mercoledì 9 giugno 2021

Ammettiamolo: Conte è un leader che nessun partito ha. - Angelo Rinascente Maragliano

 

Ammettiamolo: Conte è un leader che nessun partito ha.

E sarà il politico che cambierà l'Italia, con la sua coerenza, la sua onestà, la sua cultura, la sua umanità e il suo amore per il popolo, specie per gli ultimi.

La volgarità e il ridicolo pressapochismo di pseudo giornalisti, alla fine, gli danno l'assist per far notare l'abissale differenza di stile, classe e cultura.

Il Sistema impazzisce. Aspettiamoci palate di fango, di fake news, di inganni, di accordi sottobanco per delegittimarlo, ma dovremo essere noi, il popolo, a dargli gli strumenti per realizzare il cambiamento in Italia. Noi, col nostro voto: unico strumento legale per fermare la restaurazione che cialtroni, potenti sol perché ricchi, hanno messo in atto. Quello che sta accadendo in Parlamento è molto allarmante. Per chi non lo avesse ancora capito, Berlusconi ha aperto il mercato delle vacche per il Quirinale. Ed io, per quanto avanti negli anni, non potrei mai accettare che un delinquente con rapporti con la mafia, sia il PdR e il Presidente del CSM. Sarebbe come affidare lo Stato, i governi, il Parlamento, la magistratura e le forze dell'ordine a Matteo Messina Denaro. In quel caso sarei disposto a prendere le armi per difendere la legalità e la democrazia. A qualunque costo. Bisogna schierarsi da subito. E chi parla di aprire al dialogo con FI, vada cacciato dal M5S. Finché FI sarà Berlusconi, nessun dialogo sarà possibile. Sarebbe come legittimare il male, accettandolo come indispensabile. Stare per ora al governo con lui è solo una transitoria emergenza nazionale, per quanto io non lo condivido, ma lo comprendo, per tanti motivi che, spero, non ci facciano tacciare come alleati di Berlusconi. A questo ci pensano Mattarella e Draghi, che lo ricevono al quirinale e palazzo Chigi, come una personalità di cui vantarsi con il mondo. Conte lo vedo come l'ultima speranza prima della deriva di questo Paese. Non lasciamolo solo.

Angelo Rinascente Maragliano - Fb

Lo scandalo dei miliardari Usa esentasse. - Mauro Suttore

 

DREW ANGERER VIA GETTY IMAGES

WASHINGTON, DC - MAY 17: A mobile billboard calling for higher taxes on the ultra-wealthy depicts an image of billionaire businessman Elon Musk, near the U.S. Capitol on May 17, 2021 in Washington, DC. Organized by the group "Patriotic Millionaires," the mobile billboards are rolling through Washington, DC and New York City on Monday to mark Tax Day, calling for higher taxes for wealthy Americans. (Photo by Drew Angerer/Getty Images)

Non c’è bisogno di essere di sinistra per scandalizzarsi di fronte al clamoroso scoop del sito statunitense ProPublica.


Non c’è bisogno di essere di sinistra per scandalizzarsi di fronte al clamoroso scoop del sito statunitense ProPublica.

I 25 uomini più ricchi d’America (e del mondo) pagano poche o nessuna tassa sul reddito: Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, Whatsapp), Elon Musk (Tesla), Bill Gates (Microsoft), Michael Bloomberg, Rupert Murdoch, George Soros, Warren Buffett e gli altri hanno versato 13 miliardi di irpef federale nel 2014-2018 su un reddito complessivo di 400 miliardi. La loro aliquota, quindi, è poco più del 3%. 

Ma grazie a una sapiente e legale elusione fiscale, alcuni ricchissimi sono addirittura scesi a zero. Come Musk, la seconda persona più ricca del mondo, che nel 2018 non ha pagato neanche un cent. Buffett ha versato lo 0,1% sui 24 miliardi di crescita della propria ricchezza dei cinque anni esaminati: 23 milioni. L’aliquota di Bezos è stata dell′1%, quella di Bloomberg dell′1,3%, per tre anni Soros è riuscito a stare a zero.

