venerdì 21 giugno 2013

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”. - Enrico Piovesana

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”


Il secondo decreto semplificazioni, che approda in cdm il 19 giugno, contiene una norma che mette i nostri alti ufficiali "al servizio di Finmeccanica, come piazzisti", denuncia l'ex comandante della missione Nato in Kosovo. Verrebbe così "istituzionalizzata" una pratica che già coinvolge i nostri generali in un groviglio di conflitti d'interesse. Anche con paesi "instabili".

“Vogliono istituzionalizzare il ruolo della Difesa come trafficante di armi e piazzista estero al servizio di Finmeccanica, sdoganando il gigantesco conflitto di interessi tra apparato militare e industria bellica”.
E’ durissimo il giudizio del generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, sul provvedimento inserito nel secondo pacchetto di norme per la semplificazione che verrà discusso mercoledì in Consiglio dei ministri. Una modifica al Codice dell’ordinamento militare che prevede che la Difesa possa “svolgere per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”.
“L’approvazione di questa norma – spiega il generale Mini – ufficializzerebbe una prassi consolidata, ma sottaciuta, che ha sempre visto i nostri generali, in missione all’estero come rappresentanti militari o comandanti di operazioni, attivamente impegnati in attività di promozione e intermediazione per la vendita di armamenti italiani ai governi locali. Anche a me, quando ero rappresentante militare italiano a Pechino, veniva chiesto di promuovere la tecnologia militare italiana presso il governo cinese, ma lo feci con pessimi risultati. Non conosco colleghi che non l’abbiano fatto, e molti, quelli che io chiamo ‘piazzisti’, hanno costruito così le loro carriere e le loro ricchezze“.
Mini spiega come questa attività dei generali italiani venga lautamente premiata da Finmeccanica generando un mostruoso conflitto d’interessi. ”Questi servigi vengono ricompensati con importanti avanzamenti di carriera oppure con un pagamento differito sotto forma di importanti incarichi aziendali e ricchi contratti di consulenza una volta in pensione. Tutti i capi di stato maggiore sono ‘nominati’ da Finmeccanica, a volte perfino i ministri della Difesa, come dimostra il caso Di Paola. Ma penso anche al suo amico Venturoni” (ex capo di stato maggiore ora ai vertici di Finmeccanica, ndr). Per aggirare il divieto di consulenza durante i cinque anni di servizio ausiliario – rivela il generale – molti sanissimi ex capi di stato maggiore diventano improvvisamente inabili, passando subito alla riserva, che non prevede divieti di sorta”.
Oltre a trasformare la difesa della sicurezza nazionale in difesa degli interessi dell’industria bellica nazionale, secondo l’ex comandante della missione Kfor questa norma di semplificazione una cosa la semplificherebbe di certo: “Questo provvedimento faciliterebbe la vendita di armi italiane a governi con i quali è difficile costruire rapporto di intermediazione, cioè governi instabili e coinvolti in conflitti interni come nel caso dell’Afghanistan, della Libia o della Somalia: scenari dove in passato, penso a Mogadiscio, a trafficare armi erano i nostri servizi segreti“.
Paesi “a rischio”, li definisce il generale Mini: a rischio di violare quei princìpi stabiliti dalla legge 185 del 1990 – espressamente richiamata nella norma in discussione – che vieterebbe la vendita di armi a paesi in guerra e a governi non democratici. Princìpi che, in presenza di accordi di cooperazione e assistenza militare, possono essere agevolmente aggirati per risollevare le sorti e i profitti della nostra industria bellica nazionale.
Riceviamo dal ministero della Difesa e pubblichiamo:
Gentile Dott. Piovesana,
la norma cui Lei fa riferimento riguarda attività di supporto tecnico-amministrativo già in uso in molti stati occidentali. Si tratta, in sintesi, di una misura efficace di cooperazione fra Stati (Governo-Governo) limitata però ai governi con i quali esistono accordi di cooperazione con il nostro Paese, molti dei quali già ratificati dal Parlamento. La norma, peraltro, subordina la sua efficacia concreta al pieno rispetto della legge 185/90 – una delle più restrittive e trasparenti in materia –  di realizzare programmi, anche relativi alla fornitura di mezzi e sistemi, unitamente ad altre attività (ad esempio, formazione, addestramento, supporto logistico) da parte delle stesse forze armate. La misura consente di attivare, ma soltanto in presenza dei richiamati stringenti vincoli (politici e normativi), un quadro di facilitazione e di trasparenza a sostegno anche dell’industria nazionale,  come è sempre più spesso richiesto dai nostri partner internazionali,  che subordinano cooperazione industriale e relative acquisizioni a quelle garanzie che solo uno Stato (tramite le sue articolazioni ministeriali, Difesa ed Esteri) può dare. Si tratta, quindi, di consentire al sistema paese, come già da tempo praticato da molte nazioni, anche europee, di accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa.
Il testo dell’articolo, tra l’altro, vincola chiaramente le attività alla legge 185/90, garantendo quella legittimità e quella correttezza procedurale che i commentatori da lei citati metterebbero in dubbio.
Cordiali saluti.
Ministero della Difesa - Servizio Pubblica Informazione
Replica Enrico Piovesana:
Prendiamo atto della spiegazione ufficiale cortesemente inviata dalla Difesa, che però, al di là di giudizi e interpretazioni, non smentisce la ferma volontà di introdurre questa misura volta ad “accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa”. Per quanto riguarda la trasparenza dell’export militare, derivante dal rispetto della legge 185/90, si attende ancora che il governo renda noto il rapporto annuale 2012 sulle esportazioni di sistemi militari italiani, in grave e incomprensibile ritardo rispetto ai termini di legge che ne impongono la pubblicazione entro la fine di marzo.

