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lunedì 19 gennaio 2015
Travaglio: ‘Così hanno truffato Di Bella’. - Marco Travaglio
TORINO - La sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità. Peggio: alcuni dei 386 malati di cancro che provarono la "multiterapia" (Mdb) del medico modenese sarebbero stati usati come cavie, trattati con farmaci "guasti e imperfetti", non si sa con quali effetti sulla salute.
E l' Istituto superiore di Sanità, pur sapendolo, non avrebbe avvertito 50 dei 51 ospedali d' Italia che sperimentavano i protocolli.
Sono queste le conclusioni della lunga e minuzionsa indagine aperta due anni fa dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, in seguito ad alcune denunce, sulla sperimentazione nei 4 "centri di riferimento" di Torino (Molinette, San Giovanni antica sede, Mauriziano e Sant' Anna) e nei 4 della provincia (gli ospedali di Chivasso, Orbassano, Chieri e Cirè).
Un' indagine che non entra nel merito dell' efficacia o meno della cura, ma si limita ad analizzare la regolarità della sperimentazione.
Quattro gli accusati, tutti dirigenti dell' Istituto superiore di sanità (Iss): Roberto Raschetti e Donato Greco, coordinatori della sperimentazione del 1998, Stefania Spila Alegiani, responsabile dei preparati galenici, ed Elena Ciranni, che curava i rapporti con i vari centri clinici.
Grave l' ipotesi di reato: "somministrazione di medicinali guasti o imperfetti" (punibile, secondo l' articolo 443 del codice penale, con la reclusione fino a 3 anni).
Il direttore Giuseppe Benagiano, a suo tempo indagato, è stato poi archiviato.
Nessuna responsabilità per l' ex ministro della Sanità Rosi Bindi, sentita come testimone in gran segreto, a Roma, all' inizio dell' anno.
I 4 indagati hanno ricevuto l' "avviso di chiusura indagini".
Una sorta di preannuncio di rinvio a giudizio, che poi però non è arrivato: grazie alla legge Carotti, i difensori hanno chiesto e ottenuto dal Pg della Cassazione Nino Abbate il trasferimento dell' inchiesta a Firenze.
Con la curiosa motivazione che i farmaci "incriminati" li produce l' Istituto farmacologico militare fiorentino.
Inutile l' opposizione di Guariniello il quale, sentenze della Cassazione alla mano, ha ribattuto che il 443 non punisce la produzione o la detenzione, ma la somministrazione di farmaci guasti (avvenuta, appunto, a Torino).
Spetterà dunque alla Procura di Firenze - che l' anno scorso aveva già archiviato un' altra inchiesta sui protocolli Di Bella - trarre le conclusioni: rinviare a giudizio o chiedere l' archiviazione.
Tutto dipenderà dall' interpretazione delle irregolarità emerse a Torino: errori in buona fede o condotte dolose?
Per Guariniello, la prova del dolo sarebbe in una lettera inviata nel ' 98 a un ospedale romano, che chiedeva lumi sulla conservazione e la composizione delle "soluzioni ai retinoidi" previste per i protocolli 1 e 9.
Nella lettera i dirigenti dell' Iss precisavano che quelle sostanze hanno una "validità" di soli 3 mesi, dopo di che "scadono" e vanno buttate.
Peccato che la stessa direttiva non sia stata diramata agli altri 50 ospedali che sperimentavano la cura.
E che infatti continuarono, ignari di tutto, a somministrare quelle soluzioni ampiamente scadute (addirittura vecchie di 4, 5, 9 mesi) e "deteriorate".
Non solo: un gravissimo errore tecnico avrebbe dimezzato il quantitativo di un componente, un principio attivo, fondamentale per l' efficacia di quelle soluzioni: l' "axeroftolo palmitato". In pratica, per i due protocolli, quella sperimentata non era la multiterapia Di Bella, ma una "variazione sul tema" non dichiarata.
Così com' era emerso nel ' 98 per altri due protocolli, frettolosamente ritirati dopo che Guariniello vi aveva scoperto alcune sostanze mancanti e alcune altre (come il tamoxifene del professor Umberto Veronesi) aggiunte da una mano misteriosa.
Ma quel capitolo è ancora aperto.
A Torino.
(Art. del 7 sett. del 2000)
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/07/cosi-hanno-truffato-di-bella.html
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