Com’è possibile? L’aliquota massima dell’imposta sui redditi negli Usa è del 37%. La famiglia media americana paga il 14% di tasse federali su un reddito di 70mila dollari. Ma i miliardari dichiarano una minima frazione di reddito annuo rispetto al patrimonio (soprattutto azioni) che non può essere tassato finché non è liquidato. E, soprattutto, beneficiano di miliardi in deduzioni: scaricano praticamente tutte le spese, dagli aerei privati ai palazzi e ville, fino alle fondazioni di beneficienza e ai finanziamenti per i musei. Nel 2011, per esempio, la ricchezza di Bezos aumentò di 18 miliardi, ma lui dichiarò un bilancio in rosso, denunciando perdite sugli investimenti. Così riuscì a ottenere perfino 4mila dollari in assegni familiari per i figli.

È evidente che il sistema non può continuare così. Il presidente Biden annuncia una riforma delle leggi fiscali. Ma il sito ProPublica è pessimista: “Non serve aumentare le aliquote massime, se non si disbosca la giungla delle detrazioni e dei trust ai Caraibi”.

Da tempo si sapeva delle astronomiche diseguaglianze che piagano gli Stati Uniti degli ultimi decenni. In confronto ai miliardari di oggi, i Rockefeller, Carnegie e Vanderbilt un secolo fa erano dei poveracci. Nel 2011 Buffett chiese a Obama di pagare più tasse: “Ho guadagnato tre miliardi, mi avete chiesto solo sette milioni”.

Ma solo ora, con i documenti dell’Irs (Internal Revenue Service, la nostra Agenzia delle entrate) pubblicati da ProPublica in barba alla privacy dei ricchissimi, ci sono cifre sconvolgenti a sostanziare denunce generiche.

Particolarmente fastidiosa risulta la pretesa dei Paperoni di spacciarsi pure per filantropi. Il velo sollevato sulla fondazione Gates dal divorzio fra Bill e Melinda comincia a rivelare aspetti deplorevoli.

A New York e nelle altre metropoli americane si è sviluppata una vera e propria industria dei “charity gala”, le feste di fundraising per le buone cause più disparate con cui i ricchi si lavano la coscienza. E con cui aumentano le deduzioni fiscali per guadagnare ancora di più.

Secondo Forbes nei sedici mesi dell’epidemia Covid, mentre centinaia di migliaia di americani morivano e milioni perdevano il lavoro, i miliardari Usa hanno accumulato altri 1.200 miliardi di guadagni. Inconcepibile, per un impero nato 245 anni fa e cresciuto grazie a due parole: libertà, ma anche eguaglianza.

HUFFPOST

Jeff Bezos andrà nello spazio con suo fratello il 20 luglio: l’annuncio di Blue Origin. - Michela Rovelli

 

Bezos ha annunciato che lui e il fratello si uniranno a chi vincerà un posto nel primo viaggio del razzo New Shepard di Blue Origin nello spazio il 20 luglio.

«Vedere la terra dallo spazio ti cambia. Cambia la tua relazione con il Pianeta, con l'umanità. E' una sola Terra». Così Jeff Bezos ha annunciato su Instagram la sua decisione di partire sulla New Shepard per il suo primo viaggio turistico nello spazio. La navicella di Blue Origin partirà il 20 luglio e ospiterà un gruppo di persone tra cui la persona che vincerà un biglietto nell'asta ancora in corso e che si concluderà il 12 giugno. Già seimila partecipanti da 43 Paesi, 2,8 milioni di dollari l'offerta più alta. Con lui ci sarà anche Jeff Bezos, fondatore di Blue Origin ma anche di Amazon, dove ha lasciato la posizione di Ceo proprio per dedicarsi alle sue altre attività. Tra cui il turismo spaziale. Nel post su Instagram racconta che è «tutta la vita che voglio fare questo viaggio. Un’avventura, una grande cosa per me». E non sarà solo. «Ho chiesto a mio fratello di venire con me perché è il mio più caro amico».

Il viaggio.

Jeff e Mark Bezos voleranno nello spazio a bordo del razzo New Shepard. Il razzo è dotato di una capsula che può ospitare sei passeggeri ed è dotata di grandi finestre per godersi il panorama. Il razzo, una volta decollato, raggiungerà la linea di Kàrmàn, a cento chilometri sopra il livello del mare. A questo punto la capsula si staccherà e i turisti spaziali potranno osservare la curvatura della Terra mentre sperimentano l'assenza di gravità. La capsula dovrebbe poi atterrare nel deserto del Texas grazie a un paracadute.

