Salvini, nuovo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha lanciato il nuovo CODICE DEGLI APPALTI.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 31 marzo 2023
VIVA I REATI NEGLI APPALTI! - Viviana Vivarelli.
giovedì 30 marzo 2023
eFuel: cos’è, quanto costa e quali auto lo possono usare. -
Questi combustibili sostituiscono i combustibili fossili tradizionali, come il petrolio e il gas, e possono essere utilizzati nei veicoli esistenti senza la necessità di costose ristrutturazioni. In questo articolo esploreremo gli efuel e la loro importanza per il futuro dell’energia pulita.
Come si produce l’efuel?
La produzione di eFuel si basa sull’estrazione di idrogeno attraverso un processo di elettrolisi che scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. Successivamente, il CO2 viene estratto dall’aria e combinato con l’idrogeno tramite la sintesi di Fischer-Tropsch per produrre eFuel, una fonte di energia liquida che può sostituire completamente i combustibili fossili, come benzina e diesel.
L’elettricità utilizzata per la produzione di eFuel deriva da fonti rinnovabili, rendendo questa fonte di energia climaticamente neutra. Gli eFuel possono essere utilizzati in tutti i settori in cui vengono attualmente utilizzati i combustibili fossili e possono risolvere i problemi di stoccaggio e trasporto di energie rinnovabili. Grazie alla loro alta densità energetica, possono essere generati facilmente ed economicamente in tutto il mondo e trasportati ovunque siano necessari utilizzando le tecnologie esistenti.
Il processo di produzione utilizza energia elettrica?
Sì, ma l’elettricità è fornita da fonti rinnovabili, rendendo l’intero processo di produzione 100% rinnovabile. Le emissioni di combustibile fossile sono generate per la costruzione dell’impianto, come per tutte le altre soluzioni di energia rinnovabile.
Perché abbiamo bisogno di questi combustibili sintetici?
I combustibili fossili forniscono molta energia con una piccola quantità di carburante, ma producono anidride carbonica che danneggia l’ambiente. Le fonti alternative di energia, come l’elettricità o l’idrogeno, non possono offrire la stessa gamma e prestazioni necessarie per alcune applicazioni, come il trasporto marittimo a lunga percorrenza, il volo commerciale e l’agricoltura. Gli efuel, invece, possono fornire la stessa quantità di energia dei combustibili fossili e possono essere utilizzati nei veicoli esistenti.
Su quali veicoli può essere utilizzato l’e-fuel?
Il carburante sintetico può essere utilizzato da qualsiasi veicolo che funziona attualmente con un classico carburante fossile (benzina, diesel), senza bisogno di alcuna modifica.
Qual è la differenza tra un efuel e la benzina standard?
Gli efuel soddisfano a gli stessi standard dei carburanti presenti nelle pompe di benzina europee. Offrono maggiore potenza e autonomia rispetto ai carburanti E5 o E10 e la stessa potenza e autonomia della benzina tradizionale senza etanolo. Si mescolano, inoltre, senza problemi con qualsiasi carburante fossile rimasto nel serbatoio.
Quanto costa 1 litro di efuel?
Una volta che la produzione sarà scalata, il prezzo previsto per il carburante disponibile in commercio sarà in linea con i prezzi dei combustibili fossili.
https://www.mobilitasostenibile.it/efuel-cose-quanto-costa-e-quali-auto-lo-possono-usare/
Energia, quasi 200 progetti siciliani per impianti rinnovabili “bloccati” dallo Stato. - Vittorio Sangiorgi
Legambiente: la Sicilia è la terza regione per numero di procedure in attesa di valutazione in sede nazionale.
Una matassa ingarbugliata e indistricabile di procedure, pareri, autorizzazioni, procedimenti burocratici che blocca il tanto agognato efficientamento energetico e lo sviluppo di fonti alternative. Fotovoltaico, eolico, geotermico, idroelettrico e da bioenergie, in Italia sono numerosissimi gli impianti “fermi ai box” in attesa che le Regioni o la Stato diano il via libera. È questo il quadro a tinte fosche che emerge dal rapporto “Scacco matto alle rinnovabili” redatto da Legambiente e pubblicato nei giorni scorsi. Ne emergono diversi dati che fotografano alla perfezione la situazione. I progetti ancora in lista d’attesa e in fase di valutazione sono ben 1.364, il 76% dei quali si trova tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Ovvero quell’area della nazione che, per caratteristiche naturali e posizionamento geografico potrebbe dare maggior impulso allo sviluppo di energia da fonti rinnovabili.
