martedì 22 giugno 2021

La Carta à la carte. - Marco Travaglio

 

Nell’ultimo soffietto del prof. Cassese al governo Draghi, si legge che è “tornata la normalità costituzionale” perché “non sono state le forze politiche a indicare al presidente della Repubblica il capo del governo”, ma viceversa. Tesi singolare, visto che per la Costituzione “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti previsti”, cioè attraverso il Parlamento, dove il popolo è rappresentato dagli eletti nelle famigerate forze politiche. Cassese invece trova geniale che sia “stato il presidente della Repubblica a indicare alle forze politiche, dopo averle consultate, il capo del governo” (il che fra l’altro è falso, perché Mattarella chiamò Draghi senza consultare i partiti). Segue un Magnificat al “Consiglio dei ministri rivitalizzato” (purtroppo tutti, tranne lui, sanno che i Cdm sono brevi messe cantate che del “consiglio” – cioè della collegialità prevista dalla Carta – non hanno nulla: qualche ministro dice qualcosa, poi Draghi riunisce i 3 o 4 tecnici e Giorgetti e decide); e ai “frequenti pre-consigli’ (purtroppo tutti, tranne lui, sanno che i pre-consigli sono rarissimi e inutili: i ministri non vedono quasi mai il testo completo dei provvedimenti che devono vidimare al buio). E via delirando.

Ma ormai non è più il premier ad adeguarsi alla Costituzione: sono i costituzionalisti alla Cassese che adeguano la Carta a Draghi. Vedi anche il trattamento riservato al ministro Speranza e al Cts, scelti da Draghi e dunque per definizione “competenti e capaci” (per Cassese, Egli “sceglie le persone in base a competenze ed esperienze”): quelli decidono, con l’Aifa, che i vaccinati con AstraZeneca devono fare il richiamo omologo sopra i 60 anni e l’eterologo sotto. Poi però Draghi decide di farsi l’eterologo anche se ne ha 73. E quelli allora adeguano la scienza al suo capriccetto: eterologo libero per gli over 60, omologo libero per gli under 60. E il povero Sergio Abrignani, immunologo del Cts, rilascia alla Stampa un’intervista che nemmeno Fantozzi: “Draghi non è un cittadino qualsiasi, è il premier e ha il dovere di essere seguito clinicamente meglio di tutti noi”. Ah sì? Quindi tutti gli over 60 con prima dose AZ devono andare dal medico a misurarsi gli anticorpi? “No, perché tutti non sono Draghi. Non ha senso che tutti facciano il test sierologico, specie dopo la prima dose. Magari dopo 15-20 giorni dopo la seconda”. Ma, si sa, i nostri sono anticorpucci gné-gné, mentre quelli di SuperMario sono SuperAnticorpi modello Bce col master a Goldman Sachs che, appena li misuri, recitano il Whatever it takes. Lo spot di una caramella diceva: “Il buco con la menta intorno”. Così sono la Costituzione e la Scienza nell’Anno Domini 2021: due buchi con il Draghi intorno.

ILFQ

Omofobia: il Vaticano contro il ddl Zan, 'viola il Concordato'. L'obiettivo "non è bloccare ma rimodulare" il ddl.

 

La Santa Sede ha chiesto "informalmente" al governo italiano di modificare il disegno di legge contro l'omofobia. Letta: "Pronti al dialogo sui nodi". Ostellari: "Sediamoci per confronto".

"Certamente c'è la preoccupazione della Santa Sede e di ciascuno di noi": così il card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, rispondendo, nel corso di una conferenza stampa sugli anziani, ad una domanda sull'intervento della Santa Sede sul ddl Zan. 

Il Vaticano ha chiesto al governo italiano di modificare il ddl Zan, il disegno di legge contro l'omofobia.