Da una pianta velenosa, un nuovo farmaco che sembra capace di uccidere le cellule cancerogene!!

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UCCIDERE LE CELLULE CANCEROGENE

grazie a un nuovo farmaco sperimentale derivato da una pianta fin ora ritenuta velenosa. Lo sostiene uno studio portato avanti dalla Johns Hopkins Cancer Center negli Usa, guidato dal dottor Johm Isaacs, ingegnere biomedico, pubblicato su Science Translational Medicine.Gli scienziati hanno condotto alcuni studi su una pianta chiamata Thapsia Garganica, in particolare su una sostanza contenuta in essa che potrebbe essere efficace contro i tumori, soprattutto riguardo quelli alla prostata, molto diffusa tra gli uomini. Questa pianta, che cresce nella regione del Mediterraneo, produce la tapsigargina, noto per la sua tossicità verso gli animali, le cui proprietà velenose sono conosciute fin dall’antica Grecia. Veniva infatti chiamata “carota della morte”, dato che uccideva i cammelli che la mangiavano.
MA E’ PROPRIO GRAZIE A QUESTA PIANTA VELENOSA
che i ricercatori sono riusciti a ricavarne un farmaco per il trattamento medico dei tumori. Il farmaco derivato da questa sostanza si chiama G202 ed è stato ottenuto modificando chimicamente la tapsigargina in modo da detossificarla: “Il nostro studio ha permesso di riprogrammare le molecole di questo veleno in modo da renderele inoffensive per i tessuti sani. Una volta giunti alle cellule del cancro, la tossicità viene riattivata e le cellule dannose vengono uccise”, ha dichiarato Samuel Denmeade, ricercatore a capo dello studio.Attualmente il farmaco sperimentale è in fase 1 e viene testato su 29 pazienti con carcinoma prostatico in fase avanzata. In 30 giorni di trattamento con il farmaco G202 si è vista una riduzione del 50 per cento delle dimensioni di cellule umane del cancro al seno, alla vescica e al rene. Insomma le dimensioni del tumore si sono dimezzate.
MA COME FUNZIONA QUESTA SOSTANZA ALL’INTERNO DEL CORPO?
Una volta iniettata arriva al punto dove si trova il tumore viaggiando nel flusso sanguigno, senza ovviamente danneggiare i tessuti sani. Viene rilasciata poi una proteina che inibisce la protezione che fa da scudo al tumore, in questo modo il farmaco G202 può andare all’attacco. Una scoperta davvero importantissima per l’oncologia medica.

giovedì 20 giugno 2013

Latte tossico e cancerogeno in vendita in Friuli: 24 gli indagati, arrestato il leader di Cospalat.

Latte tossico e cancerogeno in vendita in Friuli:  24 gli indagati, arrestato il leader di Cospalat


Indagine dei Nas, che hanno messo ai domiciliari 4 persone. Nelle confezioni un fungo dannoso anche per la crescita dei bambini. Analisi falsificate allungandolo con latte non contaminato.


