“Tutto qui?”, diceva Muhammad Ali a George Foreman mentre quello lo riempiva di pugni sul ring di Kinshasa, in Zaire, nel 1974. Incontro per la corona mondiale dei pesi massimi restituita in un celebre film, Alì, con Will Smith a interpretare il campione.
“Tutto qui?” sembra il commento di Giuseppe Conte dopo aver ascoltato – abbastanza seccato, confessa chi era presente all’incontro – l’intervento del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, agli Stati generali di Villa Pamphilj. E di fronte alla più veemente richiesta di Bonomi (il rimborso delle accise sull’energia) il premier ha gioco facile a rispondere: “Oggi il tema è il piano di rilancio. Voliamo un po’ alto”.
La partita, in effetti, è molto tecnica perché Bonomi si riferisce a una sentenza della magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di accise sull’energia, “impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione” come lui stesso ha scritto su Twitter. Solo che la restituzione alle imprese dipende non dallo Stato, ma dalle società di vendita di energia elettrica.
Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, risponde che “Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte” aggiungendo che il caso sollevato “riguarda una vecchissima accisa” che risale al 1998 e sarà “senz’altro” risolta.
Eppure Conte aveva proposto un terreno di discussione all’altezza di quella che sembrava essere la sfida con molte concessioni e una piccola frecciata. “Nessun pregiudizio nei confronti della libera iniziativa economica”, ha spiegato nell’introduzione. Nessuna concezione “collettivista”, anzi “condividiamo anche la filosofia di Milton Friedman: per noi l’obiettivo di un’impresa è produrre guadagno”.
Però pensiamo, ha aggiunto, che l’impresa abbia una responsabilità “sociale” e “un impatto sull’ambiente” con lo Stato in una funzione “regolatore”. A questa Confindustria, però, questo approccio sembra dare fastidio, continuando a ripetere slogan un po’ usurati (vedi articolo in basso) e che, quando applicati, hanno portato a guai seri (vedi Fornero).
Oltre alla richiesta delle accise, Bonomi ha elencato una serie di richieste come il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, una maggiore e più puntuale liquidità alle imprese che ne hanno bisogno, fino all’accusa al governo di non aver saputo onorare gli impegni sulla cassa integrazione, scaricata, per quanto riguarda gli anticipi, sulle imprese.
Conte gli ha contrapposto l’ampio numero di provvedimenti a favore delle imprese facendo notare che è del governo una proposta che “Bonomi ci avrebbe voluto rubare”, l’Industria 4.0 plus per investimenti in tecnologia digitale e green. I due non si amano anche perché, come titolava ieri Il Messaggero, Bonomi vuole “un governo diverso”. Conte non ci pensa proprio. La sfida continua.