sabato 31 gennaio 2015

‘Ndrangheta, le cosche dopo vittoria M5S a Parma: “I comici si sono presi la città”. - Silvia Bia

‘Ndrangheta, le cosche dopo vittoria M5S a Parma: “I comici si sono presi la città”

Dalle intercettazioni dell'inchiesta della Dda di Bologna che ha portato all'arresto di 117 persone emerge la delusione dopo la vittoria di Federico Pizzarotti nel 2012. Indagato l'ex assessore di Forza Italia Bernini. 

Denaro e appalti pubblici in cambio di voti. Era questo l’accordo che gli affiliati della ‘ndrangheta avevano stretto con Giovanni Paolo Bernini, ex assessore di Forza Italia nella giunta di Pietro Vignali a Parma. E a quanto pare non solo con lui, visto che in altre elezioni l’appoggio delle cosche avrebbe garantito molte vittorie, come nei ricchi comuni del parmense Sala Baganza e Salsomaggiore. E proprio dalle intercettazioni emerge la delusione dopo la vittoria dei 5 Stelle con Federico Pizzarotti nel 2012. È  quanto si legge nelle carte dell’inchiesta della Dda di Bologna, che ha portato all’arresto di 117 persone legate alla cosca dei Grande Aracri tra Emilia e Lombardia.
L’appoggio a Bernini
Nell’inchiesta Aemilia Bernini risulta tra gli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per lui il gip ha respinto la richiesta di arresto, evidenziando tuttavia gravi indizi di colpevolezza. Bernini è accusato di avere stretto un patto con gli emissari sul territorio parmense dei Grande Aracri e in particolare con Romolo Villirillo, finito in manette nell’operazione Aemilia, che coordinava la raccolta di voti da destinare ai politici vicini alla cosca o con i quali veniva stretto un patto. È questo il caso delle elezioni amministrative di Parma nel 2007, dove Bernini era candidato insieme al futuro sindaco Vignali nella lista “Per Parma con Ubaldi” e la cosca aveva deciso di investire proprio su di lui, tanto che l’azzurro risulterà, con 1721 preferenze, uno dei candidati più votati. Come si legge nelle pagine dell’ordinanza, dalle indagini eseguite dai carabinieri di Fiorenzuola d’Arda, risulta una “fitta rete di contatti tra il politico e alcuni qualificati esponenti della cosca”.
È la fine del 2006 quando Ubaldi sta per terminare il suo secondo mandato e il centrodestra è alla ricerca di un nome per guidare la città. Bernini, uomo dell’ex ministro Pietro Lunardi e presidente del consiglio comunale di Parma sotto Ubaldi, viene presentato a Villirillo da alcuni intermediari, Pietro Antonio Salerno e Giovanni Gangi, che lo descrivono come “persona potentissima”. Salerno dice a Villirillo: “…Questo qua, si deve candidare a sindaco a Parma! Ora noi abbiamo fatto un colloquio ed è una persona disponibilissima nel senso che, – ragà…- mi ha detto a me, -cosa è che volete? Io sono sindaco, che cosa è che volete da Parma? Di che cosa avete bisogno? Di lavoro? Venite da me!! Di un favore? Dovete mandare qualche…-” E ancora: “…Allora, ci ha chiesto questo un favore!! Se abbi…se abbiamo la possibilità, che è con Forza Italia, sotto a Berlusconi…”. Dalle conversazioni emerge come Bernini abbia chiesto il sostegno elettorale alle amministrative del maggio 2007 attraverso Villirillo. Quando a fine gennaio 2007 il centrodestra non ha ancora trovato l’accordo sul nome da candidare, i due vengono presentati di persona e viene garantito l’appoggio politico al candidato di Forza Italia attraverso “amici”, tra cui Francesco Lepera, residente a San Secondo Parmense, e Giuliano Frijio, detto “zio Gino”, imprenditore edile di Sala Baganza parmense (che non risulta indagato), legato all’ex consigliere regionale Pdl Luigi Giuseppe Villani e a Paolo Buzzi, ex vice sindaco di Parma e oggi consigliere comunale di Forza Italia.
