martedì 24 maggio 2016

Senato, dieci piccoli debunking. - Alessandro Giglioli

Referendum: Le 10 bugie dei sostenitori del “Sì” alla riforma Renzi-Boschi

1. «Al referendum si vota per abolire il Senato».
Falso. Il Senato, seppur ridotto di poteri e per numero di senatori, continuerà a esistere, nello stesso Palazzo in cui si trova. Sembra ovvio, ma solo pochi giorni fa una tivù nazionale ha mostrato un cartello secondo il quale si sarebbe votato «per abolire il Senato». Lo stesso Renzi oggi a Firenze ha detto testualmente che «non esisteranno più i senatori», un'evidente falsità.
2. «Con la riforma si faranno le leggi più in fretta».
Falso. A parte le materie in cui il Senato mantiene funzione legislativa paritaria ("leggi bicamerali"), negli altri casi il Senato può proporre modifiche per una seconda lettura alla Camera e in molti casi la Camera, per approvare le leggi senza conformarsi al parere del Senato, deve poi riapprovarle a maggioranza assoluta dei suoi componenti (non basta quella dei presenti in aula). In tutto, sono una decina le diverse modalità possibili di approvazione di una legge. Il che porterà non solo a una serie di rimpalli, ma soprattutto a conflitti sulla tipologia a cui appartiene una proposta di  legge, quindi sul suo iter.
3. «Il nuovo Senato abbatterà i costi della politica».
Parzialmente falso e di sicuro molto esagerato. I risparmi consistono nel fatto che i nuovi senatori (in quanto consiglieri regionali o sindaci) non saranno pagati per le loro funzioni senatoriali, ma avranno comunque le spese di trasferta a Roma dalle Regioni di provenienza e probabili forme di rimborso. Il personale di palazzo Madama che non resterà al Senato verrà trasferito. Si calcola ottimisticamente che il risparmio sulle spese oggi a carico di Palazzo Madama sarà di circa il 20 per cento rispetto alle spese attuali. Una riforma che avesse avuto come obiettivo il risparmio sui costi della politica avrebbe potuto dimezzare il numero complessivo dei parlamentari (315 deputati e 150 senatori, totale 450) ottenendo risparmi molto maggiori. Con questa riforma i parlamentari stipendiati restano infatti 630 (i deputati), più i rimborsi e le trasferte a Roma dei 100 senatori.
4. «Il nuovo Senato non sbilancia i contrappesi democratici».
Falso, se combinato con l'Italicum. La legge elettorale per la Camera (Italicum) assegna al partito vincente e al suo leader il controllo di 340 seggi. Data l'assenza di un'altra Camera con funzioni legislative altrettanto forti, ne consegue un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e del premier. Inoltre nelle elezioni in seduta comune con i senatori (ad esempio per la scelta del Presidente della Repubblica e dei membri non togati del Csm) questo meccanismo consegna al premier un potere molto maggiore. La possibilità che il Quirinale diventi un'espressione più diretta della sola maggioranza rende a sua volta maggiori i poteri del premier anche nell'elezione dei giudici della Consulta: la maggioranza di governo ne esprimerebbe direttamente 3 (tramite la Camera) e altri 5 attraverso il Presidente della Repubblica (se questi fosse espressione della sola maggioranza), più altri 2 se la maggioranza al Senato è la stessa che c'è alla Camera. Quindi su 15 giudici della Consulta un numero tra 8 e 10 (su 15) rischia di essere scelto direttamente o indirettamente dalla maggioranza di governo.
5. «Con il nuovo Senato ci sarà più stabilità».Potenzialmente falso. La maggiore stabilità c'è se al ballottaggio per la Camera vince lo stesso partito che ha già la maggioranza al Senato, il che non è scontato. Ad esempio, se nascesse domani, il  Senato previsto dalla riforma Boschi sarebbe a grande maggioranza Pd (in quanto eletto dai consigli regionali quasi tutti Pd) ma se poi al ballottaggio per la Camera vincesse il Centrodestra o il M5S si creerebbe una conflittualità perenne tra Camera e Senato.
6. «Il nuovo Senato ricalca il modello tedesco».Falso. In Germania i membri del Bundesrat sono vincolati al mandato ricevuto dai governi dei Länder di provenienza. In altre parole, devono votare come deciso dai loro Länder e così ne rispecchiano la volontà, ne sono espressione diretta: in modo da costituire un contrappeso federale e locale al potere centrale. Secondo la riforma Boschi, invece, i senatori non hanno alcun vincolo di mandato rispetto alla regione di provenienza, quindi non ne esprimono le volontà: sono solo espressioni dello loro appartenenze politico-partitiche.
7. «Il nuovo Senato aumenta la rappresentanza locale quindi il federalismo»
Falso. Al contrario, la riforma Boschi toglie alle regioni molti margini legislativi e ne riduce autonomia (salvo le Regioni a Statuto speciale). L'ambiguità del testo e il rimando a leggi ordinarie aumenterà inoltre il contenzioso tra Stato e Regioni.
8. «La Costituzione è uguale da 70 anni, basta!».
Falso. Dal 1948 a oggi la Costituzione è già stata modificata diverse volte anche su questioni importanti: dall'istituzione delle Regioni al pareggio di bilancio, dal Titolo V sulla struttura dello Stato fino all'abolizione completa della pena di morte. Si può discutere se una modifica è o è stata un miglioramento, ma è difficile sostenere che la Costituzione italiana sia inerte e uguale a se stessa da 70 anni.
9. «Se vincono i no Renzi si dimette e sarà il caos».
Falso e ricattatorio. Non è costituzionalmente un referendum su Renzi: nessuno lo obbliga a dimettersi se vincono i no. Quello che sta facendo il premier è quindi un ricatto politico che distorce il voto su una cosa più importante di qualsiasi premier "pro tempore", cioé la Costituzione. I premier passano, la Costituzione li trascende. In ogni caso, anche se Renzi si dimettesse, il presidente Mattarella potrebbe dare un altro incarico per terminare la legislatura, che del resto ha già avuto un altro governo con la stessa maggioranza prima che ci fosse quello di Renzi.

