Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 5 marzo 2022
venerdì 4 marzo 2022
Renzi statista “brucia” anche la Merkel. - Antonio Padellaro
L’aggressione criminale di Putin al popolo ucraino è così disperata, per chi la subisce, e così disperante per noi che osserviamo quella tempesta di bombe ogni giorno meno lontana, da renderci pronti ad afferrare qualsiasi speranza di tregua, anche la più labile e ipotetica. Saremmo disposti, perfino, a dare ascolto a Matteo Renzi, il quale ospite ieri di Myrta Merlino ha ribadito la proposta di nominare Angela Merkel inviato speciale Ue-Nato per trattare con il feroce zar della guerra. Sarebbe magnifico, abbiamo pensato, riconoscendoci pienamente nella figura dell’ex cancelliere tedesco, circondata dal prestigio, pressoché universale, che ha saputo raccogliere e conservare nel tempo. Per una volta, accantonate le nostre (e non solo nostre) pesanti riserve sulle opere e i giorni del rignanese, abbiamo pensato che un ex presidente del Consiglio quando lancia un nome così impegnativo per un negoziato talmente complesso saprà certamente di cosa sta parlando. Aggrappati a questo ipotetico fuscello di pace ci siamo voluti convincere che un qualche riscontro alla sua proposta Renzi l’avesse già ricevuto dalla diretta interessata. Accompagnato, perché no, da un qualche segnale di assenso dalle due parti in guerra. Poiché vogliamo credere che nessuno possa essere così irresponsabile da bruciare il nome di Angela Merkel per raccattare qualche titolo sui giornali. Però, nel pensarlo, abbiamo anche considerato che nell’Abc della diplomazia internazionale (ma anche nelle partite di tressette) se si ha una carta forte in serbo la si tiene coperta fino a quando non si ha la certezza di poterla giocare. Mentre meditavamo sospesi tra fiducia e diffidenza al senatore di Italia Viva è stato chiesto un commento alla proposta di una marcia per la pace in territorio ucraino avanzata dal segretario della Lega, Matteo Salvini. Quando Renzi, con l’abituale sorrisetto, ha risposto “meglio non commentare”, c’è venuto in mente, così senza volerlo, quel proverbio del bue che dice cornuto all’asino. In attesa che l’asino dia del somaro al bue.
Il cortigiano Johnny. - Marco Travaglio
Sgominati il direttore d’orchestra e la soprano russi alla Scala, respinto l’assalto della Brigata Dostoevskij all’Università Bicocca, attendevamo con ansia che qualcuno bombardasse l’hotel de Russie di Roma e la fermata Moscova della metro milanese, o boicottasse la griffe Moschino, o prendesse sul serio chi sul web propone di ribattezzare Ignazio La Russa “L’Ucraina” (Maurizio Mosca l’ha scampata bella, defungendo per tempo). Poi è giunto l’annuncio della Federazione Internazionale Felina che, “in segno di vicinanza verso gli ucraini”, ha deciso di “non registrare più gatti provenienti dalla Russia e mettere uno stop alla partecipazione degli allevatori russi alle esposizioni internazionali”. E abbiamo pensato che nessuno ne avrebbe più battuto il record di stupidità. Ma avevamo sottovalutato Johnny Riotta, che c’è riuscito in scioltezza su Repubblica con la lista di proscrizione “Destra, sinistra e no Green pass: identikit dei putiniani d’Italia. Da Savoini a Fusaro, da Barbara Spinelli a Mattei, Foa e Mutti, editore del fascio-putinista Dugin”. Un frittomisto scombiccherato e imbarazzante (non per lui, che non conosce vergogna e non ha mai la più pallida idea di ciò che dice, tipo quando negava in tv che l’articolo 1 della Costituzione affermi che la sovranità appartiene al popolo, ma per gli eventuali lettori). Piluccando da uno studio della Columbia University, forse per dimostrare la bruciante attualità de L’Idiota di Dostoevskij, il cortigiano Johnny frulla personaggi, storie, tesi diversi e spesso opposti, accomunando il leghista che chiedeva tangenti all’hotel Metropol di Mosca a chi osa obiettare al fumetto dell’Occidente buono, democratico e pacifista minacciato dal Nuovo Satana. Una barzelletta che farebbe scompisciare pure Kissinger, i migliori diplomatici Usa e il capo della Cia Burns, tutti molto critici sull’allargamento della Nato a Est.