Fonte: BlueOrigin.com

(fonte: BlueOrigin.com)

Chi è Mark Bezos

Se Jeff Bezos non ha certamente bisogno di presentazioni, è utile spendere qualche parola sulla biografia di suo fratello - nonché il suo «più caro amico» - Mark Bezos. Una carriera e delle ambizioni decisamente diverse. Fondatore di Highpost, un fondo di private equity di cui la famiglia Bezos è socia - insieme tra l'altro al gestore italiano Azimut - Mark Bezos è anche vice presidente, nonché responsabile della comunicazione, di Robin Hood, un'organizzazione di beneficenza che combatte la povertà a New York. Dopo una carriera nel settore pubblicitario, Mark ha deciso di utilizzare le sue capacità di persuasione per fare del bene. E non è finita qui, perché è anche un volontario nella società dei vigili del fuoco a Westechester, una contea dello Stato di New York. Proprio qui vive con la moglie e i suoi quattro figli.

Il primo volo turistico di Space X.

Se Blue Origin sta già scaldando i motori per il suo primo viaggio turistico nello spazio, non è da meno Space XIl primo volo, per la società di Elon Musk, è in programma per la fine del 2021, grazie alla capsula Dragon e al razzo Falcon 9. E sarà il primo volo con un equipaggio interamente civile a bordo. Il finanziatore di questa operazione è Jared Isaacman, Ceo e fondatore di Shift4 Payments, che ha riservato per sé e altre 3 persone i posti a sedere per questo viaggio. Viaggio che durerà tra i due e i 4 giorni e percorrerà l'orbita terrestre bassa. Tra i fortunati partecipanti, c'è Hayley Arceneaux29 enne che lavora come assistente nel St Jude Children's Research Hospital di Memphis e che diventerà la più giovane cittadina americana mai mandata nello spazio. Una scelta che è anche un messaggio di speranza: all’età di 10 anni ad Hayley venne diagnosticato un cancro alle ossa che la portò a un lungo periodo di cura nella stessa struttura dove ora lavora e a una serie di interventi per sostituire alcune sua ossa con altre artificiali. Gli altri due passeggeri saranno estratti a sorteIl terzo posto disponibile sarà assegnato tramite un concorso a premi lanciato proprio con l’obiettivo di raccogliere 200 milioni di dollari di finanziamenti per l’ospedaleQuarto e ultimo posto è stato messo in palio in un contest della stessa società di Isaacman, la Shift4, che si occupa di sistemi di pagamento. Ad aggiudicarselo sarà l’imprenditore capace di progettare il migliore store online attraverso i software di Shift4 e a postare il proprio lavoro su Twitter.

Corsera

Sponsor al Csm: peggio del caso Palamara. - A. Mass.


Lo scenario emerso dall’inchiesta di Potenza è persino peggiore di quello rivelato dall’indagine perugina su Luca Palamara. E ancora una volta è necessario far luce sul rapporto distorto tra politica e magistratura. La notte tra l’8 e il 9 maggio 2019 Palamara viene sorpreso a discutere del futuro della procura di Roma con Luca Lotti e Cosimo Ferri. Entrambi erano all’epoca parlamentari del Pd (il primo imputato di favoreggiamento e rivelazione del segreto, proprio a Roma, nel processo Consip) e non avevano titolo (peraltro neanche Palamara era più al Csm) per discutere della nomina di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, alla guida di piazzale Clodio. Le indagini hanno dimostrato che Viola nulla sapeva delle strategie di Palamara, Lotti e Ferri, e ne fu addirittura danneggiato. L’inchiesta condotta dal procuratore di Potenza Francesco Curcio sulla nomina a Taranto di Carlo Maria Capristo dimostra cosa può accadere – secondo l’accusa: corruzione e favori nella conduzione stessa delle indagini, condotte in nome di Piero Amara, invece che del popolo italiano – quando un procuratore deve la sua nomina a qualcuno (e non al rispetto delle norme). Anche nel caso di Capristo c’è un politico che si interessa alla sua nomina. Si chiama Francesco Boccia (Pd, ex ministro degli Affari Regionali fino al febbraio scorso). Lo ha fatto – spiega Boccia interrogato – su invito del funzionario del Viminale Filippo Paradiso oppure (non ricorda bene) dello stesso Capristo. Ma non fece pressioni, puntualizza. E ci mancherebbe. S’informò soltanto, attraverso la consigliera del Csm Paola Balducci, che gli rispose: Capristo è tra i papabili. Il gip negli atti spiega l’ovvio: lo stesso interessamento dimostra che Boccia era vicino a Capristo e che, quindi, “ne appoggiasse la nomina”. Aggiungiamo che Boccia non aveva alcun titolo né interesse a informarsi sulla nomina di Capristo. A maggior ragione, possiamo dirlo oggi, a giudicare dal risultato.