Villirillo contatta Frijio per avere il suo benestare sull’appoggio a Bernini e questi acconsente, comunicando però anche la necessità di aiutare i politici cui è legato, Buzzi e Villani: “…dobbiamo dare una mano anche a loro…” La cosca però punta soprattutto su Bernini: “si deve fare il conto che ha già vinto!! Io ho parlato pure con le persone!! Deve farsi i conti che ha già vinto!!…”.
Lo scambio di favori tra il politico e la cosca comincia da subito: Bernini aiuta Villirillo a ottenere il certificato di cittadinanza italiana e in cambio gli uomini della ‘ndrangheta continuano a raccogliere voti per lui. “…Io sono stato con tutte le persone che sono a Parma, ho fatto la riunione apposta per te! E noi vi facciamo vedere i fatti, i risultati, non le chiacchiere!! Come gli abbiamo fatto vedere i risultati a Tedeschi!” (riferendosi all’elezione del sindaco di Salsomaggiore Terme, Massimo Tedeschi). Cominciano così le riunioni e i patti di voto tra i cutresi, come Giuseppe Pallone, Giuseppe Cortese, Francesco Lepera, e gli incontri anche alla presenza del candidato Bernini, che intanto versa sul conto di un prestanome 20mila euro a favore di Villirillo (che dice di aspettarne altri 30mila) e che si dice disponibile anche a coprire le spese di albergo e viaggio per portare alcuni parenti e amici dei cutresi a una riunione con lui. Su Bernini confluiscono anche i voti di Lepera, come riferisce Villirillo: “…Franco Lepera, che poi te lo dice, solo lui, personalmente gli ha raccolto 60 voti!…poi altri 35 glieli da Pallone…35…40…Altri…insomma fatti il conto ohi Piè, tra tutti noi e quelli che sono…un 180…200 voti al massimo!…”.
Il pacchetto di voti va a buon fine, tanto che il 12 giugno 2007, dopo il ballottaggio che aveva portato Vignali alla vittoria contro l’ex assessore regionale Alfredo Peri, Lepera contatta Villirillo per dirglielo: “Abbiamo vinto a Parma!”. Più tardi sempre Villirillo contatta zio Gino Frijio e si compiace del risultato: “…che è una vita, che dove vi mettete voi, avete sempre la vittoria!!”. Zio Gino riferisce inoltre i buoni risultati di Bernini e anche di Buzzi: “Paolo Buzzi quell’amico mio, dovrebbe fare il vice sindaco! Ma Bernini sicuramente farà sempre il capo di Forza Italia!”.
Nell’ordinanza della maxi inchiesta Aemilia il giudice sottolinea come non sia stata possibile udire la voce di Bernini e che dunque i fatti riferibili a lui siano sempre mediati dalla ricostruzione dei suoi interlocutori, che potrebbero avere enfatizzato i termini dell’accordo con il politico. “Detto altrimenti – si legge – non è possibile stabilire senza equivoci l’oggetto della condotta cui il Bernini si sarebbe impegnato ad adempiere” ed è anche per questo che per lui è stata respinta la richiesta di carcerazione e per il giudice non è ravvisabile il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Bernini, che nella giunta Vignali venne poi nominato assessore ai Servizi per l’infanzia, e che nel 2011 finì in manette per corruzione e tentata concussione, si è detto estraneo alle nuove accuse. In passato il suo nome era già finito in un’indagine della Dda di Napoli per avere incontrato nel 2003 insieme all’ex ministro Lunardi il boss dei casalesi Pasquale Zagaria, anche se per la vicenda non è mai stato indagato.
La tentata influenza sul voto del 2012 bloccata dai Cinque stelle