Ma curiosamente Riotta, nella lista dei nemici pubblici, si scorda quei fottuti putinisti di Kissinger e Burns. E omette la Luiss, citata dalla Columbia fra gli amici della Russia, forse perché lui vi dirige una scuola di giornalismo (per mancanza di prove). In compenso ci infila la Spinelli, che scriveva su Rep quando era ancora un giornale e non il pannolone di Biden. E pure l’ex presidente Rai Marcello Foa, “commentatore di reti di propaganda russa”: cioè di Russia Today, che fino a sei anni fa usciva come inserto mensile di Rep. Il finale è un’istigazione ai rastrellamenti che piacerebbe un sacco a Putin e sarebbe un tantino inquietante, se Riotta lo leggesse e lo prendesse sul serio qualcuno: “Li riconoscete a prima vista: tutti hanno la stessa caratteristica”. Quella di pensare con la propria testa, ma soprattutto di averne una.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/04/il-cortigiano-johnny/6514852/
“Nomine irregolari al Comune di Firenze”. Renzi condannato: dovrà pagare 70mila €. - Gianluca Rosselli
giovedì 3 marzo 2022
Il Cretino Collettivo. - Marco Travaglio
“La prima vittima della guerra è la verità” (Eschilo). Dopo i civili innocenti, si capisce. Ma poi ci sono l’intelligenza, la logica, il senso dell’umorismo e anche del ridicolo. Visto come siamo messi in Italia, siamo in piena guerra pure noi, anche se non sta bene dirlo. Il Cretino Collettivo ha cacciato dalla Scala uno dei migliori direttori d’orchestra del mondo, Valery Gergiev, perché è russo e fan di Putin (ma entrambe le cose erano note prima che lo chiamassero). Una delle migliori soprano, Anna Netrebko, ha annunciato che diserterà Scala per non finire come lui, essendo pure lei orripilantemente russa. Il Festival della fotografia europea di Reggio Emilia ha annullato la partecipazione della Russia, che esponeva le opere di Alexandr Gronskij: un altro fottuto putinista? Mica tanto: la polizia l’ha appena arrestato a Mosca mentre manifestava contro Putin. E vabbè, pazienza, effetti collaterali. È russo pure Daniil Medvdev, il tennista n. 1 del mondo, che la Federazione ucraina chiede di escludere dal Grande Slam anche se si è pronunciato contro la guerra. E lo è soprattutto quel tal Dostoevskij, sedicente scrittore che, con Tolstoj, Cechov, Puskin, Gogol’ e altri putribondi figuri, minacciava di diffondere la propaganda putiniana alla Bicocca. Così l’ateneo ha sospeso il seminario del loro studioso Paolo Nori per “evitare qualsiasi forma di polemica”. Poi ci ha messo una toppa peggiore del buco: “Volevamo provare ad aggiungere anche autori ucraini”. La par condicio applicata alla letteratura, per giunta postuma. Ora nel mondo della tv, trema Carmen Russo.