Secondo la Segreteria di Stato violerebbe "l'accordo di revisione del Concordato". E' stata per questo consegnata all'ambasciata italiana presso la Santa Sede una nota a firma del Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati monsignor Paul Richard Gallagher. Lo scrive il Corriere della Sera. Il Corriere della Sera ricorda che l'intervento del Vaticano sul governo italiano per il ddl Zan è "un atto senza precedenti nella storia del rapporto tra i due Stati". Mai la Santa Sede è infatti intervenuta nell'iter di approvazione di una legge italiana esercitando formalmente le facoltà che le derivano dai Patti Lateranensi. Un atto che va ben oltre la 'moral suasion' che spesso la Chiesa ha usato per leggi controverse. Nella nota consegnata da monsignor Gallagher si evidenzia che "alcuni contenuti della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato". Tra le questioni sollevate c'è il fatto che le scuole cattoliche non sarebbero esentate dall'organizzazione della futura Giornata nazionale contro l'omofobia, ma si evidenziano anche timori più generali per la "libertà di pensiero" dei cattolici e anche delle possibili conseguenze giudiziarie nell'espressione delle proprie idee. "Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni", scrive la Santa Sede al governo italiano.

"La Nota Verbale della Segreteria di Stato è stata consegnata informalmente all'Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede il 17 giugno 2021", precisa la sala stampa Vaticana confermando all'ANSA l'intervento sul ddl Zan. L'intervento della Santa Sede sul governo italiano ha l'obiettivo "non di bloccare" il ddl Zan ma di "rimodularlo in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente". E' quanto spiegano fonti vaticane. 

"Noi sosteniamo la legge Zan e, naturalmente, siamo disponibili al dialogo. Siamo pronti a guardare i nodi giuridici ma sosteniamo l'impianto della legge che è una legge di civiltà". Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta a 'Radio anch'io' su Radio Rai 1 a proposito della notizia di una iniziativa della Santa Sede contro il disegno di legge Zan.

"Abbiamo letto indiscrezioni oggi sul Corriere e attendiamo quindi di vedere i contenuti della Nota della Santa Sede lì preannunciata. Ma abbiamo fortemente voluto il ddl Zan, norma di civiltà contro reati di odio e omotransfobia e confermiamo il nostro impegno a farla approvare". Così il segretario Pd Enrico Letta su twitter.

"Aspettiamo di vedere i testi e leggerli. Ma rimaniamo convintamente a sostegno del ddl Zan". Così fonti del Nazareno, interpellate dall'Ansa, chiariscono la posizione del Pd dopo l'intervento del Vaticano e dopo le parole del segretario del Pd Enrico Letta.

"Sul ddl Zan io sono pronto a incontrare Letta, anche domani, per garantire diritti e punire discriminazioni e violenze, senza cedere a ideologie o censure, e senza invadere il campo di famiglie e scuole". Lo annuncia su twitter il leader della Lega, Matteo Salvini.

"La mia proposta è sempre valida. Riuniamo i presidenti dei gruppi del Senato e i capigruppo in commissione e sediamoci a un tavolo. Le audizioni si possono ridurre. Inauguriamo, finalmente, una fase di confronto, leale e costruttivo. Letta dia seguito a questa apertura e il Pd si sieda al tavolo". Così il senatore leghista, Andrea Ostellari, presidente della commissione giustizia a palazzo Madama dopo che il segretario dem si è detto pronto al dialogo sui nodi. "Sentita la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ho fatto richiesta formale di acquisire il testo della rilevante nota che lo Stato Vaticano ha inviato alla Farnesina. Ai fini del lavoro che sta compiendo la Commissione Giustizia del Senato, è fondamentale conoscere e valutare i rilievi sollevati dalla Santa Sede", ha aggiunto Andrea Ostellari. 

"L'attivazione della diplomazia Vaticana con l'utilizzo del Concordato per cercare di bloccare l'iter della legge Zan al Senato è un qualcosa senza precedenti nelle relazioni tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, il tentativo esplicito e brutale è quello di sottrarre al Parlamento il dibattito sulla Legge e trasformare la questione in una crisi diplomatica, mettendola nella mani del Governo Draghi per far si che tutto venga congelato". Lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.

