venerdì 16 gennaio 2015

Cosa è successo oggi al franco svizzero

snb

La Svizzera ha abbandonato la soglia minima nel tasso di cambio con l’euro – che vuol dire? – e questo potrebbe essere un problema per le esportazioni svizzere

La Banca Centrale Svizzera (SNB) ha rinunciato alla sua politica di difesa del tasso di cambio di 1,20 franchi svizzeri per euro, mantenuta negli ultimi tre anni per evitare che la sua valuta aumentasse troppo di valore rispetto alla moneta europea e al dollaro. L’annuncio ha sorpreso buona parte degli analisti e degli investitori, che appena un mese fa erano stati rassicurati dai responsabili della SNB con promesse sul mantenimento della politica di blocco del franco svizzero. La borsa di Zurigo è arrivata a perdere fino al 10 per cento prima di recuperare; il valore al cambio del franco svizzero è aumentato rapidamente.
Nel 2011 la Banca Centrale Svizzera aveva deciso, unilateralmente e assumendosene tutte le responsabilità (come disse la Banca Centrale Europea all’epoca), di istituire un limite minimo di cambio a 1,20 franchi per euro, temendo che la sua valuta potesse rafforzarsi troppo rispetto alle altre monete. Era il periodo della grande instabilità economica e finanziaria dovuta alla crisi di alcuni paesi europei, Italia compresa, e molti investitori ritenevano che in Europa solo il franco svizzero potesse dare buone garanzie per la tenuta dei loro investimenti. La domanda per la valuta continuava ad aumentare e di conseguenza il suo valore: la SNB intervenne per evitare che aumentasse troppo, cosa che avrebbe potuto danneggiare le esportazioni (chi compra dall’estero beni prodotti in un altro paese deve di solito fare i conti con il cambio, e se è troppo sfavorevole spesso si rivolge altrove).
Dopo essere rimasto fermo a un minimo di 1,20, oggi alla rimozione del blocco da parte della SNB il franco svizzero ha aumentato sensibilmente il suo valore fino al 39 per cento circa rispetto all’euro e al dollaro, poi è sceso stabilizzandosi intorno al 14 per cento. Questo significa che con 1 euro si ottengono 1,03 franchi e non più 1,20 come era in precedenza. Il principale indice azionario della borsa di Zurigo ha perso il 10 per cento, e in molti casi le aziende che sono andate peggio sono state quelle che basano buona parte dei loro affari sulle esportazioni.
grafico-chf-euroIl limite di 1,20 era stato accolto positivamente dagli esportatori, che in questo modo avevano una garanzia sul fatto che il franco svizzero non potesse apprezzarsi più di tanto rispetto ad altre valute. Nick Hatek, amministratore delegato di Swatch, uno dei più grandi esportatori di orologi della Svizzera, ha detto che la decisione della SNB equivale a uno “tsunami per le esportazioni e per il turismo, e di conseguenza per l’intero paese”. Le azioni di Swatch hanno perso fino al 16 per cento in borsa. Anche i titoli bancari hanno sofferto, con UBS e Credit Suisse – due delle principali banche svizzere – che hanno perso fino all’11 per cento.
La Banca Centrale Svizzera ha motivato la sua decisione ricordando che la sua “misura eccezionale e temporanea ha protetto l’economia della Svizzera che rischiava di subire seri danni”. Per mantenere la soglia minima nel tasso di cambio, infatti, la SNB si era impegnata negli ultimi anni ad acquistare enormi quantità di euro per controbilanciare la domanda di franchi svizzeri, tanto da spingere alcuni detrattori a contestare questa politica. A novembre dello scorso anno era stato bocciato un referendum che se fosse passato avrebbe obbligato la SNB a convertire in oro parte delle sue riserve, cosa che secondo i sostenitori della consultazione avrebbe permesso di rendere la sua politica economica più stabile e sicura.
Comunicando la fine della soglia minima, la SNB ha inoltre spiegato che il dollaro ha aumentato ultimamente il proprio valore, cosa che in parte dovrebbe attenuare gli effetti della sua decisione. La Banca ha anche portato a -0,75 per cento il tasso di interesse che viene applicato ai fondi delle banche che sono depositati presso la stessa SNB. Il principale tasso di riferimento sul franco, il LIBOR, è stato aggiustato verso il basso ed è ora a -1,25 e -0,25 per cento (fino a ora era stato a -0,75 e a +0,25 per cento).
http://www.ilpost.it/2015/01/15/fine-soglia-minima-franco-svizzero/

giovedì 15 gennaio 2015

Siamo tutti ipocriti.



