio, non sono a loro volta suddivise nelle singole voci di spesa (cene, hotel, viaggi, ecc.), mentre mancano ancora i nomi dei consulenti e dei collaboratori con i relativi scopi, competenze e curricula. “E non c’è nemmeno la rendicontazione dei rimborsi per gli spostamenti casa – Regione” fa notare il consigliere del Movimento 5 stelle Giovanni Favia. Lo stesso presidente dell’Assemblea Matteo Richetti, promotore dell’operazione trasparenza, ammette che c’è ancora da lavorare in questa direzione. “Proveremo a rendere trasparenti anche le attività delle varie commissioni, e a realizzare un fondo unico per il funzionamento dei gruppi”.

Nel 2011 la Regione ha garantito ai gruppi un contributo per le attività istituzionali pari a 3,7 milioni di euro, distribuiti alle diverse formazioni in base al numero di eletti. I partiti però ne hanno effettivamente impiegato solo una parte, circa 3,3 milioni. Scorrendo le varie categorie del rendiconto, si scopre, ad esempio, che 11 consiglieri del Pdl hanno speso più di 200 mila euro in pranzi di lavoro, treni, auto, pedaggi, aereo e hotel per incontri e missioni. Quasi quanto i 24 eletti del Pd, che sempre per missioni legate all’incarico hanno avuto rimborsi per 208 mila euro. La Lega nord, con quattro rappresentanti seduti in assemblea, ha investito oltre 90 mila euro, dei 457 mila a disposizione, per il personale, e 79 mila euro in iniziative pubbliche. Due voci di spesa consistenti anche nel bilancio dell'’Idv, che ha usato quasi l’intero budget (483 mila euro) per stipendiare i dipendenti (165 mila euro) e per meeting, convegni e seminari. In quest’ultimo settore in particolare il partito di Di Pietro non ha guardato al portafoglio, sfiorando i 145 mila euro.

Il Pd, che come maggior partito ha ottenuto il fondo più consistente (circa 1,33 milioni di euro), ha utilizzato buona parte della somma per pagare gli stipendi al personale (quasi 256 mila euro). Oltre ai rimborsi spesa dei singoli consiglieri (i 208 mila euro già citati), un’altra grossa fetta è stata poi usata per le iniziative pubbliche (186 mila euro). Cifra da capogiro anche per le consulenze di professionisti, come avvocati, esperti del lavoro o programmatori informatici (163 mila euro). Francobolli e telefonate sono costate 78 mila euro, mentre per fotocopie, buste, penne e vari oggetti di cancelleria i democratici hanno speso 32 mila euro.

Tra i vari gruppi c’è poi chi ha avuto le mani bucate e chi invece ha cercato di risparmiare e di non consumare l’intero tesoretto previsto dalla Regione. La maglia nera va a Sel, che ha chiuso l’anno in rosso, registrando un passivo di 5 mila euro. Mentre il Movimento 5 stelle è stato quello più attento: nel corso del 2011 ha usato circa il 63% del budget ricevuto. Seguono l’Italia dei Valori e l’Udc (hanno speso l’85% del totale), il Partito democratico (87%) e la Lega Nord (90%). “Rivendichiamo con orgoglio di essere la forza politica più oculata nella gestione del denaro – ha commentato il consigliere Favia – Il Movimento 5 Stelle avendo a disposizione 334 mila euro, ha messo da parte 121 mila euro, ovvero 60 mila euro a testa. Sono soldi che a fine legislatura – ricorda infine – torneranno nelle casse pubbliche”.

Germania, si è dimesso il presidente federale.



Germania,un prestito agevolato costa la poltrona al presidente Wulff <br />


Christian Wulff, 52 anni, il più giovane presidente tedesco, ha rassegnato oggi l'incarico. Aveva fatto pressioni sul direttore della Bild che gli contestava fatti che, da noi, sarebbero considerati veniali.