Con la caduta della giunta Vignali e l’azzeramento del centrodestra al potere, anche la ‘ndrangheta si ritrova spiazzata e cerca nuove alleanze. Dalle intercettazioni ambientali emerge come Alfonso Martino, detto “cagnolino” e referente dei Grande Aracri a Salsomaggiore (arrestato nell’inchiesta), e il cognato di Villirillo Domenico Olivo cerchino di indirizzare i voti della cosca verso il candidato del Pd e oggi consigliere comunale Pierpaolo Scarpino (che non risulta indagato) e che sostiene la coalizione con Vincenzo Bernazzoli sindaco. Ma zio Gino Frijio, che da sempre sostiene il centrodestra, blocca il tentativo perché Scarpino è “dell’altra sponda” politica, e cerca di portare il pacchetto di voti a Gianluca Armellini, nella lista Pdl che sostiene la candidatura di Paolo Buzzi, come si evince da una telefonata che lo stesso fa a un conoscente: “A Parma… ora stiamo dando una mano a Paolo a sindaco… ed a consigliere c’è Armellini… che Gianluca… è a Reggio in una banca no?… lo conosci a Gianluca no?…” dice, parlandogli di Buzzi, di Armellini e di Massimo Moine (che non sono indagati nella vicenda). “E poi abbiamo pure a Moine… no?… Massimo Moine… che è vice coordinatore… insomma… qua… ne abbiamo… però… insomma… noi come se… a consigliere… dobbiamo portare Armellini… perché se vincono… lui… hanno fatto i patti… ad assessore… Armellini… il Paolo…”
Ma le cose vanno diversamente e il Pdl non arriva nemmeno al ballottaggio. “Un terremoto”, lo definisce Frijio, che così decide di dare il suo appoggio al compaesano Scarpino, anche se poi a vincere saranno i Cinque stelle con Federico Pizzarotti. Il fratello di Scarpino, si legge negli atti, organizza una festa per ringraziare i sostenitori della campagna elettorale e tra gli invitati c’è anche zio Gino, che però in una telefonata commenta amaramente il risultato elettorale su Parma: “I comici… i comici!… si sono presi la città!…” si lamenta zio Gino con Luigi Villirillo, che infatti sottolinea di essere deluso dal risultato perché “avere un assessore in casa è un’altra cosa!”.
L’interessamento per le amministrative a Salsomaggiore e a Sala Baganza
Gli emissari parmensi dei Grande Aracri si erano interessati anche alle elezioni amministrative di Salsomaggiore nel 2006, che avevano portato alla vittoria del sindaco dei Ds Massimo Tedeschi (che non risulta indagato). Lo si evince dalle conversazioni su Bernini, quando si fa riferimento al risultato portato a Tedeschi nella cittadina termale, dove i rappresentanti delle cosche scelgono di volta in volta il candidato da sostenere a seconda degli interessi sugli affari e soprattutto per accaparrarsi appalti pubblici. Nel 2007 Romolo Virrillo riferisce al telefono ad Alfonso Martino che c’è un appalto per la ristrutturazione di scuole e gli suggerisce di incontrare il sindaco: “…Allora…eh…vedi che io ho parlato…io personalmente…con il Sindaco di Salsomaggiore!…Io ho parlato telefonicamente però!…Io personalmente!!…E mi ha detto che le sue segretarie… non gli hanno mai lasciato detto della tua presenza!! Ha detto di andare dalle sue segretarie e dirgli che sei -Alfonso Martino-…-L’amico di Romolo da Cutro!-…e vedi che subito ti fanno parlare con lui!! Già si sono segnati il nome tuo!!…Devi andare dalle segretarie -siccome eh…- gli dici -ho un appuntamento con…con il sindaco, sono Alfonso Martino, l’amico di Romolo, da Cutro, giù dalla Calabria!”.
Nel 2011 il copione si ripete anche per Sala Baganza, altro comune parmense, dove gli inquirenti riscontrano un interessamento della cosca alle elezioni che portarono alla riconferma di Cristina Merusi (che è estranea alla vicenda). Villirillo dopo il risultato invita Alfonso a ricordare a Frijio il loro contributo: “…ohi Gì… abbiamo fatto bella figura?…ti ho portato un bel risultato!.. mah… ma questo… dico io… un lavoretto… una cosa…. io ho la ditta… un po’ di lavoro non me lo deve dare? ho la ditta…”.

