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giovedì 20 giugno 2013

Maxi sequestro di anabolizzanti per bovini e maiali da parte del Corpo Forestale. Silenzio assordante delle associazioni di categoria. - Roberto La Pira

mucche
Pochi giorni fa il Corpo forestale dello stato ha sequestrato più di 17.000 confezioni di farmaci veterinari per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. I medicinali erano destinati a bovini e suini. La banda era composta da farmacisti, allevatori, grossisti e veterinari attivi in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, coordinati da un grossista specializzato nella rivendita di farmaci veterinari. 
L’operazione merita una certa attenzione per l’ampiezza dell’area d’azione e il numero di persone coinvolte nel traffico clandestino. Le autorità hanno condotto 101 perquisizioni per un totale di 65 persone indagate. Il trucco era semplice, un gruppo di allevatori compiacenti acquistava farmaci in quantità superiore a quello somministrato realmente agli animali e le dosi in eccesso venivano utilizzate per il mercato clandestino.
La vicenda è grave sia perché si tratta di grossi numeri sia perché il problema dell’uso di sostanze illecite negli allevamenti, come cortisonici, ormoni ed antibiotici, non è ancora stato risolto negli ultimi 40 anni. La notizia non ha avuto il risalto che merita sui mezzi di comunicazione quali giornali e siti internet, anche se stiamo parlando potenzialmente di migliaia di capi trattati in modo fraudolento e non più identificabili coi controlli di routine. In questa situazione  carne, latte e formaggi  possono tranquillamente arrivare sul mercato e essere distribuiti  ai  consumatori attraverso macellerie,  supermercati, o la ristorazione. 
Poche settimane fa Il Fatto Alimentare ha denunciato l’esistenza del 15% dei capi bovini trattati con farmaci e medicinali illegali per aumentare la massa muscolare, riprendendo i dati diffusi da un centro specializzato, istituito dal Ministero della salute.   Tuttavia di fronte a questi numeri nessuno ha detto niente. Le associazioni di categoria e quelle degli allevatori non hanno preso posizione e non hanno diramato comunicati. Assocarni brilla per l’assenza e anche altre associazioni legate al mondo agreste, sempre solerti nel segnalare le frodi alimentari non hanno detto nulla. Come mai? Perchè questo silenzio assordante. Perché  quando si parla di carne, ormoni e anabolizzanti in Italia le notizie trovano poco riscontro sui media? Abbiamo chiesto ai soggetti interessati di rispondere a questi interrogativi.
Per il momento ci ha scritto solo Uniceb (*) sostenendo che “purtroppo, le mele marce esistono in tutti i campi ed in tutti i settori e questi episodi dovrebbero servire soprattutto per far emergere chi lavora correttamente piuttosto che essere utilizzati come scoop per demonizzare degli interi comparti produttivi”. La lettera continua dicendo “che questi avvenimenti non devono in nessun caso porre ombre sul sistema di allevamento italiano che è composto da migliaia di operatori seri e corretti che rispettano appieno la moltitudine di obblighi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale”. 
Ci sembrano motivazioni deboli, per episodi che non coinvolgono un gruppo ristretto di allevatori, ma lasciano ipotizzare l’esistenza di tanti operatori abituati a trattare  migliaia di capi con farmaci illegali.

mercoledì 17 ottobre 2012

Regali in cambio di prescrizioni di ormoni ai bambini, 67 medici indagati.


Regali in cambio di prescrizioni di ormoni ai bambini, 67 medici indagati


I camici bianchi sono accusati di aver ricevuto da 12 informatori scientifici della Sandoz somme di denaro, viaggi all’estero e oggetti di valore per equivalenti 500mila euro. Il prossimo passo è verificare se le prescrizioni hanno recato danno alla salute dei piccoli pazienti.

Regali in cambio di prescrizione di farmaci, nello specifico ormoni per la crescita destinati ai bimbi. Questo l’intreccio tra una azienda farmaceutica, la Sandoz, e 67 medici specialisti – soprattutto endocrinologi e nefrologi di strutture pubbliche e private – sparsi in tutta Italia, che sono finiti nella rete nei Nas. Circa 300 carabinieri del Nucleo operativo a tutela della salute e dei Comandi provinciali di 15 regioni stanno eseguendo in queste ore 77 perquisizioni a carico dei 67 medici indagati. 
I camici bianchi sono accusati di aver ricevuto, attraverso una organizzazione di informatori scientifici (12 persone) di una azienda farmaceutica somme di denaro, viaggi all’estero e oggetti di valore. L’indagine, condotta dal Nas di Bologna, è partita circa 2 anni fa ed è coordinata dalle Procure di Rimini e Busto Arsizio (Varese). Gli specialisti avrebbero intascato l’equivalente di circa 500mila euro per migliaia di prescrizione contestate. I reati ipotizzati sono quelli di truffa al Servizio sanitario nazionale, comparaggioassociazione a delinquere finalizzata alla corruzione e falso.
L’indagine ha portato alla scoperta dell’esistenza di una “collaudata organizzazione” che per incrementare le vendite di alcune tipologie di farmaci destinati ai bambini per curare i disturbi della crescita, dava o comunque prometteva somme di denaro, viaggi di piacere all’estero, oggetti di valore ed altro, a medici di strutture ospedaliere pubbliche e private, giustificandole con falsa documentazione, che indicava come il denaro fosse frutto di attività di consulenza, un contributo a congressi e seminari, o a viaggi per partecipare a meeting e seminari. 
“Non è la prima e, temo, non sarà l’ultima indagine di questo tipo – ha ammesso nel corso di una conferenza stampa il colonnello Antonio Diomeda, vicecomandante dei Nas – ma lo scenario che ne emerge stavolta è particolarmente allarmante. E’ un rapporto delittuoso e perverso quello che si era stabilito tra gli informatori scientifici e i medici, teso a favorire il consumo di alcuni farmaci biosimilari in cambio di somme di denaro (poi fatte passare per compensi di consulenze e studi, elargizioni ad associazioni onlus, rimborsi spese di congressi e convention, ndr), di viaggi in Italia e all’estero per i medici e i loro familiari e di oggetti quali gioielli e personal computer“.
Gli informatori scientifici sollecitavano i medici indagati ad aumentare le prescrizioni con l’inserimento in terapia di nuovi piccoli pazienti a cui venivano somministrati due tipi di farmaci innovativi a base di ormoni. I professionisti coinvolti sono specialisti in nefrologia, endocrinologia e pediatria e in alcune circostanze non esitavano a chiedere somme superiori con i dirigenti dell’industria che si premuravano di incontrarli personalmente. Il prossimo passo per i Nas, ha spiegato il tenente colonnello Giovanni Capasso, “è quello di verificare se queste prescrizioni hanno in qualche modo recato danno alla salute dei bambini”.