Ha atteso venerdì 17, Christian Wulff, per annunciare le sue dimissioni da presidente della Repubblica federale di Germania. Cinquantadue anni, sposato in seconde nozze con la bella moglie Bettina, Wulff è stato il più giovane presidente a ricoprire l'alto incarico. Anche il suo predecessore, Horst Köhler, era stato costretto a lasciare a lasciare la residenza presidenziale di Bellevue anzitempo, travolto come lui da uno scandalo scoppiato sulla stampa nazionale.


Wulff lascia al termine di un lungo stillicidio di notizie cominciato lo scorso dicembre, quando il popolare quotidiano Bild - cinque milioni di copie vendute ogni giorno - aveva denunciato le pressioni esercitare da Wulff sul suo direttore, Kai Diekmann, affinché questi passasse oltre su una vicenda che, alle nostre latitudini, avrebbe lasciato i più assolutamente indifferenti. Veniva infatti rinfacciato al presidente (quando era ancora governatore della Bassa Sassonia) di aver accettato, tramite la moglie di un amico imprenditore, un prestito di 500mila euro per la costruzione della sua villa a un tasso inferiore a quelli praticati sul mercato. La reazione proterva di Wulff alla pubblicazione della notizia non solo non ha piegato il giornale, ma ha anzi dato il via una serie di articoli che hanno finito per travolgerlo.


Wulff ha spiegato oggi in conferenza stampa di voler spianare rapidamente la strada al suo successore, perché la Germania ha bisogno di un "presidente che goda la fiducia non solo della maggioranza dei cittadini, ma di un'ampia maggioranza. Gli sviluppi degli ultimi giorni e mesi hanno dimostrato che questa fiducia e la mia efficacia sono state incrinate. Per questo motivo -ha continuato- non è più possibile che io ricopra ancora l'ufficio di presidente, nel modo in cui deve essere fatto tanto a livello nazionale che all'estero". Wulff - che appena ieri era stato ospite dell'Italia e aveva visitato il distretto industriale barese - ha poi riconosciuto di aver compiuto degli errori, ma si è giustificato dicendo di aver agito sempre in buona fede.


Vista dall'Italia, la vicenda assume connotati quasi incredibili, non solo per la ben nota familiarità che la classe politica coltiva con i direttori delle principali testate giornalistiche, ma anche per l'altrettanta scarsa sensibilità dimostrata dai nostri rappresentanti istituzionali in varie occasioni, di fronte alla contestazione di comportamenti ben più rilevanti, quando non di veri e propri reati. Di fronte alle dimissioni di Wulff, la distanza che separa l'Italia dalla Germania si moltiplica, facendo pensare più a quella che corre tra la Terra e Marte che non la Luna.


La cancelliera Angela Merkel si è rammaricata delle dimissioni del presidente federale, aggiungendo che il negoziato fra i partiti tedeschi comincerà già nelle prossime ore e si annuncia rapido. Al posto di Wulff potrebbe essere eletto il pastore evangelico Joachim Gauck, teologo ed ex dissidente della Germania Est, che Wulff aveva battuto meno di due anni fa, alla fine di giugno del 2010.


http://delleconomia.it/articoli/2012-02/germania-si-e-dimesso-il-presidente-federale.php


Pinerolo, per l'Inps era cieca totale ripresa mentre guardava le vetrine.

Pinerolo, per l'Inps era cieca totale ripresa mentre guardava le vetrine


Una donna di 66 anni ha ottenuto in otto anni 235mila euro in assegni di invalidità e indennità di accompagnamento. Ma è stata ripresa mentre passeggiava da sola al mercato, attraversava la strada, faceva la spesa. Sequestrati sei immobili e la somma sul conto corrente. 


In oltre otto anni ha riscosso 235mila euro in assegni d'invalidità e indennità di accompagnamento dall'Inps per il quale era cieca totale, ma la Guardia di Finanza l'ha scoperta, ripresa e fotografata mentre passeggiava da sola nei mercati, attraversava la strada e si fermava a guardare le vetrine dei negozi. Così A.M., 66 anni, di origini palermitane e residente da 40 anni a Pinerolo, è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Pinerolo per truffa aggravata e continuata ai danni dell'Inps.

