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martedì 28 marzo 2023

Energie Rinnovabili, cambia tutto entro il 2040: cosa succederà. Claudia Anania

 

Entro il 2040 dovrebbe cambiare ogni cosa sul fronte delle energie rinnovabili, ecco cosa accadrà in particolare.

Non si fermano i pronostici sul futuro dell’energia e soprattutto sul ruolo delle rinnovabili da qui a qualche anno. Una situazione necessaria, dal momento che non solo le attuali fonti si presentano come inquinanti ma anche particolarmente dispendiose – un dato reso più che mai evidente dalla crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina.

Proprio per questo è stato necessario iniziare ad accelerare un po’ i tempi e cercare di capire entro quanto avverrà effettivamente il cambiamento e saremo in grado di utilizzare fonti pulite e rinnovabili per arginare sia il problema inquinamento che quella dell’aumento dei prezzi.

Secondo gli esperti ad oggi si pensa che potrebbe cambiare tutto entro il 2040, ma cosa succederà in concreto?

Energie rinnovabili, cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni

Come anticipato, sono diversi i fattori che hanno portato ad uno studio ancora più approfondito sulle energie rinnovabili in modo tale da poterli sostituire a quelle oggi utilizzate il prima possibile. L’aumento dei prezzi, il tema dell’inquinamento ma anche la consapevolezza che le energie non rinnovabili si esauriranno presto hanno portato ad un maggior impiego di risorse per cercare di rendere disponibili le fonti rinnovabili prima di quanto avevamo previsto.

Proprio grazie a questa spinta ad oggi si parla della possibilità di ottenere circa il 25% dell’energia mondiale dalle rinnovabili entro il 2035questa soglia salirà al 40% entro il 2040. Tra i maggiori paesi che si sono impegnati a raggiungere questo obiettivo troviamo anche in Italia, che ormai da tempo ha parlato della volontà di riuscire a sostentare la richiesta di energia esclusivamente con fonti rinnovabili entro il 2030.

Energie rinnovabili, quali sono quelle su cui faremo affidamento

Negli ultimi anni si è spesso parlato dei famosi impianti fotovoltaici, che oggi si possono installare perfino sui balconi per riuscire a produrre una parte dell’energia richiesta in casa ogni giorno. Bisogna però tener presente che non si tratta dell’unica soluzione valida che possiamo utilizzare anche nell’ottica di ridurre il problema dell’inquinamento ambientale.

In particolare si potrà fare affidamento (e in parte già accade) sull‘energia eolica – ovvero quella prodotta a partire dal vento – idroelettrica, ad oggi considerata la più efficiente, e infine quella geotermica, prodotta a partire dal nucleo della Terra.

Si parla inoltre anche di bioenergia (prodotta a partire dagli scarti di organismi biologici), mareomotricecinetica (sfruttando dunque il movimento umano) e l’energia delle centrali a idrogeno – in realtà oggi ibrida perché usa fonti sia rinnovabili che non rinnovabili, ma che in futuro produrrà idrogeno soltanto tramite energia solare.

https://www.newsecologia.it/2023/03/24/energie-rinnovabili-cambia-tutto-entro-il-2040-cosa-succedera/

martedì 7 febbraio 2023

Energia rinnovabile: la scoperta che ha sconvolto gli esperti. - Paola Ferraro

 

Energia rinnovabile, pulita e infinita con un nuovo strabiliante dispositivo marino innovativo: vediamo di cosa si tratta e le sue prerogative sostenibili.


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Energia rinnovabile e la continua necessità di porla al centro della transizione energetica e del contrasto alle emissioni di CO2. Risorse e ricerca tutte convogliate nella reperibilità di nuove fonti di energia pulita. Le fonti rinnovabili naturali come il Sole, il vento e l’acqua rimangono i principali protagonisti delle tecnologie che implementano la produzione di energia green.

Le metodologie evolvono e si migliorano grazie agli scienziati e ai tecnici specializzati. Il lavoro è in continuo fermento e si concentra proprio sulla diversificazione delle risorse. Anche il mare, con il suo potente movimento, può risultare fondamentale ed essenziale nel contribuire alla produzione di energia elettrica pulita.

Un “aquilone” produce energia con la forza mare.