Io la definisco ipocrisia.
Tanto parlare di Charlie Hedbo, poco o niente sulla strage delle vittime di serie "b" o dei "figli di un dio minore" in Nigeria.
Ma poi, della "Libertà di opinione", ne vogliamo parlare?
Più che di libertà di opinione io parlerei di volgarità.
Non riesco a comprendere, infatti, perchè, quando si trasmette un video, si censura la parola "caxo" e, contemporaneamente, si inneggia alla libertà di opinione e di satira contro l'altrui pensiero.

Dopotutto il "caxo" è il normalissimo organo sessuale e riproduttivo dell'uomo, tanto sponsorizzato e utilizzato dagli stessi e agognato da molte donne. Lo usano anche i preti per espletare le loro funzioni organiche e fare anche altro ....e mi fermo qui per non infierire.
Ma non si può pronunziare, è tabù. 
Si può fare, però, satira piccante e volgare sugli altrui pensieri anche intimamente religiosi; 
E Francesco, il santo e buono Francesco, si è pronunziato sull'accaduto?
A me non risulta, o non ci ho fatto caso. Ma se non lo ha fatto è stato onesto, altrimenti avrebbe dovuto spiegare le tante stragi compiute in nome delle guerre sante o durante la santa inquisizione....e spiegare perchè bastava pagare le "indulgenze" per comprare un posto in paradiso...

E questo è un altro discorso, i soldi hanno sempre fatto gola a tutti, anche alla Santa romana Chiesa, non dimentichiamo che a creare le banche sono stati i Templari, "poveri compagni d'armi di Cristo e del tempio di Salomone", e che la Santa romana Chiesa gestisce una banca, lo IOR, che specula in borsa come tutte le altre banche e che custodisce anche capitali nascosti, fa riciclaggio di danaro sporco....etc....
Diciamocela tutta: chi non ha peccato scagli la prima pietra!
Siamo tutti ipocriti!

Cetta.

martedì 13 gennaio 2015

Energia dalle onde del mare: integrarla con altre rinnovabili sara' semplice ed economico. - Marta Albè

Energia dalle onde del mare, integrare i nuovi sistemi per la produzione energetica sarà semplice ed economico. I costi reggono bene il confronto con altre fonti di energia. Lo suggerisce una nuova analisi sui sistemi di energia delle onde condotta nel nord-ovest del Pacifico.
Questo sistema dovrebbe essere stabile, affidabile e in grado di essere integrato nella rete energetica globale, con costi inferiori rispetto ad altre forme di energia alternativa, come l'energia eolica.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Renewable Energy e confermano ciò che gli scienziati avevano previsto, cioè che l'energia delle onde avrà meno problemi di variabilità rispetto ad altre fonti alternative.
La variabilità delle fonti energetiche alternative è uno dei fattori principali che frena il loro utilizzo. Se il vento o l'energia solare diminuiscono o variano ampiamente, per quanto riguarda le onde la variabilità sarebbe inferiore.
La sfida è ora quella di integrare la nuova forma di energia con altre fonti rinnovabili, secondo Ted Brekken, esperto della Oregon State University. Le spese per l'integrazione dell'energia ricavata dalle onde sarebbero inferiori del 10% rispetto all'energia eolica.
Al momento l'energia dalle onde non viene prodotta a livello commerciale nel nord-ovest del Pacifico, ma gli esperti ritengono che il suo potenziale per il futuro sia significativo e che i costi dovrebbero abbassarsi con lo sviluppo di più sistemi tecnologici.
Secondo lo studio in questione, l'ipotetica aggiunta di 500 megawatt di potenza nella regione del nord-ovest del Pacifico grazie all'energia ricavata dalle onde entro il 2025 sarebbe paragonabile alla costruzione di 5 nuovi grandi parchi eolici.

HANNO FINTO DI PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE FRANCESE TENUTASI A PARIGI…

manifestazione



Naturalmente la loro era una manifestazione "separata"...