ANSA

I Diversi esistono e provano emozioni, Dio li ha fatti così, ma la chiesa non li accetta. Oltretutto, lo Stato Pontificio non può decidere interferendo sulle leggi emanate da un altro stato, come l'Italia non interferisce sulle leggi che lo S.P. emette, e che chiude entrambi gli occhi sulla pedofilia praticata in gran misura da chi pretende di non riconoscere i "Diversi" creati da Dio.
cetta

lunedì 21 giugno 2021

Puma Punku e Tiwanaco - Bolivia. Wikipedia



Pumapunku, anche detto “Puma Pumku” o “Puma Puncu”, è parte di un ampio complesso o gruppo di monumenti del sito di Tiahuanaco, in Bolivia. In Aymara, il suo nome significa “La porta del Puma”.

La scoperta di Pumapunku.

All'inizio del XX secolo l'ingegnere tedesco Arthur Posnansky (1873-1946) dedicò lunghi anni delle sue ricerche alle rovine di Tiwanaku, un antico villaggio indio situato sull'altipiano boliviano. L'ingegnere concentrò i suoi studi su una zona del villaggio, dove alcune pietre erano disposte verticalmente. Da questo lo studioso dedusse che in quel luogo, migliaia di anni prima sorgeva un osservatorio astronomico. Così il sito di Tiwanaku richiamò altri studiosi tra cui l'italiano Giampaolo Dionisi Piomarta, i quali scoprirono un altro sito presente a poche centinaia di metri di distanza, Pumapunku.

Un antico sistema modulare.

Nel campo di rovine si trovano blocchi che arrivano a pesare sino a 130 tonnellate. Pare quindi che ci si trovi davanti ai resti di parecchi edifici. Però è insolita la forma delle pietre, lavorate in modo così preciso da poter essere unite l'una all'altra in diversi modi, paragonabili a un moderno sistema modulare. Per fissare le pietre venivano infatti utilizzate delle cambrette di metallo, metodo conosciuto dagli archeologi dopo gli scavi di Delfi, città dell'antichità dove risiedeva uno tra i più famosi oracoli di tutti i tempi. I blocchi modulari del sito inoltre denominati "blocchi H" mostrano un grado di precisione elevato sia nell'intaglio degli angoli retti, che nelle misure relative a ciascun blocco. Gli incavi dei blocchi H inoltre, presentano scanalature dalle pareti non parallele, per costituire degli incastri oggi conosciuti denominati "a coda di rondine".

Non è ancora stato possibile appurare come sia avvenuta la distruzione di Pumapunku e Tiahuanaco. Confrontando però la lavorazione delle pietre, si è riscontrato che i due siti non sono sorti nella stessa epoca, altrimenti lo scambio tra le "tecniche costruttive" sarebbe stato inevitabile data la breve distanza. Nel caso di Pumapunku inoltre le devastazioni sono ancora più estese. Infatti è quasi impossibile riconoscere la struttura degli edifici ed esistono solo poche pietre vicine l'una all'altra, mentre a Tiahuanaco sporadicamente è ancora possibile vedere alcuni muri.

La cultura Tiahuanaco (Tiwanaku in inglese) fu un'importante civiltà precolombiana il cui territorio si estendeva attorno alle frontiere degli attuali stati di BoliviaPerù e Cile. Prende il nome dalle rovine dell'antica città omonima, nei pressi della sponda sud-orientale del lago Titicaca e approssimativamente 72 km a ovest di La Paz, sede del governo della Bolivia (la capitale formale dello Stato è Sucre). Alcune ipotesi sul nome, affermano che derivi dall'aymara Taypikala. Tiahuanaco è molto più grande di quel che si è scoperto finora. Grazie ad uno studio con immagini satellitari e droni sembra che essa abbia una superficie almeno doppia rispetto a quella finora nota. Lo studio è stato voluto dall'UNESCO.

La civiltà, il territorio e la città.

Espansione delle culture Huari e Tiahuanaco.

La civiltà Tiahuanaco fu contemporanea di quella Huari, che si trovava a nord di quella Tiahuanaco, condividendone molti attributi, in particolare dal punto di vista artistico. Tuttavia i contatti tra le due culture sembrano essere stati limitati ad un periodo di 50 anni, durante i quali vi furono sporadiche scaramucce riguardanti una miniera occupata per prima dai Tiahuanaco. La miniera delimitava il confine tra le sfere di influenza delle due culture e gli Huari tentarono, senza successo, di assicurarsela tutta per loro.