Intanto dal Tg1 è sparito il corrispondente Marc Innaro, reo di conoscere bene la Russia visto che la segue da 40 anni e soprattutto di aver mostrato la cartina dell’allargamento della Nato nell’Est Europa: ma benedett’uomo, chi glielo fa fare di mostrare cartine? Pensi alle ragazze, invece. Noi, avendo sempre scritto contro Putin, anche quando Rep ospitava la sua propaganda a pagamento e Giornale, Libero, Foglio e tutto il cucuzzaro berlusconiano rilanciavano le fellatio del padrone al “dono del Signore”, dobbiamo sorbirci le lezioncine di antiputinismo da quei ridicoli tartufi. Francesco Merlo, la lingua più felpata del West, ce l’ha con “gli stessi ‘Italiban’ che tifavano per i tagliagole afghani”. Che poi sono gli eroici “mujaheddin” armati dall’Occidente per scacciare l’Armata Rossa dall’Afghanistan e divenuti improvvisamente “tagliagole” talebani quando usarono le nostre armi per scacciare le nostre truppe. A proposito: le armi che stiamo festosamente inviando agli ucraini, se vince Putin le userà contro di noi. Che in fondo gli somigliamo sempre di più. Perché le guerre presto o tardi finiscono: il Cretino Collettivo mai.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/03/il-cretino-collettivo/6513621/
Ora cerchiamo di non imitare Putin il censore. - Antonio Padellaro
Come tanti, quando sono in auto, tengo sempre la radio accesa per ascoltare le dirette sulla guerra e anche le opinioni degli ascoltatori che spesso fanno le domande più sensate, magari le stesse che avrei fatto io. Per esempio, ieri mattina, a Tutta la città ne parla.
(Radio3) si parlava del carico di armi pesanti che l’Italia si accinge a inviare a Kiev e qualcuno, assai pessimista sulla durata della resistenza ucraina, ha chiesto: e se poi questo gigantesco arsenale di missili, bombe, mitragliatrici dovesse finire nelle mani dei russi? Non corriamo il rischio di armare gli aggressori? Poi si è passati a considerare l’ipotesi di una possibile sollevazione popolare contro Vladimir Putin, alla luce delle proteste di piazza mostrate in tv. È stato risposto, attenzione a non confondere Mosca e San Pietroburgo – grandi metropoli europeizzate dove soprattutto i giovani sono molto simili ai loro coetanei di Berlino, Parigi o Londra – con la Russia profonda nella quale l’uomo del Cremlino gode ancora di vasta popolarità (cerco di riassumere le valutazioni del corrispondente Rai, Alessandro Cassieri). A proposito di questa idea di un Putin in difficoltà mi è venuto in mente che molto si è parlato di quella riunione del Consiglio di sicurezza russo nella quale Putin ha gelato il capo dei servizi segreti che chiedeva più tempo per i negoziati. È la prova, hanno commentato gli “esperti”, che il dissenso si allarga e che lo Zar Vlad potrebbe presto saltare. Ho pensato io (più terra terra): se qualcuno dovrà saltare sarà, se non sta attento, quel burocrate avventato. Quindi su Radio 24 sono trasecolato alla notizia che l’Università Bicocca di Milano aveva rinviato il corso dello scrittore e traduttore Paolo Nori su Dostoevskij (“evitiamo polemiche in un momento di forte tensione”). Poi, fortunatamente, la rettrice ha fatto marcia indietro, anche se questo episodio si somma alla richiesta di abiura fatta del sindaco di Milano e che ha portato Valerij Gergiev (solida fama di putiniano) a dare le dimissioni della direzione del Teatro alla Scala. Così come il soprano russo, Anna Netrebko (assai apprezzata da Putin) anche lei attesa alla Scala, ha preferito rinunciare dicendo che “non è giusto costringere gli artisti a denunciare la patria”. Chiedo sommessamente: non ci hanno insegnato che la superiorità della democrazia consiste nel non abbassarsi a discriminare chi la pensa diversamente? Come invece fanno le dittature?
mercoledì 2 marzo 2022
Molto interessante, se le persone sapessero...se si concedessero un po' di attenzione, ma generalmente molti non hanno voglia e tempo per sapere.. Gli slogan media&televisivi del governo/Nato & Co. sono "meno impegnativi" sul breve termine... il paragone con l'obbligo vaccinale è troppo tentante per non riesumarlo. Il medio-breve, il medio e il lungo termine costituiscono il cuore dell'esperimento: un'inquietante INCOGNITA. E anche questo scritto del 2014 lo dimostra visto che gli esperimenti politici, sociali e di guerra civile di 8 anni fa sono sfociati oggi nel male assoluto, la guerra, l'invasione, sulla pelle degli inermi civili.
