Un vortice di passaggi per far girare i soldi del partito. Finché approdano nelle casse di società private o sui conti di amici del ministro. A quale scopo? Ma la Lega non risponde.
C'era una volta la Lega Nord di Umberto Bossi, i soldi del partito usati per gli affari privati del fondatore e della sua famiglia, la laurea di Renzo, le multe di Riccardo, la Scuola Bosina della moglie Manuela. Quella, insomma, diventata celebre alle cronache come la storia della “The family”. Oggi la Lega si è sdoppiata: c’è la Lega Nord e c’è la Lega per Salvini Premier. Entrambe fanno capo a Matteo Salvini, che le descrive come due realtà povere e oculate. Tutta un’altra storia rispetto ai tempi di Bossi, assicura il ministro. Se si scava sotto la superficie, però, viene a galla una gestione non molto diversa da quella del fondatore. Analizzando i conti correnti dei due partiti e delle società da essi controllate, da Pontida Fin a Radio Padania, abbiamo infatti scoperto che i soldi dei sostenitori leghisti, milioni di euro donati per sostenere la causa del Capitano, sono usciti dalle casse dei due partiti e sono spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, a società private e sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini. Gente come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, alcune semisconosciute imprese lombarde che ultimamente hanno fatto grandi affari con la Lega salvininana. In tutto più di 3 milioni di euro, approdati a una cerchia strettissima di persone. Milioni che escono dalla Lega e si perdono in società private neonate. Tutto questo mentre i conti correnti del partito sono nel mirino della magistratura, la truffa da 49 milioni di euro mette a rischio la sostenibilità finanziaria del vecchio Carroccio, oggi invece al sicuro dopo l’accordo con la Procura di Genova che permetterà a Salvini di restituire il maltolto a rate in quasi 80 anni.
Partiamo dai numeri più rilevanti. E da tre imprese che fanno capo direttamente a Di Rubba e Manzoni, rispettivamente direttore amministrativo del gruppo Lega alla Camera e revisore legale del gruppo Lega al Senato. Si chiamano Studio Dea Consulting, Cld e Non Solo Auto. Dal 2015 al 2018 queste tre piccole aziende della bergamasca hanno ricevuto 1,7 milioni di euro dalla Lega. Motivazione? Pagamento di fatture non meglio specificate. Questo dicono i documenti in nostro possesso. E a questo nulla hanno voluto aggiungere i diretti interessati che, come per le altre inchieste sui soldi della Lega, abbiamo contattato per un commento prima della pubblicazione. Studio Dea Consulting e Cld sono due studi contabili, mentre Non Solo Auto affitta vetture. Quest’ultima ha incassato in pochi anni oltre mezzo milione di euro dalla Lega Nord e quasi 70 mila dalla Lega per Salvini premier. Dal 2014 al 2018 la maggioranza delle azioni delle tre società era in mano a Manzoni e Di Rubba. Dall’ottobre dello scorso anno Manzoni ha ceduto tutte le sue quote al collega Di Rubba, ma questo non modifica la sostanza, ovvero il fatto che soldi della Lega siano finiti a società controllate dai suoi commercialisti, prima due e ora uno. E che, subito dopo, queste abbiano girato buona parte del denaro sui conti correnti personali di Di Rubba e Manzoni. Seguendo il vorticoso giro dei soldi leghisti ci siamo imbattuti in tante altre imprese. Aziende formalmente scollegate dal partito e dai suoi rappresentanti, ma di fatto molto vicine alla Lega. Tanto da pagare, in qualche caso, le spese necessarie per la squadra di persone coordinate da Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social del ministro dell’Interno.
Giulio Centemero
INCASSA CENTEMERO.
Prendiamo la Sdc Srl. Fondata nel 2016 a Brescia da Mariliana Riva, estranea al partito sovranista, ha come oggetto sociale lo svolgimento di diverse attività in ambito artistico. Analizzando gli atti societari si notano però alcune particolarità. Il notaio che firma l’atto di costituzione è lo stesso usato dalla Lega e dai commercialisti del partito. Inoltre, il capitale sociale versato al momento della fondazione, 10 mila euro, proveniva da un assegno circolare intestato allo Studio Dea. Sul cui conto corrente, due giorni prima, la Lega Nord aveva accreditato un bonifico di cifra identica. Anche l’attività finanziaria unisce la società Sdc al partito del vicepremier. Da quando è stata creata al febbraio del 2018, la Sdc ha infatti ricevuto denaro quasi esclusivamente da Radio Padania: 368 mila euro. Un bel fatturato per un’azienda appena nata. Peccato che anche i costi della Sdc siano risultati alti, e così alla fine l’impresa non ha registrato profitti rilevanti. Come sono stati spesi tutti i soldi? Per saldare fatture emesse da Di Rubba, Manzoni, dalle loro società e dal tesoriere leghista in persona, Centemero. Solo tra il 2016 e il 2017 la compagine dei nuovi tesorieri scelta da Salvini ha infatti ottenuto dalla Sdc 625 mila euro. Per quali lavori non si sa, perché i diretti interessati non ci hanno risposto.