ILFQ

Il pirlicidio. - Marco Travaglio

 

Avere un libro nella top ten dopo 10 giorni con zero recensioni è già una bella soddisfazione (le recensioni sono come i premi che, diceva Longanesi, “non basta rifiutarli: bisogna non meritarli”). Ma vederlo evocare un po’ da tutti senza mai citarne il titolo (un po’ come la Mercegaglia imputata per evasione) è proprio da sballo. Il bello è che chi lo evoca non l’ha letto. O ha letto l’unica recensione: quella del miglior leccapiedi del Foglio, datata però 14 aprile, quando il libro non solo non era stato pubblicato, ma neppure scritto. Però il noto linguista già sapeva che riguardava “il complotto internazionale contro Conte”. Invece riguarda quattro congiure nazionali, tutte alla luce del sole per chi ha occhi per guardare anziché lingue per leccare. E quella andata a segno si fondava proprio sulla maxiballa delle cancellerie europee allarmatissime per il Pnrr di Conte (che poi era di Gualtieri, Amendola e gli altri ministri), per la governance con 300 tecnici (molto più numerosi dei 550 di Draghi) e per il no al Mes (che, da quando c’è Draghi, è una ciofeca). E chi la raccontava la panzana sesquipedale sull’intera Ue schierata contro Conte, per far dimenticare che il Recovery Fund l’aveva ottenuto lui? Gli stessi giornali che ora la attribuiscono al mio libro (che sostiene l’opposto).

Basti pensare che, mentre Repubblica, Stampa, Corriere, Messaggero, Sole 24 Ore, Giornale, Foglio&C. la sparavano a edicole unificate, il capogruppo del Ppe Martin Weber, merkeliano di ferro, chiamava Lorenzo Cesa per spingerlo ad aiutare il Conte-2 con “responsabili” dell’Udc. La congiura fu tutta italiana (a parte qualche ammiccamento all’ambasciata Usa, allergica alla politica un po’ più multilaterale e un po’ meno servile di quel governo rispetto ai precedenti). Vi parteciparono festosamente i padroni del vapore tramite i loro house organ che chiamiamo “giornali”. I quali ora fanno il giro delle sette chiese in cerca di smentite alla tesi opposta a quella del mio libro che non possono citare. Il Corriere domanda a Conte: “Lei crede al Conticidio per mano (sic, nda) di un complotto internazionale?”. Conte risponde: “Nessuno ha mai pensato a un complotto internazionale. Il mio governo ha sempre ricevuto forte sostegno dalle cancellerie europee”, vedi “l’affidamento per i 209 miliardi del Recovery”. Allora Riformatorio e Foglio se la ridono: “Conte sbugiarda Travaglio” (che dice la stessa cosa). La Stampa ci riprova con Bonafede: “Il famoso Conticidio: crede anche lei (sic, nda) al complotto internazionale?”. Risposta: “Il Conticidio è sotto gli occhi di tutti, ma non fu un complotto internazionale”. Poveretti: farebbero quasi tenerezza, se qualcuno non li scambiasse ancora per giornalisti.

IlFQ

Tane di fossili collegate come un social network.

 

Paleontologo Baucon dell'Università di Genova: 'è stato come sbirciare sulla pagina social di un trilobite'.


Le dinamiche di Facebook hanno dominato gli oceani per 500 milioni di anni: le tane degli animali marini si sono associate secondo le stesse regole che danno forma ai social network dell'uomo. Questa conclusione rivoluzionaria è stata raggiunta in un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare di scienziati guidati dal paleontologo Andrea Baucon dell'università di Genova.