L'articolo seguente, pubblicato da Zory Petzova, e in origine apparso su "FORBES" (rivista bisettimanale statunitense di economia, finanza, industria, investimenti, scienza, politica ecc.), è del Prof. Vladimir Golstein, nato a Mosca ed emigrato negli Stati Uniti nel 1979, professore di studi slavi alla Brown University, con sede a Providence nello Stato del Rhode Island, una delle più prestigiose e selettive università del continente nord americano.
L'articolo, un saggio breve, è del 2014 e descrive con lucidità e lungimiranza, e già a quel tempo i pericoli, della situazione dell’Ucraina, restituendo un quadro più equilibrato delle forze che determinano la presente situazione sociale e politica.
"Il primo ostacolo verso una RIAPPACIFICAZIONE e un compromesso FRA LE DUE ENTITA' DEL PAESE è proprio l’attuale regime filo-occidentale... e già allora la situazione creata dall’Occidente in Ucraina era più che pericolosa."
"I media americani mainstream hanno adottato una visione miope della crisi ucraina, che segue il copione scritto dal Dipartimento di Stato. La maggior parte dei rapporti: o hanno ignorato la verità o l’hanno distorta in maniera da dare una visione solo parziale dei fatti. Ecco qui di seguito SETTE COSE CHE DOVRESTE SAPERE sull’Ucraina.
1.) A discapito di quanto sostengono alcuni commentatori, come Greg Sattell di "Forbes", LE DIVISIONI IN UCRAINA ESISTONO DAVVERO, e la violenza scatenata dal regime di Kiev sta ulteriormente polarizzando il paese.
Anche se le differenze tra l’Ucraina occidentale e il resto del paese, che si rivolge più alla Russia, sono ampiamente riconosciute, quello che in genere viene sottovalutato è la cultura, il linguaggio e l’ideologia politica che l’Ucraina occidentale ha imposto al resto del paese. Ufficialmente questo viene fatto per “unificare il paese”, ma il vero obiettivo è quello di REPRIMERE E UMILIARE LA POPOLAZIONE UCRAINA DI LINGUA RUSSA.
Gli estremisti nazionalisti dell’Ucraina occidentale, per i quali il rifiuto della Russia e della sua cultura è un atto di fede, intendono costringere il resto del paese ad adeguarsi alla loro visione parziale. L’Ucraina dell’Est e dell’Ovest non capiscono le rispettive preoccupazioni, così come i cubani che vivono a Miami e quelli che vivono a l’Havana non si capirebbero tra loro. Il conflitto ucraino non è tra “separatisti filo-russi” e “pro-ucraini”, ma piuttosto tra due gruppi di ucraini che non condividono la rispettiva visione di un’Ucraina indipendente.
"BIGNAMI-STORIA" (ndr)
L’UCRAINA DELL'OVEST fu annessa alla Russia solo durante l’era di Stalin. Per secoli era stata sotto il controllo culturale, religioso e/o politico dell’Impero Austro-Ungarico e della Polonia. Odiando l’occupazione sovietica, i nazionalisti dell’Ucraina dell’Ovest vedevano Stalin come un cattivo molto peggiore di Hitler, al punto che l’Organizzazione degli Ucraini Nazionalisti SI ALLINEO' CON I NAZISTI e, guidati dal loro leader estremista Stepan Bandera, si spinse fino a liberare la loro terra da altri gruppi etnici, compresi Polacchi ed Ebrei.
L’Ucraina occidentale è unita dall’ostilità nei confronti dei Russi, che vengono visti come invasori e occupanti. Durante gli ultimi venti anni, mentre l’Ucraina cercava di prendere le distanze dal proprio passato sovietico e dalla sua ideologia, essa scelse il nazionalismo dell’Ucraina occidentale come alternativa. Un passaggio necessario forse, ma che ha generato i propri miti pericolosi.
GLI ORIENTALI NON ACCETTANO che poster pro-Bandera siano spuntati in tutta l’Ucraina e che si tenti di RISCRIVERE L'INTERA STORIA, con i violenti nazionalisti che combatterono al fianco dei nazisti trattati come eroi, mentre i Russi, che soffrirono sotto Stalin non meno degli stessi Ucraini, vengono denigrati. Dopo l’esilio del Presidente Victor Yanukovich e l’annessione russa della Crimea, la retorica nazionalista ucraina è diventata esplicitamente offensiva e isterica, OSTRACIZZANDO ULTERIORMENTE IL POPOLO DELL'EST. Il crescendo di violenza continuerà a radicalizzare entrambe le parti, che invece di trovare una soluzione democraticamente accettabile si rivolgeranno a mazze da baseball e fucili AK47.