Si chiama Dragon Class ed è un’idea della Minesto, società svedese che implementa lo sviluppo delle tecnologie volte allo sfruttamento dell’energia mareomotrice. Tale energia è scarsamente utilizzata nonostante sia pulita, praticamente inesauribile e convertibile in energia elettrica. Ciò grazie alla forza meccanica dei movimenti dell’acqua.

Il mare presenta varie e diverse forme di energia come quella prodotta dalle correnti marine, quella dal moto ondoso e infine quella innescata dagli spostamenti d’acqua causati dalle maree, la cosiddetta mareomotrice. Quest’ultimo tipo di energia verde ha già favorito impianti di energia rinnovabile che sfruttano proprio l’energia delle maree.

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Ma le centrali hanno comunque un impatto ambientale che Dragon Class abbatte totalmente. Infatti il funzionamento si basa sulla tecnologia chiamata Deep Green che si rifà proprio a quella sfruttata dagli aquiloni. Ma invece che volare in aria i Dragon Class si muovono sott’acqua, mossi dalla forza idrodinamica delle correnti.

Dotati di ali, turbine e generatori, sfruttano il movimento del mare descrivendo delle traiettorie a forma di 8. In questo modo l’acqua scorre veloce sul dispositivo attraverso la turbina producendo elettricità. Ancorati al fondo marino presentano un sistema di controllo che codifica i corretti movimenti dei Dragon Class.

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Il progetto relativo a questi dispositivi consente la loro personalizzazione per adeguarli alla location nella quale sono attivati, in termini di dimensioni e numeri. Sono anche a basso costo sia per le spese di produzione che per quelle di assemblaggio e di manutenzione.. Ideali nelle zone con poca terra, hanno trovato applicazione proprie nelle Isole Faroe in Inghilterra, con sviluppi verso l’Irlanda e Taiwan.

Foto:Dragon Class-Facebook-collage OrizzontEnergia.it

https://www.orizzontenergia.it/2023/02/04/energia-rinnovabile-grazie-ad-un-aquilone-marino-che-sfrutta-le-maree/?fbclid=IwAR1FdOMheCQzpmXhlwnyrC8QwNFzIr2IagFXZonOs3ncIQWNHGKg1o7p1wc

giovedì 31 marzo 2022

Batteria termofotovoltaica: una novità assoluta per l’energia rinnovabile. - Federica Pichierri

 

La batteria termofotovoltaica è la nuova frontiera dell’energia rinnovabile. Scopriamo di cosa si tratta e perchè ognuno di noi dovrebbe averne una.

L’energia rinnovabile è sempre più in crescita nel nostro paese. Gli ultimi rincari sul carburante, così come la troppa dipendenza da pesi esteri per il rifornimento di gas stanno facendo si che il nostro governo spinga sempre Pianta sulle fonti di energia rinnovabile già presenti nel nostro paese.

Nell’ultimo periodo infatti la ricerca nel settore energetico sta andando sempre più avanti. Un esempio è il progetto di sviluppo di una forma di intelligenza artificiale applicata all’energia eolica, ma i progetti sono ogni giorno sempre di più.

In questo momento la richiesta maggiore riguarda la necessità di maggiore spazio per accumulare grandi quantità di energia rinnovabile.

I ricercatori sono già al lavoro da tempo per trovare una soluzione e questa volta qualcuno sembra averla trovata davvero. La risposta a questa esigenza sarebbe una batteria termofotovoltaica, capace di immagazzinare grandi quantità di energia elettrica nel lungo termine.

Il progetto è tutto spagnolo e più precisamente è stato ideato dall’Istituto per l’energia solare del Politecnico di Madrid. I ricercatori avrebbero trovato in modo di sopperire all’esigenza di raccogliere energia e conservarla per lungo tempo. Hanno ideato un sistema capace di immagazzinare l’elettricità nel lungo termine ma soprattutto a costi decisamente ridotti.

In sostanza hanno realizzato una batteria molto speciale, una batteria termofotovoltaica a calore latente. Utilizzando la fusione di alcuni materiali metallici, quali alcune leghe di ferro e silicio, questa batteria riesce a immagazzinare l’elettricità come calore latente.

Questo è reso possibile grazie alle elevate temperature di fusione che toccano i 1000 gradi centigradi. Una volta fuso il silicio, il calore irradiato da esso può essere riconvertito in elettricità permettendo così un notevole risparmio di energia elettrica ad un costo minimo.