“Salta” il regalo ai comparielli, non passa l’assunzione al Consiglio Regionale della Campania. - Pasquale Napolitano

Non passa l’assunzione dell’esercito dei comandati, amici e comparielli dei politici, in Consiglio regionale della Campania. L’ufficio di presidenza fa retromarcia (dopo l’articolo di RETENEWS24 che aveva svelato il blitz a pochi mesi dalle elezioni) e nella seduta di ieri ha cancellato il comma 6 dell’articolo 19 del nuovo ordinamento dell’assemblea regionale che prevedeva la stabilizzazione senza concorso di circa 60 (50% della pianta organica) comandati nella pianta organica.
RETENEWS24 è in grado di ricostruire tutti i passaggi dell’infuocato ufficio di presidenza. I consiglieri di centrodestra e centrosinistra spingevano per l’approvazione della disposizione legislativa per ovvie ragioni elettorali. Francesco Capalbo, direttore generale del Consiglio (dimessosi un mese fa ma ancora in servizio) è stato irremovibile: non ha voluto dare l’ok alla procedura sollevando dubbi sulla regolarità e opponendo eventuali rilievi della Corte dei Conti.
Dopo il tira e molla, l’ufficio di presidenza ha accolto la tesi di Capalbo,fratello tra l’altro di Ferruccio, il magistrato della Corte dei Conti, titolare dell’inchiesta sui rimborsi in Consiglio regionale. Il braccio di ferro tra  consiglieri regionali e burocrati (contrari all’assunzione) lascia sul tappeto anche l’altro direttore generale: Carlo d’Orta che  ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. Tempi duri per l’assemblea regionale alle prese anche con la grana giudiziaria che investe il presidente Pietro Foglia, coinvolto nello scandalo dei falsi rimborsi per fatture di benzina non rendicontate correttamente.

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Il mitico, sbrindellato ministro Varoufakis arriva in moto e sfratta la Troika. - Gad Lerner



A volte il confronto estetico esprime già una differenza di contenuti sostanziale. Inappuntabile nella sua grisaglia d’ordinanza, oggi a Atene il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem è disceso da una berlina blu, scortata da un’altra berlina blu, per incontrare il nuovo ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis. Che nel frattempo arrivava all’appuntamento a bordo della sua motocicletta, con zainetto in spalla, e la solita camicia fuori dai pantaloni.
Lo sbrindellato ministro Varoufakis “fa figo” e inaugura una nuova tendenza perchè è autentico: si capisce che la sua non è una posa costruita. Gli viene naturale, e così trasmette un messaggio che appare dirompente proprio perchè è dirompente nella sostanza: d’ora in poi la Grecia non tratterà più con la Troika, cioè con l’organismo formato da Commissione europea, Banca Centrale europea e Fondo monetario internazionale, che di fatto l’ha commissariata negli ultimi quattro anni. Brruuum, brruum! Quando Varoufakis lo ha ripetuto davanti alle telecamere, il compassato Dijsselbloem pareva decisamente irritato. Due concezioni opposte dell’economia entrano in rotta di collisione. Con cortesia, ma senza neanche infilare la camicia nei pantaloni. Mitico Varoufakis!


venerdì 30 gennaio 2015

Raccoglievano cibo per i poveri e lo rivendevano ai ristoranti.

Mons-Gristina-con-il-carrello - Copia

Denunciati per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita, presidente e vicepresidente di una Onlus di Ponzano.

PONZANO (Treviso) – Presidente e vicepresidente di una Onlus di Ponzano che si occupa della raccolta di generi alimentari per le famiglie bisognose, sono stati denunciati dai carabinieri per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.
Gli investigatori, dopo mesi di indagini, hanno scoperto che una parte delle derrate -in particolare quelle di marca- raccolte dai volontari e custodite in un magazzino a Ponzano, venivano vendute a ristoranti con fatture intestate a una società che sarebbe stata appositamente costituita dai fratelli.

Le dimissioni di Napolitano. - Ida Magli




Nella Costituzione italiana è previsto il reato di tradimento, ma nella lunga storia della Repubblica non è mai stato invocato contro nessuno. Cosa dovrà mai dunque fare un politico per essere accusato di tradimento? 
Giorgio Napolitano ha sicuramente tradito la Costituzione e le leggi che reggono la democrazia in Italia costringendoci a vivere nell’illegittimità del colpo di stato compiuto chiamando Mario Monti a governare senza la crisi e le dimissioni del governo in carica, continuando fino ad oggi a non indire mai le elezioni, mantenendo in vita un parlamento dichiarato illegittimo dalla Consulta in quanto dichiarata illegittima la legge elettorale con la quale è stato eletto. Tutte le istituzioni attuali sono pertanto illegittime, tutte le cosiddette “riforme” decise da Renzi con il consenso di un Parlamento illegittimo e firmate dall’altrettanto illegittimo Presidente della Repubblica non sono valide e la democrazia non esiste più, come dimostrato anche dal fatto che i partiti di opposizione pur di sopravvivere nelle loro cariche consentono quasi a tutto, oppure si oppongono quando sanno che comunque la loro opposizione non metterà in crisi il governo.