La squadra social e comunicazione di Matteo Salvini
BENZINA PER I SOCIAL DI MORISI.
A infiammare il clima con i social da un po’ ci pensa la Vadolive Srl, nata a maggio 2018, due mesi dopo il trionfo elettorale del 4 marzo. Vadolive è stata costituita da una parente di Di Rubba e ha sede allo stesso indirizzio di uno degli uffici dello Studio Dea. Dopo pochi mesi subentra Davide Franzini: diventa socio unico e amministratore. Lo stesso è presidente del consiglio di amministrazione di Radio Padania. Nel suo primo anno di attività Valdolive ha ricevuto circa 200 mila euro dal Gruppo parlamentare Lega - Salvini Premier, l’unico modo rimasto a partiti per percepire denaro pubblico. In realtà ne avrebbe dovuti percepire molti di più in virtù di un contratto stipulato con il gruppo del Senato da 480 mila euro l’anno fino alla fine della legislatura. Poi, però, a novembre si interrompe la fatturazione e il contratto con Vadolive termina anticipatamente. I soldi ricevuti fino ad allora li ha usati per pagare, oltre che lo Studio Dea Consulting di Manzoni e Di Rubba, anche la squadra di Luca Morisi, il dio dei social salviniani. In tre mesi la società ha speso quasi 90 mila euro per pagare Andrea Paganella, socio storico di Morisi, e tutti i giovani della propaganda salviniana, in molti casi assunti nel frattempo direttamente anche al ministero. Da Matteo Pandini, capo ufficio stampa del Viminale, a Leonardo Foa, figlio del presidente della Rai (Marcello) e collaboratore del ministro insieme a Fabio Visconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana, pure loro retribuiti dalla Vadolive. E per un periodo contemporaneamente pagati dal Viminale dato che risultano nell’elenco dei collaboratori a partire dai primi di giugno 2018.
PAGA RADIO PADANIA.
La storica emittente ha venduto le frequenze ormai due anni fa. La radio dove Matteo Salvini si è fatto le ossa, diventando anche direttore, continua a trasmettere sul web. La vendita delle frequenze ha fruttato un po’ di liquidità. Nel frattempo nella redazione della “voce del Nord” l’ideologia è cambiata, si fa propaganda al sovranismo. E i giornalisti rimasti sono davvero pochi. Molti dei disoccupati sono stati riassorbiti in Regione Lombardia. Radio Padania però è viva. Movimenta denaro. Versa, per esempio, a una delle sigle della galassia Di Rubba-Manzoni: tra giugno 2016 e maggio 2017 quasi 50 mila euro. È il periodo in cui vengono vendute le frequenza all’imprenditore calabrese Lorenzo Suraci, patron di Rtl. Perché pagare lo studio Di Rubba? Di certo non sono gli unici denari usciti dalla casse di Radio Padania. Per esempio è curioso che il giorno dopo aver ricevuto 50 mila euro dall’associazione Più Voci (come avevamo già rivelato su questo giornale più di un anno fa), gli amministratori dell’emittente dispongano un pagamento di 18.500 euro alla solita Sdc srl, l’azienda che ha ricevuto anche parte dei soldi pubblici incassati dall’immobiliare Andromeda, come raccontiamo nelle pagine che seguono. L’uscita più sostanziosa dalle casse della radio è però di 122 mila euro diretti sempre a Sdc, società vicinissima ai commercialisti della Lega. Ma è il totale a fare impressione: 360 mila euro in due anni, da marzo 2016 a febbraio 2018. Una media da 180 mila ogni anno. Il periodo coincide sempre con l’inizio delle dismissioni delle frequenze. Nel frattempo la Radio aveva chiesto di accedere ai fondi per l’editoria. Dopo moltissime polemiche il ministero dello Sviluppo Economico l’ha esclusa dalla liste.
Il residence delle ville leghiste.
LE VILLE SUL LAGO DI GARDA.