Il 2022, dal punto di vista delle autorizzazioni, è stato un vero e proprio annus horribilis. Le Regioni, a cui è in capo la maggior parte delle procedure, hanno dato il loro assenso soltanto all’1% dei progetti per impianti fotovoltaici (in netto calo rispetto agli anni precedenti, nel 2019 il dato era del 41%). Ancor peggio è stato fatto per l’eolico off-shore che – sempre negli scorsi 12 mesi – è rimasto fermo al palo con un emblematico 0%.
Ne consegue una forte contrazione del contributo delle rinnovabili al fabbisogno nazionale, pari al 32% nel 2022. A pesare, lo abbiamo accennato, sono i lunghi iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche dovute all’intervento di Regioni e Soprintendenze ai Beni culturali. Un contesto ben riassunto dal “mostruoso” apparato legislativo che regola tali procedure: sotto la lente d’ingrandimento di Legambiente almeno quattro normative nazionali e 13 leggi regionali che mettono i bastoni tra le ruote allo sviluppo delle rinnovabili. Una situazione paradossale considerando la costante crescita, tanto dei progetti quanto delle richieste di connessione alla rete elettrica nazionale gestita da Terna, richieste che ad oggi sono ben 4.401.
Una “potenza di fuoco” che genererebbe 303 GW di energia, praticamente il triplo del target al 2030, pari ad 85 GW, in base agli obiettivi fissati dal Repower EU nella tabella di marcia verso la decarbonizzazione. Anche in questo caso a guidare la classifica delle richieste sono le regioni meridionali. Capolista è la Puglia, con un potenziale poco superiore agli 80 GW, seguono Sicilia (73,05), Sardegna (54) e Basilicata (16). E non è dunque casuale che proprio per la Puglia, come sottolinea Legambiente, è dovuto intervenire il Consiglio dei ministri per sbloccare 15 progetti (630 MW di potenza complessiva).
Per capire quanto positivamente inciderebbe questa “energia sospesa” aggiungiamo che, con i ritmi garantiti dall’attuale parco rinnovabili nostrano, l’obiettivo europeo sarebbe raggiunto tra vent’anni. Spulciando le risultanze del rapporto, lo si accennava precedentemente, sono 1.364 i progetti in attesa di Via/Vas* statale. Anche in questo caso è la Puglia ad ottenere il poco invidiabile primato con 462 procedure sospese, seguita da Basilicata (201), Sicilia (194) e Sardegna (177). A fornire un quadro più completo della situazione, specie se incrociati con quelli fin qui esposti, sono i dati relativi alla percentuale di autorizzazioni concessi dalle Regioni, per impianti fotovoltaici ed eolici, nel 2022 e nel periodo 2019-2022. Se per quanto riguarda la Sicilia, in merito ai via libera concessi per impianti fotovoltaici, si registra un sostanziale equilibrio rispetto al numero delle domande, altrettanto non si può dire per la Puglia.
L’Isola, infatti, si piazza al primo posto nel 2022 (31%) e al secondo posto nel quadriennio (27%), mentre il “tacco d’Italia” è relegato in fondo ad entrambe le classifiche nonostante sia – lo abbiamo detto – la regione con il maggior numero di richieste. Va un po’ meglio per ciò che concerne l’eolico on shore, dove la stessa Puglia ottiene due secondi posti (26% e 25%). In questa “categoria” la nostra regione è terza nella graduatoria del 2022 (19%) e prima in quella 2019-2022 (40%). A distinguersi positivamente, proprio nel rapporto tra richieste ed autorizzazioni concesse, sono Lazio e Campania che vantano buone percentuali, rispettivamente, su fotovoltaico ed eolico.
Non si dimentichi, tuttavia, che il quadro generale in Italia non è positivo e che – quindi – anche i dati regionali più “lusinghieri” non devono far gioire. Per concludere si devono e si possono evidenziare gli esempi virtuosi che esistono, incoraggiando e migliorando alle stesso tempo le loro prestazioni con il fine ultimo di raggiungere standard adeguati in tutto il Paese. Facile a dirsi un po’ meno a farsi, visto che sarebbe necessario un serio e risolutivo intervento legislativo. Delle indicazioni, da questo punto di vista, giungono proprio dal rapporto di Legambiente.