Giorgio Napolitano ha inoltre tradito la Costituzione nel momento in cui, cedendo alla richiesta-ricatto di Mario Monti di essere in ogni caso garantito nella politica italiana venendo a governarla, lo ha contestualmente nominato senatore a vita, lasciando esterrefatti gli italiani che non lo conoscevano affatto. Eppure la Costituzione precisa che tale carica deve essere motivata da una ricca produzione letteraria, artistica, scientifica che abbia dato lustro all’Italia. Visto che Mario Monti non ha mai prodotto nulla e che perfino nel mondo bruxellese dove i Massoni e Bilderberghiani come lui nuotano benissimo, non ha combinato niente di buono tanto da essere costretto a dimettersi con due anni di anticipo dalla Commissione europea “per l’accertata responsabilità collegiale nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo”, è evidente che Napolitano ha esercitato il suo potere contro la Costituzione e che la nomina di Mario Monti non è valida.

Ho citato Massoni e Bilderberghiani: Napolitano ne fa parte e il suo nome si trova in tutti i libri che si occupano di questo argomento, così come ci si trova quello di Ciampi, di Monti, di Letta, di Draghi, di Amato, di Prodi, di Bini-Smaghi, di Padoan e così via (di Renzi i cataloghi della massoneria affermano  che non è ancora un iniziato perché attende l’opportunità di diventarlo in una Loggia importante). Bisogna aggiungere poi il legame fraterno con i numerosi e importantissimi Massoni presenti in Vaticano, i quali naturalmente hanno enormi possibilità per influire sulle nomine fondamentali ovunque. Questo è dunque il vero problema di una finta democrazia: gli esponenti di un’associazione, comunque essa si chiami, sono collegati fra loro sostenendosi nell’occupare le cariche politiche ed economiche più importanti, e mentre se un politico procede in questo modo con i suoi parenti ed amici, questo comportamento viene considerato un abuso e un illecito, il legame fra Massoni sfugge ad ogni critica. Il fatto che la massoneria non sia più segreta, non ha cambiato in nulla la strategia di potere che essi perseguono e che hanno brillantemente messo in atto con la costruzione dell’Unione europea e della Banca centrale. Bruxelles è un loro fortino così come sono esclusivamente loro gli azionisti della Banca centrale; l’unione europea è stata fatta appositamente: per impadronirsi della sovranità sugli Stati, dell’economia e dei redditi europei.

Il giorno per l’elezione del nuovo Presidente è stato fissato immediatamente, e con elettori illegittimi. Nessuno si oppone? Il Presidente del Senato è un magistrato: non sente il bisogno di essere lui, nella sua attuale qualità di Presidente della Repubblica, a porre fine per prima cosa all’illegalità, indicendo immediatamente le elezioni (secondo il sempre valido Mattarellum) e restituendo agli italiani la dignità di un paese civile?
Ida Magli
14 gennaio 2015     

(per chi volesse saperne di più: Brunelli, Francesco: principi e Metodi di Massoneria operativa, Bastogi, Foggia, 2004; Epiphanius: Massoneria e sette segrete, Contro Corrente ed. Napoli, 2002; Magli Ida: La Dittatura europea, Bur, Milano 2010; Galeazzi, Giacomo- Pinotti, Ferruccio: Vaticano massone, Piemme, Milano, 2013; Magaldi, Joele – Maragnani, Laura: Massoni, La scoperta delle Url-Lodges, Chiare Lettere, 2014


http://www.italianiliberi.it/edito15/le-dimissioni-di-napolitano.html

L'inutilità di Forza Italia. - Ida Magli

 