Non avrebbero mai osato confondersi tra la folla...la coscienza sporca e, di conseguenza, la paura di eventuali, possibili ritorsioni, non permettono loro di unirsi a noi con naturalezza e tranquillità.

Infatti, chi ha la colpa di ciò che è successo, se non loro?

Scopre miliziani ISIS che entrano in Siria nascosti in camion ONU. Uccisa giornalista.


1 NOVEMBRE – Serena Shim  era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale. 
30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobani, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico.
Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito.
Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico.
Aveva parlato dell’infiltrazione di guerriglieri in Siria attraverso la frontiera turca e in diretta televisiva aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Riguardo all’accusa di spionaggio, la giornalista si era difesa : “Sono molto sorpresa di questa accusa. Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione.”
Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, lunedì ha respinto la teoria dell’incidente d’auto : “Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto.”
Leggi anche:

Charlie Hebdo: quelli che ‘ci vogliono gli Stati Uniti d’Europa per sconfiggere il terrorismo’. - Alberto Bagnai


(Giuliano Amato che si identifica con Faust non ha prezzo! Per tutto il resto c’è la pattumiera della storia…)

Come molti di voi (esclusi i complottisti), anch’io detesto cordialmente i complottisti. Sapete, quelli che si avventurano in complesse ricostruzioni dei moventi occulti di quanto vediamo accadere, all’insegna del “niente è come sembra”. Sarà anche così, ma vi assicuro che non c’è niente di più istruttivo di un quarto d’ora passato con un politico (di qualsiasi colore, purtroppo) per capire come quello del complotto, di una precisa e luciferina volontà indirizzata ad un ben identificato scopo malvagio, sarebbe in effetti lo scenario migliore! Le cose stanno molto peggio, in realtà: se stiamo come stiamo, è perché la maggior parte di quelli che ci hanno messo nelle attuali condizioni semplicemente non sapevano dove stavano andando, nonostante fossero stati avvertiti, e il bello è che ce lo dicono pure!
Il complottismo, purtroppo, rimane una fisiologica reazione emotiva di fronte a fatti esecrandi come quelli di Parigi che tutti conoscete. Il desiderio di portare un minimo di razionalità nell’assurdo e bestiale caos cui assistiamo ci porta a indulgere un po’ troppo nel cui prodest, fino a sconfinare nella teoria del complotto. La nostra esperienza di italiani (pensate a Ustica) dovrebbe però insegnarci che molto probabilmente cosa sia esattamente successo a Parigi non lo sapremo mai, in parte, nell’immediato, anche per buoni motivi: non è assolutamente detto che le forze dell’ordine debbano dirci tutto quello che sanno, col rischio di favorire i loro e nostri avversari, cioè i terroristi. L’eliminazione dei diretti responsabili è il primo chiodo sulla bara della ricostruzione di una possibile verità.
Però, almeno, che a Parigi sia successo qualcosa di terribile lo sappiamo, e nessuno lo nega. Come è impossibile negare che l’11 settembre del 2001 sia successo qualcosa di tremendo a New York. Sono due episodi che segneranno per sempre la nostra esistenza, due spartiacque, come l’assassinio di Kennedy, o il primo passo sulla luna.
Non sto dicendo nulla di originale, a differenza di Eugenio Scalfari, che oggi (domenica 11 gennaio 2014) nel suo consueto editoriale su Repubblica scrive: “La guerra al terrorismo, insieme ai lutti, alle tensioni, alle paure, ha però un aspetto positivo che non va sottovalutato: fa emergere anche a chi finora era indifferente o addirittura ostile, la necessità di costruire l’Europa unita… Il terrorismo sembra avere scelto l’Europa come terreno di scontro; l’Europa non può che rispondere muovendo un passo verso l’unità non più soltanto economica ma politica”. Parole simili a quelle scritte da un altro brillante editorialista, Roberto Napoletano, sul Sole 24 Ore dell’8 gennaio scorso: “L’Occidente… risponda con gli Stati Uniti d’Europa e la forza politica del più grande mercato di consumo al mondo che decide finalmente di dire la sua non solo con la moneta unica ma anche con un esercito unico”.