UDINE - Hanno messo in commercio latte tossico, contaminato da aflatossine, un fungo cancerogeno con effetti sulla crescita dei bambini. Il leader del Cospalat del Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, è stato arrestato nell'ambito di un'indagine dei Nas di Udine. Oltre a Zampa, sono state eseguite quattro misure degli arresti domiciliari e un obbligo di dimora. Un'altra persona è ricercata.
 
Per tutti l'ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute. In alcuni casi è stata certificata anche la presenza di antibiotici. Le analisi sul latte sarebbero state falsificate con il ricorso a un laboratorio compiacente, "allungando" il latte con altro latte non contaminato.

Sarebbe stato inoltre utilizzato latte proveniente da allevamenti non autorizzati per produrre abusivamente formaggio Montasio Dop. In tutto gli indagati sono 24, di cui 17 allevatori accusati di essere consapevoli di immettere in commercio latte contaminato, su un centinaio circa di aderenti ai Cospalat.

Maxi sequestro di anabolizzanti per bovini e maiali da parte del Corpo Forestale. Silenzio assordante delle associazioni di categoria. - Roberto La Pira

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Pochi giorni fa il Corpo forestale dello stato ha sequestrato più di 17.000 confezioni di farmaci veterinari per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. I medicinali erano destinati a bovini e suini. La banda era composta da farmacisti, allevatori, grossisti e veterinari attivi in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, coordinati da un grossista specializzato nella rivendita di farmaci veterinari. 
L’operazione merita una certa attenzione per l’ampiezza dell’area d’azione e il numero di persone coinvolte nel traffico clandestino. Le autorità hanno condotto 101 perquisizioni per un totale di 65 persone indagate. Il trucco era semplice, un gruppo di allevatori compiacenti acquistava farmaci in quantità superiore a quello somministrato realmente agli animali e le dosi in eccesso venivano utilizzate per il mercato clandestino.
La vicenda è grave sia perché si tratta di grossi numeri sia perché il problema dell’uso di sostanze illecite negli allevamenti, come cortisonici, ormoni ed antibiotici, non è ancora stato risolto negli ultimi 40 anni. La notizia non ha avuto il risalto che merita sui mezzi di comunicazione quali giornali e siti internet, anche se stiamo parlando potenzialmente di migliaia di capi trattati in modo fraudolento e non più identificabili coi controlli di routine. In questa situazione  carne, latte e formaggi  possono tranquillamente arrivare sul mercato e essere distribuiti  ai  consumatori attraverso macellerie,  supermercati, o la ristorazione. 
Poche settimane fa Il Fatto Alimentare ha denunciato l’esistenza del 15% dei capi bovini trattati con farmaci e medicinali illegali per aumentare la massa muscolare, riprendendo i dati diffusi da un centro specializzato, istituito dal Ministero della salute.   Tuttavia di fronte a questi numeri nessuno ha detto niente. Le associazioni di categoria e quelle degli allevatori non hanno preso posizione e non hanno diramato comunicati. Assocarni brilla per l’assenza e anche altre associazioni legate al mondo agreste, sempre solerti nel segnalare le frodi alimentari non hanno detto nulla. Come mai? Perchè questo silenzio assordante. Perché  quando si parla di carne, ormoni e anabolizzanti in Italia le notizie trovano poco riscontro sui media? Abbiamo chiesto ai soggetti interessati di rispondere a questi interrogativi.
Per il momento ci ha scritto solo Uniceb (*) sostenendo che “purtroppo, le mele marce esistono in tutti i campi ed in tutti i settori e questi episodi dovrebbero servire soprattutto per far emergere chi lavora correttamente piuttosto che essere utilizzati come scoop per demonizzare degli interi comparti produttivi”. La lettera continua dicendo “che questi avvenimenti non devono in nessun caso porre ombre sul sistema di allevamento italiano che è composto da migliaia di operatori seri e corretti che rispettano appieno la moltitudine di obblighi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale”. 
Ci sembrano motivazioni deboli, per episodi che non coinvolgono un gruppo ristretto di allevatori, ma lasciano ipotizzare l’esistenza di tanti operatori abituati a trattare  migliaia di capi con farmaci illegali.

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”. - Malcom Pagani

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”


Il 26 marzo scorso durante un'audizione al Parlamento europeo l'allora assessore al Turismo della Regione Sicilia parlò di "prostitute disposte a tutto nella politica italiana". Il governatore Crocetta chiese e ottenne le dimissioni sostituendolo con la sua segretaria particolare. Ora, dopo lo scandalo a base di escort e regalie - il cosiddetto "sistema Giacchetto - il cantautore si prende una rivincita: "Bastava saper aspettare".