Che se ne fanno gli italiani di Forza Italia? 
Che ce ne facciamo noi - i tanti che amano l’Italia - di Forza Italia? 
Vogliamo continuare a fingere di essere vivi pur comportandoci da morti?  
No, basta, basta: di questa Forza Italia non ne possiamo più; dentro il partito sono in molti a pensarlo ed è un dovere avvertire il capo quando sbaglia. 
Un leader che non ha la minima fiducia nel proprio partito e che ritiene che gli avvenimenti non contino, che il tempo se ne stia fermo fino a quando lui non si muoverà, è veramente fuori dalla realtà, ripiegato sul proprio narcisismo fino a limiti abnormi. 
Cominciamo dal famoso “patto del Nazareno”, un patto che per gli italiani non esiste in quanto un accordo privato fra due leader politici di cui il parlamento non è stato messo al corrente, è un patto invalido. Per giunta Berlusconi continua a ripetere che è nell’interesse dell’Italia far fare a Renzi le riforme utili alla “governabilità”, evidentemente intendendo per governabilità il minimo di potere ai cittadini e il massimo al capo del governo, ciò che è appunto lo scopo di Renzi in base allo spirito dittatoriale che lo anima: “discutete pure  quanto vi pare, ma io farò quello che ho deciso.”

Con questi presupposti Forza Italia è un partito ridotto al lumicino, per i suoi numeri concreti, ma soprattutto perché non risponde ai desideri e tanto meno ai bisogni politici e sociali di nessuno degli italiani. 

Contarsi sommando tutti i partitini di destra e affini, come suole fare Berlusconi, è un’operazione che avrebbe senso soltanto se la somma fosse data dalla presenza di un forte partito aggregatore, attributo che Forza Italia non ha. 
L’opposizione la si fa opponendosi, non dicendo al nemico: sono d’accordo con tutto quello che fai; ti assicuro che manterrò a tutti i costi la parola. 
La “parola” di un patto privato è tradimento del ruolo di opposizione. 
Non si può essere d’accordo con un governo in cui la maggior parte dei ministri è privo di qualsiasi competenza e sbaglia in continuazione nell’ideare ed elaborare le leggi; non si può essere d’accordo con un governo in cui il ministro degli esteri non è capace neanche di opporsi con la dignità di uno Stato sovrano al processo contro i Marò, visto che non esiste nessuno Stato al mondo che ammetta errori commessi dai propri militari. 
Non si può essere d’accordo con un ministro dell’interno che ha fallito ogni resistenza all’invasione degli immigrati; che comunica con assoluta indifferenza l’orrida realtà della “scomparsa” di oltre 3.600  bambini dai centri di accoglienza, scomparsa che come tutti sappiamo significa che sono finiti nel mercato innominabile della pedofilia e di quello tragico del mercato degli organi (Il libro nero della scomparsa dei bambini, Newton Compton). Cosa deve dunque fare un ministro dell’interno prima che l’opposizione ne pretenda le dimissioni?

Forza Italia non si scandalizza neanche di fronte ai nomi che il Pd, più o meno ufficialmente, fa circolare per la nomina del nuovo Presidente della Repubblica. 

Si tratta di personaggi di cui tutti i politici si dovrebbero vergognare davanti ai cittadini italiani. Incredibili facce logore, vestiti vuoti, cappotti stinti,  pescati nel più vecchio magazzino dei partiti con la certezza che non daranno fastidio a nessuno perché appunto non sono altro, non hanno fatto altro nella loro vita che tenersi più o meno a galla in un partito. 
Ma dove sta scritto che il presidente della Repubblica deve provenire da un partito? 
Fra i sessanta milioni di cittadini italiani che sostengono e mandano avanti la società, fra le migliaia di professori universitari che contribuiscono con l’intelligenza, con lo studio, con gli scritti, con le ricerche, alla scienza, alla storia, ad ogni aspetto del sapere; fra le migliaia di maestri nei conservatori e nelle scuole d’arte; fra gli innumerevoli responsabili delle officine e di tutte le istituzioni produttive, non c’è dunque una persona che possa gareggiare con un Castagnetti, con un Casini, con un Prodi, con un Amato? Si vergognino i partiti, si vergogni il Parlamento di mostrare così apertamente il proprio disprezzo al popolo italiano. Forse – e siamo molti ad augurarcelo – questa volta gli italiani non lo sopporteranno.

http://www.italianiliberi.it/edito15/l-inutilita-di-forza-italia.html