giovedì 28 febbraio 2013

Perché lo Stato paga gli interessi sui beni confiscati alle mafie? - Luca Chianca




Suggerimenti al governo che si insedierà: smettere di pagare alle banche gli interessi sui mutui relativi ad immobili sequestrati ai delinquenti.

L'obiettivo di confiscare un bene alle mafie è quello di restituirlo alla collettività, sottraendolo alla criminalità organizzata. Un'idea semplice: le mafie possono essere sconfitte non solo sul piano militare ma anche, e soprattutto, su quello economico.
Troppo spesso però, a causa delle lacune del nostro sistema normativo, gli strumenti non sono adeguati. Secondo Dario Caputo, dell'Agenzia Nazionale dei beni confiscati, «su un totale di confische pari a 12mila immobili, l'80 per cento presenta gravami», tra cui i crediti garantiti da ipoteca che di fatto bloccano la destinazione per uso sociale del bene confiscato.
Dal momento del sequestro, alla confisca definitiva, passano dai 5 ai 7 anni. Durante questa fase, chi paga il mutuo acceso dal mafioso? Solitamente nessuno e così, con il tempo, crescono gli interessi di mora per il mancato pagamento delle rate.
Durante il processo, il credito vantato dalla banca si trasforma in una sofferenza, fino a quando, a seguito di una sentenza definitiva di confisca, il debitore diventa lo Stato che, se il creditore è in buona fede, deve pagare.
Fino al 2012 in Italia mancava una normativa che regolamentasse la questione sulle ipoteche sui beni confiscati. Così, in tutta fretta, a fine dicembre durante le vacanze di natale, qualche concetto in più è stato introdotto nella Legge di stabilità, ma neanche gli esperti più attenti ne hanno capito l'effettiva applicazione.

Taranto, crolla ponteggio all'Ilva: un operaio morto e uno ferito grave.



Taranto - (Adnkronos/Ign) - L'incidente mortale è accaduto alla'alba di oggi alla batteria 9 delle cokerie. Entrambi gli operai sono precipitati da un'altezza di 15 metri. Ciro Moccia, di 42 anni, non ce l'ha fatta. Antonio Liti, 45 anni, è rimasto gravemente ferito. Erano stati chiamati per un pronto intervento alla colata. Sospese tutte le attività. Sciopero unitario dei sindacati: ''Tre morti in pochi mesi, forse è saltata attenzione sulla sicurezza''

Taranto, 28 feb. (Adnkronos/Ign) - Incidente mortale all'alba di oggi all'Ilva di Taranto. Un operaio è morto e un altro è rimasto ferito gravemente nel crollo di un ponteggio. Ciro Moccia, 42 anni, non ce l'ha fatta mentre Antonio Liti, 45 anni, dell'azienda Mir, è rimasto gravemente ferito.
Lì'incidente è avvenuto alla batteria 9 delle cokerie. Entrambi sono precipitati da un'altezza di 15 metri mentre si trovavano su una passerella sul piano di carico. I due operai erano stati chiamati per un pronto intervento alla colata.
L'azienda ha sospeso tutte le attività, esprimendo ''profondo dolore'' per l'incidente mortale, avvenuto ''nell'area cokerie durante una operazione di intervento di manutenzione alla batteria 9, una delle batterie ferme perché in rifacimento - si legge in una nota dell'Ilva - La dinamica è in corso di accertamento, l'autorità giudiziaria è sul posto. Il Presidente ed il Direttore di Stabilimento esprimono la loro vicinanza ai parenti e in segno di cordoglio sono state sospese tutte le attività di Stabilimento".Davanti a quanto accaduto i sindacati hanno proclamato immediatamente uno sciopero unitario. Sotto accusa la sicurezza. ''E' inaudito, non è possibile - Mimmo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl di Taranto - Dopo due anni che non si verificavano incidenti gravi, in pochi mesi si sono perse tre vite umane. Forse è saltata l'attenzione sul tema della sicurezza. L'azienda ci deve spiegare''.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Taranto-crolla-ponteggio-allIlva-un-operaio-morto-e-uno-ferito-grave_314230761646.html

Rifiuti a Napoli, sprechi per assunzioni inutili: Bassolino e Iervolino condannati. - Vincenzo Iurillo


Rifiuti a Napoli, sprechi per assunzioni inutili: Bassolino e Iervolino condannati


Dovranno risarcire al Comune 560.893 euro a testa. La magistratura contabile ritiene responsabili tre ex sindaci e quattro ex assessori alla Nettezza Urbana. Per anni centinaia di lavoratori dei consorzi di bacino pagati per non fare nulla.