Arresti, furti di denaro pubblico e donne barattate, sostiene Battiato: “Come cammelli in un suk”. Dalla stretta grondaia dell’“illustre e onorata società”, l’ex assessore al Turismo della giunta Crocetta in Sicilia è evaso con un paio d’ali. Il foglio di via, una frase pronunciata a Bruxelles a marzo e ritagliata a margine di un lungo ragionamento sui percorsi culturali: Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino. La puntuale riprovazione ipocrita dell’intero arco costituzionale, governatore in testa, la controfirma all’espulsione. Ora che in meno di 90 giorni il decreto Battiato è diventato legge e nell’isola i finanzieri scardinano la trasversale impalcatura di escort e regalìe, l’asceta di Milo non si aspetta scuse terrene: “Questo Paese è una barzelletta, Il tempo è stato galantuomo, ma sei onesto e dici la verità non c’è smentita possibile. A poco a poco cadono le maschere. Dopo i 30 anni ognuno ha la faccia che si merita e la farina, come si dice, va in crusca”.
È andata in crusca, in effetti.
Avevano deciso di farmi fuori ben prima di Bruxelles. Ma non importa. È una storia chiusa. Come dicono i francesi: “Je m’en fous, ça ne me dérange pas”. Al potere piace travestire i sudditi da idioti, ma gli italiani non sono scemi. Hanno già visto tutto, compreso ogni cosa. Non le nascondo che da allora non posso più andare in giro. Il musicista Battiato è passato in terz’ordine, mi fanno dei complimenti che non ho mai avuto in vita mia.
Nel cacciarla dalla Regione, destra, sinistra e centro dissero che ce l’aveva con le donne. Boldrini, Grasso, Fornero, mezzo parlamentino siciliano. Santanchè, anche: “Ignoranza becera senza confini”.
L’elegantissima cantrice del “lui ci vuole tutte in orizzontale, ma io non gliela do”? Donna di rara finezza, sì. Mi hanno accusato di misogìnia, ma l’hanno fatto in evidente malafede. Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che le escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe. I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo, nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.
L’idea del mercimonio è antichissima.
Ricorda Bandiera bianca? “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”. Finché in Parlamento rimarranno 100 deputati funzionali al mantenimento dello status quo, non gireremo pagina. Prenda il governo Letta. Fa venire il dubbio che gli ultimi 20 anni di barricate siano stati una finzione. Che se certi uccellini non avessero avvisato al momento giusto Berlusconi, anche gli Scilipoti e i Razzi non avrebbero avuto un loro ruolo.
Se Berlusconi viene interdetto, il Pdl lascerà il Parlamento.
Oggi ho sentito distrattamente uno scemo che lo sosteneva. Robe da matti. Farse terribili. Forza, andate via. Magari lo facessero davvero.
Lei rifarebbe l’assessore?
Non lo volevo fare neanche prima. Dissi “vengo a patto che non debba dialogare con i politici e possa confrontarmi con le intelligenze”. Crocetta insistette. È finita come è finita. Diciamo che lui non era il rivoluzionario che mi aspettavo e io ero quello che sono sempre stato.
Si dice si sia pentito e abbia provato a organizzare una carrambata pacificatoria a uso e consumo delle telecamere.
E questo come l’ha saputo? Lui continua a dire con un certo coraggio a chiunque, alle Iene l’ultima volta, 10 giorni fa, che i nostri rapporti sono splendidi e ci sentiamo spessissimo. Non ci parliamo da mesi.
Antidoti all’orrore?
Seguire la propria coscienza. Sono un fan di Jack Sarfatti, uno studioso che la mette al centro della sua ricerca. Che ce ne facciamo di una fisica quantistica che ignora l’amore e il cervello? Se non sei in grado di individuare i pensieri di un uomo, è meglio che tu faccia il geometra.
Dell’uomo nuovo del suo ultimo disco però non c’è ancora traccia.
Ma è pieno di gente in gamba, consapevole. Giorni fa ero a Roma, avrò preso il taxi 20 volte. Non c’è stato conducente che non mi abbia rivelato il desiderio di buttare Alemanno nel Tevere. Ovviamente è una metafora, non vorrei che l’ex sindaco si risentisse. (Sorride)
E il caos dei grillini?
Li ho incontrati. Entusiasti, volevano devolverci i loro stipendi, mi sono piaciuti. Ma, purtroppo, mi pare stia franando tutto perché i lupi romani, felici, approfittano dell’ingenuità naïf per sbranarne le ragioni.