Il declino di questa civiltà sembra sia causato dall'invasione di popolazioni dal sud o nella perdita di fede nella religione predominante. Il collasso dei Tiahuanaco influenzò la crescita dei sette regni Aymara, gli stati più potenti dell'area. Tutto il territorio fu conquistato, attorno al XV secolo, dagli Inca e annessi all'impero noto come Tahuantinsuyo. La regione occupata dai Tiahuanaco venne annessa alla provincia nota come Qulla Suyo, la provincia dell'est.

Il territorio fu fondato approssimativamente attorno al 200 a.C., come una piccola città e crebbe tra il IV e il VI secolo, conseguendo un importante potere regionale nel sud delle Ande.

Nella sua massima estensione la città copriva 6 km² e ospitava circa 40.000 abitanti.

Una sua caratteristica sono gli enormi monoliti di circa 10 tonnellate che si possono ancora ammirare nelle rovine dell'antica città.

Il declino iniziò attorno al 950 fino al collasso completo attorno al 1100, quando il centro cerimoniale venne abbandonato. L'area circostante non fu però abbandonata completamente, ma lo stile artistico caratteristico cadde assieme agli altri aspetti della cultura.

Non vi sono prove che la civiltà Tiahuanaco utilizzasse la scrittura.

La Porta del Sole

La Porta del Sole

La Porta del Sole di Tiahuanaco fu ricavata da un unico blocco di andesite sul quale vennero incisi rilievi, principalmente nella sezione trasversale collocata sopra il vano della porta, lungo 1,40 metri.

Il rilievo centrale mostra il "dio dei bastoni", una figura armata di due scettri a forma di serpente, attorniata da altre 48 figure alate, di cui 32 con volto umano e 16 recanti la testa di un condor.

La Porta del Sole venne così chiamata perché posizionandosi davanti ad essa all'inizio della primavera si può osservare che il sole sorge esattamente sopra la metà della porta.

Una teoria sostiene che le 48 figure ricavate nella pietra rappresentino lo schema base di un calendario che sarebbe servito a determinare ulteriori riferimenti astronomici.

Tiahuanaco nella cultura di massa.

  • Nel videogioco Tomb Raider - Legend la protagonista del gioco, l'archeologa Lara Croft, rinviene un altare in pietra decorato nei pressi di un antico tempio appartenente proprio alla civiltà pre-inca dei Tiahuanaco. Questo altare in pietra, secondo Lara, è la chiave per accedere ad Avalon, grazie alla leggendaria spada di Re ArtùExcalibur.
  • Nel libro L'origine perduta della scrittrice Matilde Asensi le rovine di Tiahuanaco sono descritte con notevoli particolari per il susseguirsi della trama del romanzo.
  • Anche in un'avventura di Topolino[1] si narra di una spedizione sulle Ande, dove la porta del Sole di Tiahuanaco è una porta dimensionale con gli alieni.
























Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Cosa ci mettono. “Sì al mix di vaccini. Draghi ci mette il braccio” (Libero, 19.6). “Quella decisione di offrire il corpo” (Repubblica, 19.6). Loro invece offrono la lingua. E meno male che i vaccini non si fanno sul gluteo.

Minzolingua. “Travaglio… patacca del giornalismo… si diletta a leggere il casellario giudiziario tranne il lungo capitolo dedicato a lui alla voce ‘diffamazione’” (Augusto Minzolini, neodirettore del fu Giornale, 16.6). Il mio lungo capitolo consta di una multa di 1000 euro per aver diffamato Previti (reato tecnicamente impossibile). Il suo, oltre alle diffamazioni e a un abuso d’ufficio prescritto, consta di una condanna a 2 anni e mezzo per peculato per aver derubato la Rai di 65 mila euro di spese ingiustificate in 18 mesi. Peculate, peculate, qualcosa resterà.

Povera stella. “Da due anni Cesare Battisti è detenuto in regime di alta sorveglianza, di fatto in isolamento… Lo Stato italiano non sembra avere per Battisti un’urgenza di giustizia bensì un’urgenza di vendetta. Nulla giustifica l’alta sorveglianza per un uomo quasi settantenne condannato all’ergastolo per omicidi commessi più di quarant’anni fa” (Mattia Feltri, Stampa, 18.6). È solo un pluriassassino sfuggito alla giustizia per 36 anni: perché mai sorvegliarlo?