10. «Questo referendum è la scelta tra l'Italia che dice sì al futuro e l'Italia che sa dire solo no»
Falso. Questo referendum è solo la scelta tra chi ritiene che la riforma Boschi sia migliorativa della Carta attuale e chi ritiene che sia peggiorativa. La formuletta mediatica "Italia dei sì contro Italia dei no" è, di nuovo, svilente rispetto alla rilevanza della Costituzione, legge fondamentale del nostro vivere comune che non ha nulla a che fare con la narrazione renziana, con la presunta o reale modernità del premier. Allo stesso modo, questo referendum non ingabbia chi è contrario alla riforma Boschi tra quanti ritengono immodificabile e non migliorabile la Costituzione: semplicemente, chi vota no ritiene che queste modifiche non siano migliorative ma (nel loro complesso e fatto il bilancio) prevalentemente peggiorative.

L'abbuffometro...



FELTRI, FINALMENTE "LIBERO" DI ENTRARE NEL GIGLIO MAGICO! - ''IO SONO DI SINISTRA'' - ''RENZI? NON MI FIDO PIENAMENTE, MA È UN LEADER'' - OCCHIO ALLA LINEA DEL GIORNALE SU MARIA ETRURIA: ''LA BOSCHI È GRADEVOLE E PREPARATA. MANCARLE DI RISPETTO È UN ESERCIZIO INDEGNO'' (ECCO DOVE HA "SBAGLIATO", BELPIETRO!)


FONTE: http://m.dagospia.com/feltri-sono-di-sinistra-renzi-e-un-leader-la-boschi-merita-rispetto-libero-cambia-corso-124982


Ecco un esempio di cinismo spinto all'ennesima potenza.
Ecco un esempio di mancanza totale di etica e coscienza.
Per questa gente esiste solo il raggiungimento dei propri interessi personali e per farlo adotterebbe qualsiasi metodo. 
Di solito questi individui antepongono il raggiungimento dei loro scopi al loro stesso onore, non hanno ideali da seguire, inseguono solo il proprio tornaconto e per farlo giurano fedeltà a chiunque prometta loro un posticino comodo e caldo in cui crogiolarsi.
Sono banderuole, vanno dove va il vento.
Possono essere stupidi o intelligenti, ma il fatto è ininfluente, perché, in ogni caso, non saranno mai utili alla società, loro obbediscono agli ordini che gli vengono impartiti dall'alto, non hanno opinioni e, se le hanno, le tengono per sé.
Sono i più pericolosi, però, perché occupano posti di prestigio e possono procurare danni di ingenti ripercussioni sul resto della popolazione.
Ciò che impressiona è che siano già in troppi e che il loro numero cresca esponenzialmente.

Cetta.

In quale realtà?

Art. 9
"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione."

In quale realtà?
In questa?
"Il Governo Renzi potrà continuare a dire di cambiare tutti i versi che vuole, ma i numeri prospettati nel DL sulla Spending Review (art. 50 comma 6), licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri, parlano della chiara volontà politica di affossare definitivamente il sistema dell’Università e della Ricerca pubblica, in perfetta continuità con il piano di smantellamento avviato da Berlusconi e proseguito con Monti e Letta.
Trenta milioni di euro tagliati per il 2014 al Fondo di Finanziamento Ordinario e addirittura 45 milioni per ogni anno a partire dal 2015.
L’annunciata revisione della spesa pubblica si risolve tristemente nell’ennesima riduzione di risorse da destinare a Università ed Enti di Ricerca, gettando una grave ipoteca sulle possibilità di sopravvivenza del sistema pubblico della ricerca in Italia."