L’associazione ambientalista anzitutto evidenzia che, nonostante i Decreti semplificazioni e Pnrr dei governi Draghi e Meloni abbiano permesso dei passi in avanti, c’è ancora tanta strada da fare. Semplificazione ed armonizzazione, queste le parole d’ordine da seguire.
Risulta, quindi, indispensabile un lavoro congiunto tra i ministeri dell’Ambiente e della sicurezza energetica, delle Imprese e del Made in Italy e della Cultura “con l’obiettivo di pubblicare un Testo unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. Un testo che dovrà essere in grado di rispondere al nuovo scenario energetico che dovrà evolvere verso la configurazione di nuovi paesaggi energetici risultato dell’inserimento armonioso nel paesaggio degli impianti e delle opere connesse necessarie”. Una simile “rivoluzione” sarebbe il primo tassello di un sistema energetico integrato, basato tanto sulle fonti rinnovabili che sulle altre tecnologie pulite. In questo modo l’Italia, oltre a raggiungere quella indipendenza e quella sovranità energetica la cui assenza oggi sta costando carissima, potrebbe diventare anche una fonte di approvvigionamento per il resto d’Europa.
E altri 200 progetti si trovano negli uffici della Regione siciliana
Questa la situazione sul piano nazionale ma altrettanto interessante è quella specifica della Sicilia. Le attuali normative, infatti, lasciano alle singole Regioni o addirittura ai Comuni tutta la procedura di autorizzazione per progetti di “piccola taglia”. Nel dettaglio per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici in area agricola la soglia regionale è quella compresa tra 1 e 10 MW, che sale a 20 MW in area industriale. Per quanto riguarda, invece, l’installazione di pannelli in area idonea (ovvero laddove esistono già impianti simili e non sono necessari interventi di modifica sostanziale) i Comuni si occupano di progetti fino a 10 Mw e le Regioni di quelli fino a 20 Mw. Leggermente diversi i numeri per gli impianti eolici: tra 1 e 30 Mw la competenza è regionale, oltre questa soglia statale.
Ma qual è la situazione attuale nella nostra Regione? Abbiamo detto che, tanto nel 2022 quanto nel quadriennio di riferimento qualcosa si è fatto: segno di un impegno significativo a dispetto dei numerosi ostacoli. I numeri che si possono ricavare dal portale regionale valutazioni ambientali sono comunque significativi. Per quanto concerne il fotovoltaico le procedure concluse sono 173, mentre quella ancora in itinere (tra istruttoria dipartimentale, trasmissione alla Cts e Paur) ammontano a 167. Sono, invece, 33 le procedure concluse per gli impianti eolici e 42 quelli ancora in sospeso.
È evidente, quindi, l’urgenza di un’accelerazione burocratica tanto a livello statale quanto a livello locale. Sono infatti tante le storie siciliane di rinnovabili bloccate, alcune delle quali (più emblematiche) figurano nel già citato rapporto di Legambiente. Come ad esempio i parchi eolici offshore al largo delle Isole Egadi, fermati dalla risoluzione votata (nel febbraio 2022) dalla commissione Cultura dell’Ars o la centrale fotovoltaica da 228,7 milioni e con una potenza solare di 384 Mw bocciata dalla Sovrintendenza dei Beni culturali di Enna. A giustificare questi dinieghi ragioni di “tutela culturale” che, ad un’analisi approfondita, appaiono quantomeno pretestuose. Preservare il patrimonio culturale è certamente importante, ma non può in alcun modo diventare una scusa né tantomeno un ostacolo alla necessaria transizione energetica.
* Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione di Incidenza (VI).
https://qds.it/energia-quasi-200-progetti-siciliani-per-impianti-rinnovabili-bloccati-dallo-stato/
martedì 28 marzo 2023
Energie Rinnovabili, cambia tutto entro il 2040: cosa succederà. Claudia Anania
Entro il 2040 dovrebbe cambiare ogni cosa sul fronte delle energie rinnovabili, ecco cosa accadrà in particolare.
Non si fermano i pronostici sul futuro dell’energia e soprattutto sul ruolo delle rinnovabili da qui a qualche anno. Una situazione necessaria, dal momento che non solo le attuali fonti si presentano come inquinanti ma anche particolarmente dispendiose – un dato reso più che mai evidente dalla crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina.