Slurp. “Mario Draghi. Il ritorno del Cavaliere Bianco” (titolo del libro di Roberto Napoletano). “Draghi, il tecno-politico che può cambiare tutto. Per il suo ‘realismo realizzatore’ l’autore accosta la figura del premier a quella di De Gasperi. ‘L’ex presidente Bce è un ammaliatore, in dieci minuti può sfilare i calzini a chiunque senza togliergli le scarpe’” (Messaggero, 17.6). Un po’ come quei giornalisti che riescono a leccarti il culo senza toglierti le mutande.

Slurp al quadrato. “C’è ancora un Cavaliere nel destino dell’Italia… Un nuovo De Gasperi?… L’esperienza del governo Draghi potrebbe davvero segnare un nuovo Rinascimento per la Politica italiana” (Renato Farina, Libero, 18.6). Betulla lecca Napoletano che lecca Draghi: cercasi volontario che lecchi Betulla.

Stampa di destra. “Virus, spie e vaccini. Un’operazione di intelligence. Non per spiare le basi Nato ma per ottenere tutti i segreti sul Covid e sul modo di contrastarlo. Ecco come la missione ‘Dalla Russia con Amore’ ha permesso al Cremlino di difendersi dal virus e realizzare di corsa Sputnik-V. Ingannando il governo italiano” (Repubblica.it, 17.6) “I russi hanno capito come fermare il Covid studiando Bergamo. Com’è nato lo Sputnik V” (Libero, 18.6). “‘Repubblica’ spara a zero su Conte: ‘Favorì Putin, ora indaghi il Copasir’” (Giornale, 18.6), Uahahahahahah.

Trova le differenze. “Giù la mascherina” (Giornale, apertura di prima pagina, 18.6). “Stop mascherine all’aperto” (Repubblica, apertura di prima pagina, 18.6). Finalmente è rinata “La Padania”.

Il Grillo (non) parlante. “M5S, Grillo pone il veto sul doppio mandato. Per Conte strada in salita sul nuovo statuto” (Repubblica, 9.6). “Pechino fa litigare Grillo e Conte: ‘Giuseppe si sta allargando’” (Foglio, 17.6). “Sfida finale tra Conte e Beppe per prendersi i 5S” (Giornale, 17.6), “Lo statuto di Conte emargina Grillo: non deciderà la linea. Rabbia del comico, che dice di non essere disposto a un ruolo fantasma” (Stampa, 18.6). “Conte fa fuori Grillo (che è furioso)” (Libero, 18.6). “Guerra aperta Conte-Grillo” (Giornale, 19.6). “M5S, alt di Grillo a Conte: ‘Non voglio una mini-Dc. Mi vuoi esautorare? Non permetterti, sai…’” (Messaggero, 19.6). “Statuto, Grillo deluso da Conte”, “Cina e statuto, Grillo contro Conte” (Repubblica, 19.6). Accipicchia quante cose dice Grillo da quando ha smesso di parlare.

Radicali liberi. “Per riformare la giustizia ci vuole uno come Salvini. Il leghista è coerente… Avevo Padellaro del Fatto e la Lezzi ex M5S con gli occhi sbarrati, come se avessi detto bestialità” (Gaia Tortora, vicedirettrice Tg La7, Libero, 14.6). Già, proprio come se.

Next Rigeneration. “Sono rigenerato, ho ritrovato il sorriso. Berlusconi mi ha telefonato l’altra sera per darmi il benvenuto” (Marcello De Vito, presidente Consiglio comunale di Roma, ex M5S ora FI, Foglio, 18.6). Nel club degli imputati. Sono soddisfazioni.

Il titolo della settimana/1. “Draghi, arriva il plauso del Financial Times” (Claudia Fusani, un’intera pagina del Riformista, 18.6). Ma tu pensa.

Il titolo della settimana/2. “La libertà di licenziare non sarà un catastrofe” (Foglio, 14.6). Per chi licenzia, no di sicuro.

Il titolo della settimana/3. “L’India chiude il caso dei Marò. Le mogli: ‘Carne da macell’’” (Giornale, 16.6). I due pescatori indiani, ovviamente.