2.) La stampa occidentale non ha raccontato la verità sul MASSACRO DI CITTADINI UCRAINI a Odessa il 2 maggio 2014, quando circa 100 (dai dati ufficialmente accertati 42) persone disarmate furono bruciate vive in un edificio di Odessa. Nel raccontare la storia, la stampa occidentale fece riferimento a scontri tra hooligan del calcio pro-Ucraina e manifestanti pro-Russia, senza spiegare minimamente perché il risultato di questi scontri fu così a senso unico.
Quel che avvenne a Odessa è qualcosa di tristemente familiare per l’Est Europa: un pogrom organizzato. Quantomeno la BBC raccontò correttamente parte della storia:
“Diverse migliaia di tifosi di calcio iniziarono ad attaccare 300 pro-Russia”.
E come in tutti i pogrom, i carnefici diedero la colpa alle loro vittime indifese per averli provocati. In realtà, teppisti pro-Kiev armati con sbarre di ferro e molotov attaccarono il campo dei manifestanti, gli diedero fuoco, e li costrinsero a rifugiarsi in un edificio, che fu dato alle fiamme. Si trattò di uno spudorato atto di violenza e intimidazione.
Gli attuali leader dell’Ucraina promisero un’indagine, ma al momento l’unica risposta è stata dare la colpa alla PASSIVITA' DELLE FORZE DELL'ORDINE. La verità è che le vittime semplicemente si sono rifiutate di condividere l’agenda radicale nazionalista di Kiev. Dovremmo chiamarli civili “separatisti” o “terroristi” solo perché il loro rifiuto del nazionalismo radicale è sfociato in una protesta tipo “Occupy”? Perché non chiamarli Ucraini moderati? Il governo Ucraino, incompetente se va bene, violento e brutale nel peggiore dei casi, ignorando l’intimidazione e quindi permettendo ulteriori radicalizzazioni, sta tradendo il proprio popolo. Questa era una notizia importante, un possibile spartiacque nel dramma in atto della guerra civile ucraina, eppure la stampa occidentale si è rapidamente dimenticata della questione.
3.) Le elezioni Ucraine previste per il 25 maggio (siamo nel 2014, ndr.) non risolveranno certo i problemi economici dell’Ucraina, dato che c’è una palese assenza di candidati validi. Gli attuali rivali politici alle elezioni sono o oligarchi in stile Sovietico come Petro Poroshenko, o politici corrotti come l’ex Primo Ministro Iulia Timoshenko, oppure l’ex membro del governo Timoshenko, Arseny Iatseniuk. Per quanto corrotto si fosse dimostrato il presidente esautorato Viktor Yanukovich, egli aveva conquistato davvero il suo ruolo tramite le ultime elezioni, mentre il paese era traumatizzato dalla stessa corruzione di Timoshenko. È un’amara caratteristica della scena politica ucraina che il suo politico più indipendente e dinamico sia Oleh Tyahnibok dell’Ucraina dell’Ovest, il controverso leader del partito nazionalista di estrema destra, Svoboda.Il suo partito è stato accusato di essere coinvolto nel movimento nazi-Bandera, mentre la Russia lo ha dichiarato “fascista” e ha aperto contro di lui un procedimento penale per aver organizzato l’assalto ai civili dell’Ucraina orientale.
4.) I politici non contano veramente in Ucraina, perché l’UCRAINA E' LA TERRA DEGLI OLIGARCHI.