Proprio per questo è stato necessario iniziare ad accelerare un po’ i tempi e cercare di capire entro quanto avverrà effettivamente il cambiamento e saremo in grado di utilizzare fonti pulite e rinnovabili per arginare sia il problema inquinamento che quella dell’aumento dei prezzi.
Secondo gli esperti ad oggi si pensa che potrebbe cambiare tutto entro il 2040, ma cosa succederà in concreto?
Energie rinnovabili, cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni
Come anticipato, sono diversi i fattori che hanno portato ad uno studio ancora più approfondito sulle energie rinnovabili in modo tale da poterli sostituire a quelle oggi utilizzate il prima possibile. L’aumento dei prezzi, il tema dell’inquinamento ma anche la consapevolezza che le energie non rinnovabili si esauriranno presto hanno portato ad un maggior impiego di risorse per cercare di rendere disponibili le fonti rinnovabili prima di quanto avevamo previsto.
Proprio grazie a questa spinta ad oggi si parla della possibilità di ottenere circa il 25% dell’energia mondiale dalle rinnovabili entro il 2035; questa soglia salirà al 40% entro il 2040. Tra i maggiori paesi che si sono impegnati a raggiungere questo obiettivo troviamo anche in Italia, che ormai da tempo ha parlato della volontà di riuscire a sostentare la richiesta di energia esclusivamente con fonti rinnovabili entro il 2030.
Energie rinnovabili, quali sono quelle su cui faremo affidamento
Negli ultimi anni si è spesso parlato dei famosi impianti fotovoltaici, che oggi si possono installare perfino sui balconi per riuscire a produrre una parte dell’energia richiesta in casa ogni giorno. Bisogna però tener presente che non si tratta dell’unica soluzione valida che possiamo utilizzare anche nell’ottica di ridurre il problema dell’inquinamento ambientale.
In particolare si potrà fare affidamento (e in parte già accade) sull‘energia eolica – ovvero quella prodotta a partire dal vento – idroelettrica, ad oggi considerata la più efficiente, e infine quella geotermica, prodotta a partire dal nucleo della Terra.
Si parla inoltre anche di bioenergia (prodotta a partire dagli scarti di organismi biologici), mareomotrice, cinetica (sfruttando dunque il movimento umano) e l’energia delle centrali a idrogeno – in realtà oggi ibrida perché usa fonti sia rinnovabili che non rinnovabili, ma che in futuro produrrà idrogeno soltanto tramite energia solare.
lunedì 27 marzo 2023
IL CARISMA DELLA MELONI . - Gioacchino Musumeci
GIORGIA Meloni carismatica e capace, in Europa arriva lei e tutto tace. Credibile come un carnet di assegni scoperti, con uno scoppiettante carretto di debiti a tracolla va a Bruxelles sperando che il clamore passi inosservato. Quatta quatta chiede che l'Europa difenda i confini italiani ma torna spernacchIata e spettinata.
Dico la verità, un po' rimpiango le sue possessioni, come premier davanti ai suoi colleghi europei non se le può permettere, nel circo equestre parlamentare italiano si.
Lei che si professava meglio dell'avvocato con la pochette. Quello sfigato incapace, il vuoto pneumatico su cui i giornali all'epoca della trattativa per i fondi Recovery avevano anzitempo recitato il De Profundis. Giornalisti con in mano il rosario dei bugiardi trucidi paventavano la sconfitta di Conte che poi sarebbe stata quella dell'Italia, i patrioti...
Ma si sa, so ragazzi i depositari delle verità su carta igienica stampata. Capaci di tifare per la nazionale di calcio gonfiata dall'effetto Draghi inventato di sanissima pianta, e affossare chi invece, al contrario della sorcina con la fiamma, tornò a casa con gli accordi che hanno fatto bello prima Draghi magnus e poi il governo di cotiche e fagioli Meloniani sostenuti dei neosfascimma italiani e mmerricani..
Cioè diciamo le cose come stanno: l'autorevolezza di Giorgia in Europa è la stessa di un piccione con l'influenza aviaria...Ma sono i successi all'incontrario, le gesta allucinate dei più bravi "de ogni" che rendono il presidente Pentastellato gigantesco. Con tutti i difetti possibili reali e non, l'avvocato ha fatto cose che voi umani meloniani non potete immaginare. Comunque va detto, Meloni è un insuccesso su tutti i fronti e quasi quasi bellicosi dato che tra poco Roma dichiarerà guerra a Mosca se continuiamo così. Anche le pulci hanno la tosse? Ebbene si. Dalla legge di bilancio che assolve i ladri di Rdc, all'evasione “pe necessità” la Meloni è la regina indiscussa dei quaraquaquà.