Il titolo della settimana/4. “Uccide anziano e due bimbi senza motivo” (Libero, 14.6). Strano, di solito hai sempre un sacco di validi motivi se uccidi un anziano e due bimbi.

ILFQ

Nel 2020 scoperti 3.546 evasori totali.

 

Denunciati 5.800 'furbetti' del reddito di cittadinanza.


Nel 2020 sono stati scoperti 3.546 evasori totali, ossia imprenditori o lavoratori autonomi completamente sconosciuti all'Amministrazione finanziaria (molti dei quali operanti attraverso piattaforme di commercio elettronico) e 19.209 lavoratori in nero o irregolari.
Denunciate inoltre 10.264 persone, di cui 308 arrestate, per aver commesso 7.303 reati fiscali.

Il valore dei beni sequestrati per reati in materia di imposte dirette e Iva è di 800 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro tuttora al vaglio dei magistrati ammontano a 4,4 miliardi di euro. E' quanto emerge dal bilancio operativo della Guardia di finanza nel 2020. 

Nel 2020 sono stati denunciati all'Autorità giudiziaria 5.868 'furbetti' del reddito di cittadinanza: tra loro anche intestatari di ville e auto di lusso, evasori totali, mafiosi con condanne definitive. Gli interventi - svolti anche con il contributo dell'Inps - hanno permesso di intercettare oltre 50 milioni di euro indebitamente percepiti e circa 13 milioni di euro di contributi richiesti e non ancora riscossi. Anche questo emerge dal bilancio operativo della Guardia di finanza nel 2020.

Forte impegno della Guardia di finanza nel 2020 contro le frodi sui beni per contrastare l'emergenza Covid: denunciati 1.347 soggetti per i reati di frode in commercio, vendita di prodotti con segni mendaci, truffa, falso e ricettazione, constatate sanzioni amministrative in 310 casi e sequestrati circa 71,7 milioni di mascherine e dispositivi di protezione individuale, nonché circa 1 milione di confezioni e 160 mila litri di igienizzanti (venduti come disinfettanti). 

ANSA

domenica 20 giugno 2021

Il Corpus Domini. - Marco Travaglio

 

L’altra sera abbiamo seguito disciplinatamente la conferenza stampa del premier Draghi per fare chiarezza sul lievissimo casino dei vaccini. E ne siamo usciti più incasinati di quando non aveva ancora fatto chiarezza. Dopo mesi di ordini, contrordini e controcontrordini sui limiti di età per Astrazeneca, ci era parso di capire da Ema, Aifa, Cts & C. che almeno una cosa fosse assodata: chi ha fatto la prima dose di AZ, se ha più di 60 anni deve fare la seconda dose omologa con AZ; se ha meno di 60 anni, deve fare il richiamo eterologo con Pfizer o Moderna (Johnson&Johnson, monodose ma a vettore virale come AZ è al momento disperso, ma non sottilizziamo). Poi ha parlato Draghi: avendo più di 60 e anche di 70 anni ed essendo stato vaccinato con AZ, è “prenotato per l’eterologo” perché “la prima dose con AstraZeneca ha dato una bassa risposta immunitaria”. Oh bella: ma il suo Cts e il suo ministero della Salute avevano detto l’opposto: eterologo sotto i 60, omologo sopra. Infatti tutti i suoi coetanei, dopo la prima dose AZ, sono prenotati per la seconda dose AZ. E poi come fa Draghi a sapere che ha “una bassa risposta immunitaria”? A parte il fatto che il test sierologico sugli anticorpi dopo la prima dose non è probante, vuole forse dirci che prima del richiamo dobbiamo passare tutti dal medico? E perché nessuno è stato avvertito, né i medici né i pazienti? Non solo: siccome era pure assodato che gli under 60 non dovevano ripetere AZ ma passare al mix con Pfizer o Moderna, Draghi comunica che sono liberi di rifarsi AZ se muniti di “consenso informato”. Informato da chi? Dal medico. Che però può fornire solo consensi disinformati: sul mix vaccinale l’Aifa ha deciso di non decidere, per mancanza di studi scientifici. E quale medico, dopo un simile verdetto, rischierà di prescrivere l’omologo AZ agli over 60?