"Intanto bisogna dire che si tratta di icnofossili e non di fossili tradizionali" ha specificato il professor Baucon: quindi di tane fossilizzate prodotte da antichi esseri viventi. Queste 'case' di organismi ancestrali sono costruite secondo schemi di alta ingegneria perché fisiologicamente necessarie all'organismo che le abitava. "Per fare un esempio - sottolinea Baucon - una tana ad U con un ingresso rialzato induce la circolazione d'acqua all'interno della tana stessa, consentendo all'organismo che ci vive dentro di sopravvivere anche in ambienti poco ossigenati". Tane che sembrano interconnesse tra loro. Così è nata l'intuizione: collegando le tane trovate nello stesso sito paleontologico si è visto che veniva a crearsi un affascinante e intricato schema a nodi collegati da link simile in tutto e per tutto allo schema matematico che governa i social. In poche parole è stato come guardare per la prima volta il profilo Facebook di una stella serpentina, di un trilobite o di un vermone primordiale. Lo schema è strepitoso. Le tane di acque superficiali sono strettamente collegate tra di esse e, grazie a quelli che lo stesso professor Baucon definisce 'gli amiconi', riescono occasionalmente a collegarsi con il gruppo di tane morfologicamente diverse costruite in acque più profonde. Gli 'amiconi' diventano dunque la 'chiave' che consente alla struttura di emergere. E l'evidenza diventa scientifica quando lo stesso schema viene applicato a 45 siti paleontologici diversi. La ciclicità delle evidenze detta la regola. "Tutto ciò - spiega Baucon - rappresenta una forza finora sconosciuta nel motore dell'evoluzione biologica, è ordine che emerge dal disordine, è possibilità di scambio genetico". L'articolo scientifico intitolato 'Small-world dynamics drove Phanerozoic divergence of burrowing behaviors' e firmato da Baucon, e dai professori Carlos Neto de Carvalho (Lisbona/Castelo Branco) Fabrizio Felletti (Milano) Gabriele Tosadori (Verona) Alexandre Antonelli (Göteborg/Richmond).

ANSA

martedì 8 giugno 2021

Il grillino buono. - Marco Travaglio

 

La scena di Marcello De Vito, grillino della prima ora, presidente del Consiglio comunale di Roma prima, durante e dopo l’arresto per corruzione, che passa a Forza Italia in una solenne cerimonia officiata da Tajani e Gasparri e confessa di sentirsi finalmente a casa perché “Berlusconi è decisamente meglio di Grillo”, conferma due cose. 1) I 5Stelle sbagliano classe dirigente almeno una volta su due. 2) I forzisti non la sbagliano mai. Se non sei imputato o almeno indagato per tangenti, non ti calcolano proprio. Se poi addirittura ti arrestano e ti processano, fai proprio al caso loro. Noi abbiamo sempre nutrito seri dubbi sull’arresto di De Vito su richiesta della Procura di Roma, che sui 5Stelle capitolini non ne ha mai azzeccata una. Gli incarichi professionali affidati a De Vito dal costruttore Parnasi che trattava col Campidoglio per lo stadio della Roma, configurano un plateale conflitto d’interessi che avrebbe dovuto provocarne l’espulsione dal M5S per opportunità politica, non penale. Ma che siano tangenti, in mancanza di contropartite, è piuttosto opinabile, infatti la Cassazione bocciò i suoi tre mesi e più di custodia cautelare. De Vito notoriamente è un avversario interno della Raggi e non ha alcuna influenza sulla giunta, che anzi fa regolarmente l’opposto di quel che dice lui.

Ma queste sottigliezze ai forzisti interessano poco: sono uomini di principio. Un principio semplice ed elementare: ogni grillino è, per definizione, un incompetente populista giustizialista manettaro pauperista e pure comunista, insomma feccia umana (“li manderei tutti a pulire i cessi di Mediaset”, disse B. a corto di stallieri); ma, se lo arrestano e/o lo processano, diventa un tipo interessante. Infatti i talent scout berlusconiani avevano adocchiato Marcello fin dal giorno delle manette. Vuoi vedere – si dicevano – che non è onesto come gli altri grillini? Vedi che, scava scava, può esserci del buono anche in quel covo di pericolosi incensurati? Figurarsi la delusione quando la Cassazione definì il suo arresto “immotivato” e frutto di “congetture”: fu un duro colpo, che frenò per un bel po’ le loro avance. Con tutti i problemi che ha FI, manca solo quello di mettersi in casa un innocente. Creando, fra l’altro, un pericoloso precedente. Poi arrivò la richiesta di rinvio a giudizio e i contatti ripresero festosi, sino al lieto fine di ieri: se qualcuno protesta, si risponde che il nuovo acquisto è imputato, quindi ha tutte le carte in regola. Almeno come soldato semplice. Se poi arriva la condanna (che sarebbe proprio l’ideale), ma anche la prescrizione (che fa comunque punteggio), scatta la promozione. Se invece lo assolvono, il codice etico forzista non perdona: espulsione immediata.

IlFQ