A ridatece Conte ve prego...
Gioacchino Musumeci
https://www.facebook.com/photo?fbid=906470307355910&set=a.104436357559313
sabato 25 marzo 2023
OMOSESSUALITÀ E NATURA - Viviana Vivarelli.
Studiare e lavorare all’estero,
E una volta varcato il confine non fanno più ritorno se non per le vacanze estive.
E non hanno torto, fuori da questo guazzabuglio che è diventato l'Italia, tutto è diverso, è come vivere in un altro mondo: un mondo dove il lavoro c'è e viene retribuito adeguatamente, dove tutto funziona quasi alla perfezione, dove hanno anche il tempo e la possibilità di godere dei frutti del lavoro svolto, perché è chiaro che non si può vivere solo di lavoro ma anche di tempo libero.
Qui non c'è neanche quello, il lavoro, e se c'è è mal retribuito;
tanto tempo fa a lavorare ci andavano solo i capofamiglia e si viveva discretamente, poi un solo introito non bastò più perchè il costo della vita era aumentato a dismisura, e a lavorare bisognava essere in due.
Fortunatamente il lavoro c'era, si trovava ed era retribuito quasi adeguatamente, ma sorgevano altre spese, ad esempio quelle di asili nido o di babysitteraggio, quindi, parte degli introiti femminili finivano li', in altri termini funzionò come il gatto che si morde la coda. Si parlò di aiuti alle donne con asili nido in seno all'azienda in cui lavoravano, ma, come sempre succede, se ne parla e basta, quindi, non se ne fece mai nulla.
Poi si paventò un aiuto alle aziende e il parlamento legiferò producendo la famigerata legge Biagi che stravolgeva il mondo del lavoro.
Da li' in poi fu il caos.
Quando l'uomo...
venerdì 24 marzo 2023
#SaveAssange. - Giuditta Gatto
Assange morirà, sarà assassinato per aver denunciato i crimini di guerra degli americani su wikileaks, con tanto di prove!!! Ma i giornalai tacciono, tacciono i vili, tacciono gli ignavi, tacciono i gnometti che si credono giganti ma che sono solo servi del potere economico finanziario globale , loro fanno il lavoro dei cani da guardia ma con la museruola e senza dignità ...
Giuditta Gatto
https://www.facebook.com/photo/?fbid=594270036061439&set=a.461869262634851
Organizzazione Morte Sicura. - Rino Ingarozza
giovedì 23 marzo 2023
SARO' BREVE N. 56/2023. - Rino Ingarozza
Dite a Salvini, che ha detto di aver messo 3 miliardi di euro per la S.S. 106 Jonica (ovviamente senza indicare le coperture), che la sua Lega nel 2000 (Governo Berlusconi) sottrasse 10 miliardi di lire, stanziati l'anno prima dal Governo Prodi, per iniziare l'ammodernamento di questa strada, per pagare le multe delle quote latte dei padani. E che quindi senza quello scippo, magari il progetto sarebbe andato avanti e adesso quella strada sarebbe modernissima.
mercoledì 22 marzo 2023
Maestà il popolo ha fame…dategli armi. - Massimo Erbetti
Ma forse chi ha deciso di proporvela ha pensato che proprio il fatto che fosse donna vi avrebbe indotto a vederla come una figura più equilibrata e non vi avrebbe fatto pensare che potesse arrivare a tanto.
Voi pensavate che volessero togliere il reddito di cittadinanza e la cessione crediti del Superbonus ecc ecc ecc ecc per fare un dispetto al M5S o perché odiano i poveri? Beh sbagliate e sbagliate di grosso…loro amano i poveri…hanno bisogno dei poveri…hanno bisogno dei soldi destinati al loro reddito di cittadinanza...e alla cessione dei crediti…e sapete per fare cosa? A cosa servono sti soldi? Per la sanità…infrastrutture…direte voi…ahahahah poveri illusi…servono a questo:
"Meloni, sull'aumento delle spese militari ci metto la faccia
La libertà ha un prezzo: difendersi è tutela sovranità nazionale"
(ANSA 21 marzo 2023)
Hai capito la donna, la mamma, la cristiana?