Bene o male, Putin ha messo fine al regno degli oligarchi in Russia. I membri del “circolo interno” di Putin saranno anche ricchissimi, ma sanno a chi devono il loro benessere. Imprigionando Mikhail Khodorkovsky, Putin ha lanciato un chiaro messaggio a tutti i potenti oligarchi che controllavano la Russia durante il periodo dell’ex presidente Boris Yeltsin: rimanete fuori dalla politica. In Ucraina niente di questo è avvenuto, e i politici sembrano lavorare in unisono, se non sotto diretto controllo degli oligarchi. Ci sono spesso tensioni tra di loro o tra loro e i politici; per esempio, l’Ucraino più ricco, Rinat Akhmetov, ha lavorato a stretto contatto con Yanukovich, mentre altri hanno preferito Timoshenko o Victor Iushenko. Gli interessi di Akhmetov sono legati alle industrie metallurgiche dell’Est ed egli ha fatto in modo che i suoi 300.000 dipendenti lo aiutassero a prendere il controllo dell’Ucraina dell’Est e respingere gli attacchi militari ai civili, attacchi che venivano incoraggiati da un altro oligarca, Igor Kolomoisky.
5.) La stampa occidentale, inclusa Forbes, ha sottostimato l’influenza dell’oligarca Igor KOLOMOISKY.
Kolomoisky ha utilizzato il concetto di “corporate raiding” alla lettera, UTILIZZANDO UNITA' PARAMILITARI a sua disposizione per tutta una serie di ACQUISIZIONI OSTILI. Senza dubbio astuto uomo d’affari, è riuscito a sottrarre diversi affari a potenti concorrenti come l’attuale presidente del Tartastan e, se dobbiamo credere a Putin, come l’oligarca russo Roman Abramovich. La recente incursione nella politica di Kolomoisky è avvenuta sulla stessa imponente scala. Nonostante abbia la residenza in Svizzera, è stato eletto governatore della regione di Dnepropetrovsk. Ha offerto una TAGLIA DI 10.000 dollari per ogni “SEPARATISTA RUSSO”, ha dotato l’esercito ucraino dei mezzi necessari e ha armato i volontari nazionalisti. Mentre l’esercito ucraino regolare è riluttante a sparare alla sua stessa popolazione,le unità di Kolomoisky hanno partecipato a VARI ATTACCHI MILITARI NELL'EST DEL PAESE, incluso l’assalto del 9 maggio a Mariupol, dove sono stati uccisi molti civili. Fonti russe lo collegano al massacro di Odessa. Membri del nuovo governatorato di Odessa, nominato dopo il massacro, sono suoi stretti collaboratori.
Anche le attività “pro-ebrei” di Kolomoisky sono MOLTO CONTROVERSE. Egli fa donazioni in denaro a vari progetti di ristrutturazione o costruzione, da Gerusalemme alla sua nativa Dnepropetrovsk, riveste la carica di presidente della comunità ebrea ucraina, e nel 2010 è diventato il presidente del Consiglio Europeo delle comunità ebree, a seguito della sua promessa di donare 14 milioni di dollari per vari progetti. Altri membri del Consiglio hanno descritto la sua nomina come un “atto ostile in stile Est Europeo”. Dopo che molti tra loro hanno dato le dimissioni per protesta, Kolomoisky ha lasciato il Consiglio, ma solo dopo aver impostato un comitato “alternativo” chiamato Unione degli Ebrei Europei. I leader ebrei fedeli a Kolomoisky sostengono che l’Ucraina ora è una società aperta e pluralista, ma alla luce della tradizione ucraina di anti-Semitismo e pogrom, c’è poco da essere ottimisti.
La stampa occidentale si lamenta dei MEDIA CONTROLLATI da Putin, ma Kolomoisky controlla almeno altrettanta informazione. Le sue proprietà includono il più grande gruppo mediatico ucraino, “1+1 Media”, l’agenzia di stampa “Unian”, così come vari siti internet, che gli permettono di tenere l’opinione pubblica in una frenesia anti-Putin. Andrew Higgins del New York Times ha pubblicato una storia dal titolo “Tra gli ebrei ucraini, la maggiore preoccupazione è Putin, non i Pogrom” che fa l’elogio di Kolomoisky per aver donato a Dnepropetrovsk il “più grande centro comunitario ebreo del mondo” insieme a un “museo dell’Olocausto ad alta tecnologia”. Higgins, tuttavia, nota che il museo “evita la delicata questione di come alcuni nazionalisti ucraini collaborarono coi nazisti… spiegando invece come gli ebrei sostennero gli sforzi dell’Ucraina di diventare una nazione indipendente”. In altre parole, questo museo hi-tech non è altro che un progetto di propaganda, che si focalizza su questioni che non riguardano l’Olocausto, e che non onora le vittime né documenta il ruolo dei collaborazionisti ucraini.