Rifiuti, arriva il conto degli sprechi per le assunzioni inutili negli anni dell’emergenza a Napoli, centinaia di operai ed ex lavoratori socialmente utili chiamati negli anni 2000 negli enti di bacino per lavorare alla raccolta differenziata ma in realtà fermi a girarsi i pollici. Ed è un conto salato per ex sindaci ed amministratori. La Corte dei conti della Campania presieduta da Fiorenzo Santoro ha condannato Antonio Bassolino, Rosa Russo IervolinoRiccardo Marone, i primi cittadini delle stagioni di centrosinistra concluse nel 2011, a risarcire al Comune di Napoli 560.893 euro a testa. Identica sanzione per gli ex assessori alla Nettezza urbana Ferdinando Balzamo e Massimo Paolucci (deputato neo eletto del Pd). Condanna più salata per altri due ex assessori al ramo, Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola: 1.402.233 euro a testa. Per un totale risarcitorio di 5 milioni e 609mila euro.
Le 56 pagine del provvedimento firmato dal magistrato estensore Nicola Ruggiero e depositato il 15 febbraio affrontano e riassumono la vicenda delle 362 assunzioni al consorzio di bacino Napoli 5, il simbolo degli sperperi cittadini. Per provvedere alla raccolta differenziata il consorzio disponeva di 46 automezzi: quindi, considerando turni, ferie e malattie, potevano lavorarci al massimo 150 persone. Invece furono assunti più del doppio, con contratti a tempo determinato poi trasformati a tempo indeterminato. Non solo. Il servizio di raccolta differenziata fu affidato alla municipalizzata Asìa. E i dipendenti del consorzio di bacino restarono sospesi in un limbo di inattività. Pagati per non lavorare. La Corte dei conti ritiene Bassolino&C. responsabili di un danno consumato tra il gennaio 2003 e il settembre 2007, ma determinato anche da scelte politico-amministrative precedenti a quegli anni. E quantificano lo spreco in una cifra spaventosa: 28 milioni e 241mila euro circa, pari agli stipendi inutilmente erogati ai 212 lavoratori in quell’arco temporale (133.215,55 x 212).
La condanna viene però abbassata a una somma molto inferiore sulla base di alcune considerazioni: le colpe dovevano essere allargate a una serie di ulteriori soggetti istituzionali – ex sub commissari all’emergenza rifiuti, ex consiglieri comunali di Napoli e altri – che hanno partecipato ai processi decisionali sfociati nelle assunzioni, ma che la Procura contabile non ha citato in giudizio; e comunque i dipendenti del consorzio, in qualche caso illegittimamente impiegati in attività amministrative, hanno in qualche modo prodotto un lavoro utile al Comune di Napoli che va detratto dall’importo da risarcire. Da sottolineare che la Corte dei conti motiva una diminuzione della condanna – che altrimenti avrebbe superato i 6 milioni di euro in totale – con “il particolare contesto ambientale, connotato da profonde tensioni sociali, in cui i convenuti si sono trovati ad operare, giustificante una ulteriore riduzione del 10%”. In quegli anni assumere disoccupati storici serviva a calmare le piazze. I magistrati l’hanno considerata un’attenuante, e hanno fatto lo sconto.

Corruzione, Berlusconi indagato: diede tre milioni a senatore De Gregorio.


Corruzione, Berlusconi indagato: diede tre milioni a senatore De Gregorio


A quanto si è appreso, l’indagine dell'inchiesta di Napoli riguarda l'erogazione di somme di denaro, quantificate in tre milioni di euro, al senatore Sergio De Gregorio in relazione al suo passaggio al Pdl. L'inchiesta sul leader del Pdl è condotta da un pool di magistrati di due sezioni, quella sui reati contro la pubblica amministrazione e la Direzione distrettuale antimafia.

Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. A quanto si è appreso, l’indagine riguarda l’erogazione di somme di denaro, quantificate in tre milioni di euro, al senatore Sergio De Gregorio in relazione al suo passaggio al Pdl nel 2006. De Gregorio, accusa di truffa per 23 milioni nell’inchiesta sui finanziamenti al giornale L’Avanti di Valter Lavitola, era stato salvato dall’arresto dal Senato grazie al voto segreto. Su di lui pendeva un ordine di cattura e il gip aveva disposto gli arresti domiciliari. 
Era stato Valter Lavitola, l’ex direttore dell’Avanti coinvolto proprio nell’incheista sul finanziamento al suo giornale, a raccontare agli inquirenti partenopei l’anno scorso ad aprile che De Gregorio “negoziò con Berlusconi l’incarico di presidente della commissione Difesa del Senato”. Ai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, Lavitola collocò l’episodio nei giorni immediatamente successivi all’elezione di De Gregorio al Senato nella lista dell’Italia dei Valori. A presidente della Commissione Difesa, aveva affermato il giornalista, “era stata candidata dalla sinistra una senatrice, notoriamente pacifista, di cui non ricordo il nome, ed era uscito anche sui giornali che gran parte, diciamo così, delle Forze Armate erano contrarie a questa cosa”. De Gregorio “che è uno intraprendente, che mica aspettava me per fare le cose, si era già messo in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia dell’epoca, e precisamente, non perché ora è morto, pace all’anima sua, e quindi non può dirlo, con il senatore Comincioli, Romano Comincioli, se non sbaglio, il quale era uno dei fedelissimi del presidente Berlusconi, e andò a negoziarsi la nomina a presidente della commissione Difesa… De Gregorio votò con il centro destra e fu eletto presidente alla Commissione Difesa, ed in quel caso sicuramente io, ma ritengo anche il senatore Comincioli, gli creammo un link con il presidente Berlusconi, link che poi fu determinante per il suo passaggio a Forza Italia”.
De Gregorio, aveva spiegato Lavitola, votò dunque con il centro destra. Ma cosa ottenne in cambio il senatore? Lavitola: “De Gregorio disse a Berlusconi che lui non intendeva entrare in Forza Italia ma intendeva fare un suo movimento politico soprattutto all’estero, per fare…, eccetera, eccetera, e che aveva ovviamente necessità di sostegno; il presidente gli disse: non ti preoccupare, non ci sono problemi; ma non si entrò nei dettagli”. Il 9 maggio Lavitola parlò chiaramente di un milione di euro pagati dal Cavaliere per comprare De Gregorio. 
L’inchiesta su Silvio Berlusconi è condotta da un pool di magistrati di due sezioni della Procura del capoluogo campano, quella sui reati contro la pubblica amministrazione e la Direzione distrettuale antimafia. Sulla vicenda indagano i pm VincenzoPiscitelli e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta che nello scorso anno portò al coinvolgimento del senatore De Gregorio, nonché i pm della Dda Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio. In mattinata sono stati notificati avvisi agli indagati.
Nel novembre scorso a De Gregorio erano state sequestrate due case del valore di circa 9 milioni di euro emesso dal gip di Napoli il 10 luglio scorso, per le somme percepite dal 1997 al 2009 dalla società International Press che editava il giornale socialista diretto da Lavitola. De Gregorio aveva però beneficiato della sospensione della misura di sequestro nei suoi confronti, in attesa di una pronuncia del Senato. Che poi aveva ha deliberato l’autorizzazione. Tra i beni sequestrati al senatore, eletto nel 2006 in Idv e rieletto nel 2008 nel Pdl dopo aver favorito la caduta di Romano Prodi, figuravano due case, una a Napoli e una in provincia di Caserta, riconducibili a De Gregorio e alla moglie.

mercoledì 27 febbraio 2013

Bersani, morto che parla.