Due aspetti fanno rabbrividire in questi spericolati voli pindarici: lo spaventoso cinismo e la sorprendente mancanza di coerenza logica.
Il cinismo è sempre il solito, quello dei cosiddetti “federalisti europei”, con i quali i nostri in larga misura si identificano. Avevamo già stigmatizzato il fatto che questa corrente di pensiero ritiene che qualsiasi mezzo sia lecito, anche la violenza di una crisi economica, pur di condurre il gregge europeo verso la Gerusalemme celeste degli Stati Uniti d’Europa. Ma va detto che Scalfari riesce a sorprenderci, riesce a far fare al discorso un indubbio salto di qualità (verso il basso, ovviamente). “Guardate il bicchiere mezzo pieno!” ci dice, “sono morte parecchie persone, ma almeno ora gli altri capiranno che ci vuole un’Europa unita”. Ah, ecco, ci mancava! Ora siamo addirittura alla teorizzazione di una funzione “positiva” della violenza fisica se volta, sia pure indirettamente, al raggiungimento del fine ultimo: gli Stati Uniti d’Europa (li chiama così, con un significativo riflesso pavloviano, l’altro gigante del pensiero unico che ho evocato sopra). Insomma: la violenza della crisi economica non è bastata? Pensate ancora di essere in grado di governarvi da voi, voi merde di italiani, invece di dare le chiavi di casa alla Merkel? E allora speriamo che la paura che vi siete presi vi convinca che non è il caso!
Il fine giustifica i mezzi, o meglio, giustifica la fine di tante vite umane.
Vorrei emettere il simmetrico auspicio che queste parole facciano scaturire in qualcuno un legittimo dubbio sulla natura antidemocratica dell’attuale processo di costruzione europea, che poi è l’oggetto del mio ultimo libro. Anche perché, notate, qui si cerca di vedere con ributtante spregiudicatezza “il lato positivo” di un fatto esecrando, dal quale tutti e ciascuno usciamo sconfitti, vittime e carnefici, Oriente e Occidente, laici e religiosi, e soprattutto lo si fa in nome di un colossale non sequitur logico.
Ve la metto così, semplice semplice: a voi sembra che questo non sia mai successo?
Perché vedete, qui delle due l’una: o Scalfari e Napoletano spingono il loro allucinato ed efferato delirio ideologico fino a negare che i fatti dell’11 settembre si siano mai verificati (iscrivendosi di fatto al PCI, il Partito Complottista Italiano), oppure c’è un evidente problema. Per quanto ne so io, così, cercando su Wikipedia, gli Stati Uniti sono uniti dal 1788, e quindi lo erano anche l’11 settembre del 2001: nel 2001 avevano un bilancio federale, avevano una Fed simile alla Fed (con un affettuoso pensiero a quelli che ragliano di Bce simile alla Fed), avevano un’unica intelligence (la Cia), avevano l’Fbi, avevano un unico esercito, che poi è quello che ha assicurato mezzo secolo di pace in Europa (non l’euro: la Nato ha mantenuto la pace), e che ora tante soddisfazioni ci sta dando, nel suo esportare democrazia qua e là, talora anche alle porte di casa nostra. Non mi sembra, e me ne rammarico, e ne sono ancora sconvolto nel profondo, come ognuno di noi, che essere uniti da 213 anni sia valso loro ad evitare l’esecranda tragedia delle Torri gemelle.
Quindi, perdonatemi, ma non riesco a capire: se il terrorismo colpisce, e colpisce in modo forsennato e letale, perfino l’ipotetico modello che i nostri “europeisti” si sono dati (e che caso strano non è un modello europeo ma americano), io sinceramente il nesso fra necessità di combattere il terrorismo e Stati Uniti d’Eugenio, pardon, d’Europa, non lo vedo.
E voi?
Vedo invece, quello sì, che c’è un opinionista italiano che trova un lato positivo nei fatti di Parigi. Ecco, gli amici dell’“Europa” sono di questa risma: persone il cui cinismo è superato solo dalla propria eleganza. Ricorderete infatti che stiamo parlando di quello che ci ha minacciato dicendoci in diretta televisiva che o facciamo come dice lui, o la Merkel ci metterà la testa nel cesso
Un ottimo presupposto per costruire una fraterna unione fra popoli, non trovate?

Accade in Nigeria...



2000 morti in Nigeria trucidati e lasciati per strada... 

Figli senza matita di un Dio minore.

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