Mentre ci maceravamo nei dubbi, abbiamo letto i giornali di destra e scoperto che il problema era solo nostro: sono tutti estasiati per la cristallina chiarezza di Draghi, colto nell’estremo sacrificio di “metterci il braccio” (Libero), pardòn “il bazooka” (qualunque cosa voglia dire, Giornale), anzi di “offrire il suo corpo” (Repubblica): il famoso Corpus Domini. Intanto insigni scienziati spiegano quanto il mix sia molto meglio dell’omologo. A saperlo prima, si potevano far autenticare i vaccini da Vittorio Sgarbi. O affidare le fiale di Pfizer, Moderna, AZ e J&J a un battaglione di baristi per shakerarle tutte insieme già in prima dose, con una punta di spritz, una spruzzata di seltz, un’olivetta e una fettina d’arancia. E condire il tutto con un decreto chiarificatore di un solo articolo definitivo: “Fate un po’ come cazzo vi pare”.

ILFQ

sabato 19 giugno 2021

Eutanasia legale, parte la raccolta firme per il referendum: “Necessario agire a fronte di un Parlamento paralizzato e sordo”. - Luisiana Gaita

 

L'iniziativa è promossa dall'associazione Coscioni. C’è tempo fino al 30 settembre per raccoglierne 500mila firme: i primi tavoli a Milano (angolo tra Corso Garibaldi e via Statuto) e Roma (Largo Argentina), mentre entro il 30 giugno saranno allestiti in tutta Italia. 

Sono passati due anni da quando il Parlamento lasciò scadere il tempo concesso dalla Corte costituzionale per riempire il vuoto normativo sul suicidio assistito, prima di pronunciarsi sul caso di Marco Cappatofinito a processo per aver aiutato a morire l’ex dj Fabo accompagnandolo in Svizzera. Ma se allora la Lega si mise di traverso, facendo arenare la discussione sulla proposta di legge sull’Eutanasia legale (cinque, in realtà, i testi presentati alla Camera), oggi parte la raccolta di firme per un referendum promosso dall’associazione Luca Coscioni di cui Cappato è tesoriere. Il testo, depositato il 20 aprile scorso in Corte di Cassazione, prevede una parziale abrogazione dell’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di della cosiddetta “eutanasia attiva”. “In caso di approvazione – spiega l’associazione – si passerebbe dal modello della ‘indisponibilità della vita’, sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della ‘disponibilità della vita’ e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione repubblicana, ma che ora deve essere tradotto in pratica. Il referendum, come aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it Marco Cappato, punta a tutelare “anche i pazienti che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, come i malati di cancro, per i quali è comunque già intervenuta la Consulta”. C’è tempo fino al 30 settembre per raccoglierne 500mila firme: i primi tavoli a Milano (angolo tra Corso Garibaldi e via Statuto) e Roma (Largo Argentina), mentre entro il 30 giugno saranno allestiti in tutta Italia.

IL MESSAGGIO DI DANIELA – Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso la sala stampa della Camera dei Deputati, è stato trasmesso il video messaggio di Daniela. Trentasette anni, pugliese, affetta da una grave forma di tumore al pancreas, avrebbe voluto poter scegliere di porre fine alle sue sofferenze: “Ho vissuto una vita da persona libera. Vorrei essere libera di morire nel migliore dei modi”. Non ha fatto in tempo ad andare in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. Aveva contattato l’Associazione Luca Coscioni e a febbraio aveva chiesto alla Asl di Roma, dove viveva, e al relativo Comitato Etico, la verifica e l’attestazione delle condizioni necessarie per poter ricorrere al suicidio assistito, in applicazione della storica sentenza 242/2019 emessa dalla Corte Costituzionale, proprio nell’ambito del processo a Cappato. Una sentenza secondo cui non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Daniela, però, aveva dovuto impugnare una risposta negativa. Alla fine, era ricorsa d’urgenza al Tribunale di Roma per ottenere le verifiche previste, ma l’udienza era stata fissata al 22 giugno. Considerata la situazione, è stato chiesto di anticipare la decisione, ma nessuno ha mai risposto. Daniela è morta il 5 giugno.

