martedì 20 gennaio 2015

Pensioni +0,3% dal gennaio 2015.


Perequazione automatica

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 280 del 2 dicembre 2014, il Decreto 20 novembre 2014, con la perequazione automatica delle pensioni per l’anno 2014 e valore definitivo per l’anno 2013.
La percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2013 è determinata in misura pari a +1,1 dal 1° gennaio 2014 (INPS aveva applicato in via previsionale un aumento pari all’1,2%- vedi circolare INPS n° 20/2014).
La percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2014 è determinata in misura pari a +0,3 dal 1° gennaio 2015, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo.
Con l’incremento dello 0,3% il trattamento minimo mensile al 1° Gennaio 2015 sarà pari a 502,39 euro.
A gennaio 2015 ci sarà un conguaglio negativo,  con l’importo della rata di gennaio e febbraio che risulterà inferiore, per tutte le pensioni, a quella di dicembre 2014 per i seguenti motivi:
 Recupero dello 0,1% corrisposto in più nel corso del 2014 su tutte le pensioni perché, come già ricordato, l’importo previsionale di perequazione applicato da INPS, dal gennaio 2014, fu pari all’1,2% (la trattenuta sarà pari a € 6,50 per le pensioni al minimo).
 Conguagli dovuti per l’effettiva % di perequazione da attribuirsi al secondo e all’ultimo scaglione. L’anno scorso Inps, nell’esigenza di dare il via al rinnovo dei mandati di pagamento, ha applicato alla rata di pensione in pagamento nel mese di gennaio 2014 la normativa sulla perequazione nella versione del DdL 1.120 (legge stabilità 2014) approvata dal Senato, poi modificata dalla Camera dei deputati, attribuendo il 90% dell’aliquota (sull’1,2%) anziché il 95% (sull’1,1%) alle pensioni di importo complessivo compreso fra tre e quattro volte il trattamento minimo e il 50% (sull’1,2%) anziché il 40% (sull’1,1%) alle pensioni di importo complessivo superiore a 6 volte il trattamento minimo.

Come pulire 10 oggetti nel modo migliore.

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I taglieri

Tagliate un limone, versate del sale sul tagliere di legno e sfregare per bene, poi lavate con acqua e sapone per stoviglie. Riuscirete così a pulire a fondo rimuovendo anche quelle piccole particelle che possono rimanere incastrate nel legno.

Le teglie

Sfregare le teglie con sapone per stoviglie non è sufficiente per rimuovere tutto lo sporco. Preparate una miscela con 1/4 di tazza di bicarbonato di soda e quanto basta di acqua ossigenata per ottenere una pasta morbida. Utilizzatela per sfregare per bene la teglia e lasciarla agire per qualche ora. Risciacquare con acqua, il risultato? Come nuove!

La doccia

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Un semplice spray e una passata di spugna non sono sufficienti per far risplendere la pigna della vostra doccia. Ma esiste un modo semplice ed efficiente per riportarla al suo originale splendore. Prendete un sacchetto di plastica per alimenti, versate al suo interno dell’aceto bianco, infilatelo sulla pigna e chiudete con un legaccio. Lasciate agire per un’ora, una passata di spugna umida e sarà come nuovo.

I materassi

I materassi sono una bella sfida da pulire. Per prima cosa passatevi l’aspirapolvere per eliminare qualsiasi residuo. Quindi, cospargete il materasso con bicarbonato di sodio sull’intera area. Lasciate riposare per qualche ora e poi ripassate l’aspirapolvere. Finito!

Il microonde

Il modo più semplice ed efficace per pulire a fondo il vostro microonde esiste. Ponete nel forno un contenitore con acqua e aceto, accendete alla massima temperatura per almeno 2 minuti. Asciugate con un panno, il vostro microonde sarà pulito e splendente.

Lo spazzolino da denti

Un numero sorprendente di persone non pulisce lo spazzolino da denti! Eppure bisognerebbe sostituirlo ogni tre mesi. Per pulirlo prendete un bicchiere e riempitelo di aceto bianco ed immergetevi lo spazzolino per qualche ora, meglio per tutta la notte.

Il tostapane

Se per pulire il vostro tostapane vi limitate a scuoterlo a testa in giù ogni tanto, beh, non basta. Anche l’esterno deve essere pulito e lustro. C’è un modo molto semplice: prendete del cremor tartaro, un po’ d’acqua e con una spugnetta sfregate per bene l’esterno del vostro tostapane. Tornerà come nuovo, lucido e splendente. E l’interno? molti modelli hanno dei cassettini estraibili per rimuovere tutte le briciole facilmente.