6.) La Russia è debole. Il paese sta calando come popolazione, geograficamente ed economicamente. La Russia ha un territorio chiaramente troppo vasto. Guardiamo il confine russo-cinese, dove la densità di popolazione rivela un’immagine preoccupante per la Russia: ci sono circa 100.000 cinesi per chilometro quadrato a sud del confine, contro dieci russi dall’altra parte. Solo un fanatico russofobico potrebbe immaginare che la Russia voglia espandersi. Le repubbliche baltiche, la Moldavia, la Georgia e la Polonia, continuano a dare retta ai media occidentali e alle loro storielle di espansione russa, perché la NATO, la UE e gli USA sono più che felici di “FRONTEGGIARE LA RUSSIA” e E FORNIRE AIUTI FINANZIARI.
7.) Il presidente Putin è stato accomodante nei confronti degli interessi occidentali. A discapito di quel che si legge sulla stampa occidentale, non ha protestato per l’espansione della NATO, ha abbandonato una serie di importanti basi militari russe, e HA AGITO AGGRESSIVAMENTE SOLO QUANDO ha capito che il “CORTILE ” RUSSO ERA IN PERICOLO. L’annessione della Crimea, mentre rispondeva a una forte richiesta popolare sia in Russia che in Crimea, è stata un’operazione limitata, che ha consentito a Putin di salvare la faccia dopo aver “perso” l’Ucraina. Da quel momento ha dato parecchi segnali che è pronto a capitolare. I suoi limitati obiettivi sono riconosciuti negli scritti e nelle interviste di persone come l’ex ambasciatore in Russia Jack Matlock, o dell’ex Segretario di Stato Henry Kissinger.Ma quello che occorre sottolineare è che il prossimo leader russo potrebbe NON ESSERE ALTRETTANTO ACCOMODANTE, specialmente alla luce delle CONTINUE E INUTILI PROVOCAZIONI da parte degli Stati Uniti. Dmitry Rogozin, il rappresentante NATO della Russia e importante figura politica della destra, ha già dichiarato che la prossima volta che volerà in Ucraina e Moldavia, lo farà su un aereo bombardiere, dopo che questi paesi non hanno concesso al suo aereo civile di usare il loro spazio aereo.
Quello che ha permesso l’ascesa di Hitler è stata la continua umiliazione della Germania dopo la Prima Guerra Mondiale.
La politica di umiliazione pubblica di Putin, i discorsi di “punire” lui o la Russia per il loro cattivo comportamento, sono un insulto al leader russo e ai suoi concittadini. Al contrario della Germania nel 1939, la Russia ha un sacco di armi nucleari. Se la Russia intendesse asservire gli USA o i suoi alleati con la minaccia di un attacco nucleare, sarei più che felice di ripetere il motto del New Hampshire: “Vivere liberi o morire”. Ma vale davvero la pena di insultare e minacciare una potenza nucleare già infuriata e frustrata per il gusto di consegnare l’Ucraina a gente come Kolomoisky e la sua combriccola di oligarchi, nazionalisti e politici asserviti?
Quei politici e giornalisti occidentali che confondono la questione di difesa della libertà con i giochi di potere dell’attuale élite ucraina, dovrebbero essere consapevoli che non stanno servendo, ma tradendo, gli amati principi americani."
(19 maggio 2014 - Prof. Vladimir Golstein, professore di studi slavi alla Brown University
"Why Everything You've Read About Ukraine Is Wrong" https://is.gd/UMBBLX; https://is.gd/WcKejh; https://is.gd/LBN4CI )
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10225307485026488&set=a.1328319740415