Battaglia contro la corruzione.

Presidente della Camera Laura Boldrini: porti in aula la legge contro la corruzione. #riparteilfuturo

E se riuscissimo davvero a mettere i bastoni fra le ruote alla corruzione? Sembra incredibile, ma quello che fino a ieri sembrava un sogno potrebbe diventare realtà. Non molliamo ora.
Grazie alla firma di oltre 243.000 italiani che in questi mesi hanno sostenuto la campagna Riparte il futurola legge per la riforma del voto di scambio - uno dei modi più insidiosi con cui corrotti e corruttori riescono a penetrare nel cuore delle istituzioni - è sul tavolo della Commissione Giustizia. 
Ma non basta. Dobbiamo portare la legge in aula e il ruolo del Presidente della Camera Laura Boldrini è molto importante per questo passaggio. Firma ora l'appello alla Presidente Boldrini per chiedere di calendarizzare la legge al più presto.
Mancano solo 12 giorni allo scadere degli impegni dei 100 giorni. Con il tuo aiuto possiamo farcela, porteremo il tuo messaggio nel cuore delle istituzioni per ottenere un primo grande risultato contro la corruzione.

Legittimo impedimento, la Consulta respinge il ricorso di Berlusconi.


Il conflitto di attribuzione era stato sollevato dalla presidenza del Consiglio contro il Tribunale di Milano per un'udienza del processo Mediaset, nel quale l'ex premier è stato condannato in appello a quattro anni per frode fiscale. Per i giudici, fu il Cavaliere a "fissare un impegno politico" in concomitanza con il dibattimento, "senza offrire alternative". Ghedini e Longo: "Fuori da logica giuridica, grave preoccupazione".

La Corte costituzionale ha respinto il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento che l’ex premier Silvio Berlusconi aveva opposto in un’ udienza del processo Mediaset – del primo marzo 2010 – in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato.
Il ricorso per conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato era stato promosso dalla Presidenza del Consiglio nei riguardi del Tribunale di Milano, perché  la corte negò il legittimo impedimento chiesto da Berlusconi e fece proseguire l’udienza. resta così pienament valida la condanna in appello a quattro anni inflitta a Berlusconi per frode fiscale, con annessa interdizione dai pubblici uffici. Aspetto, quest’ultimo, che ha infiammato la polemica politica, con Maurizio Gasparri che ha minacciato le dimissioni in massa dei parlamentari Pdl in caso di “espulsione” di Berlusconi dalla vita politica per via giudiziaria.  
Nel dare ragione ai giudici di Milano, la Corte Costituzionale ha osservato che “dopo che per più volte il Tribunale aveva rideterminato il calendario delle udienze a seguito di richieste di rinvio per legittimo impedimento, la riunione del Consiglio dei ministri, già prevista in una precedente data non coincidente con un giorno di udienza dibattimentale, è stata fissata dall’imputato Presidente del Consiglio in altra data coincidente con un giorno di udienza, senza fornire alcuna indicazione (diversamente da quanto fatto nello stesso processo in casi precedenti), né circa la necessaria concomitanza e la ‘non rinviabilità’ dell’impegno, né circa una data alternativa per definire un nuovo calendario”.
Sul piede di guerra i legali dell’ex premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo: “I precedenti della Corte Costituzionale in tema di legittimo impedimento sono inequivocabili e non avrebbero mai consentito soluzione diversa dall’accoglimento del conflitto proposto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Evidentemente la decisione assunta si è basata su logiche diverse che non possono che destare grave preoccupazione“. Secondo i legali, “la preminenza della giurisdizione rispetto alla legittimazione di un governo a decidere tempi e modi della propria azione appare davvero al di fuori di ogni logica giuridica”. In conclusione, accusano Ghedini e Longo, la decisione “ampiamente annunciata da giorni da certa stampa politicamente orientata, non sorprende visti i precedenti della stessa Corte quando si è trattato del presidente Berlusconi e fa ben comprendere come la composizione della stessa non sia più adeguata per offrire ciò che sarebbe invece necessario per un organismo siffatto”.
Nessuna dichiarazione ufficiale arriva invece dagli uffici della Procura di Milano.