Sulla base della denuncia, inviata dalle Fiamme Gialle alla magistratura alla fine dello scorso mese di novembre - ha reso noto oggi la Guardia di Finanza - per poter garantire il risarcimento all'Erario, la Procura ha disposto il sequestro di sei immobili e della somma disponibile sul conto corrente della donna.

La donna - secondo le indagini delle Fiamme Gialle di Pinerolo - era riuscita a far credere ai medici di essere completamente cieca e così aveva ottenuto i sostegni economici dell'Inps. Le Fiamme Gialle, però, l'hanno vista condurre una vita normale, fermarsi ai semafori, salire e scendere le scale, fermarsi a guardare le vetrine, scegliere con cura i prodotti da acquistare, trascinare un trolley per la spesa.

Durante le indagini, la donna è stata indotta a scansare un passeggino spinto da un finanziere in abiti civili e a firmare, senza avere neanche bisogno di occhiali, un verbale per un controllo in materia di scontrino fiscale effettuato dalle Fiamme Gialle. E' stata inoltre filmata mentre saliva nell'auto del marito, mentre era a passeggio con un'amica alla quale mostrava il suo orologio da polso e mentre lavava accuratamente il balcone di casa senza alcuna difficoltà. Proprietaria di alcuni immobili, è stata infine seguita dai Finanzieri mentre visionava, in compagnia del marito, un cantiere edile vicino all'ultimazione, probabilmente per un nuovo acquisto.

Inchiesta Mediatrade, chiesto processo per Silvio Berlusconi e altre 11 persone.






Berlusconi, numero uno di Rti, per il produttore tv americano Frank Agrama, per il consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale Cannatelli, per l'ex ad di Rti Andrea Goretti, per i manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché per i cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun.


La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex premier Silvio Berlusconi, del figlio Pier Silvio, numero uno di Rti, e di altre dieci persone nell’ambito dell’inchiesta Mediatrade sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset. Evasione fiscale e violazione delle norme tributarie sono i reati attribuiti agli imputati in relazione a una presunta frode di circa 10 milioni di euro attraverso l’emissione di false fatturazioni per oltre 220 milioni.

Oltre ai due Berlusconi, la Procura chiede il rinvio a giudizio anche per il produttore tv americanoFrank Agrama, del consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale Cannatelli, dell’ex ad di Rti Andrea Goretti, dei manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché dei cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun. Agli imputati vengono contestati i reati di evasione fiscale e violazione delle norme tributarie. L’inchiesta romana, condotta dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Barbara Sargenti, costituisce una ‘costola’ di quella omologa milanese, dove però Berlusconi è stato prosciolto, decisione su cui la Procura meneghina ha presentato ricorso in Cassazione. Il riferimento è ad una presunta frode di circa dieci milioni di euro, il cui invio alla magistratura romana si è instaurato per competenza territoriale, giacchè nel periodo valutato la sede sociale di Rti (una delle società coinvolte) era nella Capitale.

Sul procedimento romano relativo a Mediatrade, inoltre, incombe il rischio prescrizione: per i fatti contestati riferiti alla compravendita di diritti tv contabilizzati nel 2004 la prescrizione è prevista nell’aprile 2012, mentre nell’aprile dell’anno prossimo si prescriveranno le dichiarazione dei redditi del gruppo di Cologno Monzese presentate nel 2005. Al centro delle indagini dei magistrati romani l’ipotesi che siano stati ‘gonfiati’ i prezzi dei diritti acquistati presso alcune importanti major (società di produzione) statunitensi. In particolare, si tratterebbe di operazioni di sovrafatturazione che avrebbero consentito a Rti e Mediatrade di detrarre fiscalmente cifre superiori a quelle effettivamente sborsate.