Ma perché Giorgia ha deciso questo e proprio in questo preciso momento? Per salvaguardare la "sovranità nazionale"? O perché glielo ha chiesto qualcuno? Sapete perché ve lo dico? Perché sempre ieri ho letto anche questa notizia:
"È mia prerogativa convocare la commissione Nato-Ucraina e credo che il momento sia arrivato".
Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, chiarendo che l'incontro avverrà nel quadro della ministeriale esteri di aprile e che il format avrà una cadenza più regolare nel futuro.
"Al summit di Vilnius mi aspetto che i leader prendano l'accordo che il 2% del Pil sia il minimo per quanto riguarda le spese in difesa" ha detto Stoltenberg"
(ANSA 21 marzo 2023)
Capito come stanno le cose? Vi è tutto chiaro?...minimo il 2% di Pil. Altro che "sovranità nazionale"
E adesso facciamoci due conticini…ma quanto ci costerà questo "scherzetto"?
Per saperlo mi sono andato a cercare qualche notizia in merito a quanto spende attualmente il nostro paese per le spese militari e ho trovato questo:
"Rapporto spese militari e PIL"
Secondo il report NATO del 31 marzo 2022, il rapporto tra spese militari e PIl in Italia è pari all'1,54% del PIL
Per cui…per raggiungere il 2% (minimo) ci sarà un aumento delle spese militari di almeno il 30% annuo…e voi che continuate a pensare ai poveri…e a come sopravviveranno…poveri illusi.
E niente…Giorgia ha deciso…lei sull'aumento delle spese militari ci mette la faccia…e noi ci mettiamo qualcos'altro.
Adozioni internazionali: coppia italiana scopre traffico di bambini. - Rachele Sorrentino
Adozioni internazionali: una coppia italiana ha scoperto un traffico di bambini in Ucraina. Volevano adottare un bimbo ma hanno offerto loro di comprarlo.
Una coppia di coniugi italiani è entrata in una controversa storia che, sembrando dapprima a lieto fine, ha rivelato dei drammatici retroscena.
LE ADOZIONI INTERNAZIONALI – Alessia Raglianti e Tiziano Berardini sono due coniugi di Pisa che volevano esaudire il sogno di crescere un figlio. La coppia aveva fatto richiesta d’adozione presso l’Airone Onlus, associazione di Albenga che gestisce le adozioni internazionali. I due pisani erano riusciti ad ottenere l’affidamento di un bambino ucraino di nove mesi, per la cui adozione avevano già avviato le pratiche con l’Airone.
Entusiasti di poter divenire genitori, i coniugi sono partiti per l’Ucraina per prendere in affidamento il piccolo, le cui generalità e foto erano già state loro consegnate dall’associazione.
ACQUISTARE UN BAMBINO – Non appena la coppia ha raggiunto l’Ucraina , ha dovuto constatare due tristi verità che hanno distrutto il loro desiderio di adottare un bambino.
Batik, il piccolo che avrebbe dovuto essere adottato dai coniugi pisani, soffre di una malattia cardiaca conosciuta come morbo blu e, a causa della gravità delle sue condizioni di salute, non può espatriare dall’Ucraina. Inoltre, il bimbo di nove mesi non è suscettibile ad adozione in quanto non è stato abbandonato e affidato agli organi di competenza ma è stato meramente lasciato alla custodia dei responsabili di una sorta di ostello per bambini, un luogo nel quale le mamme conducono i propri figli per essere accuditi durante le loro attività lavorative.
VITTIME DI UN TRAFFICANTE - I due aspiranti genitori, shockati dall’ambigua situazione, hanno posto molti quesiti al responsabile del presunto affidamento in Ucraina per far luce sull’accaduto. L’uomo, al seguito delle loro richieste, ha proposto alla coppia di acquistare un bambino e dichiarare che fosse loro figlio per poi trasferirlo, assieme a loro, in Italia. I coniugi pisani sono celermente passati dalla realizzazione di un sogno d’amore all’implicazione in traffici illegali di minori, reato commesso più volte dal signore che ha tentato di chiudere l’accordo con loro e che attualmente è ricercato dall’Interpol per essere processato.
Dopo lo spiacevole inconveniente, la coppia è tornata in Italia e ha denunciato l’associazione Airone per implicazioni in traffici illegali di minori, portando il caso alla Commissione adozioni italiana che farà luce sulla presunta colpevolezza dell’Airone e sulla sua relazione con il trafficante ucraino.
