“La volontà del presidente Attilio Fontana non era negoziabile (…) Mi sono adeguato (…) Ho accondisceso a quella richiesta (…) Ero stato nominato. Venivo pagato da Regione Lombardia”. È il 24 maggio scorso quando Filippo Bongiovanni, ex dg della centrale acquisti di Regione Lombardia (Aria), rivela un dato che secondo la Procura di Milano chiuderà il cerchio sulle responsabilità del governatore leghista rispetto all’indagine dei camici venduti (e poi donati) al Pirellone dal cognato Andrea Dini, titolare della Dama spa. L’inchiesta, finita il 27 luglio, conta cinque indagati accusati di frode in pubbliche forniture tra i quali, oltre a Fontana e Dini, anche Bongiovanni, un altro dirigente di Aria e il vicesegretario generale della Regione Pier Attilio Superti. Nel verbale agli atti, l’ex dg affronta il passaggio dall’affidamento “oneroso” siglato il 14 aprile 2020 di 75 mila camici per 513 mila euro fino alla donazione dei camici consegnati alla data del 20 maggio. Passaggio voluto, secondo i pm, anche da Fontana. Bongiovanni conferma: nei due giorni precedenti al 20 maggio in Regione ci saranno diversi incontri. L’ex dg parla con Superti e con il segretario generale Antonello Turturiello (non indagato). “Ricordo – dice – che Superti o Turturiello mi spiegarono che per salvaguardare la figura politica del presidente Fontana sarebbe stato necessario formalizzare la donazione e rinunciare alla restante parte della fornitura”. Prosegue: “In quei giorni Superti mi disse di aver avuto un incontro con la moglie di Fontana” (non indagata). Ancora: “Ho acconsentito alla richiesta perché sono un dipendente regionale” e perché “mi è stato rappresentato in maniera diretta che questa era la volontà del presidente su un tema che gli stava (…) a cuore e di conseguenza mi sono adeguato”. L’ordine “non era negoziabile”. Non aver obbedito, prosegue, “avrebbe rappresentato una clamorosa rottura con il presidente”. Il 18 maggio l’ex dg incontra in Regione Superti e Turturiello: “Superti mi ha prospettato l’intenzione di Dama di donare e di ritenere chiuso il contratto (…) La versione che mi ha raccontato è che Fontana voleva l’Iban (di Dama, ndr) e l’importo dei camici già consegnati e fatturati”. In un’intercettazione del 14 luglio 2020, quando la vicenda è già pubblica, Bongiovanni dice di essersi trovato “in una situazione di impotenza”. A verbale conclude: “Ho eseguito quello che ritenevo un ordine”.
ILFQ