Quale paesaggio tutela, questo?


Quale patrimonio storico-artistico tutela, questo?

Pompei - Il cedimento del muro nella necropoli di Porta Nocera

Sono questi i motivi per cui si vuole cambiare la Costituzione?

In mano a chi siamo?



Renzi è il primo Presidente del consiglio nominato dal PdR da estraneo al Parlamento in quanto né deputato e né senatore.
Ed è anche il più giovane....
Praticamente, Giorgione, il vecchio volpone, ha nominato un arrampicatore sociale, vanaglorioso, incosciente, inesperto e, pertanto, impaziente di raggiungere le vette più alte della politica in cambio della sua completa abnegazione.
Siamo nelle mani di gente senza scrupoli, sottomessa ai poteri più subdoli, gente che accetta di vendere il proprio onore in cambio di favori e prebende governative.
Siamo, praticamente, nelle mani della peggiore specie di persone.


Cetta.

domenica 22 maggio 2016

Molto presto su tutti gli schermi...




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Portogallo, 110 ore di fila di elettricità da rinnovabili. Il futuro è più pulito. - Maria Rita D'Orsogna

Portogallo, 110 ore di fila di elettricità da rinnovabili. Il futuro è più pulito
Le notizie sulle rinnovabili sono di crescita e di ottimismo, da ogni angolo del pianeta. In Portogallo per ben quattro giorni di fila l’elettricità è arrivata dalle rinnovabili: sole, vento ed idroelettrico per quasi 110 ore consecutive. Qui, e in tutta la penisola iberica, a farla da principe è il vento. E quello che è impressionante è la rapidità con cui si è arrivati a questo record: secondo Eurostat fino al 2013 il Portogallo generava metà della sua elettricità dalle fonti fossili, il restante 27% era da nucleare, il 13% dall’idroelettrico e solo il 10% da sole e vento. Passano due anni e le rinnovabili arrivano al 48% secondo stime ufficiali del governo portoghese.
In Germania nei giorni 8 e 15 Maggio 2016 la produzione di energia elettrica da rinnovabili è stata così abbondante che in diversi intervalli da 15 minuti l’uno i costi energetici sono diventati negativi: i consumatori venivano pagati per usare elettricità. Queste tendenze si ripetono da anni ormai, e tutto crescerà negli anni a venire: la Energiewende tedesca va avanti senza sosta, con l’obiettivo chiaro di rimpiazzare nucleare e fonti fossili. Nel 2015 sole e vento hanno hanno prodotto il 33% dell’energia del paese. La percentuale cresce ogni anno, visto che nuovi impianti continuano ad essere progettati per il paese. L’ obiettivo è del 100% entro il 2050. In Danimarca nel 2015 le rinnovabili hanno contribuito per il 42% del totale.
A livello globale nel 2015 le rinnovabili sono cresciute dell’8% rispetto al 2014, il maggior tasso di crescita di sempre. I maggiori passi in avanti sono stati fatti nei paesi in via di sviluppo dell’America Centrale e dall’Asia. Gli investimenti planetari sono a 286 miliardi di dollari.  Perché? Perché diminuiscono i costi delle rinnovabili, e perché i fattori sociali tendono a favorire sole e vento. Nonostante i prezzi di petrolio e gas crollano, le nostre piccole e grandi proteste che si ripetono in tutto il mondo, una maggior coscienza ambientale, e la paura di ripercussioni politiche porta sempre di più alla morte dell’industria fossile, un passo alla volta.
Intanto, i paesi produttori di petrolio sono in profonda crisi. Il Canada avvolto dalle fiamme perde almeno 760 milioni di dollari a causa del fermo della produzione in Alberta. L’Arabia Saudita scopre il sole perché si rende conto che il petrolio prima o poi finirà. Il Venezuela è all’orlo del collasso, sociale, economico, politico. Il sistema sanitario del paese in pochi anni si è disintegrato.
Non è tutto rosa come sembra nella terra delle rinnovabili. Il fatto che in Germania si sia dovuto pagare i consumatori per usare energia nei momenti di maggiore produzione è indice del fatto che il sistema è ancora troppo rigido, che la rete elettrica è sovraccarica e che occorre sviluppare migliori metodi di stoccaggio. Ma queste sfide sono appunto, sfide, da affrontare con intelligenza per perfezionare la transizione e non certo per tornare indietro.
Venti anni fa si pensava che niente di tutto questo fosse possibile. E ora eccoci qui – le fonti fossili che si avviano a passare alla storia, e tutto quello che ci resta da fare e di migliorare la tecnologia di trasmissione e distribuzione. Faremo anche questo. Qui le immagini struggenti del Venezuela che produce 2.7 milioni di petrolio ma che non ha garze, sapone e antibiotici per la sua gente.