ANCORA CASI AMBIGUI - Al momento, la coppia pisana ha avviato le pratiche per l’adozione di un bambino ungherese, il cui corretto svolgimento è stato cristallizzato a causa di una richiesta monetaria da parte dei responsabili del piccolo. I coniugi hanno dovuto patire sia la cocente delusione per non aver adottato il piccolo Batik, che avrebbero voluto affidare alle cure sanitarie italiane, che l’incertezza di una nuova possibile adozione di un bambino ungherese, per la quale si esigono comunque degli scambi monetari.
In queste delicate situazioni, le vittime più colpite restano sempre i bambini, sfruttati come merce di scambio o abbandonati al loro destino, privandoli spesso della speranza di essere salvati.
https://www.wakeupnews.eu/adozioni-internazionali-coppia-italiana-scopre-traffico-di-bambini/
Quando in Ucraina si vendevano i bambini nati o ancora in gestazione, e non era colpa di Putin (V. Volcic)
“L’Ucraina ha una legislazione molto flessibile nel campo di medicina riproduttiva. I programmi con ovodonazione e programmi di maternità surrogata sono assolutamente legali e sono regolati dalla legge. Siamo in grado di dare una possibilità per i pazienti, che non possono subire i programmi di ovodonazione o programmi di maternità surrogata nei loro paesi a causa delle limitazioni di legge. La nostra legislazione non limita l’età della maternità. Nel nostro paese c`è la possibilità di rimanere incinta anche all’età di 54 anni se non ci sono controindicazioni per la gravidanza”. Si pubblicizzava così su Internet la Clinica Intersono di Leopoli, una delle tante che prima della guerra attirava in Ucraina coppie (non solo etero) desiderose di un piccolo erede. “Ci siamo specializzati – vantava il centro per la riproduzione assistita – nello svolgimento di cicli di FIV, cicli di donazione con ovuli freschi e vetrificati, crioconservazione degli embrioni e ovociti, la conservazione del tessuto ovarico, e il trattamento di maternità surrogata. Siamo situati nella bella città di Lviv, un grande centro culturale e storico in Ucraina occidentale, con facili collegamenti con le capitali europee attraverso Lviv; s nuovo aeroporto internazionale, ed entro il 70 km di distanza in auto dal confine polacco-ucraino”.
Tutto questo è stato rimosso, insieme alle evidenti infiltrazioni naziste nel regime di Kiev, perchè la scelta atlantista dei governi Draghi e Meloni, con annesso invio di armi che arricchisce le aziende pubbliche e private del settore, e miete vittime innocenti da entrambe le parti, non ammette ragionamenti complessi: il male è tutto da una parte, il bene solo dall’altra. E pazienza se si chiudevano entrambi gli occhi sulla vendita dei bambini nati o ancora in gestazione, le cui mamme e papà naturali erano scelti sui cataloghi (come nella foto).
“L’Ucraina è un paese di origine, transito e destinazione per la tratta di esseri umani dall’inizio degli anni ’90. Uomini, donne e bambini sono oggetto di tratta a scopo di lavoro forzato, accattonaggio, sfruttamento sessuale e di altro tipo. I principali paesi di destinazione degli ucraini oggetto di tratta sono stati la Federazione Russa, la Polonia e la Turchia, nonché il traffico di esseri umani all’interno dell’Ucraina. Il problema è stato aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022”, denuncia l’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale (USAID).
“Anche prima dell’invasione della Russia – specifica USAID nel suo sito – l’Ucraina stava già affrontando un aumento della portata del traffico di esseri umani causato dalla pandemia di COVID-19 e dal continuo sfollamento dall’Ucraina orientale colpita dal conflitto e dalla Crimea occupata. La popolazione è estremamente vulnerabile, un problema gravemente aggravato dall’invasione della Russia e dalla necessità per milioni di persone di lasciare le proprie case per mettersi al sicuro in Ucraina e all’estero. Intermediari/reclutatori del lavoro fraudolenti possono approfittare della guerra per sfruttare persone a rischio.