Dalla propaganda al mattone. Da Radio Padania a un’altra società riconducibile ai commercialisti della Lega: Taaac srl. Anche questa nata di recente, agosto 2017. Quando viene costituita, le quote sono intestate alla San Giorgio Fiduciaria, uno schermo per celare la reale proprietà. La San Giorgio è amministrata da Giorgio Balduzzi, commercialista che avevamo incontrato un anno fa tra le società domiciliate in via Angelo Maj 24, a Bergamo, nello studio di Manzoni e Di Rubba, insieme all’associazione Più Voci e ai finanziamenti ricevuti da Parnasi ed Esselunga. Tre mesi dopo la costituzione cambia tutto. Di Rubba diventa amministratore e la proprietà di Taaac passa al suo studio, la Dea Consulting. Passano pochi mesi e questa piccola Srl si dà allo shopping immobiliare in riva al lago di Garda: in quattro mesi acquista due ville a schiera nell’esclusivo Green Residence, in località Rivoltella, tra Desenzano e Sirmione. Nel residence si può entrare solo se dotati di badge. Dagli atti notarili consultati dall’Espresso risulta che per entrambi gli immobili la società di Di Rubba ha sborsato 640 mila euro. Un investimento che potrebbe fruttare vista la zona e l’alta densità di turisti che già da marzo affollano il posto. Ci risulta che le ville con corte privata hanno un prezzo medio di affitto di 750 euro al mese, circa 9mila euro l’anno. Almeno così ci hanno spiegato nell’ufficio vendite che si trova all’entrate del residence. C’è da chiedersi allora perché Taaac, cioè Di Rubba, abbia affittato al suo studio Dea di Bergamo una delle ville a 18 mila euro annui. Circa il doppio della stima fatta dall’addetto con cui abbiamo parlato a Desenzano. C’è da dire che la Taaac è stata molto vicina a vendere entrambe le ville, tuttavia poi l’affare non è andato in porto nonostante le caparre anticipate. Anticipo che Taac ha dovuto restituire alla Cpz srl, di proprietà di un ex socio di Di Rubba, Marzio Carrara, fornitore importante della nuova Lega. Sui conti di Taaac gli stessi giorni in cui partono i bonifici per restituire la caparra a Cpz, vengono accreditati 140 mila euro dallo studio Dea Consulting di Di Rubba. Insomma paga Di Rubba. E sempre in quei giorni la Lega versa allo studio del commercialista 140 mila euro. Ma il dato curioso è che entrambi i possibili acquirenti appartengono alla schiera dei fornitori del partito, cioè sono aziende che hanno ricevuto pagamenti dalla Lega in questi anni.
ASNIGO CONNECTION.
Il più fortunato di tutti è però Francesco Barachetti, con la sua Barachetti Service di Casnigo, Val Seriana, provincia di Bergamo. Che con la nuova Lega di Matteo Salvini ha concluso affari d’oro. A Casnigo Di Rubba è di casa: ha diversi immobili e terreni. Casnìgh, in dialetto: tremila abitanti, un piazza vecchia medioevale di rara bellezza e tutti che si conoscono. La Barachetti Service da queste parti è una realtà conosciuta, che dà lavoro. Anche grazie alla Lega. I documenti bancari che abbiamo analizzato raccontano che tra il 2016 e il 2018 il partito e le società del gruppo Lega hanno versato a Barachetti almeno 1,5 milioni di euro. L’azienda di Casnigo progetta e installa impianti idraulici, meccanici, elettrici. Impossibile conoscere il motivo di tali versamenti, anche perché alle nostre domande nessuno ha voluto rispondere. Si tratta di bonifici per pagamento di fatture. Il valore è alto, una somma che avrebbe permesso di demolire e rifare per intero la storica sede di via Bellerio. Che invece è praticamente chiusa proprio in nome dell’austerity. In più, a pochi giorni di distanza dall’accredito sui conti della “Lega per Salvini Premier” dell’anticipo del 2 per mille anno 2018 (più di 1,5 milioni), 311 mila euro lasciano il conto corrente del partito sovranista e finiscono sempre alla Barachetti: saldo fatture, come sempre. Una ventina di giorni più tardi, la Lega si accorderà con la procura di Genova per restituire i 49 milioni in rate annuali. Saranno necessari 76 anni circa per estinguere questo particolare mutuo.
POVERA MA RICCA.
A luglio dell’anno scorso, alla domanda su come siano stati spesi i famosi 49 milioni dei rimborsi lasciati in cassa da Bossi e Belsito, Giulio Centemero rispondeva così: «24 milioni sono stati destinati alle risorse umane: stipendi, contributi… Altri 20 milioni per la campagna elettorale e la restante parte per altri costi». Oggi la Lega Nord per l’indipendenza della Padania non ha più molti dipendenti: l’ultimo bilancio pubblicato, anno 2017, ne indica 7 in tutto, nel 2016 erano 29. Mancano all’appello gli assunti della Lega per Salvini premier, che è un entità a sé, dotata di autonomia fiscale e contabile. Una cosa è certa: dai calcoli fatti dal tesoriere di Salvini sono esclusi i denari che Pontida Fin, amministrata da Di Rubba, versa a Barachetti Service: in 19 mesi, tra il gennaio 2017 e luglio 2018, oltre mezzo milione di euro. Nello stesso periodo l’azienda di Casnigo dispone due versamenti alla Cld, una delle società di Di Rubba, e alla Dirfin, che all’epoca in cui ha ricevuto i soldi da Barachetti è ancora di proprietà dello stesso commercialista della Lega. Ma non è l’unica volta che dai conti della Barachetti passano soldi destinati a lui, a Manzoni e a Centemero. Un giro continuo di denaro, oltre 3 milioni di euro che evaporano dai conti del Carroccio e dalle società del partito. Con sempre gli stessi protagonisti. Porte girevoli di una forza di governo che sostiene di non avere i 49 milioni della truffa.