Grazie a questa batteria, infatti, si potranno produrre quantità di energia 100 volte maggiori rispetto alle normali quantità di energia elettrica prodotte da dei normali impianti solari.

https://www.orizzontenergia.it/2022/03/29/batteria-termofotovoltaica-novita-energia-rinnovabile/

martedì 4 ottobre 2016

Questo è il primo ecovillaggio del mondo che genera la propria energia e ricicla i propri rifiuti.



Alla periferia di Amsterdam sarà possibile incontrare il primo villaggio autosufficiente al 100%: produrrà il proprio cibo, genererà la propria energia e riciclerà i propri rifiuti. Così la città olandese trasformerà un vecchio borgo in un villaggio sostenibile che si chiamerà ReGen e che occuperà 15.500 m2. Volete vivere in questo paese, dove ci saranno Passivhaus e che sarà ultimato nel 2017?
Questo sobborgo trasformato in villaggio ecologico avrà una superficie totale di 15.500 m2, distribuiti tra case costruite secondo lo standard Passivhaus, un centro agricolo, un centro per la gestione dei rifiuti, impianti di energia pulita, zone per l’intrattenimento e vie di trasporto.
Gli appartamenti avranno una parte verandata dove realizzare un orto o dove avere un giardino. E nelle aree centrali ci saranno le zone comuni, le serre e le fattorie verticali, in grado di generare più cibo rispetto a quelle tradizionali grazie a metodi innovativi.
Il villaggio produrrà la propria energia elettrica grazie a una combinazione di energie pulite, come l’energia geotermica, solare, eolica e la biomassa. Una rete intelligente distribuirà l’energia in modo efficiente, utilizzando le auto elettriche come sistema di accumulo di energia per i picchi di domanda.
Inoltre, ci sarà un sistema di stoccaggio di acqua che raccoglierà l’acqua piovana e le acque grigie per irrigare giardini stagionali. L’inaugurazione di questo villaggio è prevista per il 2017.








https://www.idealista.it/news/immobiliare/internazionale/2016/06/21/120208-questo-e-il-primo-ecovillaggio-del-mondo-che-genera-la-propria-energia-e?gallery-item=6 

martedì 28 ottobre 2014

Il Giappone senza centrali da un anno: come se la cava? - Luca Scialò



Buon compleanno al Giappone senza centrali nucleari da un anno! 
Esattamente lo scorso 15 settembre, quando sono stati chiusi gli ultimi reattori in funzione. Una meta in fondo impensabile per un paese che ha fatto dell’energia nucleare il proprio punto di forza. Ma che si è visto costretto a rivedere i propri piani dopo lo tsunami del Tohoku dell’11 marzo 2011 e della successiva esplosione in sequenza di tre reattori della centrale di Fukushima.
D’altronde gli effetti di quell’incidente dureranno a lungo: la situazione della contaminazione nel sito della centrale è solo “vagamente” sotto controllo e non ci sono soluzioni definitive per lo smaltimento delle acque radioattive se non versarle (in maniera illegale) nelle acque dell’Oceano Pacifico. Per non parlare del fatto che l’esistenza di decine di migliaia di persone è ancora sconvolta, sia psicologicamente che economicamente, dal tragico incidente.
E come sta facendo ora per l’energia un Giappone senza centrali? Attraverso interventi di efficienza negli usi dell’elettricità e, in modo minore ma significativo, investendo nella crescita delle rinnovabili assieme ad un aumento dell’uso del gas naturale.
Il Paese del Sol Levante cerca di produrre energia anche ricorrendo alle rinnovabili; le installazioni di pannelli fotovoltaici, ad esempio,hanno un sistema di incentivi solo nel 2012, ma sono quest’anno esplose, diventando seconde solo al record cinese. Con le energie alternative, pulite e rinnovabili, i giapponesi adesso producono lo stesso quantitativo delle tre centrali nucleari e l’obiettivo è arrivare al 40% dell’elettricità totale.
Questa nuova gestione dell’energia ha portato anche benefici economici. Il risparmio è stato di 1.700 miliardi di yen (125 milioni di euro). In totale, si tratta di poco meno di 12,3 ossia il valore dell’energia elettrica prodotta in un anno da 13 reattori nucleari. Non male per un Paese che non ha fonti combustibili…
Le tragedie devono servire anche a questo: da occasione per non commettere più certi errori.