Il forno

Solitamente ci vogliono ore per pulire il forno ed è un’operazione che si tende a rimandare proprio per questo, fino ad arrivare al punto di non ritorno! Ma c’è una soluzione molto più semplice e veloce. Mescolate del bicarbonato di sodio con pochissima acqua, in modo da formare una pasta piuttosto densa, spargetela all’interno del forno e lasciate agire per una notte. Poi, spruzzate un po’ di aceto bianco e pulite con un panno bagnato. Accendete quindi il forno a bassa temperatura per una ventina di minuti per far asciugare. Come nuovo!

Tapparelle e imposte

Esiste un modo molto efficace per pulire velocemente le imposte ma molti di noi ancora non lo conoscono. Indossate una calza di cotone imbevuta di acqua e aceto sulla vostra mano e passate le liste delle imposte e delle tapparelle, una ad una. Facile no? Per asciugare utilizzate l’altro calzino e il gioco è fatto.

Quadri e dipinti

Avete mai pensato che una fetta di pane potesse essere il modo più veloce ed efficace per rimuovere la polvere e lo sporco dai vostri dipinti?

http://www.grandecocomero.com/10-oggetti-purire-puliti-modo-sbagliato/

lunedì 19 gennaio 2015

Greta e Vanessa, ex dei servizi segreti: “Ostaggi? L’Italia ha sempre pagato”. - Enrico Fierro

Greta e Vanessa, ex dei servizi segreti: “Ostaggi? L’Italia ha sempre pagato”

Lo 007 in pensione ricorda i sequestri dei quattro contractor in Iraq, di Daniele Mastrogiacomo, di Enzo Baldoni e di Giuliana Sgrena: "Impossibile riportare a casa i rapiti se non si danno tanti soldi a miliziani e informatori. La guerra è un business".