COSA CAMBIEREBBE – Con l’intervento referendario l’eutanasia attiva sarebbe consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico e in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta, mentre rimarrebbe punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minorenne. Ad oggi, invece, in Italia l’eutanasia attiva è vietata sia nella versione diretta (se il medico somministra il farmaco alla persona che ne faccia richiesta, violando l’articolo 579 del codice penale), sia nella versione indiretta (se qualcuno prepara il farmaco che viene poi assunto in modo autonomo dalla persona) e, in questo caso, si incorre nel reato di istigazione e aiuto al suicidio (articolo 580 del codice penale), fatte salve le cause di esclusione introdotte nel 2019 dalla Consulta. Forme di eutanasia passiva, ovvero praticata astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente in preda alle sofferenze sono già considerate penalmente lecite, soprattutto quando l’interruzione delle cure ha lo scopo di evitare l’accanimento terapeutico. “Ma molti casi ambigui creano condotte ‘complesse’ o ‘miste’, che non consentono spesso di distinguere con facilità se si tratti di eutanasia mediante azione od omissione e, soprattutto – spiega l’associazione – pongono il problema di una possibile disparità di trattamento ai danni di pazienti gravi e sofferenti affetti però da patologie che non conducono di per sé alla morte per effetto della semplice interruzione delle cure. Da qui l’esigenza di ammettere l’eutanasia a prescindere dalle modalità della sua esecuzione concreta (attiva e omissiva)”.

UNA BATTAGLIA FATTA DI STORIE – Dopo la conferenza, l’appuntamento è proseguito in Largo Argentina per l’avvio della raccolta nella Capitale. C’era anche Mina Welby, ma moglie di Piergiorgio Welby, attivista e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni affetto da distrofia muscolare, per il quale non solo fu negata la richiesta dei legali di porre fine all’accanimento terapeutico (a staccare il respiratore fu il medico, poi assolto dall’accusa di omicidio del consenziente), ma gli furono anche negati i funerali con rito religioso. La funzione non religiosa, è bene ricordarlo, fu celebrata davanti alle porte chiuse della parrocchia che, anni dopo, avrebbe invece accolto quelli trionfali del boss dei Casamonica. Tra le altre persone malate assistite dall’associazione c’è anche Mario (nome di fantasia). Ha 43 anni, abita in un paesino delle Marche e a causa di un grave incidente stradale che gli ha provocato la frattura della colonna vertebrale con la conseguente lesione del midollo spinale, è tetraplegico con altre gravi patologie da 10 anni. Le sue condizioni sono irreversibili. Si era visto negare da ASL e tribunale la possibilità di accedere all’iter previsto dalla sentenza 242, ma proprio in questi giorni, con una nuova ordinanza storica (la prima del genere in Italia) il Tribunale di Ancona ha ribaltato la decisione del giudice precedente, imponendo alla ASL di verificare le condizioni del paziente per accedere al suicidio assistito, attuando di fatto la sentenza della Consulta.

IL SOSTEGNO – “Mario ci ha messo 10 mesi passando per 2 udienze 2 sentenze, per vedere rispettato un suo diritto, nelle sue condizioni” commenta l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’associazione, secondo cui “non è possibile costringere gli italiani a una simile doppia agonia. Occorre una legge. Per questo – aggiunge – a fronte di un Parlamento paralizzato e sordo persino ai richiami della Corte costituzionale è necessario un referendum”. Da qui alle prossime settimane sarà possibile aderire alla campagna anche presso avvocati e notai registrati. “Il loro ruolo – spiega Cappato – è fondamentale nell’ambito della raccolta firme, perché hanno la facoltà di autenticarle, insieme a cancellieri, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali, consiglieri regionali e dipendenti comunali”. Fanno già parte del comitato promotore del referendum Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, Eumans, Volt, Più Europa, Possibile, Sinistra italiana e Federazione dei Verdi. Il Comitato è aperto all’adesione di associazioni, partiti, movimenti sindacati e altre organizzazioni e, tra primi sostenitori, ci sono l’ARCI nazionale e la CGIL nuovi diritti.

ILFQ