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Bersani è uno stalker politico. Da giorni sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. E' riuscito persino a perdere vincendo. Ha superato la buonanima di Waterloo Veltroni. Bersani ha passato gli ultimi mesi a formulare giudizi squisitamente politici, ricordiamoli:
"Fascisti del web, venite qui a dirci zombie"
"Con Grillo finiamo come in Grecia"
"Lenin a Grillo gli fa un baffo"
"Sei un autocrate da strapazzo"
"Grillo porta gente fuori dalla democrazia"
"Grillo porta al disastro"
"Grillo vuol governare sulle macerie"
"Grillo prende in giro la gente"
"Nei 5 Stelle poca democrazia
"Grillo fa promesse come Berlusconi"
"Grillo dice cose sconosciute a tutte le democrazie"
"Grillo? Può portarci fuori da Europa"
Basta con l’uomo solo al comando, guardiamoci ad altezza occhi, la Rete non basta"
"Se vince Grillo il Paese sarà nei guai"
"Siamo di gran lunga il primo partito e questo vuol dire che siamo compresi. Perché a differenza di quello lì che urla, noi ci guardiamo in faccia, noi facciamo le primarie, stiamo tra la gente"
"Indecente, maschilista come Berlusconi"
"Da Grillo populismo che può diventare pericoloso"
Ora questo smacchiatore fallito ha l'arroganza di chiedere il nostro sostegno: "So che fin qui hanno detto 'tutti a casa' ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli".
Negli ultimi venti anni il Pd ha governato per ben 10 anni e nell'ultimo anno e mezzo ha fatto addirittura il governissimo con il pdl votando qualunque porcata di Rigor Montis. Strette di mano e abbracci quotidiani tra Alfano e Bersani alla Camera, do you remember?
Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l'abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione.


http://www.beppegrillo.it/

Elezioni: ecco il bivio di fronte al Movimento 5 Stelle. - Fabrizio Tringali


Il primo commento al voto che mi viene in mente è il seguente: il Movimento 5 Stelle si trova già di fronte al primo bivio di importanza vitale. I numeri al Senato sono chiari, non c’è una maggioranza che possa sostenere un governo Bersani-Monti (che era il vero obiettivo di entrambi già da prima delle elezioni).
Quindi cercheranno di imbarcare il M5S. Non tutto, ovviamente, ma proveranno a spaccarlo e a tirar dentro 20 senatori a sostegno di un governo pro-euro supino di fronte ai diktat di Bruxelles e Francoforte.
Lo stesso faranno coi senatori del centrodestra. La campagna acquisti sarà condotta direttamente dal Quirinale, e appoggiata dalla UE.
Se riescono a far fare il salto della quaglia a qualche eletto del M5S, quel movimento nasce morto. Se non ce la fanno, allora inizierà ad essere davvero possibile discutere di come organizzare nel Paese l’opposizione al ceto politico che ci sta devastando. Le contraddizioni interne alle coalizioni scoppierebbero in tutta la loro evidenza, e probabilmente si tornerebbe presto al voto.
Io spero di sbagliarmi, ma temo che gli emissari di Bersani, Monti e Napolitano possano riuscire nell’intento, dato che il M5S non implementa meccanismi interni di piena democrazia diretta, e quindi finisce, anch’esso, per selezionare arrivisti. Offriranno loro mari e monti. Le pressioni saranno fortissime. E nella condizione attuale del M5S anche una piccola percentuale di arrivisti può togliere credibilità e sbriciolare l’intero movimento.
Possiamo aggiungere, poi, che questo voto sancisce la rinascita di Berlusconi, cosa che in questo blog era stata ampiamente prevista, e la fine della cosiddetta “sinistra radical-istituzionale” e dell’IDV, il che, sinceramente, è un gran bene. Speriamo di non sentire mai più parlare di Ferrero, Diliberto, Di Pietro, cespugli verdi, etc..
Su SEL non vale la pena di spendere troppe parole: è ormai chiaro che Vendola non rappresenta altro che una minuscola fetta di elettorato piddino che ancora spera di “spostare a sinistra” l’asse di governi che hanno come primo obiettivo la distruzione delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti sociali più deboli. Il suo misero 3% servirà a dare un po’ di poltrone all’entourage del presidente della giunta pugliese, nulla più.
Quanto a Monti e alla sua coalizione, possiamo dire che presto ne vedremo delle belle. La percentuale ottenuta dalla sua lista non è malvagia (purtroppo), ma i suoi amichetti Fini e Casini non accetteranno in silenzio un risultato elettorale da “prefisso telefonico”.
La partita è aperta, vedremo gli sviluppi.

Fatti, non parole.



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