Negli atti allegati alla richiesta ci sono anche le motivazioni della sentenza emessa dal gup di Milano, il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura, la testimonianza del produttore Silvio Sardi nonché le dichiarazioni di Giancarlo Leone, già amministratore delegato di Rai Cinema, secondo il quale le trattative per l’acquisto dei diritti avvenivano direttamente con le major senza la presenza di intermediari. In più, secondo l’ipotesi accusatoria, la differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture (allegate ai bilanci societari) sarebbero state finalizzate alla creazione di fondi neri successivamente a un complesso giro che avrebbe portato il danaro prima in estremo oriente, e successivamente in Italia.

S. Camillo, sospeso il primario di chirurgia d'urgenza. - di Giovanna Corsetti.



La procura di Roma sequestra 20 cartelle cliniche nel reparto di chirurgia generale e d'urgenza dell'ospedale San Camillo di Roma. 


ROMA – Il 2 febbraio 2012, in seguito ad alcune denunce per lesioni gravi e gravissime, le forze dell'ordine sequestrano 20 cartelle cliniche nel reparto di chirurgia generale e d'urgenza, diretto dal dottor Donato Antonellis. In realtà i guai per il reparto erano cominciati nel 2007, subito dopo la nomina dell'attuale primario, quando familiari e pazienti del reparto denunciano frequenti complicanze.
GLI INTERVENTI - L’iter era per tutti simile: ricovero programmato, accertamenti e poi la sala operatoria. Quindi interventi pianificati, su malati studiati, di cui si sarebbe dovuto conoscere ogni aspetto, con un rischio di imprevisti ridotto. Poi, sul tavolo chirurgico, le cose andavano diversamente. Molti pazienti della chirurgia generale e d’urgenza del San Camillo erano costretti, per gravi e gravissime complicanze, ad essere rioperati e, spesso, a trascorrere diverse settimane in sala di rianimazione a causa di: cedimento dei punti di sutura, perforazione di organi, gravi infezioni ed emorragie. Tali malati in comune non avevano solo una dolorosa quanto imprevista esperienza post operatoria, ma erano per lo più pazienti operati dal primario del reparto, il dottor Donato Antonellis.
LA NOMINA - Donato Antonellis, segretario regionale dell’Anaao, uno dei maggiori sindacati ospedalieri, era giunto alla guida del reparto nel 2006, nonostante il concorso che lo aveva ritenuto idoneo insieme ad altri professionisti si fosse concluso 2 anni prima. L’allora direttore generale del San Camillo-Forlanini, l’avvocato Domenico Alessio, aveva infatti sospeso la nomina poiché, come da lui dichiarato, aveva ricevuto pressioni dal sindacato Anaao affinché fosse nominato Antonellis, da lui non ritenuto sufficientemente qualificato. Nel 2006, con l’arrivo di un nuovo direttore generale, Antonellis viene nominato e da primario inizia la sua attività chirurgica al San Camillo.
L'AUDIT - In breve le segnalazioni sui cattivi esiti degli interventi arrivano al Tribunale del Malato e impongono ai rappresentanti delle istituzioni di presentare un’interrogazione al Parlamento regionale sullo stato del reparto. Dai dati dell’interrogazione la mortalità e le complicanze post operatorie del reparto risultavano sensibilmente aumentate dall’arrivo del nuovo primario. L’ospedale nel 2008 effettua un audit, un'indagine interna, a cui partecipa lo stesso primario e da cui la situazione del reparto risulta del tutto in linea con le statistiche e la letteratura chirurgica mondiale sugli esiti di un intervento. Quindi, il problema non c’è e i pazienti hanno torto e così Donato Antonellis, nel 2011, viene riconfermato alla direzione del reparto, con eccellenti valutazioni.
Ma le denunce non si fermano e così un altro direttore generale, il professor Aldo Morrone, deve ora fare i conti con nuove denunce e nuove gravissime complicanze sui pazienti del reparto di chirurgia diretto dal dottor Donato Antonellis.