La verità è che abbiamo sempre pagato. S.E.M.P.R.E. Te lo dico a caratteri cubitali, così lo capisci e la finiamo qui”. Il signore che ci parla è una vecchia volpe dei servizi con esperienze in quella che definisce “la fogna” mediorientale. L’uomo ha appeso la barba finta al chiodo. “Faccio il pensionato e mi diverto a leggere le stronzate che scrivete voi giornalisti. Tutto si paga in inferni come l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, posti dove la guerra è un business, una industria diffusa, qui paghi tutto, e quando non lo fai allora ti riporti il morto a casa. Lo ricordi Enzo Baldoni?”. Enzo Baldoni, pubblicitario e giornalista free-lance per la rivista Diario di Enrico Deaglio viene rapito nei pressi di Latifiya, città irachena del triangolo sunnita, il 20 agosto del 2004, il 26 viene ufficializzata la sua morte. “Ecco – ci racconta il nostro uomo – ci sono anche casi in cui non ti danno il tempo di pagare”. E allora, aggiungiamo noi attingendo ai ricordi, scatta l’operazione demolizione della vittima . Ricordiamo alcuni titoli su Baldoni pubblicati all’epoca da Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri che aveva tra le sue firme di punta sull’intelligence Renato Farina, successivamente scoperto in rapporti ottimi con i servizi con il nome di “agente Betulla”: “Vacanze intelligenti”, “Il pacifista col Kalashnikov”. Non solo, ma all’epoca ambienti della nostra intelligence fecero circolare la notizia dell’esistenza di un video dove si vedeva Baldoni lottare con i suoi rapitori, altro materiale utile ad accreditare la tesi di un uomo davvero imprudente.
La verità sulla morte del giornalista non è ancora venuta fuori, ma anche in quel caso, nonostante smentite e depistaggi, una trattativa ci fu, o quantomeno fu avviata. E allora ha ragione il nostro ex 007 che per trattare devi avere tempo, i danari non sono un problema. Tempo e buoni contatti sul territorio. Ma per i quattro contractors rapiti in Iraq in quel 2004, non ci furono trattative, né soldi spesi: Maurizio AglianoUmberto Cupertino,Salvatore Stefio, i tre sopravvissuti dopo l’uccisione di Fabrizio Quattrocchi, furono liberati dopo un blitz. “E come fai a individuare una stamberga di Ramadi, città a oltre cento chilometri da Baghdad, dove i tre erano rinchiusi insieme a un polacco (Jerzy Ros, ndr) se non paghi informatori, gole profonde, gente che sta un po’ di qua e un po’ di là?”. L’allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, disse che non c’era stata trattativa: “È stata una azione di intelligence e militare senza spargimento di sangue”. “Beato te – è la replica – e che doveva dire? Darvi il numero del bonifico con l’Iban e tutto? Ma per favore, la linea è sempre la stessa, ieri come oggi, con Frattini o con Gentiloni.
Negare, negare sempre. Per i tre la trattativa fu lunga, soprattutto dopo l’esecuzione di Quattrocchi (“vi faccio vedere come muore un italiano”, ndr), e con varie concessioni. Il 14 aprile esce la notizia della morte di Quattrocchi, il giorno dopo c’è l’ultimatum dei rapitori e la minaccia di uccidere un ostaggio ogni 48 ore, il 20 aprile si apre un corridoio umanitario della Cri per Falluja, intanto tutti, ministri, governo e opposizione dichiaravano che con i terroristi non si tratta”. L’8 giugno la liberazione, rivendicata davanti alle tv di tutto il mondo dagli americani, contrari fermamente a ogni concessione ai rapitori. Il nostro sorride. “So bravi gli americani, ma il merito di quel blitz è tutto dei colleghi polacchi, gente che stava in Iraq dal Novanta, che conosceva tutti, buoni e cattivi, anche loro hanno trattato e pagato per arrivare in quel covo”.
Misteri, strani personaggi che si muovono sul terreno infido di una guerra dove non esistono confini, il ricorso a organizzazioni che hanno conquistato una loro autorevolezza sul campo. È il caso di Emergency di Gino Strada che viene attivata nel sequestro dei contractors e in quello del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, il ruolo di Maurizio Scelli, all’epoca commissario della Croce Rossa, successivamente deputato berlusconiano, nella liberazione delle “due Simona”, le volontarie di un “Un Ponte per…” rapite il 7 settembre del 2004 a Baghdad. Il 28 settembre, e dopo un’altalena di comunicati sulla loro morte, vengono liberate e consegnate nelle mani di Scelli. Ancora una volta la versione ufficiale fu “nessun riscatto pagato”, ma nel 2006, il britannico Times rivelò che l’Italia aveva pagato 11 milioni di dollari, 5 per la liberazione delle due operatrici di un “Un Ponte per…”, e 6 per riavere la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita il 4 febbraio 2005 e liberata il 4 marzo. Nel tragitto verso l’aeroporto, un militare americano sparò ferendo la Sgrena e uccidendo il funzionario del SismiNicola Calipari.

Amenità, l'albero di Natale.



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Travaglio: ‘Così hanno truffato Di Bella’. - Marco Travaglio

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TORINO - La sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità. Peggio: alcuni dei 386 malati di cancro che provarono la "multiterapia" (Mdb) del medico modenese sarebbero stati usati come cavie, trattati con farmaci "guasti e imperfetti", non si sa con quali effetti sulla salute. 
E l' Istituto superiore di Sanità, pur sapendolo, non avrebbe avvertito 50 dei 51 ospedali d' Italia che sperimentavano i protocolli. 
Sono queste le conclusioni della lunga e minuzionsa indagine aperta due anni fa dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, in seguito ad alcune denunce, sulla sperimentazione nei 4 "centri di riferimento" di Torino (Molinette, San Giovanni antica sede, Mauriziano e Sant' Anna) e nei 4 della provincia (gli ospedali di Chivasso, Orbassano, Chieri e Cirè). 
Un' indagine che non entra nel merito dell' efficacia o meno della cura, ma si limita ad analizzare la regolarità della sperimentazione. 
Quattro gli accusati, tutti dirigenti dell' Istituto superiore di sanità (Iss): Roberto Raschetti e Donato Greco, coordinatori della sperimentazione del 1998, Stefania Spila Alegiani, responsabile dei preparati galenici, ed Elena Ciranni, che curava i rapporti con i vari centri clinici. 
Grave l' ipotesi di reato: "somministrazione di medicinali guasti o imperfetti" (punibile, secondo l' articolo 443 del codice penale, con la reclusione fino a 3 anni). 
Il direttore Giuseppe Benagiano, a suo tempo indagato, è stato poi archiviato. 
Nessuna responsabilità per l' ex ministro della Sanità Rosi Bindi, sentita come testimone in gran segreto, a Roma, all' inizio dell' anno. 
I 4 indagati hanno ricevuto l' "avviso di chiusura indagini". 
Una sorta di preannuncio di rinvio a giudizio, che poi però non è arrivato: grazie alla legge Carotti, i difensori hanno chiesto e ottenuto dal Pg della Cassazione Nino Abbate il trasferimento dell' inchiesta a Firenze. 
Con la curiosa motivazione che i farmaci "incriminati" li produce l' Istituto farmacologico militare fiorentino. 
Inutile l' opposizione di Guariniello il quale, sentenze della Cassazione alla mano, ha ribattuto che il 443 non punisce la produzione o la detenzione, ma la somministrazione di farmaci guasti (avvenuta, appunto, a Torino). 
Spetterà dunque alla Procura di Firenze - che l' anno scorso aveva già archiviato un' altra inchiesta sui protocolli Di Bella - trarre le conclusioni: rinviare a giudizio o chiedere l' archiviazione. 
Tutto dipenderà dall' interpretazione delle irregolarità emerse a Torino: errori in buona fede o condotte dolose? 
Per Guariniello, la prova del dolo sarebbe in una lettera inviata nel ' 98 a un ospedale romano, che chiedeva lumi sulla conservazione e la composizione delle "soluzioni ai retinoidi" previste per i protocolli 1 e 9. 
Nella lettera i dirigenti dell' Iss precisavano che quelle sostanze hanno una "validità" di soli 3 mesi, dopo di che "scadono" e vanno buttate. 
Peccato che la stessa direttiva non sia stata diramata agli altri 50 ospedali che sperimentavano la cura. 
E che infatti continuarono, ignari di tutto, a somministrare quelle soluzioni ampiamente scadute (addirittura vecchie di 4, 5, 9 mesi) e "deteriorate". 
Non solo: un gravissimo errore tecnico avrebbe dimezzato il quantitativo di un componente, un principio attivo, fondamentale per l' efficacia di quelle soluzioni: l' "axeroftolo palmitato". In pratica, per i due protocolli, quella sperimentata non era la multiterapia Di Bella, ma una "variazione sul tema" non dichiarata. 
Così com' era emerso nel ' 98 per altri due protocolli, frettolosamente ritirati dopo che Guariniello vi aveva scoperto alcune sostanze mancanti e alcune altre (come il tamoxifene del professor Umberto Veronesi) aggiunte da una mano misteriosa. 
Ma quel capitolo è ancora aperto. 
A Torino.
(Art. del 7 sett. del 2000)

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/07/cosi-hanno-truffato-di-bella.html

Andrea Scanzi - Civati


To bee or not to bee?

Ieri, nel suo blog, l'attivissima staffetta della Brigata Kalimera Pippo Civati ha tuonato: "Dovremmo dimetterci tutti". 
Alludeva al caso Cofferati, che secondo lui neanche è un "caso" perché Renzi vuole esattamente questo: un voto di scambio, fuori i voti di sinistra e dentro i voti della destra. Tutto molto bello e condivisibile, ma la domanda resta la stessa: chi ti impedisce di andartene, Pippo? 
Il lupo cattivo? 
La Boschi? 
il complotto delle giovani marmotte? 
Questo tuo tentennamento pavido (e interessato?) è davvero oltre ogni soglia del ridicolo. Non se ne può più di questo balletto da Don Abbondio, ti sta ridendo dietro mezzo mondo. Ormai, anche nel gergo comune, non si dice più "can che abbaia non morde" ma "sei solo un Civati". 
La strada era già chiara più di un anno fa: esci dal PR (Partito Renzi: il Pd è morto da un pezzo), mostri finalmente un briciolo di coraggio e provi a fare qualcosa di decente a sinistra. 
E magari parti proprio dalla Liguria, candidando un nome serio, in grado di catalizzare quelle migliaia di persone che ancora provano imbarazzo dopo lo spettacolo misero delle "primarie" "vinte" da tal Paita. 
Se tu facessi il giornalista, avresti il plauso di molti per le tue analisi spesso argute. 
Facendo il politico, professione appena diversa da quella di politologo, questi perenni vorrei-ma-non-posso si rivelano - in attesa si spera non eterna dello strappo, che sono sicuro arriverà - uno sconfortante mix di pavidità e correità. 
Datti una mossa, Civati. 
Basta con questi "mi si nota di più se resto o me ne vado?", altrimenti sei solo chiacchiere e frignate.

https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482?fref=nf
(pubblicato il 19/1 alle 10,20 circa)