Prima dell’invasione della Russia nel febbraio 2022, la missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Ucraina stimava che più di 300.000 ucraini fossero stati vittime della tratta di esseri umani dal 1991. Si stima che 46.000 ucraini siano stati oggetto di tratta nel periodo 2019-2021; 29.000 all’estero e 17.000 in Ucraina. »
Con la trasformazione della guerra civile (iniziata nel 2014) in conflitto Ucraina – Russia, al traffico di bambini si associa quello dei rifugiati. Traffico creatosi nei territori controllati dal governo di Kiev e gestito da ufficiali dell’esercito ucraino e membri del Governo. L’Agenzia per l’Asilo dell’Unione Europea e l’Organizzazione per Cooperazione e sviluppo economico (OCSE) in una inchiesta compiuta dal marzo all’agosto 2022 ha rilevato che il 22% dei rifugiati in Polonia ed Europa sono stati obbligati a pagare di media 363 euro, per poter uscire dai confine ucraini. Il 48% delle vittime hanno subito aggressioni, abusi emotive e minacce fisiche legate al pagamento del pizzo per oltrepassare la frontier polacca. Il 17% è stato soggetto a razzismo e xenofobia, il 11% vittime di frode e sfruttamento finanziario e sessuale. Gli intervistati hanno denunciato corruzione e attività fraudolente nella procedura di richiesta di protezione temporanea in Polonia e altri Paesi UE gestita da intermediari associati all’esercito e al governo ucraino.
Queste estorzioni attuate molto prima del conflitto Ucraina – Russia, rivela uno studio dell’Ufficio Droghe e Crimini delle Nazioni Unite (UNODC). Dal 2014 gli ucraini erano tra le principali nazionalità di migranti irregolarmente soggiornanti, irregolarmente inseriti nei Paesi UE tramite documenti fraudolenti. Informazioni comunicate a Europol nel 2022 indicavano migliaia di casi di contrabbando di carte d’identità, patenti di guida, passaporti ucraini venduti dalle autorità a cittadini non ucraini al fine di poter entrare in Europa. Inoltre vi era una florida tratta di bambini (sopratutto provenienti dal Donbass di origine russa) che venivano rapiti dalle milizie neonaziste per costringerli a lavori forzati e all’accattonaggio nei Paesi dell’Est Europa dove i governi non applicano severamente le misure di controllo migratorio e protezione dei minori previste dalla UE : Polonia, Bulgaria, in primis.
Affianco alle agenzie ucraine che, come abbiamo documentato in apertura, ingaggiavano giovani donne ucraine di famiglie poverissime per affittae l’utero per la maternità surrogata commerciale, florido era il traffico illegale di neonati nel contesto di adozioni illegali.
Nel 2015 le autorità giudiziarie ucraine cercarono di interrompere questi traffici tramite la collaborazione dell’Europol per poi disinteressarsene causa pressioni di importanti ufficiali e politici ultra nazionalisti e neonazisti che controllavano i network criminali. Questi network usavano alla luce del sole applicazioni di messaggistica e avvisi sui social media (in particolare Viber, Telegram e Facebook) senza che il governo intervenisse o i social (americani) oscurassero gli account. L’Organizzazione per la sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE) registrarono enormi picchi di ricerche online in più lingue con contenuti espliciti per attirare la domanda di servizi sessuali di donne e ragazze minori ucraine. Almeno il 12% di questi contenuti avevano palesi caratteristiche di pedofilia.
Nonostante le indagini e le prove raccolte, nessun intervento serio o mandato di arresto è stato attuato dall’Unione Europeo né tanto meno dalla CPI, nonostante che si tratti di evidenti crimini contro l’umanità, in quanto Stati Uniti e NATO avevano già deciso che l’Ucraina doveva essere il cavallo di Troia per limitare (e se possibili distruggere) la Russia. Le testimonianze raccolte dalla popolazione ucraina di etnia russa e non nel Dombass rivelano che fin dalla guerra civile (2014 – 2021) le autorità delle Repubbliche indipendenti inviavano i bambini in Russia per sottrarli a questi crimini. Un ruolo che dal febbraio 2022 è svolto anche dall’esercito russo. Maria Alekseyevna Leopoli-Belov, Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, fin dal 2015 ha svolto un ruolo cruciale per salvare i bambini ucraini del Donbass. Ora la CPI (sotto pressione di USA e NATO) la accusa di crimini di guerra e di deportazione illegale di bambini. Il suo complice sarebbe Vladimir Vladimirovich Putin…
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Mario Rosso scrive, Viviana Vivarelli condivide: